Mese: <span>Gennaio 2009</span>

Ero per caso al Colosseo oggi al tramonto, quando passava la manifestazione Dalla parte dei palestinesi. Vedendo dalla posizione del sole che era l’ora della preghiera, i manifestanti musulmani si sono fermati, hanno steso a terra le bandiere e si sono inginocchiati su di esse per la prostrazione del vespro. Solo gli uomini. Le donne velate li guardavano dai marciapiedi. La cosa era organizzata ma anche spontanea: chi arrivava – e vedeva gli altri inginocchiati – correva a stendere la bandiera per non perdere l’appuntamento. Poi di nuovo tutti in piedi e in marcia, come più animosi. Io non sono “dalla parte dei palestinesi” perchè mi studio di passare in mezzo, tra loro e gli israeliani. Ma per quei due minuti ero con loro. Ho poi recitato il Salmo 122 per stare altri due minuti con i fratelli ebrei: Sia pace all’interno delle tue mura Gerusalemme.

Poiché ancora una volta, Signore, non più nelle foreste dell’Aisne, ma nelle steppe dell’Asia, non ho né pane, né vino, né altare, mi innalzerò al disopra del simboli fino alla pura maestà del Reale e Vi offrirò, io vostro sacerdote, sull’altare della Terra tutta intera, il lavoro e la sofferenza del Mondo… Ricevete, Signore, l’ostia totale che il creato, mosso dalla Vostra attrazione, Vi offre in questa nuova alba. Il pane, nostra fatica, di per sé non è altro, lo sento, che una grande realtà disgregata. Il vino, nostro dolore, non è anch’esso, ahimé, se non una bevanda dissolta, ma in fondo a questa massa informe avete posto un irresistibile desiderio santificante, che fa esclamare a tutti noi, dall’empio al fedele: Signore, fate di noi uno solo!” è la famosa “messa sul mondo” di Teilhard de Chardin, che riporto nel testo fornito a p. 109 dal volumetto “Teilhard de Chardin. Una mistica della traversata” di Edith de la Héronnière, editore L’Ippocampo. La preghiera è così presentata dall’autrice: “Il momento per lui più “attivo”, ammette, è quando ogni mattina celebra la ‘Messa sul Mondo’, arricchendola ogni volta di spunti, meditazioni e preghiere nuove che i paesi attraversati e le persone incontrate gli ispirano. In ogni luogo e circostanza, nella sua lunga traversata esistenziale, il prete in lui, con quella preghiera, prende la sua casa sulle spalle”. Dedico questo omaggio al gesuita francese perchè in questi giorni se ne è parlato nel blog e per dire ai visitatori che anch’io ho un piccolo debito giovanile nei suoi confronti.

Per la prima volta sulla Freccia Rossa, il treno ad alta velocità che ti porta da Roma a Milano in tre ore e mezza. Mi diverto a vedere come lasciamo indietro le automobili, quando ci accompagniamo all’Autostrada del Sole. La penna deraglia dalla riga se provo a fare un appunto per la conferenza di stasera ma trovo che posso sopportarlo e mando messaggi ai figli: “Sono sulla Freccia”. Orvieto si profila e scompare in un baleno. Faccio appena in tempo a pensare quanto avranno impiegato a scolpire la facciata del Duomo. Passiamo per Firenze e Bologna senza fermarci e questo mi pare sgarbato. Ripenso ai figli e ai film veloci che tanto li prende e mi dico che la Freccia è fatta per loro. Non fosse per i prezzi: 71 euro la seconda classe.

“Morte al pacifista!” leggo dal treno su un’arcata del ponte di via Stalingrado, a Bologna, sulla sinistra di chi viene da Firenze. Stavo giusto leggendo alla pagina due del Corsera che “un terzo degli oltre ottocento morti e tremila feriti della striscia di Gaza sono bambini”. Dunque mille bambini feriti e 267 bambini morti.

“E’ l’amore divino, incarnato in Cristo, la legge fondamentale e universale del creato. Ciò va inteso in senso non poetico ma reale. Così lo intendeva Dante quando, nel verso sublime che conclude il Paradiso e l’intera Divina Commedia, definisce Dio ‘L’amor che muove il sole e l’altre stelle’. Questo significa che le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della sola materia”: così ha parlato il papa mercoledì, durante la celebrazione della festa dell’Epifania trattando – in riferimento alla stella dei magi – della “peculiare concezione cosmologica” del cristianesimo. Un’omelia bella e vertiginosa. Ha evocato i “padri” che vedono nella nascita di Gesù “l’apparire di una nuova stella nel firmamento”. Ha citato Gregorio di Nazianzo per il quale “la nascita di Cristo impresse nuove orbite agli astri” e ha quasi chiesto aiuto agli astronomi in vista di un aggiornamento epocale della simbologia cosmica cristiana: “Gesù è paragonato dagli antichi scrittori cristiani a un nuovo sole. Secondo le attuali conoscenze astrofisiche, noi lo dovremmo paragonare a una stella ancora più centrale, non solo per il sistema solare, ma per l’intero universo conosciuto“.  Una volta – a Colonia, il 21 agosto 2005 – Benedetto aveva  proposto un’audace similitudine tra il mistero eucaristico e la fissione nucleare (vedi post del 12 giugno 2006). E’ per il teologo che chiede aiuto alla scienza che di nuovo segnalo un’omelia del papa.

I bambini non hanno potuto decorare nulla nelle scuole perché non c’erano alberi, luci, festoni, e per loro il Natale è stato triste. Ma senza gioia come possiamo concepire la pace?“: così ha parlato al telefono con la rivista “Trentagiorni” padre Manuel Musallam, l’unico sacerdote cattolico di rito latino presente nella striscia di Gaza. Alla guerra tra Hamas e Israele il padre Manuel dà questa occhiata: “Lo sappiamo che i palestinesi hanno tirato i razzi contro Israele e che Israele ha risposto attaccando in modo brutale. Ma non sarà questa la soluzione della questione della Palestina! Se vedessimo i palestinesi lanciare i razzi gli diremmo no!, gli diremmo di fermarsi. Ma non è questa la sola pagina del libro: su un foglio sta scritto l’errore dell’uno, sul successivo le colpe dell’altro, in una spirale che non ci sta portando da nessuna parte, di sicuro non alla pace. Al contrario, attrae e prepara più violenza, liti, odio, rifiuto dell’altro, guerra“.

Venite a Fondi gemellata con Dachau“: scritto su un cassonetto della raccolta dei rifiuti in via di Santa Maria Maggiore a Roma. Lo sfogo – immagino – contro la camorra di un giovanotto di Fondi (città sulla via Appia un poco sotto Latina) in trasferta nella capitale per studio o per lo stadio. Oppure uno – sempre di Fondi – che straparla per vendicarsi della ragazza?

Morto come un topo. Era uomo come noi. Afghano cade da sotto il camion dove era aggrappato”: è un titolo di Avvenire del 13 dicembre. Gli do la palma come miglior titolo dell’anno 2008 da me letto in un quotidiano (vedi post del 25 aprile, 11 maggio, 8 luglio).

Da oggi – 1° dell’anno 2009 – non sono più un lavoratore dipendente: sono un pensionato, o forse un libero professionista. Finalmente posso vivere senza competizione. Ovvero, per essere più realista:  posso provare a spendere le mie giornate con uno spirito meno concorrenziale. Chiedo aiuto ai visitatori – se la cosa ha un senso – perché assecondino questo mio sogno. Avrò più tempo da dedicare al blog e immagino di svilupparlo nel segno delle storie di vita e dei “fatti di Vangelo” (vedi la pagina con questo titolo elencata sotto la mia foto) più che in quello del dibattito sull’attualità. Buon anno a tutti.