Mese: <span>Gennaio 2011</span>

Il nuovo anno non poteva avere un migliore avvio per Papa Benedetto: dal varo delle nuove leggi sulla finanza (paragonabili per importanza alle nuove regole sulla pedofilia) all’indizione di una quarta giornata di Assisi, dall’annuncio della beatificazione di Papa Wojtyla alla creazione del primo ordinariato “anglicano-cattolico”, alla nomina di un protestante a presidente dell’Accademia delle Scienze. Sono cinque buone mosse nel segno del riordino interno, della “continuità” con il predecessore e dell’ecumenismo. Alcune di queste scelte sono occasionali e altre strategiche, ma tutte comprensibili e apprezzabili anche da parte dell’opinione pubblica. Nell’insieme segnalano che dal punto di vista del governo – e dell’iniziativa personale del Papa – il Pontificato benedettiano sta vivendo forse la sua stagione migliore. – E’ il pomposo avvio di un mio articolo pubblicato oggi da LIBERAL a pagina 10 con il titolo sibillino ANNO NUOVO PAPA NUOVO.

«Mi pagano per parlare. Mi pagano per tacere. Così divento ricca»: parole di Ruby che ascolto in un telegiornale. Diciotto anni: povera figlia inebriata dal denaro. Forse aveva quell’età – o forse meno – Salomè che danzava per Erode. Sempre piccole donne incolpevoli in mezzo a teste che rotolano. Incolpevoli o forse no. “Non se ne scava nella terra fosse così profonde come nel cuore dell’uomo”.

Mando un bacio a Nadia, a Diego, ai genitori. Leggo le parole “forza Diego corri” con l’emozione con cui ogni volta ascolto il comando evangelico “alzati e cammina”. E’ la conclusione ad effetto di un mio bicchiere di Vino Nuovo che dedico a Nadia Ghigliotto, infermiera sulle ambulanze e cantautrice, per la canzone FORZA DIEGO CORRI che lei ha scritto e canta per il bimbo Diego colpito da atrofia muscolare spinale.

Da quando ha beccato D’Alema a St. Moritz e Bertinotti alle Bahamas-Antille il collega Alfonso Signorini non riesce a prendere sonno. E’ stato visto alle quattro del mattino girare intorno all’isolato ripetendo senza pause: “Ma questi comunisti vogliono fare i Signorini?”

Wojtyla sarà fatto beato il 1° maggio e il Corsera mi chiede un pezzullo su questa data “singolare”. Spiego che chi l’ha scelta pensava alla Domenica della Divina Misericordia, ma il vasto mondo penserà al papa che fu operaio e che difese ognisempre gli operai. Parlo – per la necessità di aggiungere otto righe – con il collega che “passa” il pezzo, ignorantissimo di Chiesa, che mi dice: “Ma se c’era ancora Wojtyla avrebbe parlato o no degli operai di Mirafiori?” Non lo so, gli rispondo, non lo può sapere nessuno e concludo: “Io penso che non ne avrebbe parlato”. “Io invece penso di sì”, fa il collega che si chiama Mario.

Avevo in liceo un professore che per segnalare una posizione ad excessum diceva: “E’ più cattolico del papa”. E’ quanto mi viene da dire per i nove storici e giornalisti di orientamento tradizionalista che hanno scritto al papa per chiedergli di rinunciare all’annunciata quarta Giornata interreligiosa di Assisi, che si farà il prossimo ottobre, nel venticinquesimo di quella del 1986 e dopo quelle del 1993 e del 2002. Gli hanno fatto quella richiesta sostenendo che qualunque cosa egli abbia a dire o fare, il programmato appuntamento non potrà che favorire il relativismo e il sincretismo. Tranne De Mattei questi signori mi sono sconosciuti ma mi fanno l’impressione dei tanti di orientamento progressista che si affannano a ricordare al papa l’importanza del Vaticano II. Io ero ad Assisi 1986 e sono felice di aver avuto quella possibilità. Ero anche ad Assisi 1993 ugualmente felice e felicissimo ad Assisi 2002, dopo il crollo delle Torri, alla quale era presente anche il cardinale Ratzinger. Considerai la presenza del custode della fede un capolavoro di papa Wojtyla. Sono sicuro che Benedetto non rinuncerà al proposito annunciato il 1° dell’anno e saprà condurre la prossima giornata senza “cedimenti”. Ma voglio aggiungere che non mi preoccupa che vi siano nove – e chissà quanti altri – che obiettano questo e quello. Il confronto delle opinioni non può che giovare. [Segue nel primo commento]

Ho conosciuto e conosco l’amore di mia moglie per me, per i miei figli, per la mia famiglia, per gli altri, per i fiori, per la natura. Vivo con la speranza di rivederla un giorno e di restare per sempre con lei”: così scriveva Armando Drago – con riferiemto all’amatissima Angelina che se ne era andata lasciandolo solo – nel libretto CREDO IN DIO PERCHE’ E’ IL PIU’ BRAVO (EDB 2009), il più naif e il più bello dei libri sulla fede cristiana che io abbia letto negli ultimi dieci anni. L’avevo recensito con entusiasmo per IL REGNO. E Armando, che non ho mai visto,  si era entusiasmato per la mia recensione e mi aveva chiesto di andare a Bonistallo (Poggio a Caiano, Pistoia) a parlare del suo libretto. Bonistallo dev’essere un luogo bellissimo e io avevo detto subito di sì e aspettavo che Armando mi indicasse una data. Ma ecco che mi arriva la notizia della sua morte, avvenuta lunedì, a 61 anni. In questo momento si sta celebrando a Bonistallo la sua messa di addio. Era più giovane di me. piango e lo prego di tenermi d’occhio. – Ma anche segnalo ai visitatori distratti l’opportunità – se vogliono occuparsi di qualcosa di serio – di andare alla pagina di questo blog intitolata CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto, di cliccare sul capitolo 20 PREGHIERA PUBBLICA e di leggere il testo riguardante il caro Armando, intitolato “Credo perché mi sento amata”. Inchiesta sulla fede di Armando Drago.

Ha detto tutto, non ha taciuto nulla, non ha cercato accomodamenti: un Papa davvero globale e a tutto tondo quello che abbiamo ascoltato ieri sulla libertà religiosa. Ha nominato i Paesi che la violano, a partire da quelli delle recenti stragi di Ognissanti (Iraq) e di Capodanno (Egitto). Ha chiesto al mondo di agire a difesa dei cristiani. È stato concreto, si direbbe tagliente, nei riferimenti. Ha spronato il Pakistan ad abrogare la legge sulla blasfemia e ha ricordato «il tragico assassinio del Governatore del Punjab» – un musulmano favorevole a quell’abrogazione – che «mostra quanto sia urgente procedere in tal senso». Agli Stati della Penisola Arabica ha chiesto spazio per le attività “pastorali” della Chiesa. Non solo non è stato accomodante ma ha persino alzato il tiro, introducendo temi relativamente nuovi e fortemente conflittuali. – E’ il passabile attacco di un mio articolo pubblicato oggi da Liberal con l’impossibile titolo in prima pagina IL RATZINGER ARRABBIATO: METAMORFOSI DI UN PAPA e questa ragionevole ripresa a pagina 11: IL PAPA ALZA IL TIRO CONTRO LA PERSECUZIONE.

“Ogni battezzato acquista il carattere di figlio a partire dal nome cristiano, segno inconfondibile che lo Spirito Santo fa nascere ‘di nuovo’ l’uomo dal grembo della Chiesa”: così ha parlato oggi il papa all’angelus, nella domenica del Battesimo di Gesù e dopo aver battezzato 21 bambini nella Cappella Sistina. Da quella frase sono venuti titoli di agenzia, di siti e – forse – verranno titoli di giornali che suonano così: “Date ai vostri figli nomi cristiani“. Ma con quella frase il papa teologo non voleva polemizzare con la moda dei nomi esotici: di sicuro egli preferisce che i bambini vengano chiamati Maria, Giuseppe o Giorgio (sono i nomi dei tre fratelli Ratzinger) piuttosto che Melito, Romina o Vanessa, tuttavia stamane volava alto e intendeva dire che “ogni battezzato acquista il carattere di figlio a partire dal nome di cristiano con il quale viene chiamato entrando a far parte della Chiesa”. Il “nome cristiano”: cioè l’essere chiamato cristiano, l’assumere il nome che viene da Cristo. Ai colleghi frettolosi che gli hanno fatto dire non ciò che egli intendeva ma ciò che loro erano preparati a intendere – ognuno infatti porta il papa al proprio livello – segnalo questo testo che si trova alla pagina 31 del volume del teologo Joseph Ratzinger intitolato ELEMENTI DI TEOLOGIA FONDAMENTALE (Morcelliana 1986): “Essere battezzato vuol dire assumere il nome di Cristo, vuol dire diventare figlio con lui e in lui. L’esigenza posta dal nome che qui si assume è più radicale di quella posta da qualsiasi nome umano“.

«L’islam non promuove la violenza contro le minoranze, ma ordina il rispetto dei loro diritti e le difende. È per questo che aiuto Asia Bibi»: parole di Salman Taseer, governatore musulmano del Punjab, ucciso il 4 gennaio per la sua difesa dei cristiani del Pakistan. Ne parlo in Vino Nuovo. Taseer si era esposto in difesa di Asia Bibi, cristiana condannata a morte per blasfemia, l’aveva incontrata in carcere il 20 novembre, aveva presentato di persona al presidente Zardari una domanda di grazia per lei dichiarandosi convinto che sarebbe stata accettata. Lo considero un martire della libertà religiosa: a chiamarlo “martire” è stato, per primo, il settimanale cattolico inglese The Tablet. Riusciremo a onorarlo come merita?