Mese: <span>Novembre 2015</span>

Chiedo aiuto per un’indagine che sto svolgendo sul “contagio” che viene dalle parole e dai gesti di Papa Francesco: cambia qualcosa nella Chiesa e intorno? Qualcuno lo segue? In che cosa è ubbidito di più e in che cosa di meno, o per nulla? E anche il singolo: io, il mio vicino più praticante di me, facciamo oggi qualcosa di diverso o che non facevamo prima del 13 marzo 2013? Ne scriverò per “Il Regno” e poi linkerò qui quello che avrò scritto. Nei primi due commenti richiamo analoghi “seminari” bergogliani qui svolti in passato.

“Utilizzare il nome di Dio per giustificare violenza e odio è una bestemmia”: sono parole dette ora dal Papa all’Angelus per il sangue di Parigi. Nel primo commento l’intero appello di Francesco, che va letto in continuità a quanto aveva detto e fatto dire ieri e che era riportato o linkato nel post precedente e nei miei commenti a quel post.

Aggiornamento al pomeriggio. In visita alla chiesa luterana di Roma, il Papa dice, con riferimento al sangue di Parigi: “Anche il nome di Dio viene usato per chiudere i cuori”.

Ho due figli a Parigi che hanno chiamato nella notte per dire che erano sani e salvi. Tremo con loro. Tremo anche per la responsabilità dei potenti e impotenti riniti a Vienna che nulla riescono a decidere.

Aggiornamento al pomeriggio. Verso mezzogiorno TV2000 ha telefonato al Papa durante uno speciale su Parigi e qui si possono leggere le sue parole: http://ilsismografo.blogspot.it/2015/11/vaticano-papa-franceso-tv2000-sugli.html

Da un mese ho avviato un nuovo esercizio della felicità: ritrovare le poesie imparate a memoria e poi dimenticate. In liceo mandavo a mente – come si dice dalle mie parti – il più gran numero di poesie e prose: da Cecco Angiolieri a Sandro Penna, una decina di testi per una cinquantina d’autori. Ma poco è restato dopo la grandine e il sole di tante stagioni. Qualche pagina di Dante e di Leopardi, che mi hanno tenuto compagnia in notti senza sonno. Ora che la bella memoria inizia a fallare, ho deciso di reagire riprendendo in mano i tre volumi dell’antologia di letteratura italiana del Liceo (era quella di Mario Apollonio) e di restaurare la mia memoria di ogni testo già segnato con l’asterisco – che voleva dire “memorizzato” – e di aggiungere una nuova memorizzazione a ogni memoria recuperata. Per ora mi fermo qui. Ma tornerò su questo esercizio e farò esempi e dirò la felicità che me ne viene. Il primo ampliamento è stato con il “Cantico delle creature” di Francesco d’Assisi. Un acquisto bellu e radiante cum grande splendore.

«Mi piace una Chiesa italiana inquieta» ha detto ieri Francesco in Santa Maria del Fiore: voleva dire «in ricerca», insoddisfatta dell’esistente. Quel «mi piace» va letto: mi piacerebbe. Sappiamo da altre uscite che la Chiesa italiana non gli sembra abbastanza mossa. Ma va anche detto che «inquietudine» è una delle parole più amate da Bergoglio, una parola simbolo: è l’attacco al solito sentenzioso di un mio commentuzzo pubblicato oggi dal “Corsera”.

“Davanti ai mali o ai problemi della Chiesa è inutile cercare soluzioni in conservatorismi e fondamentalismi, nella restaurazione di condotte e forme superate che neppure culturalmente hanno capacità di essere significative. La dottrina cristiana non è un sistema chiuso incapace di generare domande, dubbi, interrogativi, ma è viva, sa inquietare, sa animare. Ha volto non rigido, ha corpo che si muove e si sviluppa, ha carne tenera: la dottrina cristiana si chiama Gesù Cristo”: così il Papa stamane in Santa Maria del Fiore. Nei commenti altre parole da conservare.

Nella mattinata di domani sono a TV2000 per il Papa a Firenze: ho riletto il dossier che ho raccolto negli anni, da quando fu programmato questo Convegno, e mi sono fatto l’idea che potrebbe venirne l’annuncio di un Sinodo della Chiesa italiana. Forse dallo stesso Francesco domani, oppure dalle conclusioni che saranno tirate venerdì dal cardinale Bagnasco. Penso che davvero il tempo sia maturo per la convocazione più impegnativa sul “che fare” dei cristiani d’Italia. Nei commenti due spunti “sinodali” venuti dai massimi responsabili del Convegno di Firenze.

“Voglio assicurarvi che questo triste fatto [furto e pubblicazione di documenti] non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi”: parole dette dal Papa all’Angelus, in una sorta di appello a sostenere l’opera di pulizia e raddrizzamento delle attività economiche che va conducendo. Nei commenti l’intero appello e il richiamo a due precedenti a esso assimilabili.

La “Patience” di Balthus (1908-2001), posta a logo della mostra alle Scuderie del Quirinale e a Villa Medici, 24 ottobre-31 gennaio. La pazienza è giovane. Curva a interrogare le carte.

Sulle grida dei corvi per ora tengo il becco chiuso. Per fortuna il “Corsera” dopo un primo commento per la digital edition – che qui ho linkato il 3 novembre sotto il titolo “Che porta nel becco il corvo” – non mi ha chiesto altro. Ora leggo tristemente i due libri. Sono andato a prenderli alla Feltrinelli di via Orlando e per riprendermi ho poi fatto un giro lungo le muraglie delle Terme di Diocleziano, ora che hanno aperto un ingresso a esse sulla destra della facciata di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Quando li avrò letti ne parlerò: ma sono lento a leggere. Non ho mai sentito attrattiva per le “finanze vaticane”: la considero una pena della professione. Questa lettura la prendo come una penitenza in preparazione al Giubileo. E la svolgo tenendo il becco chiuso, spero fino alla fine della lettura, anche per non dire altre sciocchezze oltre a quelle che magari avrò già scritto. – Intanto arrivano parole incoraggianti da Francesco: le trovi nei primi due commenti.