Mese: <span>Maggio 2010</span>

“Sei la mia stella” e sotto “Lucifero” come fosse una firma: è scritto sull’asfalto di Via Ernesto Monaci, dietro le Poste di Piazza Bologna, a Roma. E vi è il disegno di una stella. Lucifero è la stella del mattino, portatrice di luce e dunque io attribuisco la scritta a un corteggiatore pratico di mitologia greca. Ma Lucifero è anche l’angelo caduto che diviene il principe dell’abisso: e che verrebbe a dire qui, questo nome che si rovescia da luce in tenebra, se non fosse l’appellativo di lei ma la firma di lui?

Sono una paladina della gioia e sono riuscita a non perderla neanche di fronte a un lutto gravissimo, la morte di un figlio bellissimo di 28 anni, avvenuta una decina di anni fa quasi all’uscita della A1 per Roma: Lorenzo (questo è il suo nome) è morto mentre prestava soccorso a un automobilista sulla corsia di emergenza: un camion ha sbandato e lo ha preso in pieno, agganciandolo e sbattendolo sull’autostrada. L’investitore è fuggito lasciandolo senza soccorso. L’enorme folla che è accorsa ai funerali è stata per noi una grande manifestazione di affetto: sì, Lorenzo conosceva tanta gente, anche a noi sconosciuta, soprattutto i barboni della stazione Ostiense. Alle molte persone che mi hanno chiesto perché non mi disperavo e non urlavo, la mia risposta è stata: «Perché ho la serenità nel cuore e mi consola il sapere Lorenzo nella braccia del Padre”: così Teodora Ciampa, romana, scrive in una lettera ad Avvenire pubblicata il 9 maggio 2010 a p. 35. Sulla testimonianza di serenità e di speranza che oggi come sempre vengono dai cristiani che vivono grandi prove, vedi il testo Afflitti ma sempre lieti nel capitolo 16 “Qui è perfetta letizia” della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto.

Ero ieri a Macerata a un dibattito sul mondo giovanile con don Antonio Mazzi (Exodus) e Domenico Simeone (Università di Macerata): SONO GIOVANI ERRANTI? I GIOVANI MACERATESI TRA VALORI, ILLUSIONI E DELUSIONI. Sono presenti seicento ragazzi delle scuole medie superiori della provincia. “Se vedete un compagno che si droga ditelo ai genitori e farete il suo bene” afferma il coordinatore del convegno Giuseppe Bommarito, promotore dell’Associazione CON NICOLA, OLTRE IL DESERTO DI INDIFFERENZA [Nicola è un ragazzo vittima di overdose]. Un’insegnante chiede un parere a don Mazzi che risponde: “No: quella di ‘fare la spia’ è l’ultima risorsa. La prima è quella di andare da lui e di parlargli e di aiutarlo dandogli compagnia e amicizia. Ma non ci andate da soli: mettetevi insieme, fate un gruppo e andate a convincerlo in quattro. Da soli non salverete nessuno. Se sarete un gruppo ce la farete”. Io sto con don Mazzi.

Gran trambusto nella vecchia fattoria: Lucciola, la bastardina del contadino cacciatore, ha fatto cinque bastardini. “Te lo dicevo io di non andare in giro che poi restavi gravida” la sgridava la contadina – esperta di parti – ogni volta che la sentiva guaire. “Ma è possibile che la devi tormentare con questi ragionamenti?” la redarguiva il contadino cacciatore accarezzando la cagnolina. A ogni guaito una carezza, a ogni carezza un cucciolo: “Quando una bestia si sgrava, gli fai compagnia e stai zitto”.

“Il vero nemico da temere e da combattere è il peccato, il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa. Noi cristiani non abbiamo paura del mondo anche se dobbiamo guardarci dalle sue seduzioni. Dobbiamo invece temere il peccato e per questo essere fortemente radicati in Dio, solidali nel bene, nell’amore, nel servizio (…). Le prove, che il Signore permette, ci spingano a maggiore radicalità e coerenza”: così il papa dalla finestra a mezzogiorno, ringraziando per la solidarietà che gli manifestava la folla venuta da tutta Italia su invito delle associazioni ecclesiali. Abbiamo un papa che vede nella notte, come la civetta dei monaci. La notte era quella del peccato della pedofilia e degli altri abusi sessuali – dei preti e di tutti – al quale si accompagnava l’accusa del mondo, in parte malevola. La comunità cattolica – sensibile agli attacchi esterni – era tentata di concentrare le energie contro quell’accusa, non vedendo più la causa del buio. Ma Benedetto non l’ha persa di vista e la sta mostrando a tutti.

Incredibile Marcial Maciel Degollado che tradotto significa Marziale e Scannato. Trascinatore di ragazzi e abusatore dei trascinati. Piazzista del sacro e consumatore di droghe. Ingordo di corpi, di sermoni e di dollari.  Amante poligamo. Padre sconoscente. Schiavizzatore di donne. Capace di ogni parte in commedia e sempre con risultato. Niente in comune con noi miserelli che preghiamo e pecchiamo con la stessa neghittosità. Anche per il nome sarebbe piaciuto a Dante e a Shakespeare?.

“Nulla imponiamo, ma sempre proponiamo, come Pietro ci raccomanda in una delle sue lettere: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3,15). E tutti, alla fine, ce la domandano, anche coloro che sembrano non domandarla”: così papa Benedetto stamane, nell’omelia di Porto. Sulla base della mia esperienza, essendo sempre vissuto in Babilonia (così chiamo gli ambienti della Repubblica e del Corriere della Sera), confermo che alla fine tutti la domandano, quella ragione: “Ma tu ci credi davvero? Dio c’è realmente?” Un collega che mi appariva ateo, o almeno indifferente, poco tempo prima che un tumore lo stroncasse ebbe a dirmi: “Prega tu a nome mio, perchè ultimamente io sono un poco arrabbiato con Cristo e vedo invece che tu hai pazienza con lui”.

“Bisogna annunziare di nuovo con vigore e gioia l’evento della morte e risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede, leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza via qualsiasi paura e indecisione, qualsiasi dubbio e calcolo umano”: così Benedetto nell’omelia di martedì a Lisbona durante la messa al Terreiro do Paço. “La risurrezione è da tempo il fulcro della mia vita e ho molta voglia di discuterne con lei”: il cardinale Martini a Scalfari nella conversazione pubblicata oggi dalla Repubblica. Altre consonanze sulla “gioia”: il papa parlava in quell’omelia della “gioia vera e duratura” che si trova “seguendo Gesù”; il cardinale descrive a Scalfari “la scoperta della gioia e del gaudio” da parte di chi accetta di inoltrarsi in un “percorso di penitenza che dura tutta la vita” e che porta infine a un’esistenza “nuova e diversa”. Il papa tratta della “morte” di Cristo e il cardinale del Golgota. Ambedue del peccato che scandalizza e della penitenza che rigenera. L’uno nel Santuario, l’altro nel Portico dei Gentili.

Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio [di Fatima] vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa. E che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di reimparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Con una parola, dobbiamo reimparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza, le virtù teologali. Così rispondiamo, siamo realisti nell’attenderci che sempre il male attacca, attacca dall’interno e dall’esterno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che finalmente il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia“: così ieri il papa in volo verso Lisbona ha risposto alla domanda se sia possibile “inquadrare” nella “visione” della Chiesa perseguitata – che è nella terza parte del “segreto” di Fatima – anche “le sofferenze della Chiesa di oggi con i peccati degli abusi sessuali sui minori”. Vedo in queste parole un terzo tempo della meditazione di Benedetto XVI sullo scandalo “terrificante” della pedofilia: terzo dopo quello della lettera agli irlandesi (20 marzo) e l’altro dell’omelica alla Commissione biblica (15 aprile). Tre appelli miranti a porre la Chiesa in penitenza.

“Come in un’antica parabola, la loro missione è battere deserto e montagne, a piedi o in jeep, per lasciare bottiglioni d’acqua lungo i percorsi seguiti dagli immigrati”: leggete sul Corriere della Sera, a pagina 19, il reportage di Guido Olimpio intitolato Con i volontari nel deserto al confine tra Messico e Stati Uniti, dove sono morti a migliaia per il caldo, la sete, i banditi, la disperazione. I «samaritani» dell’Arizona che dissetano i clandestini. Due manager e un giudice sul Camino del Diablo seguono le tracce degli immigrati per lasciare bottiglie d’acqua”. Sono felice che questa storia sia stata narrata dal mio amico Guido.