Mese: <span>Aprile 2009</span>

Al Regina Coeli il papa ha detto un “grazie cordialissimo” ai “veramente tanti” che “hanno voluto farmi pervenire un segno di affetto e di vicinanza spirituale in questi giorni, sia per le festività pasquali, sia per il mio genetliaco – il 16 aprile –, come pure per il quarto anniversario della mia elezione alla Cattedra di Pietro, che ricorre proprio oggi”. “Ringrazio il Signore – ha detto ancora – per la coralità di tanto affetto. Come ho avuto modo di affermare di recente, non mi sento mai solo. Ancor più in questa singolare settimana, che per la liturgia costituisce un solo giorno, ho sperimentato la comunione che mi circonda e mi sostiene: una solidarietà spirituale, nutrita essenzialmente di preghiera, che si manifesta in mille modi”. Questo post è per dire a Benedetto che anch’io sono con lui: tra i mille modi, c’è quello dei blog (vedi post del 18 marco).

Ero ieri a Seriate, Bergamo, per un incontro con Nando Pagnoncelli (quello delle proiezioni sui risultati elettorali), intitolato “Fiumi di parole. Comunicazione e verità”, organizzato dall’Associazione “Il Greto”. Gente sveglia, ottima cena alla libreria Terzo Mondo. Pagnoncelli tratta della “dieta mediatica” degli italiani e informa che quelli sui 65 passano sei ore al giorno davanti al televisore. Io dico che sono sui 65 ma della tv vedo solo i titoli dei telegiornali e Nando sornione: “Ma stai sei ore davanti al computer”. “Anche di più” mi affretto a confessare, felice di rientrare dalla finestra del blog nella stanza della normalità statistica.

Lasceremo la tradizione ai lefebvriani? E’ la domanda che ho proposto l’altro ieri alla libreria “multimediale” delle Paoline di via del Mascherino, a Roma, presentando un utile instant book dei colleghi Valli e Lorenzoni, La tradizione tradita. La Chiesa, gli ebrei e il negazionismo (Edizioni Paoline, pp. 79, 9 euro). Ho sostenuto che tradisce la tradizione chi non ama più la preghiera dei padri ma anche chi la blocca – come in un fermo immagine – tra la seconda metà del secolo XVI e la prima metà del XX. Ho ricordato la mia partecipazione (vedi post del 15 marzo) a una celebrazione lefebvriana a Roma: “C’erano giovani, famigliole con bambini. Si pregava bene, con benefico distacco dai fatti correnti”. Come Valli e come Lorenzoni io preferisco la nuova liturgia, ma vorrei che recuperasse dall’antica – ancora viva – quella capacità di stare davanti al mistero. Appoggio dunque pienamente il generoso tentativo di Papa Benedetto che tende la mano ai tradizionalisti, ai quali chiedo: “Ma non è tradizione anche il Vaticano II, il papa polacco e il papa tedesco ad Auschwitz e al Muro del Pianto, le loro visite alle sinagoghe e alle moschee, Edith Stein e gli altri martiri cristiani della Shoah?” Vedi i partecipanti alla presentazione alla pagina “Conferenze e dibattiti” elencata sotto la mia foto, dove trovi il link al testo della mia relazione.

La Bibbia giorno e notte. I mille volti di un’esperienza indimenticabile. A cura di Giuseppe De Carli e Elena Balestri. Un progetto fotografico di Filippo Onorati e Luca Adami”, Editrice Velar-Rai.Eri. Hanno pubblicato un volumone con le foto dei lettori della Bibbia tra i quali ero io: vedi post dell’11 ottobre 2008. Ma la mia foto non c’è. Ci sono quelle di tanti giornalisti, da Ferruccio De Bortoli a Orazio La Rocca, da Bruno Vespa a Mimmo Muolo e la mia no: che rabbia, che rabbia! Anzi no, è meglio così. Magari venivo male.

“Perderti è come scordarsi di vivere”: letto a Roma su un muro di via Ferruccio, angolo via Buonarroti. In un post del 30 novembre 2008 proponevo alcune varianti interpretative di un’altra scritta romana – “Non so vivere senza la mia vita” – simile nel significato a questa che ho letto oggi.

“Da quando Cristo è risorto la gravitazione dell’amore è più forte di quella dell’odio” ha detto Benedetto nell’omelia della Veglia Pasquale. E poco fa il cardinale Carlo Maria Martini nella trasmissione “Frontiere dello Spirito” di Canale 5 (vedi post del 5 e del 10 aprile): “Si può dimostrare storicamente che a partire dalla resurrezione di Gesù è nato il fenomeno della santità, che era sconosciuto al mondo antico”. Nella stessa trasmissione, colloquiando con Cecilia Sangiorgi, il cardinale ha invitato a “pensare” alla resurrezione di Gesù come a “un grande scoppio di luce, di vita e di gioia”. Benedetto una volta – la notte di Pasqua del 2006 – aveva “descritto” la resurrezione come “la più grande ‘mutazione’, il salto assolutamente più decisivo verso una dimensione totalmente nuova, che nella lunga storia della vita e dei suoi sviluppi mai si sia avuta: un salto in un ordine completamente nuovo, che riguarda noi e concerne tutta la storia”.

Guidami tu, luce gentile, nel buio che mi avvolge.
Nera è la notte e la mia casa è lontana.
Guidami tu, custodisci il mio passo.
Non ti chiedo di vedere l’orizzonte lontano,
Un passo alla volta è abbastanza per me.

(John Henry Newman)

Domenica il cardinale Carlo Maria Martini parlando a “Frontiere dello Spirito” (vedi post del 5 aprile) aveva fatto ricorso a questa preghiera in forma di poesia del grande Newman per indicare quale fosse oggi la sua invocazione nella fede. La propongo ai visitatori dal buio dell’Orto degli Ulivi e dei fratelli di Abruzzo.

“La natura sarà arrabbiata con noi. Dio è con noi anche nel dolore, ma noi non possiamo capirlo. Noi non abbiamo gli strumenti per capire la volontà di Dio”: così Alda Merini parla stasera del terremoto al “Chiambretti Night” di Italia 1, dicendosi “abbastanza” credente. “Anch’io sono stata ‘terremotata’ da un manicomio all’altro. Ognuno di noi ha avuto le sue scosse, però è nel momento del dolore che bisogna stringere i denti. Noi adesso partecipiamo a questa tragedia italiana, però non fermiamoci al dolore. Stringiamo i denti e andiamo avanti. Dio guarda tutti, ci vede, guarda i terremotati, vede gli infelici e non abbandona il mondo. Io sono sicura. E uno dei mezzi perchè Dio ci ascolti è proprio la poesia, la preghiera, il canto. Anche nel dolore bisogna saper vincere. In questi momenti di tragedia la forza del poeta può aiutare: lui che ha subito, che ha saputo magnificare il dolore credo che serva da esempio per chi è colpito. La mia ignoranza di poeta e di donna non capisce il male. Mi rifiuto. Il silenzio non deve essere un silenzio mortale, ma di rinascita; un silenzio di compassione, ma non di sconvolgimento totale. Guai se si perde la speranza nella nostra forza”. Brava Alda!

“Santa Maria della Confusione” è un “titolo” dato alla Madonna che non avevo mai sentito prima di venire a Salemi, Trapani, dove sono stato tre giorni e dove mi trovo ancora mentre scrivo questo post. Il parroco della Chiesa Matrice, don Salvatore Cipri, mi ha invitato a tenere tre incontri di preparazione alla Pasqua (vedi alla pagina “Conferenze e dibattiti” elencata sotto la mia foto) e sono stati per me, mia moglie e la figlia più giovane, tre giorni caldi di incontri e di vedute. Quell’immagine della Vergine è venerata nella Chiesa dei Cappuccini e rappresenta una Madonna piangente con intorno i simboli della passione: la lancia, la spugna dell’aceto, i chiodi e la colonna della flagellazione. Così don Salvatore me ne ha spiegato il nome: “Come una mamma resta confusa, cioè addolorata e smarrita, oltre ogni capacità di comprensione, davanti alla morte di un figlio, così Maria per Gesù”. Mia moglie ha detto che Tonino Bello l’avrebbe chiamata: “Maria donna della Confusione”. Mi sono sembrate parole degne e ho voluto raccontarvele, anche per ringraziare gli amici che ci hanno ospitato a Salemi, ci hanno accompagnato all’isola di Mozia e a Selinunte, ci hanno fatto assaggiare cibi ed frutti e dolci di straordinaria bontà: Maria e Calogero, Alessandro, Giuseppina e tanti e tutti.

Invito i visitatori a scegliere la Caritas italiana per inviare aiuti o per indirizzare volontari che volessero portare soccorso ai colpiti dal terremoto. Conosco responsabili e operatori di questo organismo, che so affidabile da sempre. Aggiungo uno spunto personalissimo sul gesto di donazione per chi è colpito dalla sventura: credo vada considerato come una componente essenziale della vocazione cristiana, il cui esercizio ora può ottimamente accompagnarsi alla celebrazione della Pasqua. Un cristiano non tralascia il servizio della carità così come non fa a meno dei sacramenti e della Parola di Dio. Questo è il link per le modalità di intervento in Abruzzo indicate dalla Caritas italiana: http://www.caritasitaliana.it/pls/caritasitaliana/V3_S2EW_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=1325&rifi=&rifp=