Mese: <span>Luglio 2010</span>

Trilla il grillo e suona il suo strumento la cicala in piena notte.

E’ morto a 72 anni Mino Damato: un don Chisciotte dell’aiuto ai bambini malati di Aids che non ho mai incontrato ma che ho amato per la generosità e l’improvvisazione con cui a essa ubbidiva. Fonda nel 1995 l’Associazione Bambini in emergenza che nel 1997 diviene Fondazione: afferma di essersi occupata di duemila bambini della Romania, il paese con il più alto numero di minori abbandonati e affetti da Aids. Nel 1987 aveva adottato una bambina romena con Aids che muore dopo nove anni. Improvvisa anche in politica: a più riprese candidato non eletto in liste di destra, quand’è eletto cambia gruppo e nel 2008 corre per le comunali di Roma con una lista “per Rutelli”. Dirigendo Domenica In – nel 1985-1986 – fa chiasso con una camminata in diretta sui carboni ardenti. Hanno un andamento casual anche i suoi appelli umanitari con i quali si richiama sia al Buddha sia ai Vangeli. Nella pagina La stanza di Mino del sito della Fondazione c’è una preghiera intitolata SIAMO QUI PER UN RINGRAZIAMENTO che sembra rivolta al Dio ignoto e che termina così: “Signore dai le ali alle nostre speranze / Così che anche noi / Terra terra / Possiamo imparare a volare“. Gli voglio bene per l’attitudine ad aiutare il prossimo con passi di gioco.

“Papa Benedetto svolge una teologia dell’amore che è audace almeno quanto la teologia del corpo proposta da Papa Wojtyla”: è l’attacco di un mio minimo testo leggibile in Vino Nuovo con riferimento all’angelus di domenica. Per un altro mio testo con analogo contenuto vedi il post del 1° ottobre 2008: “L’amore per i poveri è liturgia”.

“Com’ero contenta quando sei nato” dice una mamma a un bimbo sulla spiaggia. Maria l’avrà detto un giorno a Gesù e il figlio della donna se ne ricordò in un giorno felice della sua divina conversazione: “Una madre, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo“.

Ho visto gli esami sull’erba alla Sapienza e ho civettato con la “Civetta colossale” dell’Acropoli nel Museo dell’Arte Classica della Facoltà di Lettere. Si laurea una figlia con Luca Serianni il grammatico e le due ore di attesa scatenano i miei ricordi di studente alla Sapienza. Scopro la protesta degli esami sull’erba contro i tagli del Governo e rivedo dopo tanto i milleduecento gessi del Museo che è alloggiato nel seminterrato di Lettere e Filosofia, vasto quanto un quartiere. Con una novità alla quale batto le mani: tra le statue che affollano corridoi e aule sono state ricavate venti “isole” di vaste tavolate dove si fermano a studiare un’ottantina di ragazzi. Mi sono goduto lo spettacolo della fresca gioventù che sfoglia libri tra il Giovane di Mozia e il Trono Ludovisi, la Kore di Antenore e il Doriforo da Pompei. Più di ogni altro gesso ho guardato quelli che riproducono “Il fregio con galli e colombe da Xanthos” e due volte ho fatto il giro del quadrilatero per spiare all’angolo di destra la “Civetta colossale” dell’Acropoli di Atene se mai battesse ciglio. Ma sempre tornavo agli studenti tra il popolo delle statue. Poche volte ho visto qualcosa di più bello.

Ma come posso essere triste – chiedeva a se stesso – se le mie figlie si chiamano Gloria e Sofia?

Lettura di Sergio Valzania, Dal profondo (San Paolo 2010), e voglia di slanciarmi – che è rara in un lettore randagio. Valzania mi prende perchè si mette in gioco quando scrive ma è la pagina 50 che mi fa camminare mentre leggo: “Mistero è una parola spartiacque, di quelle che dividono gli uomini in due insiemi: da una parte stanno quanti credono che le origini prime del mondo non siano conoscibili, dall’altra si trova chi pensa invece che tutto abbia una spiegazione razionale, scientifica, legata alle leggi della natura e che prima o poi arriveremo a impadronircene“. – Avevo detto qualcosa di somigliante nell’ultimo commento a un post del 18 aprile 2007, opinando che la parola mistero vada oggi ricompresa e “ancora più amata”.

Caro Accattoli, il 9 luglio sarà un mese esatto dall’impiccagione di un bambino di 7 anni avvenuto in Afganistan, reo di non so quale azione di spionaggio. Inaccettabile. Com’è possibile impiccare pubblicamente un bambino nel 2010? Sappiamo che ogni giorno muoiono bambini per fame, per malattie o mancanza di farmaci per curarle, per guerre, per violenze degli adulti, sempre e comunque per qualche crudeltà dei grandi. Grandi potenze, grandi interessi, grandi regole del mercato, grandi giochi della politica, grandi… egoismi. Questo martirio, di uno sconosciuto, piccolo, afgano sembra riassumere la tragedia dell’infanzia nell’inizio del 2° millennio. – Ho ricevuto questa lettera dal pediatra Rossano M. Rezzonico, che ringrazio con un abbraccio. Il resto della lettera nel primo commento.

Oggi manifesta «molta» o «moltissima» fiducia riguardo alla Chiesa poco più di metà (57%) dei cittadini. Pochi mesi fa, nel dicembre 2009, costoro erano il 65%. E un anno fa, nel luglio 2009, sfioravano il 70%. lnsomma nel giro di dodici mesi, si registra una diminuzione mediamente superiore al 10%: così Renato Mannheimer sul Corriere della Sera di ieri. Che dà per sesta la Chiesa Cattolica tra le istituzioni che più attirano la fiducia degli italiani, dopo Polizia e Carabinieri 83%, Forze armate 81%, Presidente della Reopubblica 78%, Magistratura 60%, Scuola e università 60%. “Qualche decennio fa – scrive ancora Mannheimer – la situazione era differente e vedeva nelle prime posizioni anche la Magistratura, la Chiesa Cattolica e l’Unione europea, che oggi si trovano rispettivamente al quarto, sesto e settimo posto”.

Mia lode a Brancher per le giuste dimissioni: qui l’avevo sbeffeggiato e qui gli riconosco un comportamento da uomo. Anche lodo i presidenti Napolitano, Fini, Berlusconi per quanto detto e fatto nella circostanza. Per inquadrare tanto entusiasmo vedi il post del 26 giugno QUELL’IMPEDITO DI BRANCHER.