Mese: <span>Giugno 2011</span>

A Padova, dal Guariento, in grande festa. Ho contato gli angeli che sono stati invitati alla mostra e sono 57. Gli ho chiesto di portare un saluto ai miei visitatori.

Ti ho sempre considerato un segno, fin dal primo momento. Un segno attraverso il quale il Signore cercava di allontanarmi dagli errori, di darmi un’altra possibilità”: così Daniela Dichiara parla al figlio Stefano – colpito da tetraparesi spastica distonica – nel volumetto di Jessica Dichiara intitolato Racconto di te. I primi diciotto anni vissuti da un ragazzo speciale (Edizioni Simple, Macerata 2010): gli dedico un bicchiere di Vino Nuovo.

«Spero si ponga fine alla guerra e ai bombardamenti in Libia: solo con un governo, qualunque esso sia, si può gestire il fenomeno immigrazione, altrimenti continueremo ad avere immigrati, immigrati, immigrati»: parole del ministro Maroni che ricorda che «il Parlamento Usa ha detto al presidente Obama “basta spendere soldi in Libia”: il governo italiano e i governi europei dovrebbero fare la stessa cosa». «Tutti i servizi segreti – ha spiegato Maroni – non riescono a trovare Gheddafi mentre lui gioca tranquillamente a scacchi: c’è qualcosa che non funziona e noi siamo gli unici a subire impatti negativi da questo: sono già infatti oltre 20.000 i profughi arrivati dalla Libia». Già in altra occasione sulla guerra e ancor prima sui migranti avevo detto che mi ritrovavo nelle parole di Maroni e oggi ancora. Leggi tutto.

Ieri a Filottrano, Ancona, avevo un incontro intitolato DISCUTERE E COMBATTERE CON I FIGLI: MA IN CHE LINGUA? E’ stato bello, un teatro pieno: “Abbiamo raggiunto il quorum” ho detto in apertura con allusione agli organizzatori che temevano una scarsa affluenza. Molta discussione, tutta in tema. Una bambina di 4a elementare mi ha posto questa domanda: “Che si può fare se in famiglia succede qualcosa, c’è un problema e non si riesce a superare quello che è successo?” Le ho chiesto di farmi un esempio del “qualcosa” che poteva succedere. La sala era piena di madri e maestre che si sono fatte serissime temendo che la mia domanda potesse mettere in difficoltà la bambina o la sua famiglia. Lei ha risposto tranquilla: “Per esempio se muore un amico”. Ho risposto così: “La famiglia è il luogo dove ci si aiuta quando succede qualcosa. I più grandi aiutano i più piccoli. I piccoli fanno compagnia ai grandi. Tutti insieme vanno a fare visita alla famiglia di quello che è morto. Se questo non basta per sopportare il dolore per la mancanza della persona morta, si può cercare aiuto in altre famiglie. Quelle dova vai a fare i compiti, o a giocare, o con le quali fai le vacanze. Così si può fare una famiglia allargata, che avrà maggiori possibilità di aiutare quelli che sono tristi a superare la loro tristezza”. La banbina ha detto che aveva capito la mia risposta ed era contenta di essa. Non ho mai avuto – in mille e millanta conferenze – una domanda più giovane di questa.

Non sappiamo ancora se il quorum ci sarà, ma la buona probabilità che ci sia – avvertita fin dalla vigilia – ha ravvivato il dibattito, ha mosso gli argomenti e le persone, ha attivato la partecipazione. A quanto ho potuto vedere intorno a me in questi giorni, la realistica possibilità che si arrivi al 50% più uno ha fatto bene alla democrazia. Io non ritengo sia un dovere votare comunque: può ben esserci la scelta di non andare a votare sia per impedire il raggiungimento della soglia, sia per disinteresse alla materia. Ho praticato ambedue queste vie. Ma considero un dovere prendere parte alla discussione, quantomento per dire che la materia è ininfluente e non vale la pena scomodarsi per la prevalenza dell’una o dell’altra opzione. E’ dunque con soddisfazione che guardo a quanto si è discusso sui quattro quesiti in questi giorni con i figli, gli amici, nei giornali per i quali collaboro, in parrocchia, qui nel blog, al bar e per strada. Credo che il risultato della circolazione dei pareri vada visto come positivo anche se il quorum venisse a mancare: ma io sono tra quelli che si sono adoperati – e si adoperano: anche con questo nuovo post – per raggiungerlo.

Sono a Pistoia dove ho parlato in piazza del Duomo per la veglia di Pentecoste insieme al vescovo Mansueto Bianchi- “Dobbiamo rischiare di più la nostra presenza per le strade e nelle piazze”, dice il vescovo che ha voluto questa veglia in piazza perchè la comunità ecclesiale si facesse presente alla città. Il meteo non dava sicurezza, ma l’ottimo vescovo ha mantenuto l’appuntamento all’aperto e non abbiamo avuto pioggia. Buona Pentecoste a tutti da questa bella veglia in una piazza affollata.

La buona stagione e la festa delle donne. Mi basta affacciarmi a qualsiasi ora per vederne a decine libere nel sole. Io ne sono contento e le guardo tantissimo ma penso che se si vestissero un poco di più non sarebbe male. Ho visto ieri davanti a Santa Maria Maggiore un gruppo di turiste arabe che venivano dalla stazione Termini e un gruppo di americane dirette ad essa: è un riequilibrio planetario quello che propongo. Quelle tutte coperte, queste scottate sulla pelle bianca. Solo i trolley dei due gruppi erano uguali. Se si scambiassero le valigie – pensavo – e mischiassero i vestiti, non ci guadagneremmo tutti?

Benedetto parlando stamane ai nuovi ambasciatori di Moldavia, Guinea, Belize, Siria, Ghana e Nuova Zelanda ha trattato anche dell’ecologia umana e dell’alleanza tra l’uomo e la natura e – senza nominarle – delle centrali nucleari. Parole sagge, da leggere per intero, ma non affatto un intervento sui nostri referendum. Qui e nei primi due commenti riporto l’intero passo del suo discorso riguardante questo argomento: “I primi sei mesi di quest’anno sono stati caratterizzati da innumerevoli tragedie che hanno riguardato la natura, la tecnica e i popoli. L’entità di tali catastrofi ci interpella. È l’uomo che viene per primo, ed è bene ricordarlo. L’uomo, al quale Dio ha affidato la buona gestione della natura, non può essere dominato dalla tecnica e divenirne il soggetto. Una tale presa di coscienza deve portare gli Stati a riflettere insieme sul futuro a breve termine del pianeta, di fronte alle loro responsabilità verso la nostra vita e le tecnologie. L’ecologia umana è una necessità imperativa“.

Ho visto la mostra di Lorenzo Lotto alle Scuderie del Quirinale e mi sono incantato – come sempre – davanti ai due gatti che sono nell’Annunciazione di Recanati e nel Commiato di Cristo dalla Madonna di Berlino. Quello spaventato dell’Annunciazione, con gli occhi accesi dalla luce dell’Angelo e quello inquieto del Commiato. Come se il sensitivo Lorenzo avesse voluto darci i sentimenti di Maria nell’allarme del micio. Guardo al Lotto come al Torquato Tasso della pittura del Rinascimento. La stessa vivida e fantastica percezione del mistero. Persino negli occhi di un gatto il Lotto. Negli spiriti – lui diceva “spirti” – della luce e della notte il Tasso: “Nell’aria i vaghi spirti / han l’onde in mar quiete”.

Questo è il gatto del Lotto nell’Annunciazione di Recanati:

Trovo ottimo per tono e contenuto il dibattito che si è svolto qui sui referendum per i quali voteremo domenica e lunedì. Io avevo annunciato il mio “sì” a tutti (vedi post del 1° giugno) e mantengo quella posizione ma ora sono più informato e apprezzo in particolare le “riflessioni” del senatore del Pd e mio amico della Fuci Stefano Ceccanti, il quale ha inserito qui come commento un testo che ha pubblicato ieri nel blog Il Cannocchiale: riflessioni che lo portano a due “sì” e a due “no”. “Sì” al legittimo impedimento e alla scheda rossa sull’acqua, “no” al nucleare e alla scheda gialla sull’acqua. Apprezzo chi aiuta a capire e si mette in gioco e magari spariglia i giochi. Ceccanti si mette in gioco due volte perchè prende una posizione diversa da quella del Pd al quale appartiene, che è per i quattro “sì”. Informarsi seriamente, discutere nel proprio ambiente tenendo d’occhio il grande dibattito, andare a votare o astenersi dal voto secondo l’idea che si è maturata nella discussione: mi sembrano questi i punti cardinali di un giusto uso dei referendum.