Mese: <span>Luglio 2015</span>

“Bar degli Sciagurati di Pulcini Arianna via Aurelia 183 Santa Marinella”. E’ un bar che l’anno scorso non c’era, sulla sinistra del piazzale del Centro commerciale Super Elite. Chiedo alla signora Arianna perché si chiama così: è uno scherzo o c’è un motivo? C’è un motivo: un suo fratello, di quattro anni più grande, a lei somigliantissimo, morto in un incidente d’auto, chiamava gli amici “sciagurati”: ciao sciagurato, voi sciagurati lasciatemi in pace. E sognava di aprire un bar. Lei il bar l’ha aperto e gliel’ha dedicato.
Nei primi commenti due motti che sono sulla parete dietro al bancone.

“In questa casa siete passati due volte. Non c’è più niente”: avviso ai ladri scritto a grandi lettere sulla scala esterna di una villetta del rione Quartaccia, a Santa Marinella, in prossimità dell’Aurelia.

Chiude la rivista “Il Regno” alla quale collaboro da 42 anni. Me meschino e meschinello. La notizia mi arriva improvvisa. Da gennaio era passata on line la sezione “documenti” della rivista, che andrà avanti con “attualità” fino a dicembre e lì finirà un’avventura di quasi sessant’anni. E’ stata la rivista simbolo del rinnovamento conciliare nel suo asse mediano. Non regge alla trasformazione dei canali dell’informazione saggistica. Forse continuerà on line. Ma questa chiusura è anche un paragrafo del ripiegamento del cattolicesimo italiano. Avevano già chiuso “La rivista di teologia morale” e “Popoli”. Insieme al Regno chiudono “Settimana” e “Musica e assemblea”. Nel primo commento un mio link autobiografico, nel secondo il lancio di un’inchiesta da condurre con i visitatori.

L’anno trascorso dall’ultimo Ramadan è stato attraversato da vicende che hanno portato gravi sofferenze nelle nostre rispettive comunità. La dignità dell’uomo troppe volte è stata ferita e la vita stessa stroncata a motivo della fede professata. In particolare abbiamo udito, da ultimo nel nostro recente viaggio in Iraq, il grido di tanti fratelli cristiani perseguitati. Può il Dio che tra i Suoi nomi ha “as-Salàm” (la Pace) accettare come atto di culto migliaia di morti ammazzati?: così il cardinale Angelo Scola nel messaggio per la fine del Ramadan (216 luglio) ai musulmani che vivono a Milano. Doppio primato di Scola: è il vescovo italiano che più guarda all’Islam e quello che più schiettamente l’interpella.

Saluto il caro, libero, combattivo don Arturo Paoli che ci ha lasciato a 102 anni nella notte tra domenica e lunedì. Il suo nome e la sua parola sono tornati più volte in questo blog e nei commenti metterò qualche link, ma qui lo voglio ricordare per una parola ammonitrice che ebbe a dire nella Certosa di Farneta – Lucca – un mese prima del passaggio del fronte e della strage: una parola che ho trovato nel diario inedito del procuratore della Certosa don Gabriele Costa – uno dei dodici certosini uccisi dai tedeschi in ritirata. L’appunto è alla data del 20 luglio 1944, quando già il monastero rigurgitava di ospiti in fuga dai tedeschi: “Il prof. Don Arturo Paoli, nella Cappella di Famiglia [è una chiesa interna alla Certosa, riservata ai fratelli laici e agli ospiti], esorta tutti i rifugiati a prepararsi con la preghiera e la confessione agli avvenimenti imminenti”. Lo leggo come un monito a prepararmi io oggi agli avvenimenti imminenti.

Padre Espinal è stato ucciso nell’anno 80. Era un tempo in cui la teologia della liberazione aveva tanti filoni diversi, uno di questi era con l’analisi marxista della realtà, e Padre Espinal apparteneva a questo. Anche le poesie di Espinal sono di quel genere di protesta: era la sua vita, era il suo pensiero, era un uomo speciale, con tanta genialità umana, e che lottava in buona fede. Facendo un’ermeneutica del genere io capisco quest’opera. Per me non è stata un’offesa. Quest’oggetto ora lo porto con me: sono alcune delle parole con cui il Papa ha risposto in aereo a una domanda sul Cristo marxista del padre Espinal, che gli è stato donato dal presidente boliviano e che ha deciso di portare con sé, come il lascito di un martire che sbagliò scolpendo quel Cristo ma che lavò con il sangue ogni suo errore. Nei commenti l’intera risposta del Papa che considero come un ideale compendio della sua resistenza di provinciale dei gesuiti alla teologia della liberazione di orientamento marxista.

I bambini stavano in disparte, i grandi non li lasciavano avvicinare, ma Gesù li chiamò, li abbracciò e li pose in mezzo perché tutti imparassimo a essere come loro. Oggi direbbe la stessa cosa a noi. Ci guarda e dice: imparate da loro. Dobbiamo imparare da voi, dalla vostra fiducia, gioia, tenerezza. Dalla vostra capacità di lotta, dalla vostra fortezza. Dalla vostra imbattibile capacità di resistenza. Sono veri lottatori! Vero mamme? Vero papà e nonni? Vedere voi, ci dà forza, ci dà forza per avere fiducia, per andare avanti: così Francesco oggi in visita a un ospedale pediatrico di Asuncion, Paraguay.

Chi c’è davanti a voi? Potreste domandarvi. Vorrei rispondere alla domanda con una certezza della mia vita, con una certezza che mi ha segnato per sempre. Quello che sta davanti a voi è un uomo perdonato. Un uomo che è stato ed è salvato dai suoi molti peccati. Ed è così che mi presento. Non ho molto da darvi o offrirvi, ma quello che ho e quello che amo, sì, voglio darvelo, voglio condividerlo: è Gesù, Gesù Cristo, la misericordia del Padre: così oggi il Papa al Centro di rieducazione di Palmasola, a Santa Cruz de la Sierra, Bolivia. Al termine dell’incontro Francesco ha detto: “Vi chiedo di continuare a pregare per me, perché ho anch’io i miei errori e devo fare penitenza”.

Sappiamo riconoscere che le cose non stanno andando bene in un mondo dove ci sono tanti contadini senza terra, molte famiglie senza casa, molti lavoratori senza diritti, molte persone ferite nella loro dignità? Riconosciamo che le cose non stanno andando bene quando esplodono molte guerre insensate e la violenza fratricida aumenta nei nostri quartieri? Sappiamo riconoscere che le cose non stanno andando bene quando il suolo, l’acqua, l’aria e tutti gli esseri della creazione sono sotto costante minaccia? E allora diciamolo senza timore: abbiamo bisogno e vogliamo un cambiamento: così Francesco ieri pomeriggio a Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, al Secondo incontro mondiale dei Movimenti popolari. Nei commenti altre parole del Papa.