Mese: <span>Giugno 2015</span>

Sono a Reggio Calabria per l’anno sinodale ed è venuta a sentirmi Maria Mariotti, che ha festeggiato i cento il 22 maggio: la conosco dal 1967, è una meraviglia, ancora interviene nei dibattiti. Storica della Chiesa calabrese e animatrice di gruppi ecclesiali, Fuci e Meic per decenni. Dopo la conferenza, è restata a cena in una casa di amici e alla conversazione che ne è seguita, fino alle 23. Una tale testa a una tale età. Ho un altro amico centenario: don Arturo Paoli, che ora ne ha 102 e che ho intervistato sulla strage di Farneta quando aveva già superato i cento. Un bacio ai miei amici che vanno a cento.

“Invito tutti a chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono le porte a questa gente che cerca una famiglia, che vuole essere custodita”: così il Papa ora ora al termine dell’udienza generale, ricordando la “Giornata mondiale del Rifugiato” che sarà sabato. Parole cristiane delle quali ringrazio.

“Con l’enciclica sulla «casa comune» del pianeta il Papa parla al mondo convinto di poter influire sul suo destino: è da questa fiducia straordinaria, quasi ingenua, che prende forza il messaggio. Non si era più vista, in un leader cristiano, tanta sicurezza nel fare appello a tutti dopo l’enciclica «Pacem in Terris» di Giovanni XXIII, che è del 1963. Dopo mezzo secolo eccoci a un altro Papa che si pone come interlocutore e anzi portavoce della famiglia umana”: è l’attacco un po’ gasato del mio commento all’enciclica pubblicato oggi dal Corsera. Nei commenti un’antologia dell’enciclica che offro a chi non abbia tempo di leggerla tutta.

Mi hanno chiamato alle 19,08 per un commento di 2350 battute spazi inclusi all’enciclica “Laudato si’ mi’ Signore” che non sapevo fosse già in rete per fuga del testo. Ho commentato alla rinfusa. Mi dispiace di averne dovuto parlare senza averla potuta leggere per intero. Ma così va il mondo. Ho letto ora in Vaticaninsider che l’avrebbero fatta fuggire “ambienti conservatori” della Curia per “indebolire il messaggio dell’enciclica che critica le politiche ambientali di paesi economicamente egemoni” e per “attaccare la figura del Pontefice”. Non so se sia vero. So che è un bel testo, io l’ho letto con profitto. So che che le anticipazioni moltiplicano e non indeboliscono l’interesse. Unico malestro, secondo me: la fretta con cui l’abbiamo letta e raccontata noi meschini e meschinelli. Domani dirò altro. Buona notte visitatori belli.

“La divisione tra cristiani è uno scandalo. Oggi pomeriggio stavo preparando il discorso che devo fare ai cechi, cattolici e ortodossi per la festa di Jan Hus (riformatore boemo morto sul rogo): noi ci scandalizziamo quando quelli dell’Isis bruciano vivo quel povero pilota, in quella gabbia, ma noi nella nostra storia lo abbiamo fatto. Noi abbiamo ferito la Santa Madre Chiesa! Nella nostra coscienza ci dev’essere quel chiedere perdono per la storia della nostra famiglia, per tutte le volte che abbiamo ucciso in nome di Dio». Così Francesco venerdì in San Giovanni a un migliaio di preti di un “ritiro internazionale”. In quella conversazione il Papa ha pure accennato alla possibilità di un accordo tra tutti i cristiani per celebrare la Pasqua lo stesso giorno: qui un mio noioso commento a tale possibilità pubblicato ieri dal Corsera.

“Caro Nicola, ti chiamo al presente perché per me sei vivo. Hai amato questa via Urbana forse più di te stesso, hai collaborato sempre con tanto entusiasmo per farla conoscere sempre di più. Ci sei riuscito eccome. Ti sei dato da fare per la processione di San Giuseppe. Volevi comperare la stoffa celeste per i veli delle donne che partecipavano alla processione… per le luci della via ecc.ecc. Ti ricordiamo sempre. Per noi sei vivo. Sei presente, presente, presente per sempre. Una abitante di via Urbana”: è uno dei messaggi appesi dagli abitanti della via alla porta della bottega di Nicola di cui al post precedente. Nei commenti ne riporto altri che ho fotografato e trascritto. Nicola lo capisci nella coralità del rione.

Nicola Lamanna, falegname, via Urbana 31: gli abbiamo dato l’ultimo saluto stamattina nella chiesa di San Lorenzo in Fonte, a 50 metri dalla sua bottega: incredibile bottega, quasi un antro delle favole, dove mangiava con gli amici sul bancone, scansando i trucioli e le pialle, e dove dava da bere a tutti. E’ morto il 5 giugno: era andato al mare e si è preso un infarto sulla sabbia. Gli amici lo chiamavano al cellulare e hanno risposto i carabinieri. Qui un video del Corriere TV che l’ha tra i personaggi: è il terzo dei falegnami della via a entrare in scena, baffoni da tricheco, occhiali, vaga somiglianza a Lino Banfi. Nei commenti altri ricordi di un uomo buono che diceva “io vado d’accordo con tutti”. Parola di uno che aveva simpatia per l’universo.

“Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna ci manderà alle quattro del pomeriggio? E vivono di questo. Ma questa non è identità cristiana. L’ultima parola di Dio si chiama Gesù e niente di più”: così il Papa ieri mattina nell’omelia al Santa Marta. Vedi qui un mio pomposo commento pubblicato oggi dal Corsera.

Domenica ero all’Expo, come dicevo nel post dell’altro ieri. La sorpresa più gradita è stata quella di trovare su una panchina il mio amico Lucio Dalla. Mi sono seduto per abbracciarlo ma un vigilante ambrosianamente severo mi ha detto “è proibito toccare la statua”. Nei commenti altri patetici momenti della mia visita alla straordinaria commedia del consumo e della fame che è l’Expo 2015: “Nutrire il pianeta energie per la vita”.

In Atti 10 ci sono le straordinarie parole di Pietro: “Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo”. Chiedo ai visitatori se trovano sensata l’applicazione di quelle parole alle persone omosessuali. Sto lavorando a un articolo sulle veglie di preghiera degli omosessuali cristiani e mi rivolgo ai visitatori per un aiuto informativo e d’intelligenza: che ne sanno, che ne pensano. Nel primo commento un altro spunto o spinta.