Mese: <span>Novembre 2009</span>

Lo spot SORELLE D’ITALIA mi piaceva e lo trovavo affettuoso, nient’affatto irrispettoso. “L’avete visto” chiedevo alle mie donne dopo averlo scoperto. Ritirato per ordine dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria: ho la mente rutilante. So l’animosità che ha provocato. Per me era l’unica possibilità di indossare ancora l’elmo di Scipio ma apprendo che ad altri faceva l’effetto opposto e senza elmo non sapevano più dove si fossero. Credo di capirli.

L’incontro con Giovanni Paolo II ha avuto uno sviluppo molto forte per me. Mi sono trovato di fronte a una persona che ho scoperto nella sua eccezionalità umana, nel suo carisma e intelligenza. La sua persona, dunque, mi poneva un problema: come conciliare questa sua personalità eccezionale, fuori dell’ordinario, con il carattere intellettualmente problematico della sua preghiera? In altre parole mi poneva una domanda il modo in cui egli testimoniava una fede che aveva tratti quasi ‘infantili’ nella sua purezza (…). Mi sono dedicato così alla lettura di saggi e libri sulla storia dei Vangeli e sugli Atti degli Apostoli da cui ho ricavato l’impressione che, nella Palestina di allora, intorno alla persona di Gesù è successo davvero qualcosa di straordinario (…). C’è stata una componente di cuore, certamente, ma anche un’altra di studio e ricerca, se così si può dire. Tutto ciò si è tradotto in un ritorno, un riavvinamento che non è esente dal dubbio (…) però è accompagnato dalla tranquilla consapevolezza che tutto è così, semplicemente: una sensazione molto strana! Alla base di questo sentimento c’è un senso di abbandono fiducioso, per cui posso coabitare con il dubbio“: così parla Marco Tosatti, collega della Stampa, nel libro di Lorenzo Fazzini, NUOVI CRISTIANI D’EUROPA (Lindau editore 2009) dove sono intervistati dieci convertiti. Un abbraccio di fratello a Marco, caro collega di tanti viaggi papali e altre trasferte di lavoro, conferenze stampa, corride telefoniche, cene e corse in taxi. Altri spunti nei primi due commenti.

Una volta ero a Budrio, dove c’è il laboratorio che mi fa le protesi. Alla fine vado in un bar, si parla come al solito di auto, di Ferrari, tutti giù a offrirmi caffè. E vedo un uomo, alla finestra, con una bambina in braccio, che piange. Allora mi avvicino e mi accorgo che la bambina è senza gambe. L’uomo mi vede e fa: no guardi, non creda, sto piangendo di gioia, sa. Perché Alice è nata senza gambe e oggi, a tre anni, le hanno potuto mettere le prime protesi e quando sono arrivato mi han detto: be’, dove sono le scarpe? E io son corso a comprarle, non l’avevo mai fatto, e adesso piango perché Alice ha le prime scarpe. – Per leggere l’intera parabola vai nella pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto e poi al capitolo 21 intitolato PARABOLE. Da lì un link ti manda – se vuoi – al capitolo 4 intitolato REAZIONE ALL’HANDICAP dove trovi un altro testo su Alex Zanardi. In molti capitoli trovi dei nuovi arrivati. La parabola di Alex e della bambina mi è stata segnalata dal visitatore Tonizzo che ringrazio. Grazie anche a Monica Paganuzzi che – sempre al capitolo 4 – racconta la sua storia di superamento dell’handicap. Il cantiere è attivo. Fatti avanti se hai una storia. Se non l’hai, cercala. Attendo segnalazioni. Tutti conosciamo fatti di Vangelo e di umanità, dobbiamo solo imparare a riconoscerli come tali.

Morta la trans della vicenda Marrazzo. Il corpo del transessuale Brenda è stato trovato carbonizzato in un appartamento in via Due Ponti a Roma stamani”. Non sappiamo come chiamarla e come sia morta, bruciata viva o suicida. “Fatto inquietante” dice l’avvocato di Marrazzo. Tutto è doppio nel suo destino. Undici giorni addietro sulla Cassia l’avevano “pestata” degli slavi. Ubriaca, ferita e derubata, insultava infermieri e poliziotti. Transessuali che la conoscevano hanno detto ai giornalisti d’aver sentito che voleva uccidersi. Cerco gli occhi nelle foto. La prendo come figlia e piango su di lei e su di me.

Ho visto da vicino la raccolta delle olive nella campagna tra Recanati e Osimo dove vivono i miei fratelli. Non si sale come una volta con scale leggere a cogliere le olive dai rami, una ogni tre foglie, per metterle in un sacco legato alla vita – e con l’imboccatura tenuta aperta da un legno ricurvo – che si chiamava “guadagnolo”. Ma ci si sposta da un piantone all’altro, sul fianco della collina, tendendo dei teli intorno al tronco e frugando poi tra i rami con un lungo attrezzo a batteria munito di cinque punte in cima, che ruotano con un movimento alternato e rapido, che fa cadere i frutti sui teli. Cadono anche piccoli rami e una cognata li raccoglie a bracciate come si fa per la domenica delle palme. Ho chiesto come si chiami quel frugatore delle olive e uno dei raccoglitori mi ha risposto che “non ha un nome”. “Ma qui c’è scritto Oliviero” dico io, attirato da ogni scritta. E lui: “E’ il nome di quello che l’ha costruito e che abita qui vicino”. Bel caso – dico io – di un Oliviero nato tra gli olivi e chiamato dal nome a farsi raccoglitore di olive. “Come lo volete chiamare?” fece il prete. “Oliviero” dissero i genitori.

Oggi ero a un convegno a Loreto – vedi alla pagina CONFERENZE E DIBATTITI – dove si parlava del passaggio dal Rosario elettronico a quello digitale e dove io dovevo svolgere un tema che suonava così: INCONTRARE DIO NELLA RETE. Mi hanno chiesto: che ci può dire dei giovani che frequentano il suo blog? Ho risposto che i miei visitatori sono tutti più giovani di me.

Interminabile quest’anno l’estate di San Martino. Giro per l’Italia e la guardo tutta.

Il mio cuore ha smesso di battere / quando tu hai smesso di parlarmi. Any”: letto a Roma in via Panisperna, in alto a sinistra per chi salga verso la Chiesa dei Santi Domenico e Sisto. Sono colpito dal tono antico di quel “parlarmi”. Manzoni, Promessi Sposi, capitolo 3: “Dovevo sposare oggi una giovine, alla quale discorrevo fin da quest’estate”. Edizione 1827: “Doveva sposare oggi una giovane, alla quale io parlava fino da quest’estate”.

Caro Luigi sono pienamente d’accordo con Te [vedi post precedente] nel sostenere che uno sviluppo integrale del Mezzogiorno richiede un chiaro giudizio della Chiesa Italiana nei confronti delle varie mafie come quello citato della Conferenza Episcopale Siciliana. Alla chiara coscienza della radicale incompatibilità tra mafia e vita cristiana e di conseguente rifiuto di ogni compromissione della comunità ecclesiale col fenomeno mafioso, la Chiesa non solo siciliana non può non sentirsi legata. Tanto più che questa coscienza è stata suggellata dalla splendida testimonianza del martirio di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia solo perché fedele al suo ministero“: così inizia un intervento nel nostro dibattito inviato dal vescovo di Piazza Armerina Michele Pennisi, che i visitatori del blog già conoscono: vedi nella pagina COLLABORAZIONE A RIVISTE il testo UN VESCOVO ALLE PRESE CON I MAFIOSI DEVOTI e vedi il post del 13 febbraio 2008: PENNISI: DIO CI LIBERI DAL PIZZO E DALLA MAFIA. Il resto del suo messaggio nel primo commento a questo post.

Ad Assisi la settimana scorsa l’assemblea dei vescovi ha discusso in seduta riservata la bozza di un documento sul Mezzogiorno che ha un paragrafo – il n. 9 – intitolato Una piaga profonda: la criminalità organizzata. Non conosco il contenuto perché la bozza non è stata data ai giornalisti, ma faccio una proposta alla commissione che la deve rivedere dopo le osservazioni dell’assemblea. Propongo che il documento faccia propria alla lettera questa affermazione contenuta nel paragrafo 12 della nota “Nuova evangelizzazione e pastorale” pubblicata nel 1994 dalla Conferenza episcopale siciliana: “La mafia appartiene, senza possibilità di eccezioni, al regno del peccato e fa dei suoi operatori altrettanti operai del maligno. Per questa ragione, tutti coloro che in qualsiasi modo deliberatamente fanno parte della mafia e ad essa aderiscono o pongono atti di connivenza con essa debbono sapere di essere e di vivere in insanabile opposizione al Vangelo di Gesù Cristo e, per conseguenza, di essere fuori dalla comunione della sua Chiesa”. E’ la parola più schietta che sia stata detta fino a oggi sulla mafia da un gruppo di vescovi ed è ora – io credo – che abbia il sostegno di tutti.