Mese: <span>Luglio 2011</span>

Amo una spiaggia con i sassi segnati – come se un giorno ci fosse passato Mirò – e la chiamo Scoglitti, legandola nel nome a un borgo di Sicilia che si affaccia sul mare africano. Ma questa mia è laziale e si trova a un passo dal primo – per chi venga da Roma – dei tre ponti romani di Santa Marinella. Non c’è sabbia ed è tutta una festa di pietre istoriate non so come e perché: le hanno fatte così le mareggiate nei millenni. Sono di un calcare misto e a strati che levigato – dalle onde – mostra geometrie colorate, grafie lineari e aggrovigliate, ombreggiature come di porfido, o di marmo cipollino, o di alabastro ambrato. Mi sorprendo a pensare che questi ciottoli avevano questi gomitoli di segni quando si chiamavano Pyrgi ed erano un porto etrusco. Qualche sasso sembra legato da un nastro bianco come un pacchetto, altri hanno cerchi concentrici come gli alberi tagliati, altri ancora sono percorsi da linee parallele come i quaderni a righe. Mi piacerebbe ascoltare una qualche spiegazione. Quando vado a questa spiaggia non mi porto un libro e cerco i segni nei sassi.

“Le prime tredici attestazioni [sulla santità diffusiva di Karol Wojtyla e sul cristianesimo di conversione da lui predicato] sono inedite: le ho raccolte con un’inchiesta tra i miei conoscenti e i frequentatori del mio blog. Mi sono rivolto alle persone convertite alla fede cristiana, o aiutate a non abbandonarla, o soccorse nella fatica di vivere dalla testimonianza di Giovanni Paolo. L’idea mi è venuta sentendo di non cristiani, o di non credenti, o di cristiani dubbiosi, non praticanti, conviventi, divorziati risposati e simili che raccontano di essere stati aiutati a credere dal papa polacco”: è un brano promozionale di una mia piccola inchiesta per la quale avevo chiesto la collaborazione di voi bloggers [vedi post del 28 maggio], che era stata splendida. E’ intitolato Convertiti da Karol. Inchiesta sulla santità diffusiva del beato Wojtyla e la potete leggere nella pagina COLLABORAZIONE A RIVISTE elencata sotto la mia foto.

“C’è chi ha avuto la Land Rover, chi la Smart, chi un appartamento in centro e chi è stato eletto al Consiglio regionale. Essere eletti con quel sistema non è reato”: così ha parlato l’avvocato di Nicole Minetti all’udienza preliminare del caso Ruby, in difesa della sua cliente [Corriere della Sera del 14 luglio, pagina 15: “La Minetti non era una tenutaria. Riceveva vantaggi come tante altre”]. Dunque quelle parole non sono state dette per satira, ma a nome di Nicole e – possiamo presumere – con il suo consenso. E’ perciò la Minetti in persona che ci viene a dire: per la mia presenza alle feste di Arcore il premier mi ha fatto inserire nel listino bloccato del presidente Formigoni. Per me quell’affermazione dell’avvocato – fatta a nome della Minetti – configura una ragione sufficiente perché lei di dimetta da quell’incarico. Essere eletti come regalo personale del premier non è un reato, d’accordo. Ma un incarico di rappresentanza democratica non è una Smart: se tu stessa ammetti di averlo avuto per la tua partecipazione alle feste, ti devi dimettere. Già in un post del 1° febbraio 2011 un incompetente sosteneva questa tesi.

Per comprendere le vicende del Sud Sudan noi italiani disponiamo di un interprete eccezionale, che è il missionario bresciano Cesare Mazzolari, da 30 anni laggiù e oggi vescovo di Rumbek, alla cui figura è dedicato il volume di Lorenzo Fazzini, ‘Un Vangelo per l’Africa’ (Lindau editore), che arriva ora nelle librerie. Questo vescovo intraprendente ha anche un sito internet – cesarsudan. org – dove ci si può aggiornare sulla sua lettura degli avvenimenti“: così scrivevo martedì 12 sul quotidiano LIBERAL, in un articolo per l’indipendenza del Sud Sudan, che egli con passione aveva auspicato e favorito. Cesare è morto ieri, all’indomani della proclamazione dell’indipendenza, che aveva salutato così: «Siamo grati per ciò che le nazioni faranno per noi, ma ciò che conta veramente per la nascita di un nuovo Stato è sapere che noi sud-sudanesi daremo il massimo per la nostra nazione». Avevo conosciuto Mazzolari nel 2000 in occasione di un meeting vaticano sui “bambini soldato”. Gli rinnovo l’abbraccio di allora e la gratitudine per ogni insegnamento che ho avuto dal suo genio della carità.

Qui a Monglin vivo senza casa; m’alzo senza sveglia; mi lavo senza catino; prego senza chiesa; mangio senza tovaglia; vo’ a caccia senza licenza; viaggio senza soldi; imbroglio senza colpa; lavoro senza posa; vo’ a spasso senza scarpe; sono allegro senza teatro; studio lingue senza fine; non passo giorno senza fastidi; campo senza amici; sfamo quaranta ragazzi senza scrupoli; invecchio senza accorgermi. E di certo morrò senza rimorsi, ché uomo allegro il Ciel l’aiuta. E voi? Voi, così, non mai se non verrete, e presto, a tenermi compagnia!“: è un bellissimo testo di Clemente Vismara (1897-1988), missionario del Pime in Birmania per 65 anni, proclamato beato il 26 giugno a Milano (era di Agrate Brianza). Onoro quella gustosa interpretazione del paradosso cristiano con un bicchiere di Vino Nuovo e nel primo commento ne segnalo la nativa ilarità – narrano che Vismara come ogni vero cristiano sapeva essere “sempre lieto” – raffrontandola con la goliardica litania “senza denari senza calzari” del film “Brancaleone alle Crociate” (1970) di Mario Monicelli.

“Come sul Titanic non si salvano neanche i passeggeri di prima classe” hai detto ieri al Senato. Abbiamo capito Giulio: balleremo tutti, balleremo molto. Il tuo cognome ci illumina sul futuro: Tremonti, tremanti, trementi. E pensare che fino all’altro ieri Tremonti voleva dire “tramanti”. [Nei primi due commenti spiego tutto il tremito]

Benedetto Castellini di Latina perde l’uso delle gambe nel 1998 – a 43 anni – per una lesione midollare causata da un intervento chirurgico per ernia dorsale. Insegnante di matematica e fisica nei licei, sposato, due figlie, è costretto a lasciare la scuola e muoversi con la sedia a rotelle, ma non si arrende e conquista con grande tenacia una sua autonomia di movimento. L’esperienza di tanta fatica ne ha fatto un lodatore del “prodigio” del corpo umano e della prudenza necessaria a proteggerlo. Vedi la sua storia nella pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto, capitolo 4 REAZIONE ALL’HANDICAP.

Lettura vacanziera di luoghi mai visti e voglia di slanciarmi. La Camera d’Ambra del Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo che ad entrarci era come tuffarsi nel miele e la Cappella della Pace sognata da Picasso a Vallauris in Costa Azzurra. E Isso, Tiro sull’isola, Alessandria nascente, Babilonia dove Dario ordinò il raduno dell’immenso esercito e ogni altra tappa della corsa del Macedone all’India, che inseguo nelle pagine di Curzio Rufo. Gaugamela dove Alessandro non si svegliava e dovettero scuoterlo: “E’ giorno fatto e il nemico ha mosso l’esercito”. Multa lux est: instructam aciem hostis admovit. Ma io sì che ero sveglio quella mattina.

Il donarsi agli altri senza nulla attendere in cambio ci ritorna come la forma più evoluta di felicità“: è un detto del poeta Giovanni Raboni (1932-2004) narrato da Giovanna Cavazzoni, presidente di Vidas, intervistata dal Corriere della Sera del 9 maggio 2011 per l’80° compleanno. Vidas è un’associazione “per l’assistenza completa e gratuita ai malati terminali” che in 26 anni ha accompagnato alla morte 26 mila persone. Un giorno Giovanna parla di Vidas a Giovanni Raboni e ne ha quel commento ispirato al Vangelo, dove Gesù suggerisce di prestare a chi non può restituire e di invitare a tavola chi non può ricambiare. Ispirato anche al detto extrabiblico di Gesù: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Gli dedico un bicchiere di Vino Nuovo.

Oggi a Juba è stata proclamata l’indipendenza della nuova Repubblica del Sud Sudan, nata da una guerra civile e da un referendum: otto-dieci milioni di abitanti, al 90% sotto la soglia di povertà, appena usciti da un conflitto con il Nord che è durato 22 anni e che ha prodotto – secondo le cifre dell’ONU – due milioni di morti e quattro milioni di sfollati. Con il ritorno degli sfollati si prevede che la povertà sarà ancora maggiore. Insomma abbiamo a che fare con la nascita – all’indipendenza – di uno dei Paesi più poveri del mondo ma ricco di petrolio: il suo futuro sta nella solidarietà internazionale e nella possibilità di sfruttare l’oro nero. Molto dipenderà dalle relazioni con il Nord, se ci sarà collaborazione o conflitto. Buona parte degli abitanti è cristiana. Papa Benedetto “invita la Comunità internazionale a sostenere il Sudan e il nuovo Stato indipendente perché in un dialogo franco, pacifico e costruttivo trovino soluzioni giuste ed eque alle questioni ancora irrisolte ed augura a quelle popolazioni un cammino di pace, di libertà e di sviluppo”. Sono stato in Sudan, ma solo a Khartoum, con Giovanni Paolo II, il 10 febbraio 1993. Mando un bacio augurale a quel popolo di poveri, oggi in festa. Che essa sia durevole.