Mese: <span>Dicembre 2009</span>

Oggi si tende a fare d’ogni Papa un santo ma fino a ieri non era così. Prendiamo i dieci Papi dell’ultimo secolo e mezzo. Pio X è santo, Pio IX e Giovanni XXIII sono beati, per Pio XII e Giovanni Paolo II sono riconosciute le “virtù eroiche” e manca solo il riconoscimento di un miracolo per farli beati, per Paolo VI e Giovanni Paolo I le cause sono in dirittura di arrivo. Sette papi su dieci sono dunque giunti – o ben avviati – all’una o all’altra delle due proclamazioni di esemplarità cristiana: “beato” e “santo”. – E’ un passaggio di un mio articolo pubblicato oggi dal quotidiano LIBERAL con il titolo A ROMA MORTO UN PAPA SE NE FA UN SANTO.

Giuseppe salì in Giudea per farsi censire insieme a Maria sua sposa, che era incinta (Luca 1). Si fanno viaggi anche con il pancione, oggi come ieri. Si vedono mamme all’ultimo mese che prendono il treno o l’aereo. Contadine che lavorano nei campi “fino al giorno prima” e ministre che passano in rassegna le truppe.

Dovremmo badare di più ai grembi che danzano (vedi post del 20 dicembre: Cinque giorni a Natale: “Ma quanto si muove”)). Una volta mi capitò di ascoltare Giuseppe Dossetti che citava un versetto del Talmud contro la corrente assuefazione all’aborto: “Quando i nostri padri giunsero al mare anche gli embrioni dal seno delle loro madri dicevano il Cantico”.

Primo: papa Benedetto non si lascia intimidire e beatifica Pacelli nonostante le polemiche. Secondo: ne preannuncia la beatificazione insieme a quella di papa Wojtyla affermando anche per questa via altamente simbolica la «continuità» del pontificato romano oltre la varietà talora divergente delle singole figure. – E’ l’attacco del mio articolo di commento alla decisione annunciata ieri dal papa di procedere alla beatificazione di Pio XII e di Giovanni Paolo II, pubblicato oggi dal Corriere della Sera con il titolo LA BILANCIA VATICANA.

Lei ha il pancione e dice a lui: “Da quando sei tornato non fa che muoversi: secondo me ti sta salutando”.

Due incinte, una poco e una molto, si incontrano in metropolitana. “Anche tu aspetti? A che mese sei? Hai già il nome?”

Non condivido Travaglio e Santoro ma li difendo da chi li vuole cacciare incolpandoli da aver sobillato il Tartaglia. Non mi garba chi semplifica per attaccare – mirando io a dipanare la complessità per aiutare l’incontro – e considero Travaglio e Santoro come l’equivalente di sinistra dei Feltri e dei Belpietro: in un post del 2 ottobre avevo esorcizzato in solido i Bravi del Cavaliere e il Commando della Santoria. Sono responsabili alla pari del surriscaldamento del dibattito e dunque se si volesse abbassare i toni chiudendo delle testate, occorrerebbe chiudere anche Libero e Il Giornale, non solo Annozero e Il Fatto quotidiano. Ma non credo che servirebbe, perchè nulla è nei media che non sia prima nella realtà. Lo scatenamento della reciproca demonizzazione è nella realtà e i media – compresi i siti on line – lo riflettono e lo divulgano, ma non c’è nesso tra una “tirata” televisiva e il tiro di un modellino del Duomo in faccia al premier. Che a quel tiro abbia contribuito Travaglio è tanto probabile quanto immaginare che vi abbiano dato mano i titoli di Feltri: come a dire che vedendo la violenza con cui il giornale della famiglia Berlusconi attacca gli oppositori, un oppositore psicolabile lancia il modellino. Sono contrario alle parole esagerate che già sono una forma di violenza e non per l’ipotetico incentivo che potrebbero dare alla violenza fisica, che è altro fenomeno.

Dedico a Elena Bono – più volte presente nel blog con qualche sua luce – il terzo dei nove giorni di avvicinamento al Natale: il 12 dicembre è morto il marito Gian Maria Mazzini. Erano sposati da cinquant’anni. Mando a Elena un abbraccio in vista dei giorni e delle notti – e della Notte di Natale – che attraverserà senza la “coraggiosa allegria” di Gian Maria: così lei lo corteggiava in una poesia intitolata A mio marito G.B.Mazzini che figura tra gli Inediti nel volume delle Poesie. Opera Ommnia (Ed. Le Mani, Recco 2007, p. 421) come “quinta stazione” della PICCOLA VIA CRUCIS DI FAMIGLIA. Quei pochi versi mi sono stati richiamati da Stefania Venturino (vedi http://www.stefaniaventurino.it/ e http://www.elenabono.it/) e qui li riporto come piccolo dono ai visitatori.

Buoni o cattivi, per ognuno di noi
v’è un cireneo generoso che ci solleva
dal peso del legno e ce lo porta
per un bel tratto di strada.
Dio ti benedica, mio caro, per la coraggiosa allegria
con cui mi sollevi dal peso e mi tieni serena
con lieti ricordi e saporose battute.
La nostra strada non è più né in salita né in piano
ma solo in discesa: andiamo ma adagio per non scivolare.
Sì andiamo ma non alle tenebre e al nulla
andiamo al regno del sole.
Che è amore. Che è Dio.

Ragazzo di vent’anni che studia medicina ritira le analisi del papà e all’amica che l’accompagna dice: “Metastasi, porca puttana”.

Nove giorni a Natale. Ancora nascono figli. Ancora c’è speranza.