Mese: <span>Febbraio 2007</span>

A Terni intorno al vescovo Vincenzo Paglia è tutto un cantiere: un pittore argentino ha appena iniziato a tracciare un’Apocalisse sulla parete di fondo della cattedrale, due pittori ortodossi russi stanno ultimando un ciclo di Maria che decora per intero pareti e soffitto di una “cappella feriale”, uno scultore che non ricordo ha appena inciso su pietra pakistana quattro altorilievi per l’altare maggiore e una croce in ferro battuto e pietre lucenti che pende dalla cupola. Io sono qui per moderare un dibattito su “La società multietnica: l’integrazione possibile”. Daniela Pompei (Comunità di Sant’Egidio) porta l’esempio positivo delle badanti, come modello italiano di integrazione e cita il volto meticcio del Cristo Pantocrator di Cefalù, che ha tratti greci, arabi e normanni. Il ministro Amato dice che oggi noi europei “ripartiamo meticci” dopo aver dimenticato – nei secoli dello stato nazionale – di esserlo già stati e conclude che davanti a noi abbiamo forse un “tempo più bello, più vario e più ricco”, fatto tale dall’incontro tra diversi. Presentando Khaled Fouad Allam, algerino che insegna all’Università di Trieste e scrive sulla Repubblica, mi azzardo a dire a nome di tutti che “sono contento sia stato eletto nel nostro Parlamento” ed egli ricambia lodando la flessibilità politica italiana che ha già portato tre immigrati in Parlamento, cosa che non avviene in altri paesi con maggiore presenza immigratoria, come la Francia. Conclude il vescovo Paglia sulla “forza politica dell’amore” e con il motto: “Chi si conserva perde, chi incontra guadagna”.

Difendo Rosy Bindi dagli attacchi che le vengono da tutte le parti. Non difendo il disegno di legge sulle convivenze, che mi ha provocato grane professionali in quantità, ma difendo lei come ministro, in nome del rispetto che è dovuto alla responsabilità dei politici e dei governanti, che si esercita nella mediazione. Lei ha mediato. La ricordo come vitale amica dell’Azione cattolica e la abbraccio in segno di solidarietà in un momento difficile.

“Tutto il mondo lo deve sapere: ti amo troppo! Oriana”: scritto su un foglio appeso al cippo dei manoscritti che si trova all’uscita della Stazione di Roma Termini, al centro del cosiddetto “dinosauro”.

L’agenzia ANSA ha trasmesso oggi – poco dopo mezzogiorno – questa notizia (vedi sull’argomento 13 post tra il 6 ottobre e il 22 novembre) : ROMA, 5 feb – Scattano i licenziamenti a Telepace, la tv cattolica fondata e diretta da don Guido Todeschini. Dal 9 febbraio saranno licenziati i quattro giornalisti della redazione romana, come informa una lettera di don Todeschini alla fiduciaria di redazione, Angela Ambrogetti, lei stessa interessata dal provvedimento. L’annuncio del licenziamento avviene dopo che la tv ha sospeso le attivita’ giornalistiche della redazione romana, che era specializzata sull’informazione vaticana, tanto da essere chiamata la ”tv del Papa”. La chiusura della redazione romana dell’emittente e i preannunciati e oggi ufficializzati licenziamenti, hanno avviato una vertenza sindacale, e la situazione e’ stata anche all’esame della commissione Cultura della Camera.

Sono stato quattro giorni a interrogarmi su quale fosse la storia biblica che mi veniva richiamata dallo scambio di lettere tra Veronica Lario e Silvio Berlusconi e infine l’ho rintracciata: è quella di Ester, anzi dell’antefatto della sua avventura costituito dalla cacciata della regina Vasti da parte del re persiano Assuero. Assuero dunque regnava “dall’India fino all’Etiopia” e volle mostrare ai dignitari del Regno e a tutto il popolo la propria gloria e diede a tal fine un primo e un secondo banchetto, mentre la regina Vasti intratteneva a parte le donne. Lei dunque condivideva e serviva la gloria del re. Ma ecco che Assuero giunto al settimo giorno del secondo banchetto la manda a chiamare perchè venga “con la corona regale, per mostrare al popolo e ai capi la sua bellezza”. La regina Vasti rifiuta di di presentarsi: non voleva essere mostrata agli ospiti come una coppa d’oro o un elefante venuto dell’India. Travolto dalla collera, Assuero decreta che Vasti mai più compaia alla sua presenza e manda lettere a ogni provincia stabilendo che “ogni marito sia padrone in casa sua e possa parlare a suo arbitrio”. Con la richiesta di pubbliche scuse al marito che pretende di parlare a suo arbitrio senza tener conto della dignità della sposa, Veronica la settimana scorsa si è inserita nella lotta duratura iniziata dalla regina Vasti ai tempi di Ester, la fanciulla ebrea di “aspetto avvenente” destinata a prendere il posto della regina ripudiata da Assuero (cioè da Serse I, 486-465).

“Accompagnamento critico del processo di meticciato di civiltà e di culture”: è questa l’ultima precisazione della propria idea offerta dal patriarca Angelo Scola, il 17 gennaio, presentando all’Onu la rivista “Oasis” (vedi sopra, post del 23 gennaio). In quell’occasione il patriarca ha insistito sul “tema della testimonianza”, intendendo questa categoria – ha detto – “in tutta la sua forza teoretica e pratica”. Questo il passaggio forse più suggestivo della sua riflessione, a riguardo di quanto ciascuno di noi potrebbe trovarsi a dover fare nell’incontro tra diversi che è la cifra dell’epoca: “La testimonianza chiama in causa ogni uomo ed ogni donna, invitandoli ad esporsi, a pagare di persona, a non decidere in anticipo fino a dove si può arrivare nell’incontro e nel dialogo con l’altro. Alla testimonianza nessun uomo può sottrarsi, in forza del rischio implicato dalla libertà che non è mai definibile a priori. L’umana libertà non si può mai ‘dedurre’, ma il suo pieno significato si dà solo nell’atto che la performa”. Il linguaggio di Scola è sempre arduo, ma vale la pena sbucciarlo per arrivare alla polpa, che non manca mai.