Prudenti vigilanti leali trasparenti per dire no con coraggio alla corruzione

Incontro diocesano per persone impegnate nella vita pubblica

Tivoli sabato 30 gennaio 2016

La “Misericordiae Vultus” al paragrafo 19:

“La corruzione, piaga putrefatta della società è un grave peccato che grida verso il cielo, perché mina fin dalle fondamenta la vita personale e sociale. La corruzione impedisce di guardare al futuro con speranza, perché con la sua prepotenza e avidità distrugge i progetti dei deboli e schiaccia i più poveri. È un male che si annida nei gesti quotidiani per estendersi poi negli scandali pubblici. La corruzione è un accanimento nel peccato, che intende sostituire Dio con l’illusione del denaro come forma di potenza. È un’opera delle tenebre, sostenuta dal sospetto e dall’intrigo. Corruptio optimi pessima, diceva con ragione san Gregorio Magno, per indicare che nessuno può sentirsi immune da questa tentazione. Per debellarla dalla vita personale e sociale sono necessarie prudenza, vigilanza, lealtà, trasparenza, unite al coraggio della denuncia. Se non la si combatte apertamente, presto o tardi rende complici e distrugge l’esistenza”.

La corruzione domina l’Italia

Siglato oggi, in occasione della presentazione dell’Indice di Percezione della Corruzione 2015 (CPI) di Transparency International, il Protocollo d’Intesa tra l’Autorità Nazionale Anticorruzione e Transparency International Italia (TI-It). Il Protocollo è finalizzato a stabilire un rapporto di collaborazione tra Anac e Transparency International Italia per promuovere iniziative sui temi della trasparenza, dell’integrità e della lotta alla corruzione.

L’Italia, con un punteggio di 44 su 100, è al 61/o posto al mondo nella classifica del Rapporto sulla corruzione della pubblica amministrazione pubblicato da Transparency International, alla pari con Lesotho, Senegal, Sudafrica e Montenegro. Tra i 28 paesi della Ue solo la Bulgaria (69/a con 41 punti) sta peggio. Il paese meno corrotto è la Danimarca (91 punti), davanti a Finlandia (90) e Svezia (89). Gli Usa sono sedicesimi. I paesi più corrotti in assoluto sono Somalia e Corea del Nord.

La predicazione di Papa Francesco

“Quanta corruzione c’è nel mondo!” esclama Francesco il 21 marzo 2015 in visita a Scampia, quartiere simbolo della Napoli più attanagliata dai mali sociali e quell’esclamazione potrebbe essere posta a titolo di molte sue invettive pronunciate in vari luoghi dell’Italia e del pianeta. Della corruzione parla con parole di fuoco il 27 luglio 2013 a Rio de Janeiro visitando una favela, il 26 luglio 2014 a Caserta, il 16 gennaio 2015 a Manila nel palazzo presidenziale.

Bergoglio non ha dubbi sul ruolo dominante che la corruzione va acquisendo nel mondo ai giorni nostri. Nell’intervista del 25 maggio 2015 al quotidiano argentino «La Voz del Pueblo» così risponde alla domanda su quali siano i “mali peggiori” che affliggono oggi l’umanità: “Povertà, corruzione, tratta”. Egli viene da un’area continentale che ha un’esperienza maggiore della nostra in materia di povertà e di tratta, ma con “Mafia Capitale” – denominazione di un’inchiesta giudiziaria sulla corruzione a Roma, avviata nel dicembre 2014 – dev’essersi reso conto che quanto alla corruzione la capitale del Cattolicesimo non è seconda a nessuno.

Afferma che i cristiani, “sale del mondo”, hanno il compito di “difenderlo dalla corruzione” (9 febbraio 2014); ma non nega che vi sia “corruzione nella Chiesa”: per esempio ne parla con i giornalisti in aereo, tornando dal Brasile il 28 luglio 2013 e tornando dalle Filippine il 19 gennaio 2015.

E’ convinto che anche cristianamente la corruzione sia un male straordinario, di prima grandezza. Parlando a una Delegazione dell’Associazione Internazionale di Diritto Penale il 23 ottobre 2014, sentenzia che “la corruzione è un male più grande del peccato”. Del primato dei corrotti aveva trattato da gesuita, prima di diventare vescovo, in un saggio del 1991 intitolato “Corrupciòn y pecado” (tradotto in italiano da Emi, nel 2013, con il titolo “Guarire dalla corruzione”). In esso arrivava a un’affermazione sorprendente, che in varia forma ha ripreso più volte da Papa: “Potremmo dire che il peccato si perdona, la corruzione non può essere perdonata” (p. 19). L’argomentazione fa perno sul fatto che il corrotto non sa chiedere perdono, perché “è sicuro di essere migliore degli altri” (p. 23).

Anche nei documenti più solenni riserva condanne bibliche al male della corruzione: nella “Evangelii Gaudium” la qualifica come “un cancro sociale” (paragrafo 60), nella “Laudato si’” mette in risalto la sua tendenza a prevalere sul diritto e a porsi tra le cause del degrado del pianeta (paragrafo 179).

Prudenti e vigilanti

“Nessuno può sentirsi immune da questa tentazione” dice il Papa nella Bolla. Quindi prudenza innanzitutto verso se stessi. Tenere se stessi sotto controllo.

Parlare con i figli dell’uso del denaro. Parlarne con i collaboratori.

Avere cura che bilanci, conti di cassa, rendiconti – dalla vita familiare alla pubblica amministrazione – siano controllati e controllabili da ognuno che ne abbia diritto. In definitiva: da ogni membro della famiglia e da ogni cittadino.

Nel libro “Il nome di Dio è Misericordia” a pagina 96 c’è questo richiamo del Papa che possiamo applicare al nostro dovere di vigilanza: “Dobbiamo pregare in modo speciale, durante questo Giubileo, perché Dio faccia breccia anche nei cuori dei corrotti donando loro la grazia della vergogna, la grazia di riconoscersi peccatori bisognosi del Suo perdono”. Ecco, potremmo applicare alla città – alla civitas, alla polis – ma anche a noi stessi questo richiamo:

Leali e trasparenti

Nell’enciclica Laudato si’ il Papa, in un passo del paragrafo 179, dà un suggerimento che trovo appropriato per chi ha il compito del risanamento dalla corruzione nella vita pubblica: “Poiché il diritto, a volte, si dimostra insufficiente a causa della corruzione, [lo dice per il contrasto dei danni ambientali, ma vale alla pari per la moralizzazione della vita pubblica] si richiede una decisione politica sotto la pressione della popolazione”. Qui il Papa invita a rovesciare il criterio politico tradizionale, che puntava a tenere quieto il popolo con favori clientelari: egli invita invece a mobilitare il popolo, perché aiuti il politico onesto nella sua battaglia di cambiamento dell’esistente.

Omelia di ieri, 29 gennaio: “Questo è un momento nella vita di Davide che ci fa vedere un momento per il quale tutti noi possiamo andare nella nostra vita: è il passaggio dal peccato alla corruzione. Qui Davide incomincia, fa il primo passo verso la corruzione. Ha il potere, ha la forza. E per questo la corruzione è un peccato più facile per tutti noi che abbiamo qualche potere, sia potere ecclesiastico, religioso, economico, politico… Perché il diavolo ci fa sentire sicuri: ‘Ce la faccio io’”.

Ancora omelia di ieri: “Il Signore sempre perdona. Ma una delle cose più brutte che ha la corruzione è che il corrotto non ha bisogno di chiedere perdono, non se la sente… Facciamo oggi una preghiera per la Chiesa, incominciando da noi, per il Papa, per i vescovi, per i sacerdoti, per i consacrati, per i fedeli laici: ‘Ma, Signore, salvaci, salvaci dalla corruzione. Peccatori sì, Signore, siamo tutti, ma corrotti mai!’. Chiediamo questa grazia”.