Mese: <span>Febbraio 2014</span>

“La Chiesa è il popolo dell’esodo / sulle dune verso la terra promessa / del Regno compiuto, / piantando e spiantando la tenda. / La Chiesa più vera è quella dei poveri / capace di dare voce alla speranza”: sono sei righe di un salmo che il vescovo di Vercelli Enrico Masseroni ha letto sabato a modo di saluto alla città. Io ero tra i relatori di un convegno al Teatro Civico in suo omaggio intitolato “Il vento del cambiamento nella Chiesa di Papa Francesco”: la preghiera del padre Enrico, che compie 75 anni dopodomani ed è affaticato dal Parkinson, è stata la sorpresa della giornata. La festeggio con un bicchiere di Vino Nuovo e con un bacio di gratitudine al caro Enrico.

Bel giro ieri a mezzogiorno nel sonnolento centro di Rovigo. Ammirando la prosa del monumento di piazza Garibaldi: “le offese di Francia dimenticava a Digione”. La colorata Rotonda, le pietre di Porta San Bortolo. Contento dei bambini in maschera che inseguivano i piccioni con la spada di Zorro.

Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.
Vieni Santo Spirito manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Aiutaci ad avere in noi le parole e i sentimenti di Gesù,
guidaci a vivere secondo la sua volontà.
Vieni Consolatore degli umili, vieni Padre dei poveri
insegnaci a riconoscerti in ciascuno dei tuoi figli
e a farti conoscere a coloro che incontriamo,
a partire dai più tribolati. Amen

[Per sapere che sia questa preghiera e perché io la metta qui, vai al primo commento]

Sono a Vercelli per un incontro al Teatro Civico intitolato “Il vento del cambiamento nella Chiesa di Papa Francesco”. Parlo insieme a Bartolomeo Sorge, Paolo Ricca, Nando Dalla Chiesa. Il mio intervento è intitolato: “L’elezione del cardinale Bergoglio: una soluzione inattesa ma pronta e matura”. Un mega evento che costituirà anche il saluto della città al vescovo Enrico Masseroni che lascia per età, e che da tanto ho per amico. Domani sarò a Rovigo per un altro incontro diocesano sulla “Evangelii Gaudium”. Ho molte richieste per incontri su Francesco, da tutta Italia, che accetto per quanto posso. E qui ne do notizia perché ritengo significativo che vi sia questa attenzione al nuovo Papa e una così ampia interrogazione che ne accompagna l’opera.

Il mio Renzi fa della schiuma e magari andrà a sbattere ma finalmente qualcosa si muove. A me piace il movimento e la politica è anche rischio. Stare lì ad aspettare la marea dei forconi e delle cavallette, o dei grilli, non è cosa. Avanti Matteo con giudizio.

“Amo due cose: la vita e te che mi dai la vita”: frase letta ora ora su un muro di Monza, nei pressi di una scuola superiore – a me segnalata da un amico che vive lassù.

Illegittimo il testo che equipara droghe leggere e pesanti: questa è una notizia, lo dico da frequentatore delle carceri. Il reato di immigrazione clandestina e le condanne pesanti per le droghe leggere hanno ingigantito la popolazione che è dentro. Ma perchè ci arriviamo solo dopo otto anni?

Qui racconto un fatto primario e sconosciuto della reazione italiana all’occupazione tedesca, forse il più corposo dal punto di vista cristiano: sono dodici monaci della Certosa di Farneta, Lucca, che vengono fucilati dai tedeschi nel settembre del 1944 perché nascondono nel monastero un centinaio di ricercati, compresi perseguitati politici, partigiani ed ebrei“: è l’incipit di un mio libretto intitolato La strage di Farneta. Storia sconosciuta dei dodici Certosini fucilati dai tedeschi nel 1944, Rubbettino Editore, 138 pagine, euro 12.00, che presento domani alla libreria Ancora alle 12.30. Si chiama aperitivo letterario: se vieni ti prendi il libro e bevi con me un bicchiere mentre ti spiego l’impresa. Per un’idea del fatto e del libro leggi qui.

Per tanti anni avevamo avuto il cardinale Ratzinger come garanzia dottrinale accanto a Papa Wojtyla e ora abbiamo Papa Ratzinger come sostegno orante accanto a Papa Bergoglio“: è una frase del mio volumetto su Papa Francesco che sta per arrivare in libreria e che dedico a Benedetto nell’anniversario della rinuncia. La dedico anche ai visitatori come provocazione a essere brevi: visto quanto si può mettere in 170 battute spazi inclusi?

“Dopo la morte di mio padre è arrivata la rabbia, forte come un’onda d’urto. Mamma per prima ha scelto il perdono. Non c’è impotenza nel perdono, ma un grande potere. E’ stata mamma ad arrivarci. La fede ci ha consentito di seguirla”: parole di Caterina Chinnici che nel 1983 ebbe il papà, Rocco, ucciso dalla mafia. Le mando un abbraccio e la festeggio con un bicchiere di Vino Nuovo.