Nella giornata della memoria per le vittime delle mafie, il Papa riafferma la sua condanna delle strutture di peccato delle mafie, qualifica come idolatrica e antievangelica la loro religiosità e richiama le analoghe condanne pronunciate da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il testo del Papa nel primo commento. Nel secondo un’altra sua parola sul razzismo.
Anno: <span>2021</span>

Andavo al Market “Il Castoro” che è in piazza di Santa Maria Maggiore e Albularius si è unito a me come sempre in vicinanza della Fontana del Maderno. L’ho informato che siamo in zona rossa e non possiamo fare la solita passeggiata. Non c’è stato verso di capirsi e continuava a precedermi di due passi guardando sempre verso piazza Vittorio, che è la sua preferita. Sembrava stupito che io stavolta non lo capissi. Nei suoi occhi mi è parso di cogliere lo sconcerto dell’italiano comune di fronte a quest’ultima chiusura.
“L’uomo, per l’indeffinita natura della mente umana, ove questa si rovesci nell’ignoranza, egli fa sé regola dell’universo”: è la prima delle centoquattordici “degnità” [ovvero assiomi, o postulati] della “Scienza Nuova” (1725, 1730, 1744) di Giambattista Vico, mente forte e forte scrittura. “Indeffinita natura della mente umana”: che non ha binari, non è normata, è libera e liquida, ovvero è capace di tutto, proprio a somiglianza dell’imprevedibile libertà divina. La nostra mente è capace di Dio e di negarlo, capace della verità e di cavalcare l’errore. E’ una mia spiegazione pronto uso, per chi ne sapesse meno di me. Gli altri abbozzino. O neghino. A proposito: che c’entrano i negazionisti? lo dico nel primo commento.
La Chiesa non dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso, che non può dunque “essere considerata lecita”. Lo dichiara la Congregazione per la Dottrina della Fede, con la risposta a un “dubium” che era stato presentato. Il Papa è stato informato e “ha dato il suo assenso” alla pubblicazione della risposta e della nota esplicativa che la accompagna firmata dal Prefetto, il cardinale Luis Ladaria, e dal Segretario, l’arcivescovo Giacomo Morandi. Nei commenti il “responsum” [la risposta della Congregazione al dubium, cioè alla domanda] e alcune parti della nota.
Oggi all’Angelus il Papa ha ricordato con parole sanguinanti i dieci anni dall’inizio del conflitto di Siria: riporto l’appello nel primo commento e dico qui che riportando questo suo richiamo al dramma siriano intendo ricordare l’ottavo anniversario della sua elezione, che cadeva ieri: egli è oggi nel mondo l’araldo delle sofferenze dimenticate. Viene accusato di cercare il consenso mondano blandendo l’egoismo dei benestanti, ma in verità non fa che ricordare il martirio di popoli che noi egoisti e benestanti vorremmo dimenticare. Questo aveva fatto con la visita all’Iraq e questo ha fatto oggi con la Siria.
Prontezza della luce artificiale che prende il posto di quella del giorno, orgoglio delle pietre squadrate della Roma Antica, geometria di travertino della Stazione Termini. Ero lì tra lume e scuro e vi ho pensati, visitatori belli.
A Ur dei Caldei si è fatto il 6 marzo un incontro interreligioso concluso con una “Preghiera dei figli di Abramo”, un incontro al quale non erano presenti gli ebrei: esattamente come nel 2000, quando si fece un analogo incontro sul Monte Sinai – promosso da Giovanni Paolo II – e anche a quell’appuntamento non ci furono ebrei. Nel primo commento una mia battuta giornalistica e quasi goliardica, nel secondo uno spunto sull’estrema difficoltà del dialogo interreligioso nell’area del Medio Oriente.
L’avvertenza della preghiera della comunità che non lo “faceva sentire mai solo” e il dono della “pace e serenità” avuto dopo essersi “abbandonato” al Signore: sono i due elementi centrali dell’esperienza del ricovero per Covid – risalente all’aprile 2020 – narrata dal cardinale Angelo De Donatis nella prefazione al volume di Riccardo Benotti, Covid 19 – Preti in prima linea (San Paolo 2021, pp. 460, euro 20.00). Nei commenti due brani della prefazione.
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