Mese: <span>Maggio 2008</span>

«Abbasso il tiranno» era una scritta in spray bianco sull’asfalto della sopraelevata di Genova tracciata l’altra notte a modo di saluto per il papa e subito cancellata. Primo sentimento di stupore per chi vede così storto da scambiare il predicatore cristiano Benedetto con uno che tiranneggia anime e corpi. Secondo sentimento di domanda su chi e che sia stato perché il cristianesimo e i suoi portatori siano tanto equivocati tra noi. Perché mai venga percepita quasi solo la Chiesa dei precetti e così poco risuoni nella vita pubblica il Vangelo della libertà. Essendo sempre vissuto nella terra di mezzo tra la Chiesa e il mondo, quando andrò in pensione mi dedicherò a questa domanda.

Cittadini vi prego fatemi un’offerta. Sono savonese e vivo in una baracca. Nessun ente di assistenza mi aiuta. Grazie a tutti”: lo dice il cartello di un vecchietto seduto su un cartone sotto i portici di via Paleocapa nella Savona che attende il papa. Proprio di qui passerà Benedetto tra due ore o poco più. La scritta è di buona grafia e ben costruita: risponde in anticipo alle obiezioni più ovvie, “ma da dove vieni” e “perché non vai a chiedere in Comune o alla Caritas”. Il giornalista aggiunge le sue domande: come si chiama “Carlo”, perché sta qui “se voglio mangiare”, che faceva prima “l’insegnante”.

Io sto dalla parte degli zingari nonostante siano fannulloni, ladri, imbroglioni, puzzolenti e sfruttatori di bambini; e sto dalla parte dei clandestini perchè sono soli, poveri, sbandati e delinquenti. Sono dalla loro parte perchè sono spesso maltrattati e perseguitati nei loro paesi; perchè nessuno li vuole; perchè non voglio stare tra gli Einsatzgruppen del terzo millennio; per riparare alla compravendita di sesso di donne e minori da parte di nostri connazionali all’estero; perchè sono creature umane; perchè i loro bambini hanno diritto al futuro come i nostri; perchè lenire le sofferenze è un dovere umanitario; perchè 70 mila zingari sono italiani ed è possibile lavorare con loro; perchè è possibile la convivenza umana. Così hanno fatto Cristo con i ladroni e San Francesco con il lebbroso”: questo grida don Vinicio Albanesi della Comunità di Capodarco (Fermo) e io faccio eco al suo grido. Qui nel blog già lo conosciamo per aver consigliato al papa di non andare alla Sapienza (vedi post del 15 gennaio, mio commento del 16 gennaio ore 9,29) e per una proposta sorprendente di “digiuno eucaristico” in occasione di due morti per freddo a Roma, idea che poi risultò già attuata dal papa Gregorio Magno (vedi post del 7 gennaio, mio commento del 9 gennaio ore 8,05). Don Vinicio non lo sapeva che avrebbe potuto citare l’exemplum del grande padre, quelle parole gli erano venute dal cuore. Egli è un contadino marchigiano come me, ma io sono lento ed egli veloce. Vai avanti tu don Vinicio chè io provo a seguirti. 

Un padre abbandona la moglie e le due figlie, si stabilisce in una casa di fronte a quella delle donne e lì vive per anni con diverse amanti ma infine tutte l’abbandonano e la moglie lo riprende con sé. E’ come il rovesciamento della parabola del figlio prodigo, essendo qui un padre a essere perduto e ritrovato. E’ la più bella tra le storie del volume “Testimoni” (vedi post del 13 maggio e commento n. 1) narrata da una delle figlie, Paola, che riesce a superare la prova e ad accompagnare in essa la mamma e la sorella anche con l’aiuto che riceve dal Movimento dei Focolari. Due particolari parlanti: la figlia che chiede al papà fuggiasco di accompagnarla all’altare quando va sposa e le due sorelle che suonano al campanello del prodigo per gli auguri di Natale.

(Nel primo commento il testo della storia)

Apprezzo la mano tesa di Berlusconi all’opposizione e non vedo l’ora che il Partito democratico, che ho votato (vedi post del 29 e 30 aprile), dia un segno concreto di accoglienza. Già due anni addietro da elettore dell’Unione avevo lodato l’offerta del Berlusconi perdente per un qualche accordo (vedi post del 29 aprile 2006). Allora quell’offerta fu respinta con male parole, stavolta invece le parole sono buone e spero che seguano i fatti. L’economia va male da noi e dappertutto, tanti sono alla fame e i figli non trovano lavoro. Nel mondo cresce una moria spaventosa per mancanza di pane e di riso. Già prima del voto il cardinale Bagnasco aveva chiesto una “spinta convergente” di maggioranza e opposizione per affrontare il “problema della spesa”. In risposta a Berlusconi, Di Pietro ha detto subito che la sua è la mano tesa del lupo all’agnello. Infatti oggi la forza del premier potrebbe far paura: egli non solo ha stravinto, ma ha dimostrato di essere un politico capace e dunque c’è da aspettarsi che indovini anche le mosse future. Ma se ieri la convergenza non era possibile perché la maggioranza era troppo debole e oggi non lo fosse perché è troppo forte, che diremo? Io dirò che siamo ciechi. Essendo contadino come Di Pietro – lui molisano, io marchigiano – stavolta lo contraddico: quella mano va messa alla prova.

Una volta guarita presi a ridere e non potevo smettere. Attraversavo in riso la città, le donne ridevano con me. “Beato chi piange perché riderà” dissi quando smisi e non sapevo se qualcuno l’avesse detto prima di me.

I bambini vivono bene / ma che fatica le mamme. In Italia la mortalità infantile registra uno dei valori più bassi al mondo, mentre per la condizione delle madri siamo al 19° posto. Lo stipendio delle donne con figli nel Belpaese è ancora pari al 47% rispetto a quello degli uomini. In coda alla classifica il Niger, il luogo peggiore dove una donna possa vivere“: è il titolo – comprensivo di occhiello e sottotitolo – con cui Avvenire ha presentato il 7 maggio il nono “Rapporto sullo stato delle madri nel mondo” di Save the chiildren. Lo segnalo per la serie dei titoli felici (vedi post del 25 aprile) e lo dedico alle mamme nel giorno della loro festa. Aggiungo la mia esultanza per il fatto che nel rapporto di quest’anno come già in quello dell’anno scorso conquistiamo il primo posto nel mondo per la “condizione di benessere dei bambini”. Coraggio mamme e papà, cerchiamo di mantenere quel primato migliorando la condizione della donna.

Immagine di primavera vista dal treno fermo in stazione: lui dice cose incredibili allargando le braccia, lei ride piegandosi in due. Vanno via saltellando.

Mai mi ero trovato a due passi da grida alte e bloccanti come quelle che mi lanciava contro stamattina una gabbiana mentre uscivo sul terrazzo di palazzo Bonaparte (vedi post del 25 e del 28 marzo). Aveva con sé tre pulcini che facevano i primi passi sulle tegole, tutti grigi e quasi tondi, con punti neri, imbambolati nella luce. Lei gridava ferma e bianca come sempre, ma mettendosi tutta nella voce. Sono andato rapido dall’altra parte del terrazzo e si è chetata. Quando sono tornato aveva ricondotto i pulcini nel nido, nascosto da un comignolo e svolava in pace su me e sul mondo.

“Mi dipingi il sole anke se nn c’è”: scritta su un marciapiede di via Volsinio davanti alla scuola media Esopo – a Roma. Segnalata da mia figlia Agnese.