Anno: <span>2013</span>

Come detto alla giusta data ho compiuto i 70 il 9 scorso ma due figli su cinque erano lontani, uno in Brasile e una in Francia e dunque i festeggiamenti sono stati spostati a oggi, essendo rientrati i pellegrini: visita di gruppo in mattinata alla Galleria Borghese, pranzo al ristorante, tutti al cinema il pomeriggio a vedere Lo Hobbit 2. Ottima la visita, buono il pranzo, mediocre il film: ma azzeccarne due su tre è qualcosa. Come portare per decenni i figli ai musei alle piazze alle chiese ai castelli ottenendo che ora siano loro a chiedermi una “visita guidata”. A me piace presentare gente al Bernini e a Tiziano. Per i nipotini avevamo organizzato una caccia, nelle 28 sale, agli animali dipinti e scolpiti, avendo a tutor le zie. Non li abbiamo invece portati al cinema, perché lo Hobbit Tolkien lo scrisse per i propri figli ma la trilogia filmica l’hanno mirata ai grandi.

Cari Amici, erano i giorni tremendi della guerra quando Varsavia fu stretta d’assedio e subì quella terribile storia degli ebrei del ghetto. E (nell’ “Incendio di Varsavia”) scrissi: “Cristo ogni giorno muore, / ogni giorno risorge. / Varsavia, destino di Cristo sopra la terra”. Così deve essere nei nostri cuori: Cristo ogni giorno muore, ogni giorno risorge. Ognuno di noi, destino di Cristo sopra la terra. Vi abbraccio ad uno ad uno e vi auguro di cuore un Santo Natale. Vostra ELENA BONO

p.s. In tempo di guerra mi fu chiesto il permesso di leggere la mia poesia “L’incendio di Varsavia” a Radio Varsavia: nonostante fosse pericoloso, lo accordai. Se vorrete rileggere la mia poesia, fatelo mentre ascoltate “Studio Rivoluzionario” di Chopin.

Studio Rivoluzionario – Chopin – Op. 10 n. 12 eseguito da Cristiana Pegoraro – Roma Teatro Ghione 2008

“Mussolini è caduto: ho sentito Iddio attraversare la storia! Fino a ieri sera nessuno ci pensava. Stamani, aria insolita. Ho incontrato il Babbo: non ne poteva più dalla gioia. È proprio Iddio che domina la storia. Dio è passato”: parole di Enrico Bartoletti (1916-1976), del quale sto leggendo il Diario 1933-1975 (pp. 204, euro 18,50) pubblicato ora dalla EDB. Fu arcivescovo a Lucca e segretario della Cei (1973-1976), che guidò nella scelta per il “primato dell’evangelizzazione” che fu un’applicazione del Vaticano II precorritrice – a suo modo – della predicazione di Papa Francesco tesa a dare il primo posto all’annuncio evangelico rispetto alle sue implicazioni morali. Lo saluto con un bicchiere di Vino Nuovo.

Sepolcro di Largo Talamo sul viale dello Scalo di San Lorenzo, vicino a Porta Maggiore. Una targa sul pilastrino del cancello recita: “Il giardino ed il monumento sono affidati al rispetto dei cittadini”. Sul muretto di cinta i negher – che qui sono più dei babbani – posizionano a mille e millanta le bottiglie di birra.

“Da quando mi è stata data la grazia di conoscere la bontà del Signore, il mio cuore non desidera altro che essere accanto a Lui. L’ho conosciuta partecipando alla messa e cantando in chiesa”: parole di Chiara Eiko Shindo che racconta il suo battesimo nella Chiesa cattolica presso una missione tenuta da Saveriani. Il testo è pubblicato da “Quaderni del Centro Studi Asiatico” [Vol. 8, 4 (2013), 246-249], raccolto e tradotto dal giapponese dal padre saveriano Silvano Da Roit. Lo dedico ai visitatori nei giorni delle Antifone Maggiori accompagnandolo con un bicchiere di Vino Nuovo.

“Preferisco essere cattivo piuttosto che coglione” profferisce sulle carceri il valoroso Matteo Salvini prendendo il timone della Lega: dove si vede l’importanza di tenere aperta una via di fuga.

«Quando parlo di prudenza non penso a un atteggiamento paralizzante, ma a una virtù di chi governa. La prudenza è una virtù di governo. Anche l’audacia lo è. Si deve governare con audacia e con prudenza. Ho parlato del battesimo, e della comunione come cibo spirituale per andare avanti, da considerare un rimedio e non un premio […]. Dobbiamo cercare di facilitare la fede delle persone più che controllarla. L’anno scorso in Argentina avevo denunciato l’atteggiamento di alcuni preti che non battezzavano i figli delle ragazze madri. È una mentalità ammalata». Così Francesco nell’intervista ad Andrea Tornielli pubblicata oggi da La Stampa. Nei primi commenti altri punti sensibili della conversazione.

Quando sono in te / quando tu sei in me“: scritta a grandi lettere che leggo su un muro che costeggia via di Porta Labicana, dando io le spalle alle Mura Aureliane. Non c’è altro, né sopra né sotto né accanto a queste parole. Che trovo complete. Magari echeggiano solo una canzone ma a me richiamano grandi motti. Ne metto tre nei primi commenti.

Bene la decisione del Governo sul finanziamento pubblico ai partiti e bene Cuperlo che accetta di fare il presidente del Pd: qualcosa si muove, non è stato inutile votare Renzi.

“Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, io vengo in tuo aiuto”: stamane al Santa Marta Francesco ha predicato su questo versetto di Isaia 41. “Quando il bambino fa un brutto sogno, si sveglia, piange, il papà va e dice: non temere, ci sono io qui. Così ci parla il Signore. Quando guardiamo un papà o una mamma che parlano al loro figliolo, noi vediamo che diventano piccoli e parlano con la voce di un bambino e fanno gesti di bambini. Si rimpiccioliscono, perché l’amore del papà e della mamma ha necessità di avvicinarsi. E poi, il papà e la mamma dicono anche cose un po’ ridicole al bambino: ‘Amore mio, giocattolo mio’, e anche il Signore lo dice: ‘Vermiciattolo di Giacobbe’. Questo è il linguaggio del Signore, il linguaggio d’amore di padre, di madre“. Nel primo commento un’applicazione ai giorni del Natale.