Pietro Pappagallo: il “don Pietro” di Rossellini


sacerdote della Diocesi di Roma, imprigionato in via Tasso per l’aiuto agli ebrei e a ogni perseguitato, denunciato da una delle persone che assisteva, viene ucciso alle Fosse Ardeatine il 23 marzo 1944.

Cappellano delle suore del Bambin Gesù, dopo l’8 settembre 1943 ospita, nella sua abitazione romana, ebrei, perseguitati politici, partigiani e prigionieri evasi. Così una lapide lo ricorda in via Urbana 2, dove svolgeva quest’opera di soccorso: “In questa casa nel tempo buio dell’occupazione nazista rifulse la luce del cuore generoso di don Pietro Pappagallo Terlizzi (Bari) 18.6.1888 Roma – Fosse Ardeatine 24.3.1944 Accolse con amore i perseguitati di ogni fede e condizione fino al sacrificio di sé Cadde nel segno estremo della redenzione e del perdono di Dio”.

Tradito da una spia che finge d’essere un fuggiasco (tale Gino Crescentini, che nel 1947 sarà condannato a vent’anni di carcere per aver denunciato alla “polizia tedesca appartenenti alla razza ebraica, comunisti e antifascisti”), viene arrestato insieme a sei clandestini che si trovano in quel momento nella sua casa e viene imprigionato in via Tasso.

Unico prete cattolico a essere ucciso alle Fosse Ardeatine, all’ingresso delle cave dalla lunga fila in attesa della fucilazione si alza un grido, da uno che ha visto la sua veste nera: “Padre, benediteci!”. Racconterà un superstite che “don Pietro, che era un uomo robusto e vigoroso, si liberò dai lacci che gli stringevano i polsi, alzò le braccia al cielo e pregò ad alta voce, impartendo a tutti l’assoluzione” (Robert Katz, Morte a Roma. Il massacro delle Fosse Ardeatine, Roma 1968, p. 152).

Ecco come ne parla un suo amico che diverrà suo biografo: «Salvò tante vite. Cattolici o ebrei o protestanti, per lui tutti erano creature di Dio e nel diritto naturale della vita e della libertà. Al tempo dell’infamia delle leggi razziali, fu lui, mio paterno amico, a dirmi, smentendo la scuola fascista, che il popolo ebraico è un grande popolo ricco di geni che hanno operato tante svolte nella storia dell’umanità. Sono il biografo di don Pietro perché la sua vita di uomo giusto ben meritava di essere scritta e additata come esemplare alle nuove generazioni. E ho sentito l’irresistibile dovere di coscienza di chiedere all’autorità di Jad Vashem il riconoscimento, per don Pietro, di “giusto delle nazioni”» (Shalom, dicembre 1997, p. 22).

Alla figura di don Pietro Pappagallo allude il personaggio “don Pietro” del film di Roberto Rossellini Roma città aperta (1945), interpretato da Aldo Fabrizi.

Martirologio del clero italiano, Roma 1963, p. 168.

Elio Venier, La Chiesa di Roma durante il periodo della Resistenza, in Rivista diocesana di Roma, settembre-ottobre 1969, p. 998.

Dizionario storico del movimento cattolico, III/2, p. 626.

Antonio Lisi, Don Pietro Pappagallo. Un eroe, un santo, Roma 1995.

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