Una nipote che vive nelle Marche – dove sono nato – mi manda questa piccola storia vera, che considero un’aggiunta a quelle che ho raccontato nel volume Islam. Storie italiane di buona convivenza. Grazie Agnese, ti voglio bene!
Sono in ospedale con il nostro bimbo di 4 anni, Riccardo, per un controllo. La caposala ci assegna una stanza, entriamo, è buio, l’odore che si respira non è gradevole. Nell’ombra scorgo una ragazza con il velo che le copre i capelli. Penso a dove siamo capitati.
Ripongo le mie cose con un po’ di freddezza e noto su un letto la piccola Elahe immobile con un tubo alla gola, attaccata ad un macchinario che le consente di vivere. Esmet, la mamma, apre le finestre per cambiare l’aria. Ci accoglie con un grande sorriso e ci presenta la figlia.
Inizialmente é un po’ difficile capirsi con la lingua. Esmet e Elahe sono iraniane, ma lei era insegnante nel suo paese come lo sono io nel mio e iniziamo a parlare. Nasce una bella intesa e anche Riccardo si avvicina al letto per accarezzare Elahe.
Esmet mi ha chiesto di scriverle le preghiere italiane: l’angelo di Dio, il Padre nostro, l’Ave Maria. Le abbiamo regalato il Vangelo, ci ha ringraziato in modo unico come pochi sanno fare. Erano in ospedale da due anni impedite a rientrare in Iran perché la bambina non reggerebbe il viaggio senza la macchina che la tiene in vita.
Ora Esmet e la figlia sono uscite e abitano vicino all’ospedale così per le emergenze lo possono raggiungere in poco tempo. Elahe vive immobile nel suo lettino in una cameretta con tanti giochi che non userà mai. La mamma ha decorato la stanza con pupazzetti attaccati ai vetri, ha cucito delle tendine dolci e colorate.
A Natale hanno chiesto a un infermiere di assistere la bambina e sono venuti a casa nostra, a Riccardo hanno regalato un microscopio. La loro visita è stato il più bel regalo di Natale che la nostra famiglia abbia ricevuto.
Ci sentiamo spesso e quando posso le vado a salutare. Il marito di Esmet cerca un lavoro ad Ancona per stare vicino alla famiglia. Per ora riesce a venire solo il fine settimana. Grazie a Dio per questo incontro. Agnese Accattoli
23 Commenti