Mese: <span>Febbraio 2013</span>

Il padre Lombardi informa che i cardinali già presenti a Roma, che hanno salutato il Papa stamane nella Sala Clementina, sono 144 su un totale di 208. E’ dunque verosimile che per lunedì 4 marzo siano presenti – alla prima Congregazione generale – tutti i 117 cardinali elettori e perciò potrà forse essere stabilita “presto” la data del Conclave. Oggi pomeriggio avremo l’ultimo Twitt del Papa: forse il nuovo Papa riprenderà a twittare ma Benedetto cessa con oggi. Alle 16 e trenta inizierà la diretta del CTV per il trasferimento di Papa Benedetto dal Vaticano a Castel Gandolfo. Le ultime parole pubbliche di Papa Benedetto saranno dal balcone esterno della Villa di Castel Gandolfo verso le 17,30 a saluto della popolazione. Ad oggi i giornalisti accreditati per seguire il Conclave [compresi gli operatori televisivi, che da soli arrivano a 2.500 circa] sono 3.641, di 968 testate diverse, di 24 lingue, di 61 nazioni. Uno dei giornalisti chiede: “Non è strano che nel Conclave siano presenti otto cerimonieri e non vi sia nessun rappresentante della Sala Stampa?” Il padre Lombardi risponde che “no, non lo trova strano”.

Benedetto: “Resto nel recinto di San Pietro” è un mio puntiglioso articolo pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” a pagina 24.

“Non mi sono mai sentito solo in questi anni”: così il Papa sta parlando in Piazza San Pietro nella sua ultima udienza. Per domani è fissata la sua uscita dalla scena della storia. “Oggi che tanti parlano del declino della Chiesa, vediamo come la Chiesa è viva”. Dicendo “vediamo” spinge in avanti le mani con i fogli come a indicare la folla che ha davanti. Una folla dove molti piangono. “Ho fatto questo passo non per il mio bene ma per il bene della Chiesa”. “Uno riceve la vita proprio quando la dona”. “Un Papa appartiene a tutti e tutti appartengono a lui”. “Non torno alla vita privata. Non abbandono la Croce ma resto in modo nuovo presso il Signore crocifisso”. “Anch’io ho voluto bene a tutti”. “Vi prego di ricordarmi davanti a Dio”. “Egli ci avvolge con il suo amore”. Tutti in piedi gli battono le mani. “Bene-detto – Bene-detto – Bene-detto”. Fatti i saluti nelle diverse lingue, riparla in italiano: “Grazie per questi otto anni tra di voi”.

Alle 20.00 di giovedì 28 cesserà il Pontificato del Papa tedesco, che sarà già da un paio d’ore nella Villa pontificia di Castel Gandolfo e a quell’ora gli Svizzeri che montano la guardia al portone – quand’è presente il Papa – lasceranno il servizio, perchè il Papa non ci sarà più. Cessato il Pontificato il Papa rinunciatario continuerà a chiamarsi “Sua Santità Benedetto XVI, papa emerito, o romano pontefice emerito”. Vestirà in talare bianca semplice, manterrà cioè la veste attuale ma senza la mantellina. Non avrà più le scarpe rosse, ne avrà di marrone. Forse la prima Congregazione generale in Sede vacante si terrà lunedì 4 marzo. Così ha parlato ora ora il padre Lombardi nella Sala stampa vaticana.

Aggiornamento al 27 febbraio. Quando Celestino V il 13 dicembre 1294 abdicò davanti ai cardinali, depose la veste papale e riprese il grigio abito da eremita e il nome Pietro da Morrone. Quando fu Gregorio XII ad abdicare, riprese l’abito e il titolo di cardinale. Benedetto invece continuerà a vestire di bianco e sarà chiamato “Santità” e sarà detto “Papa emerito”. Il perchè di queste novità è da cercare nella straordinaria importanza – simbolica e pratica – che ha oggi la figura del Papa, maggiore di quanta non ne avesse nel Medioevo. Ne ragiono in questo articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera: “Papa emerito” una parola nuova per un nuovo fatto.

Una volta per condizionare il Conclave si scatenavano tumulti per le vie di Roma, o di Viterbo, o di Avignone. Oppure si spostavano truppe verso il luogo dove si riunivano i cardinali. O si affidava a uno degli elettori un “vetum exclusionis” da leggere al momento del voto. Oggi – ma avviene ormai da quasi un secolo e mezzo – si usano i media. Se sia meglio o peggio non lo so, ma immagino che le pressioni cesseranno quando il Papato non sarà più visto come una potenza. In un articolo pubblicato ieri dal “Corriere della Sera” con il titolo Dagli eserciti alle interviste tutte le pressioni sui cardinali richiamo qualcuno di questi segni di devozione che si intensificano durante la “sede vacante”. Con un altro articolo pubblicato domenica con il titolo Crolli emotivi e effetti slavina: momenti chiave dell’elezione avevo fatto qualche accenno alle sorprese che possono intervenire nello svolgimento dei Conclavi.

Da elettore di Bersani dico che deve dimettersi: non so se le dimissioni siano immediatamente praticabili, non conosco le regole, ma le deve quantomeno annunciare. Se davvero accetta la logica delle primarie, a questo deve arrivare: chi vince le primarie e perde le elezioni partendo avvantaggiato, deve lasciare il campo. Responsabilità specifiche: non fece neanche una telefonata per trattenere la Binetti, non battè ciglio all’uscita di Rutelli, il 40% di Renzi gli ha fatto un baffo ed ha escluso dalle liste i sostenitori del sindaco di Firenze per lesa maestà, non si è accorto di Pietro Ichino che andava con Monti… se si tornasse alle urne con Bersani candidato premier non lo voterei…

Il treno Freccia Rossa Milano-Napoli 9619 s’inabissa poco dopo Modena e riemerge per quattro o cinque occhiate sull’Appennino ma torna sotto a testa bassa e si precipita in Toscana. Non sa che c’è Bologna.

Domani voto per Bersani anche se era meglio Renzi. Era meglio dentro il centrosinistra per scrollare il peso del passato ed era meglio verso gli elettori per l’affaccio su un’area più vasta. Ma per senso di responsabilità vedo necessario il voto a Bersani. Il resto si potrà aggiustare. Ora non devono passare i grandi comici Berlusconi e Grillo.

Mi sento felice di essere vecchio – ma non ho ancora imparato a morire e mi piacerebbe tanto imparare – per questo ho deciso di tentare un percorso di studio per imparare ad accogliere sorella morte con allegra serenità, quando verrà a trovarmi”: parole di Antonio Thellung, mio amico da tanto e saltuario frequentatore di questo blog. Avendo superato “abbondantemente” gli 80, ha lanciato dal suo sito [antoniothellung.it] questa specie di libero corso di studi al quale ci invita a partecipare allo scopo di avviare una conversazione sull’ardua materia senza il “drammatico pathos” abituale ma con “serenità e, perché no, con allegria”. Partecipo al corso appena avviato con un bicchiere di Vino Nuovo.

Dopo dieci giorni vissuti con l’anima arruffata per la decisione del papa credo di aver capito questo: che Benedetto l’abbia presa non solo per dare pace a se stesso ma soprattutto per dare una scossa ai cristiani. Non solo ai cattolici ma ai cristiani. Joseph Benedetto ti voglio bene.

Non c’è nulla a misura di un autistico cresciuto e ho deciso che me lo inventerò io. Perché a me mio figlio sta bene anche così. Vorrei solo potermi «inventare» per lui una vita felice, sono convinto che sia possibile, basta crederci“: parole di Gianluca Nicoletti, collega radiofonico e collaboratore de “La Stampa”, che ha pubblicato da Mondadori un libro sulla sua vita quotidiana con Tommy, il figlio autistico: “Una notte ho sognato che parlavi”. Brindo al suo modo di essere padre con un bicchiere di Vino Nuovo.