Mese: <span>Agosto 2009</span>

“Vedo un grande fumo”, disse Legolas. “Che cosa può mai essere?” – “Guerre e battaglie”, disse Gandalf. “Avanti!” – Questo dialogo si legge a conclusione del capitolo IL CAVALIERE BIANCO che si trova a metà del libro primo del secondo volume del Signore degli Anelli, che narra il ritorno di Gandalf dopo che ha “attraversato il fuoco e gli abissi”: cioè il suo ritorno tra i vivi dopo che era morto. Sentendosi chiamare da chi lo riconosce, ora che è “bianco” da “grigio” che fu, esclama: “Sì, era questo il nome. Io ero Gandalf“. Della sua decisione di andare in battaglia contro l’Oscuro Signore, pur essendo l’impresa superiore a ogni forza, egli così argomenta con Legolas: “Vai dove devi andare, e spera“. E’ per citare queste parole che ho scritto il post: le  puoi leggere alla pagina 108 del secondo volume che si diceva.

L’estate è la mia stagione ma quest’anno gira male: non so il significato della parola SUPERENALOTTO. Non esce il sei – immagino perché fa caldo. Non esce neppure il cinque più uno. Forse indica una situazione fortemente sprovveduta come quando si dice: neppure un sottosegretario. Ho una fiducia smodata nel dizionario Battaglia che per una volta mi delude: “Concorso nazionale a premi, che consiste nel pronosticare una serie di numeri corrispondenti ai primi estratti da sei determinate ruote del lotto”. Così il SUPPLEMENTO 2004. Però suona bene “determinate ruote del lotto”. Già avevo apprezzato l’espressione “determinate mamme trentenni” che avevo trovato in una cronaca sulle proteste per le iscrizioni agli asili nido. Anche “ruota di Napoli” – debbo dire – non era male le prime volte che la sentivo alla radio. Mi figuravo il Golfo come una carriola  con le stanghe verso Pozzuoli e il Vesuvio a far da ruota.

I due Hobbit [Pipino e Merry] si trovarono a faccia a faccia con l’essere più straordinario che avessero mai visto. Aveva il fisico di un Uomo, quasi di un Vagabondo, alto però più del doppio, molto robusto, con una lunga testa, e quasi senza collo (…). I grandi piedi avevano sette dita l’uno”: siamo nel capitolo “Barbalbaro” del secondo volume del Signore degli Anelli, a p. 65 dell’edizione che vengo citando. Di Barbalbero, Gandalf afferma che “è il più vecchio degli Ent, l’essere vivente più antico che cammini oggi sotto il sole nella nostra Terra di Mezzo” (p. 106). A me piace perché è curioso e lento e forse – in questo – gli assomiglio: “Mi piacciono le storie. Ma per favore, non troppo in fretta”.  Barbalbero rimpiange il tempo antico quando “ogni cosa era più ampia e spaziosa” ed egli “impiegava una settimana soltanto per respirare” (p. 71). Tra le mitiche creature della Terra di Mezzo mi appare come la più simile agli uomini. Direi: simile ai fanciulli. O meglio: somigliante alla memoria che un uomo ha della propria fanciullezza, quando appunto per ognuno di noi “ogni cosa era più ampia e spaziosa”.

Come può un uomo in tempi come questi decidere quel che deve fare?” chiede Eomer, cavaliere di Rohan, nel secondo capitolo de LE DUE TORRI, come è intitolato il secondo volume del SIGNORE DEGLI ANELLI. Questa è la risposta di Aragorn: “Come ha sempre fatto. Il bene e il male sono restati immutati da sempre, e il loro significato è il medesimo per gli Elfi, per i Nani e per gli Uomini. Tocca a ognuno di noi discernerli, tanto nel Bosco d’Oro quanto nella propria dimora”. Leggendo Tolkien io leggo sempre di me: Eomer potrebbe essere il mio figlio più grande e Aragorn – in mancanza di qualcuno più adatto – potrei interpretarlo io.

Quando sarò chiamato forse saprò chi sono.

Nell’ultimo capitolo del primo volume del Signore degli Anelli c’è la visione apocalittica del mondo in guerra che si offre allo sguardo di Frodo quando infila l’anello per sfuggire agli occhi infuocati di Boromir e – correndo ciecamente – sale sulla vetta dell’Amon Hen, il Colle dell’Occhio, dove respirando affannosamente si siede sul Seggio della Vista: “Ovunque guardasse vedeva i segni della guerra. Le Montagne Nebbiose parevano formicai; gli Orchetti pullulavano da migliaia di buchi. Sotto le fronde del Bosco Atro influiva il conflitto tra Elfi e Uomini e bestie feroci. La terra dei Beorniani era in fiamme; una nube sovrastava Moria; nubi di fumo s’innalzavano ai confini di Lòrien., Uomini a cavallo galoppavano sjull’erba di Rohan; lupi uscivano a frotte da Isengard. Dai porti dello Harad salpavano navi da guerra; da est, infine, gli Uomini si spostavano incessantemente: spadaccini, lancieri, arcieri montati, i cocchi dei capi militari, i carri carichi di merci. L’Oscuro Signore spiegava tutte le sue schiere”. Segnalo questa pagina – e quella che la precede e quella che la segue – come la migliore veduta a me nota della seconda guerra mondiale, negli anni della quale Tolkien scrive la trilogia dell’Anello.

“Mens sana in corpore Benedetto” è il titolo goliardico che il quotidiano Liberal ha dato ieri a un mio articolo sull’agilità fisica e mentale del papa. Il principale argomento da me addotto è questo scambio di battute con il cardinale Ruini una sera che si giocava la partita Italia-Olanda ai campionati europei e il Papa doveva aprire il convegno della diocesi di Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano:

– C’è gente? – chiede Benedcetto scendendo dall’automobile nel cortile del Vicariato.

– La Basilica è piena – risponde il cardinale.

– Ma non c’è la prima partita della nazionale italiana per il campionato europeo?

– Sono venuti lo stesso, Santità…

– Si perderanno almeno il primo tempo – replica il papa guardando l’orologio.

Per chi voglia leggere l’intero articolo: http://www.liberal.it/media/194022/05_08_liberal_24.pdf

Chiedo ai visitatori veronesi – o passanti per Verona – di raccontare qualcosa sulle “ronde” già sperimentate nella loro città: leggo che sarebbero duecento volontari, organizzati in turni che coprono per intero il giorno e la notte, coordinati da un “alto funzionario” di polizia che oggi è responsabile dei vigili urbani. I giornali scrivono che l’esperienza è buona, ma io vorrei sentire che ne pensa il cittadino. Mi pare la via giusta per farmi un’idea sulla praticabilità del progetto nazionale, per il quale sabato il ministro Maroni presenterà il regolamento. Io sono pieno di sospetti stante la matrice leghista del progetto, ma non tutto ciò che è venuto dalla Lega Nord è stato negativo in questi anni e sono contrario al pregiudizio ideologico. Se fosse vero che le ronde a Verona funzionano, potrebbero magari funzionare anche altrove, perlomeno in luoghi somiglianti alle terre veronesi. Io sostengo ogni forma di interessamento dei giovani alla città e non c’è dubbio che questo interessamento la Lega l’ha saputo coltivare. Mi piacerebbe tanto se a Roma nascesse un’associazione per aiutare a tenerla pulita.

Questa [di attraversare le terre di Mordor e di gettare l’Anello dominante nel cratere del Monte Fato per liberare il mondo dalla sua minaccia] è un’impresa disperata tanto per uno solo come per otto, tre o due”: parole di Aragorn, nel capitolo LA COMPAGNIA SI SCIOGLIE, pagina 497 dell’edizione che sappiamo. Nel combattimento con il Male e con la morte – che assomma ogni male – abbiamo già udito che i deboli hanno la stessa “speranza” dei forti e ora apprendiamo che in esso non conta il numero. Perché a tale prova si va in definitiva da soli. E non c’è nessuno – per modesto che sia – a cui quella opportunità venga negata.

Un ber gusto romano

Tutta la nostra gran soddisfazzione
de noantri quann’èrimo regazzi
era a le case nove e a li palazzi
de sporcajje li muri cor carbone.

Qua disegnàmio o zìffere o pupazzi,
o er nodo de Cordiano e Salamone;
là nummeri e giucate d’astrazzione,
o parolacce, o fiche uperte e cazzi.

Oppure co un bastone, o un sasso, o un chiodo
fàmio a l’arricciatura quarche segno
fonno, in magnera ch’arivassi ar sodo.

Quelle so’ bell’età, per dio de legno!
Sibbè ch’adesso puro me la godo,
e si c’è un muro bianco je lo sfregno.

Giuseppe Gioachino Belli

Sonetto del 22 giugno 1834