Mese: <span>Giugno 2009</span>

Non avevo mai visto Brindisi e ne torno ammaliato. Dico della città antica, perché ero stato più volte nel porto per i figli che tornavano dalla Grecia, o all’aeroporto per trasferte verso il Salento. In occasione di una conferenza a Latiano mi avevano portato a vedere Santa Maria del Casale, che è meraviglia grande ma fuori città. Stavolta invece ho camminato per le vie antiche, tra la Scalinata virgiliana e il Castello svevo, ho guardato dalle Colonne romane verso il Castello alfonsino e ho fatto un inchino prima al Seno di Ponente e poi a quello di Levante. Sono entrato in San Giovanni al Sepolcro facendo una carezza ai suoi leoni consumati dai secoli, ho decifrato qualcosa della scultura che è sull’architrave della porta laterale di San Benedetto con scene di combattimento tra uomini e draghi, dove si vede il normanno che doma il mostro afferrandolo per la coda mentre a nulla riescono bizantini e saracini. Ero ospite dell’arcivescovo Rocco Talucci per un appuntamento a un anno dalla visita di papa Benedetto. Don Giuseppe Satriano, già conosciuto a Ostuni, mi ha condotto alle Colonne e a Santa Lucia. Da solo ho cercato i mosaici della Cattedrale con i loro musicali animali che ricordano quelli di Otranto. Don Massimo Alemanno mi ha mostrato San Benedetto e San Giovanni. Il professore Giacomo Carito segnalava questo e quello con la passione che tutto spiega. – Fate conferenze se volete girare con comodo l’Italia: vengono a prendervi al treno e vi fanno mangiare i piatti migliori, vi stanno ad ascoltare e battono le mani. Non c’è lavoro più fico.

Sono a Brindisi per accompagnare in una conferenza il fotografo Pier Paolo Cito che è di qua. Ho visto l’oro dei campi sotto il sole e ho mangiato i fichi fioroni.

Per i cattolici c’è anche una ragione affettiva di attaccamento alla Costituzione italiana a motivo delle grandi figure cristiane che lavorarono alla sua preparazione: Alcide De Gasperi, Giuseppe Dossetti, Igino Giordani, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati, Enrico Medi, Aldo Moro, Costantino Mortati. Un giorno questi otto potrebbero essere venerati come santi e Moro persino come martire. Ma tra i “padri” c’erano anche molti “giusti”, o uomini di buona volontà, che pure ricordiamo con gratitudine: Piero Calamandrei, Giuseppe Di Vittorio, Luigi Einaudi, Amintore Fanfani, Vittorio Foa, Giovanni Gronchi, Nilde Jotti, Ugo La Malfa, Giovanni Leone, Pietro Nenni, Vittorio Emanuele Orlando, Ferruccio Parri, Sandro Pertini, Giuseppe Saragat, Oscar Luigi Scalfaro, Ignazio Silone, Palmiro Togliatti. – E’ un passaggio della conferenza sull’attualità della Costituzione che ho tenuto giovedì 11 a Ladispoli: la puoi leggere nella pagina CONFERENZE E DIBATTITI elencata sotto la mia foto.

Tre giovani neri scolano due lattine di birra a testa seduti sulle fioriere che sono al centro di piazza dell’Esquilino, dietro la Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma. Io – seduto sul bordo di un’altra fioriera – osservo le lattine abbandonate a terra che versano l’ultima schiuma sul selciato: “Ora le lasceranno lì”. Ma terminata la chiassosa bevuta i tre si alzano dinoccolati – li immagino senegalesi – e raccolgono diligentemente le lattine. I primi due fanno cenno al terzo che ne sta dimenticando una e quello torna indietro e la prende tra l’anulare e il mignolo della mano con cui tiene il telefonino al quale sta parlando. Se ne vanno decisi. Io prendo carta e penna per un post buonista, ma ecco che i tre si dirigono come atto dovuto all’aiuola centrale e infilano con grazia le sei lattine tra i cespugli di felci che l’ornano. Due lattine per ogni felce.

Io esulto per le parole dette domenica dal papa “Dio è tutto e solo amore” e le penso ogni momento da quando le ho sentite: vedi post di ieri. Mi si legano nella testa a quelle altrettanto audaci che aveva pronunciato a Lourdes il 13 settembre 2008: “In realtà, basta amare”. Ero là e feci un salto sul prato che è davanti alla grotta. In tali espressioni scorgo in nuce la via per una nuova presentazione della fede cristiana all’umanità di oggi ed è l’aspetto che più mi attira della predicazione di papa Benedetto. Ma so che non tutti condividono quelle parole. Ecco un passaggio di un testo intitolato “Perché siamo tradizionalisti” pubblicato nel settembre del 2007 dall’associazione “Inter multiplices una vox” (si può leggere nel sito on line della stessa): “Ci si dimentica, con troppa facilità, che Dio non è solo Amore e Misericordia, ma è anche Rigore e Giustizia: la Misericordia di Dio è tutt’uno con la Sua Giustizia: ad ognuno verrà dato secondo i suoi meriti. L’Amore di Dio è tutt’uno col Suo Rigore: alla sua destra verranno posti i giusti, alla sua sinistra i peccatori”. Chiedo ai visitatori addottrinati di segnalarmi se altri prima di Benedetto abbia affermato che “Dio è tutto e solo amore” e chi altro contrasti questa affermazione, oltre all’associazione tradizionalista da me citata.

“Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica”: è un brano dell’angelus pronunciato a mezzogiorno dal papa, nel giorno Trinità. E ancora: “In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il ‘nome’ della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere-in-relazione e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore Creatore (…) La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione e viviamo per amare ed essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio ‘genoma’ la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore”. In trenta righe di testo ha usato 13 volte la parola “amore” e due volte il verbo “amare”. Ha qualificato l’amore come “principio trascendente” dell’uomo e del creato: e qui c’era un rimando – per gli addottrinati – all’amore come “principio trascendentale” del cristianesimo di cui il teologo Ratzinger tratta in “Introduzione al cristianesimo” (1968). Dottrina ardua, che oggi ha reso comprensibile a tutti con l’audace espressione riguardante l’amore come “traccia” della Trinità inscritta nel “genoma” umano. Altre volte aveva fatto ricorso alle immagini della fissione nucleare e del “big bang”, oggi ci ha donato questa del “genoma”. Ma anche l’espressione “Dio è tutto e solo amore” è coraggiosa, assimilabile a un’altra su cui feci un post il 13 settembre 2008: “In realtà, basta amare”.

Sono cristiano, ma mio padre era originario di una famiglia del Kenya della quale hanno fatto parte generazioni intere di musulmani. Da bambino ho trascorso svariati anni in Indonesia, e ascoltavo al sorgere del Sole e al calare delle tenebre la chiamata dell’azaan. Quando ero ragazzo, ho prestato servizio nelle comunità di Chicago presso le quali molti trovavano dignità e pace nella loro fede musulmana. Ho studiato Storia e ho imparato quanto la civiltà sia debitrice nei confronti dell’Islam”: così ha parlato Barack Obama al Cairo l’altro ieri e le sue parole hanno rinnovato in me l’esultanza con cui avevo accolto la sua elezione (vedi post del 5 novembre 2008: “Obama come segno dei giorni che viviamo”). Per dare concretezza al sentimento che esprimo, riporto nei primi commenti a questo post i passaggi del suo discorso che più ho apprezzato. [Segue nei primi sei commenti]

Tratterete lo straniero che abita fra voi come chi è nato fra voi“: era scritto sullo striscione che la notte scorsa è stato strappato dalla facciata del tempio metodista di via XX settembre a Roma. Un versetto biblico del capitolo 19 del libro del Levitico che la comunità metodista aveva affisso da alcune settimane per segnalare l’adesione alla campagna contro il razzismo “Non aver paura. Apriti agli altri, apri ai diritti“, promossa tra gli altri (Acli, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Caritas Italiana, Centro Astalli, Ong internazionali, sindacati) anche dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Un abbraccio ai fratelli metodisti.

“L’amore che ha fatto dei figli è incancellabile”: l’ha detto don Luigi Verzè a Gian Guido Vecchi in un’intervista pubblicata dal “Corriere della Sera” il 7 maggio. Ho lasciato passare dei giorni per servirlo freddo, com’era giusto. L’autore è chiacchierato e l’occasione era quello che era: un invito a Veronica perchè perdoni a Silvio. Ma il motto è bello. Fate conto che sia mio.

Sono stato a Vicenza per un dibattito con il biblista Giacomo Perego su “I volti dell’annuncio e le news di Dio”: puoi vedere il testo nella pagina “Conferenze e dibattiti” elencata sotto la mia foto. Era l’ultimo giorno del Festival biblico arrivato alla quinta edizione, un’esperienza che spero trovi imitatori e diffusione in ogni città d’Italia. Aperta da Enzo Bianchi e chiusa dal cardinale Scola, con mostre e concerti, lectio e tavole rotonde. Tra gli ospiti Lidia Maggi, Serena Noceti, Alberto Maggi, Fernando Bandini, Umberto Curi, Marco Trabucchi, Francesco Saracino, Aldo Maria Valli. Per i bambini è tornato “Il disegno sulla Bibbia più lungo del mondo”, che già l’anno scorso aveva avuto un bel successo: una bobina di carta che si snoda a terra per un chilometro. La Notte biblica per i giovani e tante altre idee per ogni gruppo o ambiente. Responsabili la diocesi e i padri paolini. Un “bravo” a tutti da parte mia.