Don Roberto Donadoni, bergamasco, parroco a Venezia, convive per un mese, tra ottobre e novembre, con la possibilità della morte per Covid e poi narra la sua “sconvolgente esperienza” in più di un’occasione, con parole sempre ponderate. Riporto due testi: una testimonianza resa in chiesa, in presenza del patriarca Moraglia, domenica 8 novembre e un’intervista al Tg3 trasmessa quello stesso giorno. Parole al Popolo di Dio e parole ai media, di diversa intonazione ma ugualmente appassionate, che si completano a vicenda.
Anno: <span>2021</span>
Ettore Consonni, bergamasco di 61 anni, magazziniere in pensione, nei giorni del massimo assedio ospedaliero del marzo 2020 non trova posto nelle terapie intensive della sua città e viene portato in coma, con un aereo militare, a Palermo, dove viene curato e salvato dai medici dell’ospedale Civico. Al risveglio, il 6 aprile, dopo 27 giorni di terapia intensiva, non riesce a credere di trovarsi in Sicilia e quando se ne rende conto fa una promessa inaspettata: si farà tatuare sul petto l’immagine geografica della Sicilia “per non dimenticare mai a chi deve gratitudine”. Nei primo commento le parole che ha confidato ai cronisti al momento di lasciare l’ospedale, come le ha riportate il quotidiano “La Sicilia” del 19 aprile 2020.
Il padre francescano Salvatore Morittu, animatore della Comunità di recupero di S’Aspru, Sassari, 74 anni, vive un dicembre 2020 di precipitosi eventi: contrae la polmonite da Covid, fa 11 giorni di terapia intensiva, viene dimesso e lo stesso giorno gli arriva la notizia che il Presidente Mattarella lo ha fatto Commendatore al Merito della Repubblica Italiana “per aver dedicato tutta la vita al contrasto alle tossicodipendenze e all’emarginazione sociale”. Nei commenti alcuni paragrafi del comunicato con cui il 31 dicembre il francescano ha narrato la sua vicenda ai media.
Don Luigi Sala, vicario parrocchiale a Macherio (Monza – Brianza), è stato in ospedale per il Covid 19 dal 13 marzo al 19 giugno e ha narrato la sua lunga convivenza con la prossimità della morte nell’omelia del 30 agosto, solennità di San Cassiano, patrono del paese, in occasione della quale i parrocchiani hanno festeggiato il suo 45° di messa. Nei commenti riporto passaggi dell’omelia pronunciata da don Luigi con respiro affannoso, tra la commozione di tutti.
Avendo ripreso un po’ di energia e ritrovata – o quasi – la voce, chiedo spiegazioni sulla tosse che mi tormenta e che i medici danno per scontata, considerandola anzi un segno positivo: “Vuol dire che i tuoi polmoni riprendono a funzionare”. Sarà così, ma questi quattro o cinque assalti quotidiani della tosse mi spaventano: squassano il torace e l’addome, il cervello. Mi fanno esplodere in singulti e lacrime. Mi uccidono. Interroga questo e interroga quello, arrivo a un medico che mi legge da anni – dice lui – e che è stato anch’egli ricoverato, tre settimane prima di me, nello stesso reparto Covid 2 del San Giovanni e – incredibile a sentirmelo dire – è stato nello stesso mio letto: “Il letto 25 porta fortuna”, mi rassicura. Si chiama Michelangelo Bartolo [vedilo al primo commento] e mi spiega al telefono “quella stupida tosse” e altre cose. Diventiamo amici di cellulare e un poco mi conforta avere spiegazioni da uno che ha vegliato e temuto di morire nel letto dove quei movimenti dell’anima e del corpo li ho vissuti io per un tempo esattamente equivalente.
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