Miei bloggers beneditemi ancora

Un morente vede un mendicante, lo benedice e vuole esserne benedetto. Un prete chiede la benedizione all’infermiera che l’assiste. Una brasiliana trovandosi a un colloquio drammatico con il vescovo gli chiede di benedirla e gli dà la sua benedizione. Un anziano amico che veniva dalla Germania, in occasione dell’ultima venuta mi disse: “Porta al papa la mia benedizione”. Vado a fare visita a un collega morente e ai saluti gli dico: “Dammi la tua benedizione” e gli do la mia. Sono del parere che vada rimessa in onore la “benedizione” come liturgia quotidiana del cristiano comune: non solo quella dei genitori ai figli, già frequente e oggi rara, ma ogni benedizione da persona a persona, nella coppia e in ogni relazione, compresi i figli che benedicono i genitori o il cristiano comune che benedice un consacrato. Comprese le relazioni della blogsfera. E’ l’avvio con moto di un mio testo sulla “benedizione come liturgia del cristiano comune” appena pubblicato dalla rivista “Il Regno” e che può essere letto qui: “Benedicimi” chiede il morente al mendicante. Per scrivere avevo chiesto aiuto ai visitatori e ora torno a chiederlo per una seconda puntata.

18 Comments

  1. fiorenza

    Le notizie dalle Filippine, le immagini di ciò che il tifone “Bopha” ha provocato, sono terribili. Sono molto in ansia….Mabuhay, dacci notizie appena puoi, per favore… God bless…

    5 Dicembre, 2012 - 20:53
  2. Intanto una preghiera per questi poveri morti.

    Veniamo al dunque: come vi benedicono e che cosa provate quando accade?
    Ho sperimentato 4 tipi di benedizioni:

    1. Il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea mons. Tarcisio Cortese (buonanima) mi dava la benedizione da lontano, con il segno di croce. Non c’era il contatto fisico.
    2. L’amico don Daniel Balditarra mi benedice facendomi direttamente il segno di croce col pollice in fronte;
    3. Un frate al convento di S. Antonio in quel della mia Vibo Valentia, 20 anni fa, mi rispose: “Intingi la mano destra nell’acqua santa e fatti il segno della croce, così ti benedici da solo” (vabbè…)
    4. Don Di Noto, che ha le mani come due pale (e vi assicuro che manco le mie non scherzano, chiedere a Luigi per delucidazioni), mi benedice calandomi la destra sulla testa. Con la “pala” destra di copre tutta la scatola cranica (e io sono quasi un metro e 90, fate voi…).

    La sensazione che provo quando ricevo la benedizione è come di una benefica scossa che mi porta pace. Indipendentemente dall’imposizione delle mani. Mi accade anche se vedo un sacerdote benedire un oggetto sacro, per esempio, o quando il confessore mi assolve tracciando il segno di croce (evvabbè non è una benedizione, ma la sensazione è uguale). Una sensazione di benessere fisico vero e proprio. A voi è capitato?

    Veniamo ad altre benedizioni. E’ uso, a Vibo Valentia, portare i bambini per la benedizione il 13 giugno al Convento di S. Antonio dei Padri Cappuccini. Il giorno di S. Antonio da Padova nella piazzetta antistante vengono montate le bancarelle e tante famiglie, ancora oggi, vanno – specie con i bambini piccoli – a far benedire i pargoli e le mamme dai frati (uno di loro si mette sul sagrato con l’aspersorio pronto all’uso).
    Naturalmente, il 13 giugno del 2011 ho portato per la prima volta Sara alla benedizione dei bimbi. Come sapete, io mi chiamo Antonino e siccome in Sicilia è uso festeggiare Antonio e Antonino nello stesso giorno (e così faceva mio nonno), malgrado sia nato e cresciuto in Calabria ho mantenuto l’uso siculo. Anche se so che esistono almeno tre o quattro santi che si chiamano proprio Antonino.
    Torniamo a noi. Era uso portare i bambini a S. Antonio vestiti con un piccolo saio simile a quello dei frati, per chiedere la protezione del Santo. Mia madre ha ripescato il mio fratino e lo ha messo a Sara. Era l’unica bimba col fratino (dopo 30 anni non si usa più, purtroppo), ma la benedizione è arrivata molto gradita. Insieme a qualche giochino e un dolcetto. Mi sembrava giusto raccontarvelo.

    Da voi il 13 giugno si benedicono i bambini?

    6 Dicembre, 2012 - 12:35
  3. Luigi Accattoli

    Tornando al post: invito i visitatori a leggere il mio testo sulle “benedizioni” pubblicato da Il Regno e a darmi nuovi suggerimenti in vista di un secondo articolo. Vedendo gli aspetti che tratto, uno può avere nuovi spunti, sia narrativi sia di approfondimento. Grazie.

    6 Dicembre, 2012 - 12:37
  4. Luigi Accattoli

    Scrivevo in contemporanea con Tonizzo che mi ha prevenuto e che ringrazio…

    6 Dicembre, 2012 - 12:38
  5. Prego Luigi, scusa se mi sono accavallato.

    6 Dicembre, 2012 - 12:39
  6. fiorenza

    Tonizzo, certo che il 13 giugno si benedicono i bambini! Ho sempre visto, quel giorno, le chiese dei francescani affollatissime: quasi (quasi) come quando ero piccola. Non c’era, in Toscana, o almeno io non ne ho memoria, quell’uso dell’abito “fratino” per i bimbi, ma ricordo bene, ancora, i canti, il senso di festa, la certezza di una protezione mentre venivamo benedetti…

    Quanto a quella sensazione di cui parli, di “benessere fisico vero e proprio” nel ricevere la benedizione (ogni tipo di benedizione), oh, sì…certo che sì…

    6 Dicembre, 2012 - 12:56
  7. Grazie Fiorenza. E ovviamente come non dimenticare, sempre per bambini e adulti, il panino benedetto.

    6 Dicembre, 2012 - 12:58
  8. Francesco73

    In un video su youtube, tra le tante cose che dice, Mons. Carlo Liberati – come Luigi originario del maceratese, ancora per pochi giorni Arcivescovo Prelato di Pompei – racconta della sua infanzia in campagna e dice che lui e i suoi fratelli bambini, al momento di andare a letto, si rivolgevano ai genitori esclamando: “Santa Benedizione!”. Non so poi se quelli gliela dessero o se ci si fermasse alla forma del saluto.
    Mi aveva colpito, questa scena, quando la immaginai per la prima volta, anche perchè davvero oggi non si fa più e io non l’avevo mai sentita nemmeno narrare dagli anziani.

    6 Dicembre, 2012 - 14:21
  9. Marcello

    Ma oggi Scola cosa voleva dire?

    6 Dicembre, 2012 - 23:38
  10. Marcello,
    ma che vuoi vedere il sangue scorrrere nel blog di Luigi ?
    —————————–

    Comunque interessante !

    Commentatori che legano la benedizione alla figura del prete.

    Alle origini non era così. Fino a non moltisssimo tempo fa.

    Mi ricordo del mio amico Plinio,
    che mi raccontava della benedizione avuta dalla madre, prima che ella morisse.

    Ma a dire il vero è che se ho sempre sentito parlare di benedizioni vere date dai genitori o comunque non date da preti, nella vita ordinaria,
    io personalmente “non ricordo di esserne stato testimone”,
    ma ho anche una memoria che fa acqua.

    Questo post,
    mi interroga sul farmi segnare da benedizione (dire bene) da chiedere alle persone che mi sono al fianco, delle persone care.

    La grande difficoltà che vivo anche in me stesso,
    è alienarsi in toto da visioni clericali degli atti santi e sacri,
    che a parole desidero,
    ma che prutroppo sono nel dna.

    Dire bene (benedire),
    è la testimonianza dell’amore.

    Posso farmi ampi e svolazzanti segni della croce in pubblico,
    per farmi apprezzare dai pii religiosi,
    dalle vecchiette,
    dai nuovi pretini in tricorno,

    ma se sono incapace di porre nel quotidiano
    gesti continui di benedizioni, di amore, di rispetto, di accoglienza,
    sono un ipocrita, come effettivamente sono.

    7 Dicembre, 2012 - 9:00
  11. a domani

    7 Dicembre, 2012 - 9:01
  12. Leopoldo

    Le benedizioni di cui racconta Luigi sono, non a caso, legata a momenti cruciali della vita. Non so bene che cosa significhi la benedizione in un contesto religioso, ricordo vagamente che nel vecchio testamento il padre benediceva il primogenito per costituirlo erede di tutti i suoi averi e depositario del futuro. Per me la benedizione è il riconosimento di una persona, di più ancora, è dire a una persona che la sua vita è importante, è un ringraziamento per il fatto che esiste. Ti benedico figlio mio, perché sei mio figlio, carne della mia carne, sangue del mio sangue. Ti benedico e invoco tutto il bene possibile sul tuo capo, ora che mi sei vicino, quando ne ho bisogno. La benedizione buttata lì a ogni piè sospinto rischia di perdere l’importanza che dovrebbe avere. Non per altro, perché è bello che ce l’abbia.

    7 Dicembre, 2012 - 10:40
  13. Marcello

    Chiedo scusa.

    7 Dicembre, 2012 - 11:17
  14. Federico B.

    Che Dio ti benedica, Matteo.
    E benedica quelle povere famiglie nelle Filippine, che abbiamo già dimenticato.

    7 Dicembre, 2012 - 14:54
  15. Mabuhay

    …a me veniva da pensare – e da sperare – che questo blog un giorno si trasformi in un luogo benedicente, nel bene e nel…male!
    Visto che Luigi cerca fatti di Vangelo a tutto spiano, sarebbe bellissimo che ne trovasse uno qui, sul suo pianerottolo.

    Buona domenica d’Avvento a tutti.

    8 Dicembre, 2012 - 8:49

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