Mese: <span>Ottobre 2010</span>

Ho imparato ad avere compassione, nel senso letterale del termine: non giudico mai nessuno, tanto meno i padri in difficoltà“: parola di Graziano Del Rio, sindaco di Reggio Emilia, padre di nove figli. “Guardo con occhio comprensivo le persone e i loro problemi, conoscendo bene le complicazioni della vita che ha chi abita in casa mia“: lo dice Renato Zucchetti, sindaco di Rho, che ha accolto in casa per un decennio ogni sorta di bisognosi e ha adottato tre figli. Leggo le storie dei due sindaci – ai quali dico la mia simpatia – in Famiglia cristiana 42/2010. Il primo è un cattolico a capo di una giunta di centrosinistra, il secondo un cattolico a capo di un centrodestra. L’uno viene presentato come ammiratore di La Pira, l’altro come seguace di don Giussani. Felice io di vedere buone opere di qua e di là. “Gareggiate nello stimarvi a vicenda”.

Titolo: L’ALBERO DI FICO TRA LE TOMBE. Svolgimento: “L’abbandono del Verano è sempre più grave. Ecco la foto di una pianta di fico, con tanto di frutti maturi, cresciuta in questi anni ai lati di una tomba a due metri di altezza vicino a quella in cui riposa mia madre, nella parte anglicana del cimitero” E’ la didascalia a una foto firmata GIANCARLO COLAGROSSI nella rubrica LA FOTO DEI LETTORI del Corriere della Sera – Roma di ieri. Premetto che quella rubrica – accanto alle fresche risposte ai lettori di Paolo Conti – è la parte migliore del Corsera romano, che non perdo mai. Ma dico che mi piacerebbe avere una pianta di fico accanto alla tomba. Mi piacciono i fichi.

Ma il nostro Dio è così matto?” è l’imperdibile motto della lectio divina che il gesuita Paolo Bizzeti tiene ogni mese all’Antonianum di Padova. Mi è tornato alla mente ascoltando Benedetto lunedì parlare dell’avventura di Dio ai padri del Sinodo per il Medio Oriente: vedi post precedente. Il Dio di Gesù Cristo si lascia coinvolgere o no nella storia di noi miserelli? Affronto svagatamente l’ardua questione con la mia capatina settimanale nella cantina del Vino Nuovo.

Pensiamo alle grandi potenze della storia di oggi, pensiamo ai capitali anonimi che schiavizzano l’uomo, che non sono più cosa dell’uomo, ma sono un potere anonimo al quale servono gli uomini, dal quale sono tormentati gli uomini e perfino trucidati. Sono un potere distruttivo, che minaccia il mondo. E poi il potere delle ideologie terroristiche. Apparentemente in nome di Dio viene fatta violenza, ma non è Dio: sono false divinità, che devono essere smascherate, che non sono Dio. E poi la droga, questo potere che, come una bestia vorace, stende le sue mani su tutte le parti della terra e distrugge: è una divinità, ma una divinità falsa, che deve cadere. O anche il modo di vivere propagato dall’opinione pubblica: oggi si fa così, il matrimonio non conta più, la castità non è più una virtù, e così via. Queste ideologie che dominano, così che si impongono con forza, sono divinità. E nel dolore dei santi, nel dolore dei credenti, della Madre Chiesa della quale noi siamo parte, devono cadere queste divinità, deve realizzarsi quanto dicono le lettere ai Colossesi e agli Efesini: le dominazioni, i poteri cadono e diventano sudditi dell’unico Signore Gesù Cristo. – E’ un brano della meditazione con cui Benedetto ha aperto lunedì mattina – parlando a braccio – i lavori del Sinodo per il Medio Oriente. Sono contento di quanto ha detto. Nei primi quattro commeni altre parole forti della stessa meditazione.

I diciassette paesi rappresentati nel Sinodo per il Medio Oriente (Arabia Saudita, Bahrain, Cipro, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iraq, Iran, Israele, Kuwait, Libano, Oman, Qatar, Siria, Territori palestinesi, Turchia, Yemen) contano oggi in totale 5.754.000 cattolici. E’ con il pensiero a questo piccolo popolo che il Papa domenica ha pronunciato un ringraziamento per il passato che è anche una trepida invocazione per il futuro: “Eleviamo il nostro grazie al Signore della storia, perché ha permesso che, nonostante vicende spesso difficili e tormentate, il Medio Oriente vedesse sempre, dai tempi di Gesù fino ad oggi, la continuità della presenza dei cristiani”. – E’ un capoverso di un mio illazionante articolo pubblicato oggi da LIBERAL a pagina 15 con l’ineccepibile titolo UN SINODO PER IL MEDIO ORIENTE CRISTIANO.

Fiumicino, arrivi internazionali.Torna la sorella grande dall’America dopo dieci mesi e il fratellino di nove anni le salta al collo e l’abbraccia nascondendo la faccia tra i capelli di lei che cerca di guardarlo negli occhi ma poi sta al gioco di lui. Lo sostiene con le due mani intrecciate e si dondola come una madre mentre i genitori la guardano e la guardano. Ha 17 anni.

Compiendo oggi 79 anni, il vecchio Desmond Tutu si ritira a vita privata e si impegna a “portare ogni mattina una tazza di cioccolato a mia moglie Leah”: trovo appropriato il programma e festeggio quel cristiano verace con un bicchiere di Vino Nuovo.

Un bacio a Sarah uccisa dallo zio Michele. Ti penso con l’affetto di uno che ha avuto per tre volte figlie di quindici anni. Vedi di stare un poco con lo zio Michele. Sarebbe stato meglio per lui non essere nato. Ma è nato e ti ha strangolata e solo tu – io credo – gli puoi dire una parola ora che la tua gola non è serrata dalle sue mani. E qui, nello spavento, ci sono la moglie e le due figlie di tuo zio. Vedi che puoi fare. Nessuno tra noi sa dire nulla.

Se non bastano le parole di un sms uso un muro per dire a te che sei la stella più lucente del mio universo“: scritto a lettere nere sul parapetto di via del Fagutale all’angolo con piazza di San Francesco di Paola. – “Se non bastano” lo intendo: se un messaggino non è abbastanza. Finalmente una scritta – tra le tante riportate nel blog – che spiega perchè a volte si devono “usare” i muri. Perchè il resto non è abbastanza.

Uccisa dal marito con il lancio di un mattone – dunque praticamente lapidata – mentre cercava di salvare la figlia dalla violenza del figlio: Shanaz – figlia del Pakistan e dell’Islam – è una martire della dignità della donna. Due baci a lei come si addice ai martiri. Con la sua vita Shanaz forse ha salvato Nosheen: a lei un bacio che la sostenga nella sua vocazione di donna libera e l’aiuti a riprendere l’avventura dei vent’anni e a non perdere il vivo lume degli occhi con cui oggi ci guarda dai giornali, nella carezza del velo. Un giorno forse quel lume potrà ammansire un uomo.