Mese: <span>Agosto 2014</span>

Francesco intende fare beato l’arcivescovo Romero e attende il risultato del processo che spera sia rapido: l’ha detto ai giornalisti sull’aereo. La questione è rilevante non tanto per Romero, il cui “martirio” è chiarissimo, quanto per i tanti cristiani che in America Latina hanno pagato con la vita la loro scelta dei poveri: è l’attacco di un mio passabile articolo pubblicato oggi dal Corsera a pagina 33.

“Siamo anche noi figli di Dio”: letta nel Carugio di Sestri Levante, sul muro ricurvo dell’ingresso a Villa Giacomo Balbi, sulla destra di chi va verso l’Isola. Una scritta vecchia, nera, non firmata. Ci immagino sotto due barboni, uomo e donna, con a terra il berretto per le monete e il cane arruffato.

Lei pensa di potere andare un giorno in Iraq, forse in Kurdistan, per sostenere i profughi cristiani? “Sì, io sono disponibile. Quando abbiamo sentito con i miei collaboratori di questa situazione delle minoranze religiose e anche il problema, in quel momento, del Kurdistan che non poteva ricevere tanta gente, abbiamo scritto prima di tutto il comunicato che ha fatto padre Lombardi a nome mio. Poi, abbiamo scritto una lettera al segretario generale delle Nazioni Unite e abbiamo inviato il cardinale Filoni. E alla fine abbiamo detto: e se fosse necessario, quando torniamo dalla Corea, possiamo andare lì. Sono disponibile. In questo momento non è la cosa migliore da fare, ma sono disposto a quello. – Così Francesco ieri in aereo di ritorno dalla Corea. Nei commenti altre parole del Papa.

Aggiornamento al 20 agosto. “La sovrana libertà di cui Papa Francesco appare dotato si presenta come la sua migliore alleata di fronte alle opposizioni che si vanno infittendo: non puoi intimorire chi è pronto a lasciare”: è la conclusione di un mio giudizioso articolo pubblicato oggi dal Corsera a commento delle parole dette in volo.

Andando da Sestri Levante a Lavagna si trova scritto all’imbocco della galleria di Sant’Anna: “Ti amo bellissima perdonami e stammi vicina”. All’interno della galleria leggi sul muro di destra: “Bubina perdonami ti amo. J.J.” Stessa galleria, imbocco da Lavagna verso Sestri: “Tobi ti amo ancora”. Mi figuro che lo stesso scrivente che va e torna. Chiedo ai visitatori giovani di aiutarmi a intende i nomi da cui verrebbero Bubina e Tobi.

“Dal momento che siamo peccatori, saremo sempre tentati dallo spirito del mondo, che si manifesta in modi diversi e il primo di essi è l’abbaglio ingannevole del relativismo, che oscura lo splendore della verità e, scuotendo la terra sotto i nostri piedi, ci spinge verso le sabbie mobili della confusione e della disperazione. È una tentazione che nel mondo di oggi colpisce anche le comunità cristiane, portando la gente a dimenticare che «al di là di tutto ciò che muta stanno realtà immutabili; esse trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli» (Gaudium et spes, 10; cfr Eb 13,8). Non parlo qui del relativismo inteso solamente come un sistema di pensiero, ma di quel relativismo pratico quotidiano che, in maniera quasi impercettibile, indebolisce qualsiasi identità”: così ha parlato ieri Francesco ai vescovi dell’Asia. Nei primi commenti altre parole del Papa in Corea.

Aggiornamento al 18 agosto. Per una mia lettura delle parole del Papa sul modo di presentare il cristianesimo all’Asia, vedi qui.

“Spaghetti con muscoli e muscoli ripieni” è stata la mia scelta alla tavolata della “Festa della parrocchia di San Bartolomeo della Ginestra” a Sestri Levante. Centinaia di persone in fila per acquistare il buono pasto, Luigino al microfono che animava la serata, sul palco il gruppo LRB Libertade con un “tributo a Fabrizio De André”. Ragazzini delle elementari e delle medie che facevano la “pulizia ai tavoli”. Quelli delle superiori che servivano i tavoli con la scritta sulla maglietta. Le mamme a cucinare. Il parroco che mi presenta la signora Leda che presiede alla cucina e mi racconta com’è nata la festa, trent’anni addietro, con una prima cena a base di melanzane ripiene. Un bello spettacolo di partecipazione corale. Tantissimi giovani. Nel programma c’è anche, per giovedì 21, uno spettacolo preparato dai “ragazzi ucraini ospitati dalle famiglie del territorio”. Bravo parroco.

C’è un pericolo che viene nei momenti di prosperità: è il pericolo che la comunità cristiana si “socializzi”, cioè che perda quella dimensione mistica, che perda la capacità di celebrare il Mistero e si trasformi in una organizzazione spirituale, cristiana, con valori cristiani, ma senza lievito profetico. Lì si è persa la funzione che hanno i poveri nella Chiesa. Questa è una tentazione della quale le Chiese particolari, le comunità cristiane hanno sofferto tanto, nella storia. E questo fino al punto di trasformarsi in una comunità di classe media, nella quale i poveri arrivano a provare anche vergogna: hanno vergogna di entrare. E’ la tentazione del benessere spirituale, del benessere pastorale. Non è una Chiesa povera per i poveri, ma una Chiesa ricca per i ricchi, o una Chiesa di classe media per i benestanti. Così il Papa ieri ai vescovi della Corea. Nei primi commenti altre parole di Francesco sullo stesso tema.

Dyob ti amo ma ti preferisco con la “i”. Dany – Scritta del sottopasso della stazione dei treni di Santa Margherita Ligure, sulla destra di chi vada al primo al terzo binario.

“La situazione drammatica dei cristiani, degli Yazidi e di altre comunità religiose numericamente minoritarie in Iraq esige una presa di posizione chiara e coraggiosa da parte dei responsabili religiosi, soprattutto musulmani, delle persone impegnate nel dialogo interreligioso e di tutte le persone di buona volontà. Tutti devono unanimemente condannare senza alcuna ambiguità questi crimini e denunciare l’invocazione della religione per giustificarli”: così una dichiarazione pubblicata ieri a nome del Papa dal Consiglio per il dialogo interreligioso. Nei primi commenti altri passaggi della dichiarazione. Parole senza precedenti per delitti senza precedenti.

Aggiornamento alle ore 12.40. “Nel rinnovare il mio appello urgente alla comunità internazionale ad intervenire per porre fine alla tragedia umanitaria in corso, incoraggio tutti gli organi competenti delle Nazioni Unite, in particolare quelli responsabili per la sicurezza, la pace, il diritto umanitario e l’assistenza ai rifugiati, a continuare i loro sforzi in conformità con il Preambolo e gli Articoli pertinenti della Carta delle Nazioni Unite”: così una lettera del Papa al segretario generale dell’ONU.

Aggiornamento al 14 agosto. Ecco un mio articolo di interpretazione delle iniziative papali pubblicato oggi dal Corsera.

“Allo scopo di sottrarli al servizio militare aveva amputato i pollici ai suoi due giovani figli” si dice di un cavaliere romano al paragrafo XXIV della vita del “Divus Augustus” scritta da Svetonio. Ricordo i tanti uomini adulti e anziani che non avevano l’indice quand’ero bambino: quante dita tagliate dai padri tra le grida delle madri per salvare i figli dalle guerre nei millenni e fino a ieri, e ancora oggi in altre terre. “Filiis adulescentibus causa detrectandi sacramenti pollices amputasset”: il sacramentum nell’antica Roma era il giuramento del servizio militare. Duemila anni più tardi sarebbe cambiato il dito da tagliare: non più il pollice per la spada ma l’indice che va sul grilletto. Quando si dice il progresso.