Mese: <span>Ottobre 2014</span>

“Sono tanto contenta di essere stata alla messa il giorno di Pasqua. Ancora ne sono felice. Che bello che è stato vedere tutta quella gente buona nella chiesa. E’ sempre così bello quando andate a messa? Che fortunati che siete di poterci andare spesso. Ma ora sono fortunata anch’io perchè mi hanno promesso di venirmi a prendere e di portarmi alla chiesa per la festa della Madonna, l’8 dicembre. Poi di nuovo per Natale. Già sento che sarà bellissimo. Perché non facciamo insieme una preghiera? Diciamo il ‘Padre nostro’? Siete d’accordo?”: parole di di Miriam di Bilçe, piene di gratitudine e di meraviglia, che festeggio con un bicchiere di Vino Nuovo.

Provo a immaginare di che cosa staremmo ora a parlare se il Papa non avesse disposto la pubblicazione immediata della “Relatio Sinodi” e dei voti ottenuti dai singoli paragrafi: staremmo a dilaniarci sulle voci che darebbero per bocciate le “tesi” aperturiste e le altre che le direbbero approvate, sul fatto “sconcertante” che il Papa ha voluto che fossero pubblicate benché bocciate e la protesta di chi addurrebbe che comunque erano gradite a una larga maggioranza assoluta. Quanta tribolazione risparmiata!E’ un branetto esclamativo del mio commento di giornata al Sinodo dei vescovi.

Sono a Vittorio Veneto per una conferenza sulle sfide della famiglia: ho letto agli uditori brani del messaggio del Sinodo che mi ero stampato in albergo e gli ospitanti mi hanno portato a mangiare polenta e costicine dal “Poeta Contadin” di Combai di Miane (Treviso), dove si teneva la Festa dei marroni. Ho conosciuto Diego Stefani, il poeta che gestisce il ristorante e ho mangiato benissimo. Nel primo commento una poesia di Diego da me letta manoscritta su una bacheca all’interno del ristorante e nel secondo una traduzione a cura dello stesso Diego. Ho pure scritto un articolino per il “Corsera” sulla polemica Marino-Cei che forse linkerò domani.

Aggiornamento al 19 ottobre. Ecco il link promesso nel post.

Se voleva decidere in proprio, Francesco avrebbe convocato un Concistoro e due Sinodi e indetto un’inedita fase sinodale di un anno chiamando a essa l’intera ecumene cattolica? Solo un papa che vuole smuovere davvero tutte le energie in risposta alle sfide della famiglia poteva convocare un tale, straordinario, momento collegiale e comunitario. Che la risposta sia viva, che emergano contrasti, che siano necessarie correzioni di rotta, è la cosa più ovvia. Così doveva essere e così è – e ancora di più sarà per i provvidi dodici mesi che inizieranno a svolgersi da lunedì 20. – E’ l’assertiva conclusione del mio commento alla giornata sinodale che si può leggere nel blog del Regno.

Credo che la fatica informativa che stanno facendo i responsabili del Sinodo sia feconda in vista dell’assemblea del prossimo anno, che dovrà essere più comunicante ad extra. Ma credo che quella fatica sia una buona scuola anche per quanti nelle Conferenze episcopali dovranno gestire l’anno sinodale e magari sono meno preparati di quanto non lo fossero al vertice della macchina sinodale. Anche e soprattutto in periferia sarà necessario comunicare. Avanti dunque con la parresia: l’ha chiesta il Papa e si è appena affacciata. Sarebbe il colmo che ne fossimo già stanchi. – E’ la chiusa ad effetto del mio commento alla giornata sinodale pubblicato dal blog del Regno.

“Se becco Ebola mi faccio curare qua” dice Gino Strada al “Corsera” dalla Sierra Leone dov’è andato ad animare la presenza della sua Emergency che ha aperto un centro per Ebola fuori Freetown: 22 posti letto, 100 operatori locali, 11 italiani, un serbo e un’americana. Un abbraccio a Gino, 66 anni, che ho già incontrato tante volte nelle strade dell’emergenza.

“Nei giorni della festa per la fine del Ramadan, l’imam di sera lascia un pacco di cibi e altro davanti alla porta dei bisognosi e se ne va senza farsi vedere. Un unico biglietto di accompagnamento: Dio ha dato”: parole di Gabriella e Roberto Ugolini, fiorentini che dal duemila sono nell’est della Turchia. Li festeggio con un bicchiere di Vino Nuovo e nel primo commento dico ancora di questi amici conosciuti in una bella occasione romana.

Aggiornamento serale. Qui il mio commento di oggi alla giornata sinodale.

Si guarda con l’occhio del pastore che cerca ogni pecora a partire dalle smarrite e ci si prefigge di cogliere ogni buon segno, ovunque si manifesti. “Il positivo nelle unioni civili e nelle convivenze” sono intitolati alcuni paragrafi (36-39), altri stanno sotto il motto “Curare le famiglie ferite: separati, divorziati non risposati, divorziati risposati” (40-49). Ve ne sono tre, i più nuovi nella bimillenaria storia dell’ecumene cattolica, che sono intestati: “Accogliere le persone omosessuali” (50-52). – E’ un passaggio guardingo di un mio spericolato commento alla Relazione dopo il dibattito pubblicato stasera dal blog del “Regno” con il titolo Il tutto della famiglia a occhi sgombri.

Aggiornamento al 14 ottobre. Il Corsera pubblica oggi un mio commento sotto il titolo Quelle parole mai dette sulle unioni omosessuali.

La “partecipazione personale del Papa a tutte le riunioni del Consiglio di segreteria” è per il cardinale Baldisseri la principale novità del Sinodo. “Semplificate molte formalità e introdotto l’italiano”, donde “lavori più efficaci e liberi”. Semplificata anche l’informazione “puntando sugli incontri con i giornalisti e abbandonando il sistema dei riassunti perché in realtà non rispecchiavano gli interventi”. “Un dibattito realmente libero” con “180 interventi programmati e 85 nello spazio riservato a quelli liberi”. E’ il bilancio di metà cammino venuto dal segretario generale. Nei commenti una mia critica alla nuova informazione.

Aggiornamento notturno. Ecco sull’argomento la mia collaborazione di giornata al blog del “Regno”: Sinodo e media: azzardo una proposta.

Rientrato da Ostuni – vedi ultimi due post – sono al Circo Massimo da Grillo. Secondo il mio calcolo saremo ottomila. A motivo dei viaggi papali mi ritengo un esperto di folle: ma è solo autosuggestione. La polizia dice dodicimila e non mi oppongo. Giovani ma anche molti suoi e miei coetanei. Del comizio non dico: quand’uno grida io mi distraggo. Ho capito che vuole il ritorno alla lira e che lui ha già vinto: questo concetto non mi è sfuggito perché l’aveva già abbozzato prima delle europee e l’avevo a mente. “Ci prenderemo tutto e loro non ci saranno più” precisa. Udendo questo chiasso io nel pensier mi fingo come griderebbe se succedesse davvero.