Mese: <span>Agosto 2017</span>

Bergoglio è il Papa che firma i documenti più lunghi: l’enciclica «Laudato si’» (2015) ha 40 mila parole contro le 29 mila della «Caritas in veritate» di Benedetto (2009). Ma è anche il Papa che invia i messaggi più brevi su Twitter dove ora ha 36 milioni di followers. Lieto dei due primati, chi è tenuto a leggerlo per lavoro indegnamente si augura che il Pontifex breviloquens (questa è l’intestazione della pagina Twitter) contagi il multiloquens.

“Il vento nei capelli”: è una scritta a grandi pennellate rosse che ho letto su un muro al lato destro della strada che scende dal santuario di Montallegro a Rapallo. Non dice altro: che ottenga mai quel vento, come lo prendano i capelli. Ho immaginato che lo scrivente fosse di memoria breve e giunto alla fine di quella riga tanto impegnativa più non ricordasse il resto dell’antifona.

Missionari in avanscoperta nella città mondiale come Matteo Ricci nella Cina d’allora, Jorge Mario e Carlo Maria si calamitano e si rubano le parole. Amanti alla pari degli Esercizi condotti sulla Scrittura. Vescovi riformatori dotati di parresia. Ambedue alunni di Arrupe, l’altro gesuita che con loro fa triade al cambio del millennio: per decenni la Compagnia vivrà di loro. E’ un capoverso di un mio testo per “il Regno” pubblicato nel numero 12/2017 con il titolo Martini e Bergoglio in avanscoperta. Come Matteo Ricci nella Cina del ’600.

L’estate vagabonda mi porta a Sestri Levante dove trovo una chiesa con cripta e in essa due confessionali rivestiti di marmi: è il Tempio costruito dal padre Enrico Mauri (1883-1967) fondatore dell’Opera Madonnina del Grappa. Narrano all’Opera che il padre Mauri aveva Mussolini tra i benefattori e attendeva la sua conversione: quando fosse arrivata, il Duce avrebbe potuto inginocchiarsi tra i marmi che amava. A penitente imperiale il giusto confessionale.

“Non so rubare le parole” dice una novantenne dura d’orecchi che siede a tavola davanti a me in una casa vacanza e narra l’aiuto incerto che le viene dall’apparecchio che le è costato un occhio. Io le dico di imparare a “leggere” le labbra: per tutta la settimana siedi davanti a me e guarda le mie labbra quando parliamo. Dice che si vergogna a “rubare le parole”. Quanti sono i modi del verbo rubare.


Scritta da me fotografata stamane a Sestri Levante in via Olive di Stanghe, su un muro a destra di chi va al mare.