Messa tridentina: evitare le “omissioni” del passato

Le righe della lettera del papa ai vescovi – pubblicata sabato ad accompagnamento del motu proprio sulla messa – che meglio mi hanno raggiunto sono queste: “Si tratta di giungere ad una riconciliazione interna nel seno della Chiesa. Guardando al passato, alle divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato il Corpo di Cristo, si ha continuamente l’impressione che, in momenti critici in cui la divisione stava nascendo, non è stato fatto il sufficiente da parte dei responsabili della Chiesa per conservare o conquistare la riconciliazione e l’unità; si ha l’impressione che le omissioni nella Chiesa abbiano avuto una loro parte di colpa nel fatto che queste divisioni si siano potute consolidare. Questo sguardo al passato oggi ci impone un obbligo: fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in quest’unità o di ritrovarla nuovamente”. Credo che indirettamente qui vi sia riassunto il sentimento di papa Benedetto nei confronti del mea culpa wojtyliano: esso principalmente ci ammaestra sul dovere di fare ogni sforzo perchè la “colpa” non si ripeta.  

163 Comments

  1. Leonardo

    Sono d’accordo: la Catholica deve avere mura ben larghe e accoglienti, perché possano starci in tanti. Bisogna avere tanta pazienza, con tutti.
    Però delle mura ci sono. Tendenzialmente non si dovrebbe mai escludere nessuno dall’ovile, ma qualche volta non si può proprio fare a meno di dire a qualcuno che ne è già uscito.
    È appena uscito il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, “Risposte a quesiti su alcuni aspetti ecc.”. Godo della sua chiarezza (e della sua brevità). Ecco la chiesa: madre e maestra.

    10 Luglio, 2007 - 17:01
  2. Mattia

    Sig. Luigi,
    mi piacerebbe davvero sapere cosa pensa del documento della congregrazione della dottrina per la fede pubblicato oggi dal Vaticano..
    Un saluto…

    10 Luglio, 2007 - 17:34
  3. Luigi Accattoli

    Sto scrivendo un servizio di cronaca per il Corsera. La vedo come un’aggiornata e più rigorosa versione di un paio di capitoli della Dominus Jesus (2000). Penso costituisca una seconda mano tesa al movimento lefebvriano dopo il motu proprio di sabato. Ma credo che la “Fraternità san Pio X” non ne sarà soddisfatta. Saluti, Luigi

    10 Luglio, 2007 - 19:18
  4. Guido Villa

    Gentile Luigi, mi permetto di non essere d’accordo con il Suo giudizio (mano tesa ai lefebvriani). Il documento non dice nulla di straordinariamente nuovo … guardando dal loro punto di vista, capisco che ad esempio i fratelli protestanti abbiano da ridire, ma la Chiesa deve preoccuparsi prima di tutto di educare il proprio popolo alla verità, pur nell’amore e nel rispetto verso tutti, se poi questa verità non è politicamente corretta e può suscitare il biasimo degli altri, pazienza.
    Purtroppo oggi nella Chiesa sono attivissime le correnti del falso ecumenismo, quelle cioè che desiderano un compromesso, ad esempio, con i protestanti a spese dell’Eucarestia e del culto alla Vergine Maria. Mi sembra tra l’altro che le nuove leve di sacerdoti, in Italia, siano appunto educate in un clima di sminuimento della figura e dell’importanza essenziale della Madonna: nella mia ex-parrocchia nella Diocesi di Bergamo ad esempio ero considerato spregiativamente un “madonnaro”, pur non facendo nulla di straordinario e seguendo semplicemente quella che è la dottrina della Chiesa.
    Un’altra cosa: lo scorso inverno c’è stato qui a Zagabria l’incontro di preghiera annuale della comunità di Taizé. Non conoscendo appieno questo fenomeno, ho cercato di informarmi. In pratica, questa comunitá mista di varie confessioni cristiane crede e tutte le verità insegnate dalla Chiesa cattolica, e quindi anche nell’intercessione della Beata Vergine Maria e nella presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. Per questo motivo anche i membri protestanti hanno ricevuto dal vescovo cattolico locale l’autorizzazione a fare la comunione nella Chiesa cattolica (pur preceduta dalla confessione secondo le norme della Chiesa cattolica stessa). Ho provato ad andare a leggere in Internet qualcosa di più sulla figura di fratel Roger, e ho notato come, alla sua morte, le condoglianze delle personalità ecclesiali protestanti fossero notevolmente meno calorose di quelle dei cattolici (almeno quelle che ho letto io) – per forza, un calvinista che crede nella presenza reale (potenza della castità, che apre gli occhi alla verità) non puó essere accettato al 100%.
    Cosa voglio dire con questo? Che in un modo o nell’altro, con le dichiarazioni della S. Sede o con la vita di fraternità ecumenica di fratel Roger, quando si afferma la verità si finisce sempre per suscitare risposte negative da parte di altri. Ripeto: pazienza, l’importante è che la Chiesa ed il Papa siano fedeli nell’annuncio della Verità – con amore – il resto non conta.

    11 Luglio, 2007 - 10:57
  5. Guido Villa

    Errata corrige: Laddove ho scritto “a spese dell’Eucaristia” intendevo naturalmente dire “a spese della presenza reale di gesù nell’Eucaristia”. Grazie.

    11 Luglio, 2007 - 11:02
  6. anche a me corre l’obbligo di agganciarmi al documento sull’ultima uscità del Sant’Uffizio. Interessante l’interpretazione. data da Luigi sul Corriere

    Ri-cito Benedetto XVI:

    “Si tratta di giungere ad una riconciliazione interna nel seno della Chiesa. Guardando al passato, alle divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato il Corpo di Cristo, si ha continuamente l’impressione che, in momenti critici in cui la divisione stava nascendo, non è stato fatto il sufficiente da parte dei responsabili della Chiesa per conservare o conquistare la riconciliazione e l’unità”.

    …e vi pongo una domanda che so non piacere a molti: l’unità della Chiesa giustamente invocata è un “valore” parziale? Limitato ad una Chiesa, semplicisticamente, più “di destra”? Riguarda solo l’interno della Chiesa cattolica? E poi: l’unità si costriuisce certo nella Verità, ma essa può sempre e solo fare rima con intransigenza, volontà di “sottolineare le differenze”, “demarcare i confini”?

    Se dovessi guardare all’atteggiamento verso i “duri e puri” neocatecumenali (in “quota destra”), già mi rispondo… e allora? Perchè ci fanno tanta paura ‘sti lefevriani? Perchè non ci fa altrettanta paura il possibile scisma delle comunità di base ancora obbedienti ai vescovi di Roma e al Papa?

    Non è una domanda retorica.

    11 Luglio, 2007 - 11:28
  7. Luisa

    Vorrei solo condividere con voi la mia perplessità…. preferisco usare questo termine anche se dicendo la mia rabbia sarei più vicina alla realtà.
    Ieri sera al Tg della televisione svizzera romanda ( di lingua francese), è passato un reportage sul documento della CDF. Un reportage critico come ad ogni volta che si parla di Benedetto XVI (ed è rarissimo) , con testimonianze tutte contrarie, hanno anche coinvolto il nuovo vescovo di Coira accusandolo , il poverino, di essere un conservatore, perchè non permette ai laici di dire l`omelia durante la Messa! Ah…. ma rappresenta la linea dura e conservatrice di Benedetto XVI .
    Sì è a questo punto che noi siamo arrrivati in Svizzera, i “progressisti” che hanno interpretato il Vaticano II ,nel senso della libertà totale, ad uso e beneficio di desideri particolari, hanno non solo svuotato la Santa Liturgia del Mistero e del Sacro ma si sono messi in totale disubbidienza al Magistero Petrino.
    L`ecumenismo è diventato così confusione, e non incontro, con la perdita di quelle che sono le nostre verità di fede .
    A Ginevra, durante certe Messe, nessun problema, cattolici e protestanti celebrano insieme, Comunione, Santa Cena…nessun differenza, siamo tutti fratelli,e la condividiamo, presenza reale o puro simbolo? Nessuna importanza!
    In Svizzera vi sono Messe in cui è un laico che pronuncia l`omelia ,il prete essendo presente.Nessun problema!
    Divorziati risposati, non solo accedono alla comunione ma anche partecipano alla Liturgia come lettori e via dicendo….potrei moltiplicare gli esempi.
    Quanti sono i preti ad aver letto la” Sacramentum caritatis” ? E il Motu Proprio?
    Risposta dei preti interrogati : tanto da noi non cambierà niente, continueremo come prima!
    Sì in questo momento sono scoraggiata,credo che siamo andati troppo lontano negli abusi e le deviazioni.

    11 Luglio, 2007 - 13:00
  8. > A Ginevra, durante certe Messe, nessun problema, cattolici e protestanti celebrano insieme, Comunione, Santa Cena…nessun differenza, siamo tutti fratelli,e la condividiamo, presenza reale o puro simbolo? Nessuna importanza!

    Veramente? Si tratta proprio di concelebrazioni della messa?

    11 Luglio, 2007 - 13:27
  9. Leonardo

    Non so, ma credo che noi italiani facciamo un po’ fatica a renderci conto di quale sia la situazione della chiesa in molti paesi europei. Nonostante tutto, noi viviamo in quella che si può considerare “l’eccezione italiana”, ma dovremmo pensare che la preoccupazione che muove il papa è universale.

    11 Luglio, 2007 - 13:39
  10. Luisa

    Luca, si tratta per esempio di messe con il prete che celebra e i protestanti possono accedere alla comunione , o è il pastore che celebra e i cattolici si accostano alla Santa Cena.
    Ho assistito ad una Messa per un funerale durante la quale il prete ha invitato tutti i presenti che lo desideravano ad accostarsi alla Comunione, di qualunque religione essi siano e anche senza religione, perchè per Cristo non c`è nessuna differenza, dit-il !
    C`è da domandarsi qui a Ginevra e in generale in Svizzera , quanti sono i preti che si ricordano che a Roma c`è un Papa , al quale sono in principio tenuti ad ubbidire!
    Ancora recentemente un gesuita interrogato alla televisione sul Motu Proprio, con un sorrisino, ha detto, rispondendo alla domanda del giornalista, che c`era modo di adattarsi, senza ubbidire veramente….e che con il Motu Proprio saranno i fedeli a girare le spalle al prete !
    Lamentable mais vrai!

    11 Luglio, 2007 - 14:06
  11. Quindi si parla di intercomunione, non di concelebrazione. Il rilievo è giusto, ma la gravità è indubbiamente minore.

    11 Luglio, 2007 - 14:21
  12. Luisa

    Perchè ci sono dei livelli nella gravità?
    Non mi sembra che l ìntercomunione ( grazie per il termine che non conoscevo) sia autorizzata , salvo eccezioni. Mi devo rileggere la”Sacramentum caritatis”.

    11 Luglio, 2007 - 14:25
  13. Guido Villa

    Gentilissima Luisa, concordo con quanto Lei dice. Tra le diverse esperienze negative della Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia due anni fa c’è stata la permanenza di quattro giorni in una parrocchia, ospitale fin che si vuole, ma dove la situazione di fede era catastrofica. Al di là del fatto che quasi non abbiamo visto un giovane (!), che la richiesta di una S. Messa feriale fatta dal nostro gruppo croato apparisse a loro come una cosa dell’altro mondo (non ce l’avevano messa in programma e abbiamo dovuto celebrarla da soli con i nostri sacerdoti, nei giorni in cui ci siamo riusciti), la mia sposa ed io siamo stati ospitati da una famiglia i cui membri erano pieni di rancore verso il “signor Ratzinger” (sic!), e che andavano, a seconda di come spirava il vento, nella parrocchia cattolica e in quella luterana, e si accostavano alla Comunione nell’una e nell’altra chiesa. E quando siamo tornati a casa, qui a Zagabria, abbiamo ringraziato il Signore di non vivere in Germania. In Croazia, come in Italia, non tutto è rose e fiori, ma non c’è confronto con i Paesi del Nordeuropa. Possiamo poi lamentarci che poi in Francia un grandissimo numero di cattolici finisce tra i lefevriani? Quantunque siano scismatici e questo non è bene, loro sono molto meno peggio …

    11 Luglio, 2007 - 14:37
  14. Maria Grazia

    Credo che dobbiamo renderci conto di una cosa:la stragrande maggioranza dei cattolici cerca delle risposte e le pretende da Benedetto XVI.
    Il Papa ci fa sentire al sicuro perchè parla chiaro e senza tanti giri di parole buonisti,ma poi?Mi dispiace tanto dirlo ma intorno a me non vedo sacerdoti particolarmente entusiasti di spiegare il messaggio del Papa.Mi ha colpito molto Luisa quando ha detto di essere andata alla messa tridentina dove il sacerdote ha parlato del motu proprio del Papa.Da me silenzio assoluto.E non è solo il caso del documento di sabato.In generale i preti ignorano completamente il Papa.Ha ragione Guido quando dice che non dobbiamo stupirci se un gran numero di fedeli è attratta dai lefebriani.Da ciò che leggo nei loro siti posso dire che almeno loro hanno un certo rispetto per il Papa.
    Saluti MG

    11 Luglio, 2007 - 16:24
  15. Leonardo

    Beh tanto rispetto non ne hanno, dal momento che gli disobbediscono.

    11 Luglio, 2007 - 17:58
  16. Temo che la pensiate diversamente da me, ma per non crescere in superbia nelle mie convinzioni mi pacerebbe che Luisa, Guido, Leonardo, Luca e altri rispondessero alla domanda che ponevo nel mio post.
    Grazie

    Simone

    11 Luglio, 2007 - 18:04
  17. A Luisa:
    ho scritto che il tuo rilievo è giusto: infatti l’intercomunione generalizzata con le comunità protestanti non è concessa (come saprai, al divieto generale esistono eccezioni, ma per motivi specifici ben precisi). Quindi hai ragione a parlare di “abuso”. Sì, esistono dei livelli di gravità e ritengo che l’intercelebrazione sarebbe un abuso molto più grave.

    A Guido Villa:
    sempre meglio “cattolici disobbedienti” che “scismatici”, direi: questi in fondo hanno “disubbidito” una volta per tutte.

    Al moralista: Le mie domande sono anche le tue. E, temo, anche le risposte.

    11 Luglio, 2007 - 18:19
  18. Leonardo

    Al moralista: se ho capito bene la domanda, il sottinteso è che ci sarebbe, da parte del papa, più accondiscendenza con la ‘destra’ che con la ‘sinistra’. Temo, in questo caso, di non condividere il presupposto. Di ‘vittime’ dell’intransigenza papale francamente non ne vedo in giro, né a destra né a sinistra.

    11 Luglio, 2007 - 18:53
  19. Syriacus

    Scusate, tanto per chiarezza (che tanto aiuta il dialogo, come ci ha indicato la Dottrina della Fede ieri) , si potrebbe sapere quali sono le rispettive “domande” e “risposte” ?

    Mi sembra che se si comincia a dare addosso a tutti i fedeli cattolici legati alla tradizione e gli si da dei ‘lefebvriani’ tout court (…mentre c’è gente che dal 1984 al 2007 ha dato le proprie generalità alla Cancelleria Vescovile e giurato ad-hoc fedeltà al Concilio perchè avesse accesso alla Messa Tradizionale in qualche ‘catacomba’ diocesana due volte al mese, non mettendo piede alle messe lefebvriane, pur di stare ‘cum Petro et sub Petro’) , allora molti qui non abbiamo molto capito il nucleo del messaggio del Papa in Summorum Pontificum.

    Lo stesso vescovo Ratzinger che, in diverse occasioni ha pontificato (chiaramente all’insaputa del ‘mainstream’ cattolico cisalpino, che era intanto occupato a prestare attenzione a quante marce no-global partecipasse Don Vitaliano o a quante comparsate facesse Don Mazzi a Domenica In) in rito antico negli anni successivi allo scisma di Evcone88 :

    Ad esempio a Weimar, nel ’99 , con la Fraternità di San Pietro (fuoriusciti dalla Società di San Pio X nell’88, non accettando l’incombente scisma, da subito società di vita apostolica di diritto pontificio nello spirito del MP Ecclesia Dei) e l’associazione internazionale di laici tradizionalisti Una Voce:

    http://www.unavoce.org/ratzinger1.htm

    http://www.pro-missa-tridentina.de/galerie/galerie_4.htm

    O prima ancora a Wigratzbad , nel 1990 , al Seminario internazionale della Fraternità di san Pietro:
    http://www.fssp.org/en/ratzwig1990.htm

    Quando si capirà che tale istituto (e molti altri, aggiuntisi nel frattempo) hanno sperimentato e stanno sperimentando (specie in USA, Germania e Francia) un costante boom vocazionale (con parrocchie da loro amministrate che straripano di fedesi, molti giovani) , allora -forse- si capiranno meglio sulle attenzioni pastorali di Roma verso il ‘movimento tradizionalista’ sensu lato (non solo i ‘figliuoli prodighi’ lefbvriani) . Idem per l’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, di Gricigliano (FI) , di diritto diocesano, sotto gli auspici del Card. Antonelli (e del predecessore Piovanelli, che vi è affezionatissimo) .

    http://www.icrsp.com/Evenements-2007/Ascension/Ascension.htm

    http://www.icrsp.com/Evenements-2003/St-Francois-de-Sales/Saint-Francois-de-Sales-2003.htm

    11 Luglio, 2007 - 19:13
  20. Luigi Accattoli

    A Guido Villa. Dicendo che il documento intitolato “risposte” si presenta come una mano tesa ai lefebvriani non intendo dare valutazione generale e di valore o che, ma intendo segnalare una destinazione specifica. La mia interpretazione si basa su tre elementi. Primo: la domanda di partenza coincide con l’obiezione centrale della “Fraternità” ai papi conciliari (compreso Benedetto): “il Vaticano II ha cambiato la dottrina sulla Chiesa”. Il documento risponde for,malmente a questa obiezione. Secondo: la terza domanda, quella sul “subsistit in” riflette e respinge una specifica argomentazione dei lefebvriani contenuta per esempio nello “studio” del 2004 intitolato “Dall’ecumenismo all’apostasia”. Terzo: l’insieme del documento e delle interviste e degli articoli con cui è stato accompgnato tende ad affermare la “identità” tra l’unica Chiesta di Cristo e la Chiesa cattolica, che è una delle poste in gioco essenziali del negoziato tra la Fraternità e Roma. Tutto qui. Nessuna cattiva intenzione giudicante, solo un’interpretazione attrezzata. Luigi

    11 Luglio, 2007 - 21:13
  21. fabrizio

    Questa volta ho anch’io alcune domande.
    Il documento della CdF non mi sembra contenga niente di nuovo rispetto alla Dominus Iesus e alla Lumen Gentium, ed quindi è inattaccabile nei contenuti. Ma, visto proprio che non presenta novità, era proprio necessario farlo uscire adesso, a neanche una settimana da un Motu Propriu che si prestava già di suo a creare incomprensioni?
    Già in occasione della Dominus Iesus Ratzinger riconobbe che ci fu un problema di comunicazione “perché il linguaggio dottrinale classico, così come viene utilizzato nel nostro documento per continuità con i testi del Concilio Vaticano II, è completamente diverso dei giornali e dei mezzi di comunicazione” (da un’intervista ripresa da Tornelli nel suo Il Custode della Fede), per cui l’esperienza avrebbe dovuto suggerire una maggiore accortezza.
    Francamente, lo dico sottovoce, “tra di noi” e con lo spirito di fedeltà e ubbidienza di sempre, questa volta non capisco.

    11 Luglio, 2007 - 21:54
  22. A Syriacus:
    quando parlo dei lefebvriani parlo dei lefebvriani, quando parlo dei tradizionalisti parlo dei tradizionalisti (“legati alla tradizione” però è un’espressione ambigua: alla Tradizione dovremmo essere legati tutti!). Personalmente non mi sembra di aver mai fatto – tantomeno qui – questo tipo di confusione, né di averla vista nei commenti di altri. Chi è legato all’antico rito ha tutta la mia sincera simpatia, purché il suo atteggiamento sia quello di contribuire alla conservazione di un patrimonio rituale e spirituale importante, non di essere l’unico difensore del giusto e santo in mezzo a una Chiesa traviata. Personalmente, il pensiero delle sei-sette parrocchie spagnole che conservano il vetusto e glorioso rito mozarabico mi riempie di gioia. Amo la varietà, amo l’antico. Non amo la divisione.

    A fabrizio: L’ipotesi del “sovraccarico” comunicativo casuale è un’ipotesi uguale e contraria a quella di Luigi, che vede le “due mani” tese ai lefebvriani (ma in tempo estivo e contando su una maggior disattenzione dei media e di chi li usa). Mi lasciano entrambe un po’ perplesso. Sicuramente non si capisce bene quale contingenza ha portato all’uscita, proprio ora, del documento della Congregazione (se proprio dovessi dar loro consigli – ma il mio mestiere è diverso e più umile – troverei più urgente dire una parola sulle nuove teologie del pluralismo religioso); anche perché, come si è detto, i contenuti non sono affatto nuovi, ma semplicemente esposti in modo organico a mo’ di prontuario. Del resto, i documenti hanno gestazioni e tempi spesso indipendenti l’uno dagli altri. Difficile comunque dare un’interpretazione univoca.

    11 Luglio, 2007 - 22:36
  23. Syriacus

    Condivido l’osservazione di Fabrizio sulla ‘tempistica’ della comparsa dei Responsa, e soprattutto -dopo aver letto parecchie reazioni sia interne al cattolicesimo che esterne- ciò che egli intende riportando la citazione del Card. Ratzinger “il linguaggio dottrinale classico, così come viene utilizzato nel nostro documento per continuità con i testi del Concilio Vaticano II, è completamente diverso dei giornali e dei mezzi di comunicazione” .

    Ma non è solo diversità di linguaggio fra media laici e dicasteri veticani. E’ anche differenza lessicale fra comunità cristiane differenti.

    Interessante a questo proposito ciò che ha detto oggi il Card. Kasper a Radio Vaticana:

    >

    http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=144150

    Molto interessante è anche, a mio avviso, la presa di posizione del vescovo ortodosso Hylarion del Patriarcato di Mosca:

    “Il documento è basato sulla convinzione che la Chiesa di Cristo è una e che sussiste nella Chiesa cattolica. La parola “sussiste”, in base al documento, può essere attribuita esclusivamente alla sola Chiesa cattolica, poiché si riferisce appunto alla nota dell’unità professata nei simboli della fede”. “La distinzione tra “sussiste” e “è presente ed operativa” è probabilmente significativa dal punto di vista della tradizione teologica latina, ma non ha molto senso per un teologo ortodosso. Per noi, “sussistere” significa precisamente “essere presente ed operativa”, e noi crediamo che la Chiesa di Cristo sussista, sia presente ed operativa nella Chiesa ortodossa”. ”Per quanto riguarda le Chiese ortodosse il documento afferma che “sebbene separate, hanno veri sacramenti e soprattutto, in forza della successione apostolica, il Sacerdozio e l’Eucaristia”. La successione apostolica e i sacramenti sono dunque indicati come segni essenziali della Chiesa”. Per questo motivo, disunita dalle Chiese d’Oriente, anche la Chiesa cattolica soffrirebbe di una “carenza”, sicché “la ricerca di unità dovrebbe essere di uguale importanza per entrambe le Chiese”.
    “Le chiese Ortodosse credono anche che la successione apostolica e i sacramenti sono segni essenziali della Chiesa. Questo è il motivo per cui gli Ortodossi concordano che le comunità ecclesiali [Riformate] che non godono della successione apostolica e non hanno preservato la genuina comprensione dell’Eucaristia e degli altri sacramenti non possono essere chiamate ‘chiese’ in senso proprio”. “La divisione tra Ortodossi e protestanti è quindi molto più profonda ed essenziale che la divisione tra Ortodossi e Cattolici”.

    http://216.25.88.211/news1.asp?Id=24155

    Sul versante cattolico tedesco, da notare la lettura che del documento fa il Cardinale Lehmann, che più o meno dice che è stato esplicitamente ribadito come le Comunità ecclesiali protestanti abbiano ‘carattere ecclesiale’ “non solo in senso ‘morale’, ma anche ‘telologico”.
    (“lässt grundlegend Raum, die anderen Kirchen nicht nur moralisch, sondern theologisch als Kirchen zu achten“)

    http://www.oecumene.radiovaticana.org/ted/Articolo.asp?c=143938

    Inutile dire che tutto ciò è anni-luce da ciò che ha osato scrivere il Manifesto:

    “…Un intervento molto solenne e ufficiale sul valore delle varie chiese che si rifanno al messaggio cristiano. Pretendono di rifarsi, dice il Vaticano, che sostiene che in realtà non è così. L’unica vera chiesa di Cristo è quella cattolica, apostolica, romana. L’unica vera. Qualche riserva il documento della Congregazione per la dottrina della fede la fa soltanto per gli ortodossi. In questo momento le varie chiese ortodosse sono quelle che Roma considera, se non vere, più vicine alla verità. Le altre chiese tutte lontane. Addio, dunque, a quell’ecumenismo che era apparso come una delle più belle speranze suscitate dal Concilio Vaticano II. Addio ecumenismo, dunque, e addio Concilio. O speriamo arrivederci. Eppure il teologo Ratzinger nel Concilio aveva avuto parte attiva. Come mai questo travolgimento e questa marcia indietro?” [F.Gentiloni]

    11 Luglio, 2007 - 22:43
  24. Syriacus

    A Luca, circa la sua precisazione : mi trovo completamente d’accordo.

    Stefano

    11 Luglio, 2007 - 22:47
  25. fabrizio

    Se l’uscita in tempo estivo contava su una maggior disattenzione dei media, direi che questo obiettivo è fallito.

    11 Luglio, 2007 - 22:47
  26. Syriacus

    >

    Nota explicativa per Luca: ho volutamente usato tale ‘ambigua’ espressione, poichè sapevo già in partenza, per esperienza personale nell’orbe cattolico, che se scrivi Tradizione (con la T maiuscola) , allora sembra (a detta dei ‘progressisti’) che i ‘tradizionalisti’ vogliano accaparrarsi di diritto anche quella ‘vera’ o ‘vivente’ di tradizione. Se scrivi viceversa ‘tradizione’ minuscolo , prima o poi ti arriva un fiero ‘tradizionalitsta’ che ti ricorda (giustamente, per carità) come il suo non sia un semplice attaccamento a “turiboli e manipoli, pizzi e merletti”, ma alla Immutabile Tradizione Apostolica (Traditio) .

    …Davvero, ne ho sentite talmente tante, sul concetto di T/t-radizione, che non so più che scrivere, perchè -cirando Antoine- c’è sempre qualcuno che “ti tira le pietre”.

    (A volte la cosa mi sembra così scadere , che mi ricorda un pò le battutine cossighiane su come scrivere della coalizione di Centro e Sinistra : Centrosinistra o Centro-Sinistra “col trattino” ? )

    11 Luglio, 2007 - 22:57
  27. Il fatto è che tutti hanno percepito l’effetto-raddoppio, cioè, il nuovo documento è uscito quando ancora non si era affatto spento l’eco del motu proprio. Se mi concedete il paragone (senza irriverenza), è un po’ come gli attentati multipli.

    11 Luglio, 2007 - 23:09
  28. Syriacus

    Ma proprio lo stesso giorno dell’approvazione del documento dottrinale (SS.Pietro e Paolo) , il Papa ha ratificato (con minime, anche se interessanti modifiche) il documento finale dell’episcopato latino-americano riunitosi ad in Brasile Aparecida.
    La “Lettera con cui il Santo Padre Benedetto XVI autorizza la pubblicazione del documento conclusivo della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi tenutasi ad Aparecida dal 13 al 31 maggio scorso” è stata pubblicata oggi dalla Sala Stampa Vaticana.

    Visto che la magna pars dei vescovi latino-americani non è certo tradizionalista… e così le idee da loro messe nero su bianco nel Documento Conclusivo, …diciamo che -per usare la metafora di Luca- dopo l'”attentato multiplo” è giunta l'”ambulanza”… 🙂

    11 Luglio, 2007 - 23:18
  29. Francesco73

    Ho letto con la passione di sempre tutte le vostre considerazioni, e quelle di Luigi, ovviamente.
    Ma non ho ancora trovato risposta a una domanda: perchè inseguire i lefebvriani? Perchè tutte queste mani tese?
    Voglio dire: perchè, a prescindere dal merito della Messa, della Tradizione, della giusta intepretazione del Concilio (condivido in toto la visione benedettina e ruininana, sul punto)?
    Ripeto, io questo zelo lo trovo un pò eccessivo, tantopiù che loro hanno anche risposto “grazie tante, ma non ci basta”.

    12 Luglio, 2007 - 8:08
  30. – Beh, noto che, a parte Luca e Leonardo (molto marginalmente, non sono arrivate risposte alle mie domande (1. Perchè in nome dell’unità si tende la mano solo ad alcune esperienze “al limite” e non a tutte?; 2. perchè in nome dell’unità si sottolineano sempre le “differenze” e non i punti di comunione? A tal proposito ieri Kasper ha dovuto fare il pompiere…).
    Me ne farò una ragione.

    – vi prego, non dite anche voi che “abbiamo bisogno dei preti” che amano Pio V… non sapete quanti danni si sono fatti, anche in alcuni seminari, pur di rincorrere i numeri. Invece di far discernere e maturare cristiani liberi (anche nella vocazione al matrimonio) e quindi testimoni attivi del Vangelo. Non solo per via di una divisa o di una messa alla domenica…

    – Ahimé, nemmeno con il documento della Celam credo sia arrivata l’ambulanza. Il documento d’apertura, a me è parso, era durissimo e molto autocritico, soprattutto sulla distanza della Chiesa dai problemi veri (anche sociali) della gente. Ma non ho visto il testo finale.

    12 Luglio, 2007 - 8:19
  31. Guido Villa

    Per Luca Grasselli: A Lefebvre e ai suoi contesto il gesto di rottura con la Chiesa cattolica, e anche il fatto che per loro la S. Messa deve essere solo ed assolutamente in latino (ripeto: apprezzo vivamente l’apertura al vecchio rito, ma non ho nessun problema ad andare alla S. Messa in lingua volgare, che per me è il croato), e la contestazione acritica del Concilio Vaticano II – corretto sarebbe invece criticare il post-Concilio. Devo peró dire che su molte questioni da loro sollevate hanno perfettamente ragione.

    12 Luglio, 2007 - 8:48
  32. Leonardo

    Per fare contento il moralista cercherò di essere più esaustivo nelle risposte. Per quanto riguarda il punto 1, io non condivido l’assunto: a me pare che il papa tenda la mano a tutti e sia paziente con tutti. Per quanto riguarda il punto 2, penso che un conto sia parlare di unità con riferimento alla chiesa cattolica, un altro parlarne con riferimento alle altre chiese e denominazioni cristiane. In questo secondo ambito, mi pare che non sia assolutamente il caso di tacere o di minimizzare le differenze, dato che si tratta, nella maggior parte dei casi, di differenze “non negoziabili” (tanto per usare un linguaggio ‘mercantile’ :-). Un obiettivo realistico del dialogo tra i cristiani di diversa confessione mi pare che sia quello di volersi bene, aiutarsi reciprocamente, superare pregiudizi e vecchi rancori. Basta e avanza. Sì, certo, con gli ortodossi possiamo continuare a discutere all’infinito se lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio oppure dal Padre attraverso il Figlio, ma nel frattempo sarebbe già una gran bella cosa se cominciassero ad essere meno acidi con noi cattolici.

    12 Luglio, 2007 - 9:22
  33. fabrizio

    Secondo me non si tratta di tacere le differenze ma, visto che erano già state sottolineate durante il Giubileo (con ampio risalto), perchè ribadirle? E propria ora?

    12 Luglio, 2007 - 9:40
  34. L’obiettivo dev’essere l’unità. Non a prezzo della verità, ma mediante una comprensione più profonda dell’unica verità, che è in Cristo. In Cristo siamo uniti.

    Sull'”acidità” è meglio non giudicare. Nella storia abbiamo avuto tutti mille torti e mille ragioni. Come nelle liti di vicinato, gli “acidi” sono sempre gli altri… Non si rimedia a tutto in breve tempo.

    12 Luglio, 2007 - 9:48
  35. Leonardo

    La comprensione più profonda dell’unica verità comporta per noi di diventare migliori (se vuoi, molto migliori) cattolici di quello che siamo, per gli altri di diventare cattolici.

    Se guardiamo al presente, e non al passato, a me pare che noi cattolici in genere siamo carini con tutti. Basta considerare cosa succede molto spesso negli incontri del papa con i rappresentanti delle altre comunità religiose: il vescovo di Roma buono buono e pieno di umiltà, gli altri col ditino alzato a rimproverare la chiesa cattolica di questo e di quello.

    12 Luglio, 2007 - 10:35
  36. Alessandro Iapino

    Quando smetteremo di trattare la Verità come fosse una concessione demaniale fatta da Gesù Cristo alla Chiesa Cattolica? o una proprietà condominiale da dividere in millesimi? Ci accaniamo su questo o quel documento vaticano come tifosi di calcio che citano la Gazzetta o il Corriere per difendere le loro squadre e le loro opinioni! Mostriamo una visione ‘notarile’ o ‘avvocatesca’ del cristianesimo che ha continuamente bisogno per esprimersi di carte, documenti, codici. Siamo geometri della fede, attenti a segnare i confini, a misurare le distanze. Ma se la Verità, l’Amore, la Bellezza di Dio è sovrabbondante, come ci ha insegnato Gesù Cristo, che cosa vogliamo misurare, il mare? l’oceano? Io amo la Chiesa Cattolica ma Cristo è più grande della Chiesa, non scordiamolo mai. Il nostro obiettivo non può essere diventare ‘più cattolici’ ma diventare uomini nuovi in Cristo Gesù, trasparenza dell’amore di Dio. E questo lo si può fare solo lasciandoci spogliare da tutte le nostre ricchezze umane, intellettuali, religiose. Fino a diventare poveri, mendicanti dell’Amore di Dio, ricchi solamente del suo Sguardo, delle sue Carezze, delle sue Parole, del suo Silenzio. In questo cammino/esodo/pellegrinaggio la Chiesa mi è guida coi suoi Pastori e insostituibile compagna di viaggio.

    12 Luglio, 2007 - 12:18
  37. Complimenti sinceri ad Alessandro Iapino per la profondità del suo post e per le tante verità che contiene; raramente ho letto una riflessione così bella.
    Gianluca

    12 Luglio, 2007 - 12:38
  38. Tanto di cappello, Alessandro. Grazie.

    12 Luglio, 2007 - 12:39
  39. Grazie, Alessandro 🙂 … errare humanum est, citare (potest esse) diabolicum…

    Bravo.

    12 Luglio, 2007 - 13:39
  40. Luigi Accattoli

    A Syriacus faccio osservare che se mette più di un link in un commento, questo non entra automaticamente – come dev’essergli già capitato almeno due volte – e per vederlo pubblicato deve attendere che io lo “moderi”. E magari aspetta per più ore, se – come capita attualmente – non sono al lavoro e dunque aggiorno il blog solo una o due volte nelle 24 ore. Saluti. Luigi

    12 Luglio, 2007 - 16:14
  41. Syriacus

    Aloysius scripsit: “[allorchè vi sia] più di un link in un commento, questo non entra automaticamente […] e per vederlo pubblicato [bisogna] attendere che io lo “moderi”.” .

    Ne prendo nota e grazie mille della precisazione.

    (Peraltro ho notato anche che ‘quotare’ qualcosa con i segni ” >” ne fa sparire ‘ipso facto’ il contenuto.)

    …Almeno le precisazioni tecnico-informatiche di Luigi si possono ancora citare? O è “diabolico” anche questo? 😉

    In Domino

    Stefano

    12 Luglio, 2007 - 16:33
  42. Syriacus

    IlMoralista si chiede: “Perchè ci fanno tanta paura ’sti lefevriani? Perchè non ci fa altrettanta paura il possibile scisma delle comunità di base ancora obbedienti ai vescovi di Roma e al Papa?”

    Posso abbozzare una risposta facendo anche riferimento al documento dottrinale pubblicato ieri l’altro: in esso viene notevolmente enfatizzata (si legga in merito anche- fra i documenti più recenti- la nota del 2000 sull’espressione ‘chiese sorelle’ ) la definizione di ‘Chiesa’ come comunità dotata (fra l’altro) di ordini validi derivanti dalla successione apostolica e compatibile teologia sacramentale. In sostanza: gli Ortodossi sono Chiesa (o meglio,: le loro Chiese locali sono Chise ‘sorelle’ delle chiese locali Cattoliche) , mentre le ‘Chiese’ protestanti (scaturite dalla Riforma del ‘500 ) sono ‘solo’ Comunità ecclesiali.

    Dove può stare il collegamento con la domanda posta da IlMoralista?

    Sta nel fatto che Roma, seguendo questi principi, considera i Lefebvriani ‘Chiesa’ (vi sono quattro loro vescovi, ordinati nell’88 da Lefebvre) , mentre fino a prova contraria, le ‘Comunità di base’ sinora non hanno realizzato ‘scismi’ plateali quali quello di Lefebvre. E anche se lo facessero, i rischi di propagazione di questo scisma (in termini di valida successione apostolica, dal punto di vista ‘romano’) sarebbero relativi. Mentre infatti il tradizionalismo lefebvriano è fortemente collimante (al netto di ogni possibile distorsione e miopia) con tutto ciò che è stata la Chiesa Cattolica nei secoli più recenti, il cattolicesimo progressista ad oltranza si confonde con moltissime altre confessioni/denominazioni originate dal protestantesimo a partire dalla Riforma (Episcopaliani, Luterani, Veterocattolici, etc…) E’ forse un pò crudo ( e per certi triste) dirlo, ma ha molto più peso, nell’ ‘inconscio collettivo’ del ‘popolo cattolico’, tutto quel ‘patrimonio simbolico’ che i lefebvriani preservano gelosamente (e non di rado con sussiego e infantili pretese d’esclusività) , di quanto ne abbia l’insieme di aspirazioni e anelito al radicalismo evangelico che anima le Comunità di base e il progressismo (absit iniuria verbo) cattolico.

    Per fare un esempio pratico: il caso Milingo ha mostrato come, per Roma, sia davvero preoccupante vedere di punto in bianco un vescovo con Ordini validi vagare per il mondo ad ordinare sacerdoti etc… Se Milingo si mettesse -che so- ad ordinare decine di vescovi , secondo il rito cattolico, per istituire una chiesa scismatica o aiutare i sedevacantisti, ecco che la preoccupazione a Roma diverrebbe altissima (si avrebbe un altro ‘caso Thuc’) .

    Ripeto: bisogna vedere , volenti o nolenti, queste faccende anche con l’occhio e la sensibilità con cui da secoli li vede la Curia romana; forse un pò troppo da canonisti, e non da ‘poveri cristiani’ (in senso siloniano) …

    Inoltre: a mio modestissimo avviso, se Roma vuole l'”unità”, deve anche ‘decidersi’ a vedere ‘con chi’, e con che priorità… Con i Luterani o i Copti? Con le Chiese figlie dello scisma del 1054 o con i Metodisti? Con le chiese della Confessio Fidei Augustana o quelle pre-calcedoniane? Con i Lefebvriani o con la Free Church scozzese?

    Magari svilupperò il mio pensiero in un commento successivo, ma penso che se chiunque anche per un secondo pensa alle sostanzialmente differenti teologia sacramentale ed ecclesiologia che caratterizzano Chiese Ortodosse e Comunità ecclesiali nate dalla Riforma, non rimarrà molto dubbio su quale realtà sia più vicina al Cattolicesimo… E questo lasciando da parte l’affaire Lefebvre, più ‘spaccatura’ dovuta ad atti scismatici che grande “scisma” in senso stretto.

    Anche sulla questione liturgica -e qui accenno solo al mio pensiero sulla faccenda- , c’è a mio avviso un atteggiamento assolutamente incomprensibile di molti cantori della ‘collegialità’, al limite della schizofrenia: è assurdo pretendere che qui sia lecito modificare profondamente -o addirittura si “fabbricare” in una commissione (cfr. Card. Ratzinger) – la liturgia senza battere ciglio, quando lo sa anche il più sprovveduto che per gli Orientali essa è Divina Liturgia, dono divino di una quasi assoluta intoccabilità. Talvolta partecipo a Genova alla Messa della Comunità Ucraino-bizantina presso Santo Stefano : due ore ampiamente cantate sia da celebrante che fedeli. L’ordo missae è rigorosamente quello donatoci da san Giovanni Crisostomo. Dopo il Concilio, il massimo che è stato realizzato , in termini di ‘aggiornamento’, credo sia stata al limite la traduzione in ucraino moderno di alcune parti e qualche minima semplificazione. Punto. Credo che nessun vero cristiano orientale possa contemplare nel suo sensus fidei una alterazione della sua tradizionale Divina Liturgia in un modo così radicale come quello avvenuto nella Chiesa latina (riti ambrosiano e mozarabico compresi) dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II . Lasciam stare poi, a fortiori, un divieto quasi totale di celebrazione della prcedente liturgia tradizionale, ammesso che ne accetti qualche sostanziale riforma.

    Quindi: a mio avviso, Benedetto non solo ha mandato una scialuppa ai lefebvriani, ma ha anche lanciato precisi segnali, aprendo alla dissidenza tradizionalista interna, al mondo Ortodosso sensu lato: si possono fare tanti incontri ecumenici ( e garbati ma inconcludenti colloqui di “diplomazia eccelsiastica” come ha detto il metropolita Kyrill martedì ) , ma finchè Roma non mostra a Mosca o ad Atene che essa sa preservare gelosamente il suo Depositum Fidei anche in termini di Lex Orandi, (non separabile dalla L.Credendi, come ha ricordato il Pontefice) , sarà molto difficile essere credibili agli occhi dei nostri fratelli orientali. Per essi l’ortodossia di fede è inseparabile dalla ortopratica della liturgia. E se qualcuno gli va a ricordare che essi si attaccano a tanti ‘fronzoli’ e ‘incensi’ bizantineggianti argomentando che sono tutti dovuti al loro ‘cuore indurito’ -magari ‘cesaropapista’-, o al loro ‘infantilismo’ e che “Cristo sta altrove” , allora finora non ha capito molto di dialogo ecumenico. Quello vero.

    Esaminiamoci criticamente: non c’è un pò troppo “complesso di superiorità”, di ‘ultramontanismo’ nel pensare di poter costruire ‘a tavolino’ per la Chiesa d’occidente una liturgia che potesse accontentare tutti e non scontentare nessuno’ , come se Roma, dopo il Concilio, avesse trovato la formula magica per mettere assieme tutti (nipotini di Lutero e di Leone X) nel celebrare l’Eucarestia? Una specie di ‘impero liturgico dove il sole non tramonta mai’ all’insegna del messale riformato ‘pieno di opzioni e ricchissmo di Parola di Dio’.

    Guardate che non metto teologicamente in dubbio niente, della cosiddetta “messa nuova”: proprio l’altro giorno ho pregato con la Chiesa nel battistero della Cattedrale, dove un canonico , in un giorno feriale, ha piamente celebrato adottando La Prex IV (quella ‘con storia della Salvezza’) . Nessuna questione davvero, sulla validità e le ricchezze del rito paolino.

    Ma invito a rileggere anche questo brano dell’Evangelo (nel capitolo 26 di Matteo), e a meditare sull’atteggiamento di Giuda, accostabile a certi nostri catto-pauperismi ‘paternalisti’ degli ultimi decenni, per cui magari una ‘babushka’ moscovita che assiste umilmente tra ori, candele e incensi ad una Divina Liturgia di tre ore in slavonico antico “senza capirvi una acca” -ma col cuore prostrato orante e adorante il Cristo suo Salvatore- , vale (inconfessabilmente…) meno di un qualsiasi nostro “cattolico adulto” profondamente “aggiornato” (per cui -che so- è di gran lunga più “cristiano” partecipare ad una convention sul commercio ‘equo e solidale’ che ad un vespro solenne…) :

    “Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso, gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa. I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: “Perché questo spreco? Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!”. Ma Gesù, accortosene, disse loro: “Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete. Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura. In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei”.

    ————
    Stefano

    12 Luglio, 2007 - 19:40
  43. Discutibile… ma un gran bell’intervento!!!

    12 Luglio, 2007 - 19:50
  44. Syriacus

    (Nota: Giuda… Vedi Capitolo 12 di Giovanni)

    12 Luglio, 2007 - 19:56
  45. Eufemia Budicin

    Non penso che le comunità di base, Adista, Golias, i cattolici nel MFThK, Catholics for free choice, faranno uno scisma. L’aggettivo cattolico piace tanto, e criticare il papa (anche a livello personale) da cattolici del dissenso fornisce una audience che i protestanti se la sognano. Kung la prima cosa che scrive nel suo sito e che lui sta dentro la Chiesa cattolica. Poi, qualche ragione ce l’avranno pure, ma mi sembra che passino più tempo a recriminare che a documentarsi e documentarci. Grazie per i suoi articoli e cordiali saluti, Eufemia Budicin

    13 Luglio, 2007 - 0:53
  46. Luisa

    Non chiamerei certo Golias ” una comunità di base” , che senso ha la parola “base” in questo caso” ? Stanno alla base di che cosa?
    Vi invito a leggere , se proprio ci tenete, per informazione, i propositi tenuti da Terras su Golias, non sono che parole di odio, non trovo un`altra parola , verso Benedetto XVI e il suo Magistero. Golias ha persino chiamato alla resistenza spirituale contro il Papa
    Chiamare questa rivista “cattolica”, e in più darle il marchio di qualità di essere una comunità di base, dunque secondo il religiosamente corretto, essere il vero fermento di vitalità della Chiesa, mi sembra abusivo.
    Io chiamerei, e non sono la sola, Golias, una rivista anti-cattolica.
    Vi assicuro che vedere Terras alla televisione,( perchè chiaramente è lui che si invita….) sciorinare il suo astio, ripeto il suo odio, contro Papa Benedetto lascia uno strano gusto amaro nelle orecchie e nel cuore.
    E poi perchè dovrebbe fare ” scisma”….contro che potrebbe scaricare il suo veleno….effettivamente è così che fa audience!
    Se si vuole parlare di base , personalmente vedo una base molto minata, poco solida e fidata.

    13 Luglio, 2007 - 7:38
  47. ringrazio Stefano-Syriacus per l’eloquente sforzo di risposta.

    Ad Eufemia e Luisa: non so cosa sia Golias… Ma so che tutti quelli che ho in mente io parlando di Comunità di base sono SICURAMENTE cattolici e cristiani, peraltro… ed esercitano qualche volta con grandi umiliazioni l’obbedienza al vescovo. Magari solo perchè non ci si parla più, non si prega più insieme e ci si etichetta reciprocamente in qualche modo.

    Comunque faccio esercizio di continenza verbale e rimando al post di Alessandro Iapino…

    13 Luglio, 2007 - 8:19
  48. Luisa

    Caro Moralista, mi potrebbe dare un esempio di ” grande umiliazione” ?
    La ringrazio. Luisa

    13 Luglio, 2007 - 8:22
  49. Luisa

    PS :
    Per molti, sempre più numerosi, il solo fatto di dover ubbidire è già di per se un`umiliazione.
    E non penso essere moralista dicendo questo.

    13 Luglio, 2007 - 9:02
  50. 🙂 Luisa sei (se posso il tu) una perfetta moralista, invece …sei del gruppo! Te lo dice uno che è stato programmato per essere obbediente quasi fino alla cecità…

    Esempi di “umiliazione” (parlo di un caso specifico di una realtà italiana): essere buttati nella mischia dal vescovo per gestire una certa difficile situazione allo sfascio (in virtù della predisposizione “al sociale” e “alla missionarietà” di quel certo gruppo di persone, religiosi e laici) ma non essere mai presi in considerazione (soprattutto i laici) sul piano della liturgia e della verifica della pastorale e della catechesi… come se queste persone non traessero la loro attitudine tanto utile dal confronto quotidiano sulla Parola di Dio e dall’incontro Eucaristico comunitario (cioè con tutti) la domenica.

    Non considerano umiliante obbedire (lo fanno senza digrignare i denti…) ma che la loro esperienza di fede e di conversione quotidiana valga solo per quel che fa comodo… e sia di serie B su altri fronti.

    Ciao
    Simone

    13 Luglio, 2007 - 12:07
  51. ps addio proposito di continenza verbale…

    13 Luglio, 2007 - 12:09
  52. Luisa

    Simone, scusa non capisco il passaggio del tuo post che mi concerne !
    Io sarei una perfetta moralista, sarei del gruppo….
    Mi puoi spiegare che cosa o chi è ,secondo te ,un (a) moralista e di quale gruppo sarei partecipe?
    Ok che tu sembri sapere meglio di me chi io sia, ma almeno vorrei essere sicura di poter condividere la tua opinione !
    Mi potrei sempre nascondere dietro il fatto che l`italiano non è più la mia lingua….ma è vero che delle volte stento a capire 😉

    13 Luglio, 2007 - 12:30
  53. Diego Ruggiero

    Dico la mia sul Summorum Pontificum, pur non essendo esperto liturgista, e sapendo che a qualcuno potrà non piacere ma, come si dice, “siete liberi di contraddirmi” :-):

    Nell’introduzione al messale riformato da Giovanni XXIII era scritto testuale:
    «I fondamentali princìpi, relativi alla riforma generale della liturgia, dovevano essere affidati ai Padri nel prossimo Concilio ecumenico» (Ioannis XXIII «Rubricarum Instructum», die 25 iul. 1960: AAS 52 [1960] 594)

    Nel documento di emanazione del messale di Paolo VI era scritto testuale:
    “Infine, vogliamo qui riassumere efficacemente quanto abbiamo finora esposto sul nuovo Messale Romano. Il Nostro Predecessore san Pi? V, promulgando l’edizione ufficiale del Messale Romano, lo presentò al popolo cristiano come fattore di unità liturgica e segno della purezza del culto della Chiesa. Allo stesso modo Noi abbiamo accolto nel nuovo Messale legittime varietà e adattamenti, secondo le norme del Concilio Vaticano II (Cf CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, nn. 38-40: AAS 56 (1964), p. 110); tuttavia confidiamo che questo messale sarà accolto dai fedeli come mezzo per testimoniare e affermare l’unità di tutti, e che per mezzo di esso, in tanta varietà di lingue, salirà al Padre celeste, per mezzo del nostro sommo Sacerdote Gesù Cristo, nello Spirito Santo, più fragrante di ogni incenso, una sola e identica preghiera”. (costituzione apostolica Missale Romanum)

    A quanto pare allora, nell’ottica conciliare della riforma nella continuità, alla quale tra l’altro dice di richiamarsi il Papa, ben due papi hanno proceduto a riformare L’UNICO messale romano che, come era stato stabilito nel Cobcilio di Trento, era appunto “fattore di unità” della Chiesa.

    Non due forme dello stesso rito bensì un UNICO MESSALE RIFORMATO. Questa era l’intenzione di Giovanni XXIII e Paolo VI.
    Il messale di Paolo VI non è altro che il messale di Giovanni XXIII riformato e adattato ai tempi…appunto RINNOVAMENTO NELLA CONTINUITA’!
    Non due espressioni del medesimo rito, ma un unico rito (e messale) riformato!

    Viene il dubbio che il Summorum Pontificum metta addirittura in dubbio quanto stabilito da Pio V che introdusse come “fattore di unità” della Chiesa l’unicità del messale romano…

    14 Luglio, 2007 - 14:30
  54. Syriacus

    Infine, per chi sa leggere l’inglese:

    NOTE ON THE OBLIGATION TO USE THE NEW ROMAN MISSAL
    S.C.D.W., Conferentiarum Episcopalium*, 28 October, 1974

    This sacred congregation, in a Note published on 14 June, 1971, and approved by the Supreme Pontiff, defined the role of episcopal conferences in the preparation of vernacular versions of liturgical books and set out the regulations for obtaining their confirmation by the Holy See. Gradually, the employment of the vernacular versions spread everywhere to such an extent that, enough time having elapsed, it is clear that the work is almost complete.

    With regard to the Roman Missal: when an episcopal conference has determined that a vernacular version of the Roman Missal—or of a part of it, such as the Order of the Mass—must be used in its territory, from then on Mass may not be celebrated, whether in Latin or in the vernacular, save according to the rite of the Roman Missal promulgated by the authority of Paul VI on 7 April, 1969.

    With regard to the regulations issued by this sacred congregation in favor of priests who, on account of advanced years or infirm health, find it difficult to use the new Order of the Roman Missal or the Mass Lectionary: it is clear that an ordinary may grant permission to use, in whole or in part, the 1962 edition of the Roman Missal, with the changes introduced by the Decrees of 1965 and 1967.b But this permission can only be granted for Masses celebrated without a congregation. Ordinaries may not grant it for Masses celebrated with a congregation. Ordinaries, both religious and local, should rather endeavor to secure the acceptance of the Order of the Mass of the new Roman Missal by priests and laity. They should see to it that priests and laity, by dint of greater effort and with greater reverence comprehend the treasures of divine wisdom and of liturgical and pastoral teaching which it contains. What has been said does not apply to officially recognized non-Roman rites, but it does hold against any pretext of even an immemorial custom.

    [ a. Translated by A.F. from the Latin text in Notitiae, Nov. 1974, p. 353

    b.The Order of Mass and the rite to be observed in the celebration
    of Mass: Ordo missae et ritus servandus in celebratione Missae was
    published on 27 Jan. 1965. It incorporated the changes introduced
    in the Mass by the First General Instruction on the Implementation
    of the Constitution on the Sacred Liturgy, Inter oecumenici,
    “Changes to be made in the Order of the Mass: Variationes in
    ordinem missae inducendae,” was published on 18 May 1967. It
    added the changes introduced in the Mass by the Second General
    Instruction, Tres abhinc armos. ]

    14 Luglio, 2007 - 15:16
  55. Leonardo

    Not very kind of you: among Italian people, reading English is not compulsory, so far …

    14 Luglio, 2007 - 15:55
  56. Syriacus

    Better Latin, then? 😉

    14 Luglio, 2007 - 16:01
  57. Syriacus

    Così, nel 1974 la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, afferma che “it does hold against any pretext of even an immemorial custom” (“ciò non ostante ogni pretesto, persino di costume immemorabile”).
    Capito? …mentre San Pio V nel ‘500 specifica che la sua riforma liturgica uniformante buona parte dei riti latini in quello ‘romano’ NON avrebbe riguardato Riti le cui esistenza in seno alla Chiesa era documentabilmente presente da più di duecento anni (da considerarsi quindi, in termini ecclesiali di fatto ‘ab immemorabili’) , Paolo VI impone che NON si tenga affatto conto della tradizione immemorabile, ma che si operi (a mio avviso) una vera e propria “Gleichschaltung” (efficacissima parola tedesca che vuol dire ‘uniformizzazione’/coordinazione/azzeramento/reset) del Rito Romano. Da qui , lo ‘shock’ personalmente sentito da Ratzinger (ricoprdato già a gennaio da Luisa in un suo commento che citava il suo ‘Sale della Terra’) negli anni della introduzione della riforma liturgica.
    Sotto Pio V, i Domenicani continueranno a pregare da Domenicani, idem i Certosini, i Carmelitani… Così pure diversi ‘usi’ e ‘forme’ locali di riti latino-gregoriani , l’anglico Sarum, il francese lionese… Molti di questi sarebbero poi andati incontro a quasi completa ‘naturale estinzione’ .

    Ricordo cosa il Cardinale Ratzinger affermò a colloquio con Vittorio Messori ( per il suo famoso libro-intervista uscito nel 1985 ):

    « Prima di Trento, la Chiesa ammetteva nel suo seno una diversità di riti e di liturgie. I Padri tridentini imposero a tutta la Chiesa la liturgia della città di Roma, salvaguardando, tra le liturgie occidentali, solo quelle che avessero più di due secoli di vita. È il caso, ad esempio, del rito ambrosiano della diocesi di Milano. Se potesse servire a nutrire la religiosità di qualche credente, a rispettare la pietas di certi settori cattolici, sarei personalmente favorevole al ritorno alla situazione antica, cioè a un certo pluralismo liturgico. Purché, naturalmente, venisse riconfermato il carattere ordinario dei riti riformati e venisse indicato chiaramente l’ambito e il modo di qualche caso straordinario di concessione della liturgia preconciliare »

    http://digilander.libero.it/gregduomocremona/ratzinger_rapporto_sulla_fede.htm

    14 Luglio, 2007 - 16:02
  58. Diego Ruggiero

    Ho letto con attenzione il materiale che ha segnalato Syriacus, e credo che il parallelo storico tra la situazione post-tridentina e quella post-CVII sia giusto fino ad un certo punto.

    Dopo Trento la Chiesa si trovava una situazione in cui c’erano vari riti che dovevano essere portati ad unità nel messale romano e la concessione ai riti con almeno 200 anni risultava logica e misericordiosa perchè si proveniva da una situazione di pluralismo che tuttavia necessitava di unità come vuole il concilio di Trento.

    Dopo il CVII ci troviamo con una Chiesa latina che ha già un unico messale romano che viene più volte riedito ed anche emendato (cioè riformato!) anche nel corso del ‘900 da Pio XII, GIOVANNI XXIII e infine PAOLO VI sulla scorta delle indicazioni del concilio. Per tutte le precedenti riforme il problema della sopravvivenza del vecchio messale non si poneva. Quando Pio XII ha riformato i riti della settimana santa, mi pare, che nessuno si sia permesso di volerla celebrare con i riti ante-riforma.

    Tutti i documenti dei predecessori di BENEDETTO XVI sembrano concordi nel considerare le varie riforme come, appunto, riforme dell’unico messale.

    Anche Paolo Vi non ha presentato il proprio messale come “NUOVO”, come pensava l’allora Card. Ratzinger, ma, stando ai documenti, come messale riformato. Non penso neanche che papa Benedetto voglia dire che Paolo VI , nel riformare il messale, abbia contraddetto la linea conciliare del rinnovamento nella continuità, creando qualcosa di completamente nuovo.

    Quindi i documenti che Syriacus presenta non fanno che dimostrare la pervicacia di questo Papa nel seguire le proprie idee datate 1976.

    Promise una volta che avrebbe ascoltato, e non avrebbe seguito solo le sue idee…PROMESSE DA MARINAIO!

    14 Luglio, 2007 - 16:57
  59. Luisa

    E se giustamente il Papa avesse ascoltato per fare non la sua volontà ma quella di Dio?
    Non capisco bene a che conclusione vuole arrivare Syriacus o forse lo capisco troppo bene.
    Possiamo essere sicuri tutti di una cosa e cioè che Benedetto XVI è arrivato al Motu Proprio dopo aver pregato, dopo essersi messo in ascolto. E sono sicura, che se avesse ricevuto una risposta contraria alla sua opinione personale, vi avrebbe rinunciato.
    Purtroppo non posso appoggiarmi a sostegno della mia opinione su nessun testo, ma solo sulla mia fiducia totale nell`onestà, integrità di Benedetto XVI e sul suo amore per la Chiesa di Cristo che egli ha sempre anteposto a tutto e, sopratutto, alle sue opinioni personali.

    14 Luglio, 2007 - 18:22
  60. Maria Grazia

    Ringrazio Syriacus per la segnalazione di tutti i testi che trovo molto importanti.
    Vorrei aggiungere a quanto detto da Diego che il Papa ha ascoltato tutti:dai lefebvriani al cardinale Richard e non dimentichiamo i fedeli tradizionalisti che sono affezionati all’antica liturgia ma non desiderano rompere la comunione con Roma.O forse questi cattolici hanno meno diritti di altri,che accedono a tutte le prime pagine di tutti i giornali?
    Saluti MG

    14 Luglio, 2007 - 18:30
  61. Syriacus

    Diego ha scritto: “Anche Paolo Vi non ha presentato il proprio messale come “NUOVO”, come pensava l’allora Card. Ratzinger, ma, stando ai documenti, come messale riformato.”

    Beh, se leggiamo bene ciò che ha scritto il Pontefice nella sua Costituzione Apostolica Missale Romanum (dove il titolo corrisponde alla prime due paole del testo, il quale , incidentalmente, fa riferimento al Messale di SPioV, e non a quello ‘nuovo’, di cui si parlerà più avanti) , del 3 Aprile 1969,

    CONSTITUTIO APOSTOLICA
    MISSALE ROMANUM
    EX DECRETO CONCILII OECUMENICI VATICANI II
    INSTAURATUM PROMULGATUR

    http://www.vatican.net/holy_father/paul_vi/apost_constitutions/documents/hf_p-vi_apc_19690403_missale-romanum_it.html
    (testo italiano)

    ivi si parla -è verissimo- di ‘riforma’ e di ‘revisione’, ma , al contrario di ciò che è avvenuto da S.Pio V a Giovanni XXIII (e forse Paolo VI, nel 1965, credo) NON si tratta -a ben leggere- di una nuova “Editio Typica” del Missale Romanum piano, ma di qualcosa di decisamente, e deliberatamente -alla luce del mandato conciliare- , diverso: una riforma/revisione per dar luogo a un ‘nuovo messale’ Infatti, il presente Messale per il Rito Ordinario non è una ennesima editio typica del messale di SPio V, ma la III di quello paolino, promulgata da Giovanni Paolo II nel 2002.

    L’ha citato Diego stesso:

    “Infine, vogliamo qui riassumere efficacemente quanto abbiamo finora esposto sul nuovo Messale Romano. Il Nostro Predecessore san Pi? V, promulgando l’edizione ufficiale del Messale Romano, lo presentò al popolo cristiano come fattore di unità liturgica e segno della purezza del culto della Chiesa. Allo stesso modo Noi abbiamo accolto nel nuovo Messale legittime varietà e adattamenti, secondo le norme del Concilio Vaticano II (Cf CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, nn. 38-40: AAS 56 (1964), p. 110); tuttavia confidiamo che questo messale sarà accolto dai fedeli…[etc…]”

    Paolo VI, indubitabilmente non parla di una nuova edizione del Missale “di Trento” , ma di una nuova versione, frutto non solo di un’amplissima revisione di quest’ultimo, e ‘arricchita’ da moltissimi nuovi apporti di varia origine, dell’ Ordo Missae della Chiesa di rito romano, tale da concretizzarsi un ‘nuovo’ Missale tout court: quello “richiesto dal Concilio Vaticano II” .

    14 Luglio, 2007 - 21:33
  62. Syriacus

    A conforto di quanto da me scritto precedentemente, si legga ciò che dice Poalo VI nell’udienza generale di Mercoledì, 26 novembre 1969 :

    “Diletti Figli e Figlie!

    Ancora noi vogliamo invitare i Vostri animi a rivolgersi verso la novità liturgica del nuovo rito della Messa, il quale sarà instaurato nelle nostre celebrazioni del santo Sacrificio, a cominciare da domenica prossima, prima Domenica dell’Avvento, 30 novembre. Nuovo rito della Messa: è un cambiamento, che riguarda una venerabile tradizione secolare, e perciò tocca il nostro patrimonio religioso ereditario, che sembrava dover godere d’un’intangibile fissità, e dover portare sulle nostre labbra la preghiera dei nostri antenati e dei nostri Santi, e dare a noi il conforto di una fedeltà al nostro passato spirituale, che noi rendevamo attuale per trasmetterlo poi alle generazioni venture.”

    Più avanti , il Papa parla -addirittura- di “grave mutazione” che viene introdotta per ‘obbedienza al Concilio’.

    …Per non parlare poi di quanto aggiunge verso la fine, citando una diposizione della Congregazione del Culto Divino ( ovvero ciò che in quei giorni dice autoritativamente su quell’argomento un suo dicastero sotto il suo pontificato ) :

    ” Ma resta ancora una difficoltà pratica, che l’eccellenza del sacro rito rende non poco importante. Ma come faremo a celebrare questo nuovo rito, quando non abbiamo ancora un messale completo, e quando ancora tante incertezze circondano la sua applicazione? Ecco. gioverà, per terminare, che vi leggiamo alcune indicazioni, che Ci vengono dall’officina competente, cioè dalla Sacra Congregazione per il Culto Divino. E sono queste:

    «Quanto all’obbligatorietà del rito:

    1) Per il testo latino: i sacerdoti che celebrano in latino, in privato, o anche in pubblico per i casi previsti dalla legislazione, possono usare, fino al 28 novembre 1971, o il Messale romano o il rito nuovo. ”

    Verbatim: Il “Messale romano” o il “rito nuovo” .

    Qui i testo dell’Angelus del 26 novembre 1969, da Vatican.va:

    http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/audiences/1969/documents/hf_p-vi_aud_19691126_it.html

    14 Luglio, 2007 - 21:54
  63. Syriacus

    Ancora un’osservazione, in risposta a quanto affermato da Diego .
    Per usare una metafora informatica -per chi ne mastica almeno un pò- :… ben si sa che i programmi escono in sempre nuove edizioni aggiornate…uno fa gli ‘upgrades’ , etc…
    …Mettiamo che il vecchio Missale promulgato da SPioV fosse una sorta di “Messale Romano 1.0” (analogo a, che so, Winows 3.0) , che poi i vari papi menzionati da Diego hanno aggiornato di volta in volta (mediante editiones typicae) , cosicchè si è avuto una sorta di Messale 1.1, 1.2, 1.3, etc… Fino al messale del 1962 (o financo del 1965) . Quello che sostiene da sempre Ratzinger è che Paolo VI, nel promulgare il ‘suo’ Messale, abbia, per così dire, ‘violato’ quella tradizionale sequenza ininterrotta di (minimi) ‘upgrades’ storicamente sempre presente, promulgando un messale del tutto nuovo che, per quanto dicasi anch’esso ‘romano’, è in continuità con i precedenti (a livello di ‘marketing ecclesiale’, almeno) più o meno quanto (non) lo è stato Windows 98 con la serie precedente , o Windows XP con 98, o Windows Vista con XP ; cioè non semplice ‘aggiornamento’ (come quelli che Gates ci invia on-line in automatico di volta in volta, o come il passaggio da ServicePack1 a SP2 di WinXP ) ma la produzione di un qualcosa di nominalmente (come ‘brand’) simile, ma sostanzialmente (per gran parte del ‘codice sorgente’) diverso.

    Mi scuso con tutti i lettori per la maldestra e forse irriverente metafora informatica, ma penso che da essa si possa un pò evincere in altri termini il succo di quanto affermato -fra gli altri- da Joseph Ratzinger in più occasioni: che il Messale paolino abbia ‘ereditato’ legalmente nel ’70 il ruolo di rito da osservare ‘normativamente’ nel culto pubblico della Chiesa di Roma, su questo non ci piove… MA, non può essere considerato come un semplice ‘aggiornamento’ (corrispondente ad una nuova editio typica) del messale piano. Non una ‘crescita organica’ della stessa pianta, che periodicamente viene potata e fertilizzata, etc… , ma una sorta di nuova pianta derivante da una (pesante) modificazione genetica della precedente. Per usare un’altra metafora moderna: mentre sino a Palo VI le nuove edizioni del messale sono analoghe a sapienti interventi agronomici di selezione e (al più) ibridazione, con la prima edizione del nuovo messale romano di Paolo VI si sarebbe assistito alla nascita di una specie di “OGM liturgico”, un messale “geneticamente modificato”, frutto di un esperimento di ‘ingegneria liturgica’ . da qui la ravvisata palese discontinuità -senza nella togliere al piano legale e di opportunità pastorale- , e la conseguente invocazione , da parte di Ratzinger, dell’argomento della ‘consuetudo’ immemorabile, già a suo tempo adottata da SPioV nel ‘500, per salvaguardare l’uso della ‘forma precedente’ dello stesso rito romano.

    Repetita — Il Card. Ratzinger , 10 anni fa: “Come era già avvenuto molte volte in precedenza, era del tutto ragionevole e pienamente in linea con le disposizioni del Concilio che si arrivasse a una revisione del messale, soprattutto in considerazione dell’introduzione delle lingue nazionali. Ma in quel momento accadde qualcosa di più: si fece a pezzi l’edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l’edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti. Non c’è alcun dubbio che questo nuovo messale comportasse in molte sue parti degli autentici miglioramenti e un reale arricchimento, ma il fatto che esso sia stato presentato come un edificio nuovo, contrapposto a quello che si era formato lungo la storia, che si vietasse quest’ultimo e si facesse in qualche modo apparire la liturgia non più come un processo vitale, ma come un prodotto di erudizione specialistica e di competenza giuridica, ha comportato per noi dei danni estremamente gravi. In questo modo, infatti, si è sviluppata l’impressione che la liturgia sia “fatta”, che non sia qualcosa che esiste prima di noi, qualcosa di ” donato “, ma che dipenda dalle nostre decisioni.”

    ——-
    Stefano

    14 Luglio, 2007 - 23:39
  64. Diego Ruggiero

    Non posso ancora dirmi d’accordo con Syriacus.

    Paolo VI presentò il nuovo messale come “riforma generale voluta dal Concilio”, riforma di ampissima portata come d’altronde era stata quella tridentina.

    Nella Costituzione di promulgazione del “nuovo” messale specifica molto bene quali sono i maggiori punti ritoccati e perchè lo si è fatto.

    “Nuovo”, secondo me, è da intendersi nel senso di emanato ai sensi del CVII, come nuovo fu a suo tempo il messale di PioV.

    Fu una riforma di ampia portata? Certo! Perchè così la volle il CVII.

    Ma fu sempre riforma dell’unico messale romano che a sua volta volle il Concilio di Trento.

    Paolo VI parla appunto di nuova composizione del Messale Romano. In tal senso vanno intese le espressioni usate successivamente (Messale romano e rito nuovo). Una composizione nuova e non improvvisata, sicuramente ancorata alla tradizione precedente!

    Per completezza vi cito i passaggi della costituzione apostolica MISSALE ROMANUM:

    “l recente Concilio Ecumenico Vaticano II, promulgando la Costituzione Sacrosanctum Concilium, ha posto le basi della riforma generale del Messale Romano, stabilendo che: L’ordinamento dei testi e dei riti deve essere condotto in modo che le sante realtà, da essi significate, siano espresse più chiaramente (Cf CONC. VAT. II, Const. sulla sacra liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 21; AAS 56, 1964, p. 106); che: L’Ordinamento rituale della Messa sia riveduto in modo che apparisca più chiaramente la natura specifica delle singole parti e la loro mutua connessione, e sia resa più facile la pia e attiva partecipazione dei fedeli (Cf ibid., n. 50, p. 114); e inoltre: Perché la mensa della Parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia (Cf ibid., n. 51, p. 114); e infine che: Venga redatto un nuovo rito della concelebrazione da inserirsi nel Pontificale e nel Messale Romano (Cf ibid., n. 58, p. 115).

    Non bisogna tuttavia pensare che tale revisione del Messale Romano sia stata improvvisata: le hanno, senza dubbio, aperta la via i progressi che la scienza liturgica ha compiuto negli ultimi quattro secoli. Se infatti, dopo il Concilio di Trento, molto ha contribuito alla revisione del Messale R?mano lo studio degli antichi manoscritti dello Biblioteca Vaticana e di altri, raccolti da ogni parte, come dice la costituzione apostolica Quoniam primum del Nostro Predecessore san Pio V, da allora sono state scoperte e pubblicate le più antiche fonti liturgiche, e nello stesso tempo sono state meglio conosciute le formule liturgiche della Chiesa Orientale; e così molti hanno insistito, perché tali ricchezze dottrinali e insieme spirituali non rimanessero nell’oscurità delle biblioteche, ma venissero invece messe in luce per rischiarare e nutrire la mente e l’animo dei cristiani.

    Presentiamo ora, a grandi linee, la nuova composizione del Messale Romano….”

    15 Luglio, 2007 - 1:30
  65. Syriacus

    Respondit Diegus: “Non posso ancora dirmi d’accordo con Syriacus.”

    In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas . Amen.

    15 Luglio, 2007 - 1:35
  66. Diego Ruggiero

    Se non ci fosse stata questa continuità liturgica nel messale….se Paolo VI avesse veramente presentato il “nuovo” messale come un qualcosa di contrapposto all’antico e non come una sua revisione dello stesso unico messale alla luce del Concilio…
    dovrei accettare la tesi che quasto grande papa non ha mantenuto intatto il depositum fidei…INACCETTABILE.
    Neanche Joseph Ratzinger ha affermato che Paolo VI voleva questo…

    Santa Domenica del Signore a tutti

    15 Luglio, 2007 - 8:21
  67. Luisa

    Non voglio inserirmi nella discussione fra Syriacus e Diego, non ne ho la competenza.
    Vorrei solo dire che è chiaro che il Motu proprio riflette l`opinione costante di Benedetto XVI. Ma è altrettanto vero che a più riprese,nella sua vita, Benedetto XVI, ha ubbidito,ha rinunciato alla sua volontà per andare là dove non voleva andare.
    La sua ultima ubbidienza è stata quella di accettare di diventare il Successore di Pietro.
    E mi piace credere profondamente che se il misterioso disegno divino ha scelto Joseph Ratzinger , una ragione c`è !
    Forse una di queste ragioni è che Benedetto XVI è la persona giusta, forse la sola capace di portare la responsabilità e ad avere il coraggio, di cercare di correggere ,riparare, gli abusi, le derive e fughe in avanti provocati dal comportamento di chi si è impadronito, a proprio uso e beneficio, del Concilo Vaticano II, come se tutto ciò che era vivo prima del Concilio fosse morto e sepolto o da seppellire.
    Interpretazioni imposte da quell`élite intellettuale che ha imposto l`idea della separazione fra la lettera e lo spirito del Concilio , che ha fatto credere ai fedeli che questo spirito comportava una libertà creatrice della comunità ecclesiale, creatività che in certi luoghi non ha conosciuto limiti.
    Ho personalmento sofferto di quest soffio devastante di libertà creatrice!
    Lo spirito del Concilio Vaticano II, è stato, a mio umilissimo avviso, tradito da chi pretendeva esserne il suo più ardente sostenitore.
    Sono felice, come ho già scritto in un post precedente, che finalmente, grazie alla decisione di Benedetto XVI, le lingue si stiano sciogliendo, e che finalmente si osi parlare di questi abusi, di queste derive che hanno colpito la Santa Liturgia e che stanno ancora facendo molto male alla Chiesa.
    Illusione di libertà che si verifica anche in un ecumenismo mal compreso, che si trasforma in una specie di troc, ti do questo,tu mi dai quello, io rinuncio a questo tu rinunci a quello , la Presenza Reale del Corpo di Cristo nell`Ostia Consacrata non è poi così importante, passiamoci sopra, l`importante è il simbolo, che ci sentiamo uniti ecc.ecc……
    Sì sono personalmente felice che il Magistero chiaro e forte di Papa Benedetto ci stia ricordando…o insegnando la Dottrina della nostra fede .

    15 Luglio, 2007 - 9:34
  68. Diego Ruggiero

    Per Luisa: Gli abusi liturgici non trovano certamente la causa nella profondità e ricchezza del messale riformato. Se si cerca di portare avanti questa idea abbiate la carità di accettare il mio profondo disaccordo.

    Sono certo della bontà ed onesta intellettuale del papa e sono d’accordo con il richiamo al senso profondo della liturgia e alla corretta interpretazione del CVII che solo il papa può dare ma che è nella sostanza in linea con quella data dai predecessori (riforma nella continuità!).

    Tuttavia so anche che lo Spirito soffia dove vuole e quando vuole…non solo nelle parole e nei documenti della curia romana…

    per Maria Grazia: il Papa ascolta tutti i fedeli e tutti hanno diritto di cittadinanza….non ne farei questione di giornali e prime pagine perchè la realtà-Chiesa è multiforme e a volte si discute…come ci ricorda Syriacus in dubiis libertas e in omnbus caritas.

    Di Nuovo Santa Domenica a Tutti!

    Ps: oggi la liturgia della XV domenica dell’anno C ci ha donato delle letture stupende e molto arricchenti. Da Mosè a Paolo per arrivare al Sammaritano. mi ha molto colpito quel “ti convertirai al Signore tuo Dio con tutto il cuore e tutta l’anima”. Nè nel cielo, nè al dila del mare sono queste parole ma vicino a noi nelle nostre parole e nel nostro cuore.

    15 Luglio, 2007 - 10:05
  69. Syriacus

    -Per Diego-

    Da : «SACROSANCTUM CONCILIUM» 1963-2003. LO SPESSORE STORICO DELLA RIFORMA LITURGICA E LA RICEZIONE DEL VATICANO II
    di Alberto Melloni

    “Perché la costituzione SC ha ricreato il circuito vitale fra liturgia e vita della Chiesa, fra mistero e storia: che la Chiesa determinasse la liturgia, per riconoscerne gli elementi oggettivi e immutabili, era un dato acquisito; ma che la liturgia, nel modo in cui si dà, descriva e determini la Chiesa nel suo sviluppo è questione che ancora oggi, a quarant’anni di distanza, suscita passioni e allarmi. Tale dinamismo evoca ed estende il principio lex orandi – lex credendi al piano delle strutture e dell’autorità: perché le comunità cristiane, nella varietà del loro celebrare, disegnano oggi un profilo del cattolicesimo radicalmente plurale e al tempo stesso non anarchico. Un profilo che smentisce con l’eloquenza del reale ogni tentativo di simulare l’equazione fra cattolicesimo e uniformità. Ha dunque ragione il card. J. Ratzinger quando si chiede in forza di quale diritto la Chiesa latina che ha tollerato, seppure per frammenti minuscoli e anchilosati, una qualche pluralità dei riti anche dopo il concilio di Trento, possa vietare il Messale di Pio V col quale due dozzine di credenti hanno celebrato e confessato la fede autentica. Ragionando in astratto o teologicamente nulla vieterebbe (nulla vieta, allo stato delle norme) il persistere di qualche messa in latino a pro di chi cerca nella tradizione una spiritualità emozionale o identitaria. Eppure nel concreto della vita cristiana i vescovi che accolgono una pluralità di «riti» non codificati (si pensi alle differenze fra celebrazioni neocatecumenali, o carismatiche, o di parrocchie cattedrali europee o delle comunità di base del Brasile) sentono che quel rito non è un frammento del mosaico, ma qualcosa che postula una simulazione – di un mondo che non c’è più, di un cattolicesimo monocromo e monotropo che non esiste, di un nucleo concepito come tale per escludere gli altri –, e sanno che la liturgia abbraccia il mistero e respinge la simulazione.”

    http://www.rivistaliturgica.it/upload/2003/articolo6_909.asp

    15 Luglio, 2007 - 10:12
  70. Luisa

    Merci Syriacus j`ai lu ce texte comme j`ai lu “L`Esprit de la liturgie” !

    Decisamente quest blog è poliglotta…e so che Leonardo, grande amatore di Céline, ama e conosce il francese!

    Bon dimanche à tous, buona domenica! :)e=)

    15 Luglio, 2007 - 10:31
  71. Luisa

    Diego, sono d`accordo con lei, gli abusi e gli errori non trovano la loro origine nei testi del CV II, credo aver chiaramente espresso la mia opinione parlando sempre e solo degli abusi commessi da coloro che hanno interpretato a modo loro questi testi!
    Luisa

    15 Luglio, 2007 - 11:35
  72. Leonardo

    La metafora informatica è molto carina. Le ditte che producono software lanciano sempre nuove versioni dei loro prodotti per ragioni di mercato: a) perché le esigenze degli utenti cambiano; b) per costringere gli utenti ad aggiornarsi comprando la nuova versione, anche quando il prodotto che hanno va bene.
    La domanda è: perché la chiesa cattolica ha aggiornato il suo ‘software liturgico’?
    Solo per venire incontro alle esigenze degli utenti, o anche per volontà dei ‘programmatori’ che hanno deciso che il vecchio software era superato?

    15 Luglio, 2007 - 11:51
  73. Syriacus

    Pensando alle osservazioni di Diego su Benedetto e Paolo, e di come vi sia comunque continuità fra i due pontefici (lo Spirito non ha abbandonato la Chiesa di Cristo) , mi è venuto in mente che, in fondo, Ratzinger rappresenti , almeno a livello di cursus honorum ecclesiatico, un pò un trait d’union fra Montini e l’attuale gerarchia . Perchè? …Beh, pensiamo al fatto che il Prof. Ratzinger venne nominato da Paolo VI – da semplice sacerdote qual’era- Arcivescovo di Monaco (e Frisinga) di Baviera nel (24 Marzo) 1977, un pò più di un’anno prima della sua scomparsa. Non sono uno storico della Chiesa, ma mi pare di scorgere un certo qual ‘piano’ nella chiamata di Ratzinger alla importantissima sede di Monaco (per la cui nomina, essendo la Baviera, il Pontefice ha una notevole autonomia di scelta) : se pensiamo poi al tempo di record in cui Montini ha creato cardinale (il 27 Giugno successivo, ultimo suo concistoro) Mons. Ratzinger, la cosa risalta ancor di più.

    Ci penserà poi qualche anno dopo, nell’ ’81, Giovanni Paolo II a donare (nominandolo a capo dell’ex-Sant’Uffizio) alla Chiesa il ‘fidei defensor’ che tutti abbiamo conosciuto per quasi un quarto di secolo…

    Nel 2005, al Conclave, solo 2 Cardinali creati da Paolo VI sotto gli ottan’tanni entrarono nella Sistina. Uno di essi era Joseph Raztinger, che era anche Decano del Sacro Collegio.

    Ho trovato -non avrei mai pensato che fosse così facilmente disponibile- ciò che disse Papa Montini al (mini-) Concistoro [oltre a Ratzinger vennero creati cardinali anche Gantin, Benelli e Ciappi.] in cui venne creato cardinale Joseph Ratzinger, rivolgendosi a quest’ultimo:

    “Il singolare carattere di questa cerimonia finale del Concistoro, ci suggerisce alcune riflessioni su un tema che a noi pare fondamentale, e specifico di questa cerimonia: la fedeltà.

    È appunto quanto abbiamo voluto sottolineare nell’indire il Concistoro di quest’anno. Effettivamente, i degnissimi e venerati ecclesiastici che abbiamo testé aggregato al numero dei Cardinali, si distinguono tutti e precipuamente per questa dote: l’assoluta fedeltà, che da essi è stata vissuta, in questo periodo Post-conciliare ricco di fermenti sani ma anche di elementi disgregatori, in una continua disponibilità, in un diuturno servizio, in una totale dedizione a Cristo, alla Chiesa, al Papa, senza flessioni, senza tentennamenti, senza transazioni. Nell’adempimento di delicatissimi incarichi, voi, che da oggi chiameremo nostri venerati Fratelli, avete offerto davanti alla Chiesa intera una testimonianza incomparabile di fedeltà.

    […]

    Diamo attestato di questa fedeltà anche a Lei, Cardinale Ratzinger, il cui alto magistero teologico in prestigiose cattedre universitarie della sua Germania e in numerose e valide pubblicazioni, ha fatto vedere come la ricerca teologica – nella via maestra della «fides quaerens intellectum» – non possa e non debba andare mai disgiunta dalla profonda, libera, creatrice adesione al Magistero che autenticamente interpreta e proclama la Parola di Dio; e che ora, dalla Sede arcivescovile di Monaco e Frisinga, Ella guida con tanta nostra fiducia un eletto gregge sulle vie della verità e della pace.”

    [Immagino che Giovan Battista Montini non avesse in mente, al limitare della sua vita e nella estrema maturità della sua esperienza di Pastore Universale della Chiesa e di essa già nocchiere a suo tempo durante l’asside conciliare, di ‘premiare’ in qualche modo l’ ‘enfant terrible’ perito Joseph Ratzinger rendendolo cardinale a 50 anni -in veste quindi piuttosto di ‘enfant prodige’ – ma voler donare alla Chiesa un sacerdote di simile retta fede, sincera pietà e sano intelletto. ]

    Prima, nel discorso precedentente l’Allocuzione, Paolo VI (siamo esattamente 30 anni fa) aveva ammonito -usando parole di incredibile attualità, alla luce della attuale discussione scatenata nella Chiesa a seguito di Summorum Pontificum :

    “Un punto particolare della vita della Chiesa attira oggi di nuovo l’attenzione del Papa: i frutti indiscutibilmente benèfici della riforma liturgica. Dalla promulgazione della Costituzione conciliare «Sacrosanctum Concilium» è avvenuto un grande progresso, che risponde alle premesse poste dal movimento liturgico dello scorcio finale del sec. XIX, e ne ha adempiute le aspirazioni profonde, per cui tanti uomini di Chiesa e studiosi hanno lavorato e pregato. Il nuovo Rito della Messa, da noi promulgato dopo lunga e responsabile preparazione degli organi competenti, e nel quale sono stati introdotti, accanto al Canone Romano, rimasto sostanzialmente immutato, altre eulogie eucaristiche, ha portato frutti benedetti: maggiore partecipazione all’azione liturgica; più viva consapevolezza dell’azione sacra; maggiore e più ampia conoscenza dei tesori inesauribili della Sacra Scrittura; incremento del senso comunitario nella Chiesa.

    Il corso di questi anni dimostra che siamo nella via giusta. Ma vi sono stati, purtroppo – pur nella grandissima maggioranza delle forze sane e buone del clero e dei fedeli – abusi e libertà nell’applicazione. È venuto il momento, ora, di lasciar cadere definitivamente i fermenti disgregatori, ugualmente perniciosi nell’un senso e nell’altro, e di applicare integralmente nei suoi giusti criteri ispiratori, la riforma da Noi approvata in applicazione ai voti del Concilio.

    – Ai contestatori che, in nome di una mal compresa libertà creativa, hanno portato tanto danno alla Chiesa con le loro improvvisazioni, banalità, leggerezze – e perfino con qualche deplorevole profanazione -Noi chiediamo severamente di attenersi alla norma stabilita: se questa non venisse rispettata, ne potrebbe andare di mezzo l’essenza stessa del dogma per non dire della disciplina ecclesiastica, secondo l’aurea norma:«lex orandi, lex credendi». Chiediamo fedeltà assoluta per salvaguardare la «regula fìdei». Siamo certi che, in quest’opera, ci sovviene l’instancabile, oculata, paterna azione dei Vescovi, responsabili della fede e della preghiera nelle singole diocesi.

    – Ma con pari diritto ammoniamo coloro che contestano e si irrigidiscono nel loro rifiuto sotto il pretesto della tradizione, affinché ascoltino com’è loro stretto dovere, la voce del Successore di Pietro e dei Vescovi, riconoscano il valore positivo delle modificazioni «accidentali» introdotte nei sacri Riti (che rappresentano vera continuità, anzi spesso rievocazione dell’antico nell’adattamento al nuovo), e non si ostinino in una chiusura preconcetta, che non può essere assolutamente approvata. Li scongiuriamo, in nome di Dio: «Obsecramus pro Christo, reconciliamini Deo» (2 Cor. 5, 20). ”

    Le parole di paolo VI citate si trovano in:

    http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/speeches/1977/june/documents/hf_p-vi_spe_19770627_concistoro_it.html

    Ps: incidentalmente, oggi la liturgia della VII Domenica dopo Pentecoste del calendario straordinario presenta il seguente vagelo:

    I falsi profeti (Matteo 7, 15 – 21) ” Attendite a falsis prophetis”

    “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste dì pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere. Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. ”

    [Buona Domenica a Tutti!!!]

    15 Luglio, 2007 - 14:27
  74. Leonardo

    A proposito: Paolo VI diceva «Il nuovo Rito della Messa, da noi promulgato dopo lunga e responsabile preparazione degli organi competenti, e nel quale sono stati introdotti, accanto al Canone Romano, rimasto sostanzialmente immutato, altre eulogie eucaristiche». Voi lo sentite mai recitare il Canone Romano? Io al massimo una o due volte l’anno. La stragrande maggioranza dei sacerdoti nella stragrande maggioranza delle celebrazioni usa la II preghiera eucaristica (forse perché è la più breve?). Questo vuol dire qualcosa.

    15 Luglio, 2007 - 15:00
  75. Luisa

    Ho bisogno delle vostre luci.
    Sto leggendo diverse dichiarazioni di preti che non sembrano saltare di gioia davanti al Motu Proprio. E quali sono i loro argomenti? …Il latino!
    Il latino secondo loro, lingua morta, che nessuno conosce e che loro mica hanno voglia di mettersi a studiare!
    E lì spalanco gli occhi, rileggo perchè non sono sicura di avere ben letto!
    Ma è possibile che nei seminari non si impari più il latino?
    Il latino lingua universale della Chiesa , fondamento della sua storia, lingua, con il greco, dei Padri della Chiesa, ….e questi preti la disprezzano ?
    Temo che non solo la disubbidienza , ma anche l`ignoranza legata alla pigrizia intellettuale o pigrizia tout court , si rivelino essere gli ostacoli maggiori all`applicazione del Motu Proprio.
    Chi può dirmi come è attualmente la situazione del latino nei seminari?
    Grazie.

    15 Luglio, 2007 - 19:01
  76. Luisa

    Qualche esempio di dichiarazioni di parroci:

    ” Il rito tridentino non è roba per noi”

    ” Io del latino non ne voglio sapere nulla”

    ” Non mi rimetto certo a fare lo studente, anche perché non ne vedo la ragione. Già i fedeli non ci capiscono in italiano, immaginiamo in latino: la gente vuol percepire il sacro. Per prepararmi e riprendere in mano il latino mi servirebbe un sacco di tempo e in parrocchia le cose da fare non mancano mai». .
    Perciò, se un gruppo di fedeli ha la libertà di chiedere la messa in latino, i sacerdoti hanno quella di non celebrarla.
    Negli ultimi tre decenni, per fortuna, è tutto cambiato anche nella formazione del clero e la Chiesa non può affidarsi a gesti e linguaggi anacronistici- afferma don Mencaraglia -. Anche per ragioni concrete la scelta di Benedetto XVI è impraticabile: un balzo nel passato. Non si possono riportare indietro le lancette della storia»

    Estratti di interviste che potete leggere sul blog di Raffaella
    http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/

    Mah…mi sa che il cammino dei fedeli che desiderano celebrare la liturgia con il rito tridentino non sarà facile,facile…

    15 Luglio, 2007 - 19:44
  77. Syriacus

    Guarda Luisa, al di là di ogni discussione sulla formazione di sacerdoti e seminaristi e la lingua latina, al di là anche della discussione sul rito romano classico (come a Ratzinger piace chiamarlo) , questa sera sono stato testimone di un qualcosa di interessante: sono infatti andato a messa alla chiesa del Gesù (che frequento di quando in quando da almeno quindici anni) , e alla fine, il sacerdote ha invitato l’assemblea a intonare il Salve Regina. A secco… niente organo nè cantore a guidarci da un microfono. Il risultato è stato per me sorprendente: a differenza di quando, dopo il finale “rendiamo grazie a Dio” , si invita a cantare qualcosa dalla Casa del Padre, e regolarmente il 70% almeno dei fedeli esce frettolosamente, in queato caso è rimasto l’80-90 % di essi, e quasi tutti hanno cantato in modo convinto e accorato (in maniera simile alla risposte della messa cantate in italiano o al Pater noster in latino). Talvolta lì veniva cantato il Regina Caeli, e con una cantrice + organo . Stavolta invece, il Salve Regina a secco, è stato ‘un successo’ di ‘animazione liturgica’ . …I vecchi Gesuiti genovesi forse stanno già adeguandosi un minimo al ‘nuovo corso’ ( non quello di Summorum Pontificum, si badi… Ma di Sacramentum caritatis! 🙂

    15 Luglio, 2007 - 22:33
  78. Noi il Salve Regina e l’Ave Maria (eccetera) li cantiamo in parrocchia da vari anni… con un “successio” simile a quello che dice Syriacus. Difendere la riforma liturgica (cosa che io faccio convintamente) non deve mai significare la “rottamazione” delle perle più preziose del patrimonio liturgico e spirituale di duemila anni di storia!

    16 Luglio, 2007 - 7:57
  79. Luisa

    Vi ringrazio per le vostre testimonianze Syriacus e Luca
    Posso confirmare che anche qui,nella parrocchia tenuta dai religiosi della Fraternité de Saint Jean, quando si elevano canti della tradizione in latino, la partecipazione è forte, sentita e anche scrivendo questo testo, la sento rivivere in me tanto l`energia, direi la vibrazione, che è presente nella chiesa durante quei canti è profonda e nello stempo celeste, di quelle che ci fanno sentire il Mistero , ci fanno sentire più vicini, in unione con Cristo.

    Mi permetto di riporre la mia domanda: chi mi può dire la situazione dell`insegnamento del latino nei seminari ?
    È mai possibile che nella Chiesa Romana di rito latino, i preti non abbiano più l`obbligo di impararlo?
    Lo so, ho usato il termine “obbligo” che provocherà reazioni epidermiche, ma..il latino lo si impara o no nei seminari?
    Grazie!
    Buona settimana a tutti! Luisa

    16 Luglio, 2007 - 8:33
  80. Leonardo

    Data la scarsità di clero e di vocazioni, ho l’impressione che non si vada tanto per il sottile, anche per quel che riguarda il rigore degli studi. Inoltre, oggi è frequente il caso di giovani che entrano nel cosiddetto seminario maggiore dopo aver conseguito un diploma di scuola superiore (che raramente è quello di liceo classico), avendo poche o nulle conoscenze di latino. Durante gli anni degli studi teologici dovrebbero anche acquisire la conoscenza delle ‘lingue sacre’ (latino, greco biblico, ebraico), ma non credo che nella maggior parte dei casi questo obiettivo (che non è certo considerato prioritario) venga raggiunto. Di conseguenza, la maggior parte dei preti ‘giovani’ (cioè ormai quelli sotto i cinquanta(sessanta) temo che abbia ben scarse conoscenze di latino.

    16 Luglio, 2007 - 9:24
  81. Per LUISA (chiedo scusa a tutti):

    scusa, ero fuori Roma. Spero tu possa leggere questo commento ormai in un vecchio post (magari per queste cose dovremmo usare comunicazioni private e non disturbare Accattoli e i suoi lettori).

    Il giochetto sulla parola moralista si riferisce al mio blog, in cui gioco appunto sulla mia tendenza nevrotica a vedere le cose sempre da un punto di vista “morale” e che questo non è gradito ai più… per esempio, uno che si ostina a passare solo col verde al semaforo (magari rimproverando gli altri) mentre tutti passano quando vogliono (in Italia succede…), per me è un vero “moralista”. La tua frase sull’obbedienza era perfetta nel genere: per questo mi sono permesso di inserirti “honoris causa” nel gruppo dei “moralisti”. Ciao.

    16 Luglio, 2007 - 9:43
  82. Luisa

    Grazie a Leonardo che conferma purtroppo i miei timori.

    E grazie al Moralista…sai, con la mia frase sull`ubbidienza ,ho l`impressione di eassere stata più realista che moralista . 😉

    16 Luglio, 2007 - 9:50
  83. fabrizio

    Syriacus ha scritto :”I vecchi Gesuiti genovesi forse stanno già adeguandosi un minimo al ‘nuovo corso’ ( non quello di Summorum Pontificum, si badi… Ma di Sacramentum caritatis!”, riferito alla riscoperta del gregoriano minimo.

    In realtà stiamo dando a Ratzinger meriti che non sono solo suoi.
    Lo stesso Paolo VI nel 1974 si era accorto di quello che stava succedendo, cioè che l’errata e arbitraria applicazione del nuovo messale stava portando alla messa al bando del gregoriano. Fece così pubblicare lo “Jubilate Deo”, un repertorio minimo di canti che tutti avrebbero dovuto contuare ad usare.
    Purtroppo quell’appello rimase praticamente inascoltato.
    Ho trovato la lettera di accompagnamento di quel volumetto di gregoriano base solo in inglese (questo la dice lunga sulla diffusione che ha avuto) ed è di una chiarezza…ratzingeriana.
    http://www.adoremus.org/VoluntatiObsequens.html

    Ora, con 33 anni di ritardo, forse si comincia a recuperare quello che è stato buttato via…speriamo che non sia troppo tardi.

    16 Luglio, 2007 - 16:01
  84. LEONE

    Ciao a tutti, sono stato in ferie ed intervengo solo ora.
    Per quanto riguarda la messa in latino, penso che sia vero che rievochi un senso del mistero forte di cui talvolta si sente l amancanza nelle liturgie di oggi.
    Penso però che dovrebbe rimanere solo per qualche occasione particolare durante l’anno liturgico e non diventare la messa abituale.
    Vi invio un interessante articolo di Enzo Bianchi sull’argomento
    Saluti Leone

    SE IL MESSALE È UNA BANDIERA
    di Enzo Bianchi

    la Repubblica, 8 luglio 2007

    Molto atteso dai pochissimi cattolici “tradizionalisti” e molto temuto dai vescovi e dalle chiese locali, è stato promulgato, dopo molte dilazioni indicatrici di incertezze, il “motu proprio” Summorum Pontificum che “liberalizza” il rito della messa vigente prima della riforma liturgica. Preconizzato da più di un anno, ha destato grandi preoccupazioni e ha acceso un dibattito di grande qualità.
    Conferenze episcopali, singoli vescovi, teologi e liturgisti hanno analizzato con spirito di pace e volontà di riconciliazione con i tradizionalisti scismatici i problemi e le derive che potrebbero inoculare contrapposizioni e ulteriori divisioni tra i cattolici. Sì, perché in questi 40 anni del post-concilio, le chiese hanno percorso un lungo cammino, spesso faticoso, nell’attuazione della riforma liturgica, hanno registrato anche qua e là abusi e contraddizioni allo spirito dell’autentica liturgia cattolica ma, come ha affermato Giovanni Paolo II nel 1988, “questo lavoro è stato fatto sotto la guida del principio conciliare: fedeltà alla tradizione e apertura al legittimo progresso; perciò si può dire che la riforma liturgica è strettamente tradizionale, “secondo i santi padri”” (XXV annus n. 4). Di conseguenza, nel chiarire le possibilità offerte ai tradizionalisti Giovanni Paolo Il precisava che “la concessione dell’indulto non è per cercare di mettere un freno all’applicazione della riforma intrapresa dopo il concilio (Udienza generale del 28.9.90).
    Noi cattolici, ma per la convinzione profonda che il vescovo di Roma è il servo della comunione ecclesiale, obbediamo anche a prezzo di fatica, di sofferenza e di non piena comprensione di ciò che ci vien chiesto autorevolmente e che non contraddice il vangelo: siamo anche capaci di obbedienza pur dissentendo lealmente e con pieno rispetto. Questa obbedienza che vuole essere evangelica e “in ecclesia”, richiede che ci esercitiamo a pensare e riflettere per capire maggiormente e per animare la comunicazione in vista di una comunione matura e salda, per fare di tutto affinché la chiesa non soffra di disordine e di ulteriori contrapposizioni: chi ha un vero sensus ecclesiae questo soprattutto teme!
    Dunque questo “motu proprio” deve essere accolto come un atto di Benedetto XVI teso a metter fine allo scisma aperto dai lefebvriani e alla “sofferenza” di altri pur restati in comunione con Roma. Il papa è consapevole che più passano gli anni, più le posizioni si induriscono, più ci si abitua allo scisma e si affievolisce il desiderio di una reciproca riconciliazione tra chiesa e scismatici. Per questo il papa autorizza con liberalità la celebrazione della messa conformemente al messale detto di Pio V. Si esce così dall’indulto concesso da Giovanni Paolo II, perché allora si dava la possibilità di celebrare la messa detta di Pio V se il vescovo lo permetteva, mentre ora vi è la possibilità di celebrarla e il vescovo non può proibirla. Non è più dunque “eccezionale” ma “straordinaria”, non è più una deroga alle regole ma permessa dalle regole.
    Ma per chi è stata promulgata questa nuova legislazione? La risposta non è semplice perché quanti chiedono la possibilità di praticare il messale di Pio V sono una galassia numericamente ridotta ma molto variegata. In tutto il mondo questi cattolici con sensibilità tridentina sono circa 300.000 con circa 450 preti, sul totale di un miliardo e 200 milioni di cattolici, e di essi circa la metà appartiene alla porzione scismatica dei seguaci di mons. Lefebvre. Nel “motu proprio” si pensa certo a questi ultimi – per quali, afferma la lettera, “la fedeltà al messale antico divenne un contrassegno esterno” – ma c’è attenzione soprattutto ai tradizionalisti in comunione con Roma, quelli legati al rito diventato per loro familiare fin dall’infanzia.
    Accanto a questi cattolici, scismatici o no, all’orizzonte affiorano anche giovani preti che vorrebbero ritornare all’antico rito e alcuni movimenti ecclesiali che auspicano una ripresa di un’i-dentità fondamentalista cattolica; vi è poi un’appariscente deriva di confraternite e ordini cavallereschi vari che attendono di poter celebrare in latino per rinvigorire il loro folklore e ridare lustro alle loro livree medievali.
    Ma qui sorge una serie di domande che esigono una risposta evangelica e una responsabilità conforme al sensus ecclesiae da parte di tutti: vescovi, presbiteri, fedeli cattolici. Non è che questi gruppi si nascondano dietro i veli della ritualità post-tridentina per non accogliere altre realtà assunte oggi dalla chiesa, soprattutto attraverso il concilio? II messale di Pio V non rischia di essere il portavoce di rivendicazioni di una situazione ecclesiale e sociale che oggi non esiste più? La messa di Pio V non è per molti una messa identitaria, preferenziale e dunque preferita rispetto a quella celebrata dagli altri fratelli, come se la liturgia di Paolo VI fosse mancante di elementi essenziali alla fede? C’è oggi troppa ricerca di segni identitari, troppo gusto per le cose “all’antica”, soprattutto in certi intellettuali che si dicono non cattolici e non credenti e misconoscono il mistero liturgico. E ancora, perché alcuni giovani che non sono nati nell’epoca post-tridentina e non hanno mai praticato come loro messa “nativa” quella pre-conciliare, vogliono un messale sconosciuto? Cercano forse un messale lontano dal cuore ma praticato dalle labbra? E se la celebrazione della messa risponde alle sensibilità, ai gusti personali, allora nella chiesa non regna più l’ordo oggettivo, ma ci si abbandona a scelte soggettive dettate da emozioni del momento. Non c’è forse il rischio, in questo soggettivismo, di incoraggiare ciò che Benedetto XVI denuncia come obbedienza alla “dittatura del relativismo”?
    E perché coloro che chiedono il rito di Pio V si sentono i “salvatori della chiesa romana”? Salvatori rispetto a cosa? A un concilio ecumenico presieduto dal vescovo di Roma? Perché assicurano: “Vinceremo… tutta la chiesa tornerà all’antica liturgia!”? Questo non è un cammino di riconciliazione e di comunione, ma di rivincita, di condanna dell’altro, di rifiuto di riconoscere le colpe rispettive… Sì, c’è il timore che si risvegli nella chiesa una serie di rapporti di forza in cui c’è chi perde e chi guadagna. Ma questo risponde più a un’ottica mondana che a un’ottica evangelica!
    Ogni cattolico – anche chi come me può testimoniare con gioia per averlo a lungo praticato che il messale di Pio V lo ha fatto crescere nella fede, nell’intel-ligenza eucaristica e nella vita spirituale e lo sente come un monumento liturgico, un’architettura rituale capace di far vivere la comunione diacronica di tutta la chiesa – deve interrogarsi per non lasciare spazio a forme di idolatria e, con il cardinale Ratzinger, “ammettere che la celebrazione dell’antica liturgia si era troppo smarrita nello spazio dell’in-dividualismo e del privato e che la comunione tra presbiteri e fedeli era insufficiente”. Sì, nessun idealismo né sul messale né sulla sua pratica e non sia un messale a far guerra all’altro messale, perché così si sfascia la chiesa.
    Mons. Fellay (il successore di Lefebvre alla guida della Fraternità San Pio X) ha dichiarato che “la liberalizzazione del messale di Pio V provocherà una guerra nella chiesa con una deflagrazione pari a quella della bomba atomica”. Sono parole gravi, ma che ci fanno restare vigilanti! Benedetto XVI scrive nella lettera che d’ora innanzi non ci sono due riti ma “un uso duplice dell’unico e medesimo rito” e tuttavia non si possono tacere le differenze: tra un “uso” e l’altro ci saranno letture bibliche sempre diverse, si vivranno i tempi liturgici in modo diverso, con feste del Signore e dei santi in date diverse; con il messale di Pio V si sarà autorizzati a pregare in modo non conforme all’inse-gnamento ecumenico del Vaticano II, così si pregherà per “eretici e scismatici perché il Signore li strappi da tutti i loro errori”, mentre per gli ebrei si userà l’espres-sione “popolo accecato”. Cosa significherà questo nei rapporti ecumenici con le chiese e con gli ebrei?
    Sì, verificheremo cosa accadrà nella chiesa e come crescerà o sarà contraddetta la comunione. Sarà determinante l’azione dei vescovi, ai quali “spetta salvaguardare l’unità concorde, vissuta nelle celebrazioni della diocesi” (Sacr. Car. 39). La stragrande maggioranza dei vescovi e intere conferenze episcopali nazionali e regionali, anche italiane, hanno manifestato la loro opposizione a questo provvedimento, ma ora nel-l’obbedienza e per amore della chiesa dovranno discernere come compaginare la comunione che è sempre innanzitutto comunione liturgica. I vescovi non smettano di chiedere a quanti vogliono praticare la messa di Pio V un’accettazione del concilio e della sua riforma liturgica come legittima e conforme alla verità e alla tradizione cattolica: le espressioni possono essere diverse, ma uno è il vescovo e il presbiterio attorno a lui. L’unità non può essere realizzata a qualsiasi prezzo, né a prescindere dall’autorità del vescovo in comunione con il papa. II viaggio della barca della chiesa non è ancora giunto al suo termine e nessun porto può diventare una meta, ma solo un luogo di sosta e di transito: anche il messale di Pio V, anche quello di Paolo VI… C’è ancora un altro domani anche per la forma della liturgia.

    aluti Leone

    16 Luglio, 2007 - 20:05
  85. Luigi Accattoli

    Cari visitatori abbiamo superato i 90 commenti a un unico post e non era mai successo! Già l’altro mio post sulla messa tridentina aveva dato un record di commenti. Incredibile come la liturgia muova e smuova, qui come dappertutto. Sorprendente anche la preparazione di tanti tra i visitatori. Mia ammirazione, mio ascolto e apprendimento. Syriacus enciclopedico. Diego combattivo. Luisa quasi moralista. Ognuno appassionato. Mio grazie a tutti. Luigi

    16 Luglio, 2007 - 23:04
  86. Syriacus

    Prego, Luigi!

    Una abbraccio…enciclopedico 🙂

    16 Luglio, 2007 - 23:15
  87. Syriacus

    Fabrizio : “In realtà stiamo dando a Ratzinger meriti che non sono solo suoi.
    Lo stesso Paolo VI nel 1974 si era accorto di quello che stava succedendo…”

    Parafrasando Moretti:

    -Cioé lei non ha mai letto la “Voluntati Obsequens” del Culto Divino del ’74 !?!..
    -No.
    -Va be’ continuiamo così, facciamoci del male!!!

    😉

    …Frabrizio ha tutta la mia comprensione (…con riserva, però, …che verrà sciolta allorquando avrà letto -ma magari l’avrà già fatto…- la ‘Veterum Sapientia’ di Giovanni XXIII , Febbraio ’62) .

    http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/apost_constitutions/documents/hf_j-xxiii_apc_19620222_veterum-sapientia_lt.html

    (Da notare che, coerentemente con la lettera di questo atto magisteriale giovanneo, dopo quarantacinque anni il Vaticano apparentemente non ne ha ancora fornito una tradizione italiana ufficiale … -vabbè…almeno sul vatican.va !- 🙂

    16 Luglio, 2007 - 23:53
  88. Syriacus

    …Comunque, mutatis mutandis, in relazione invece all’ insegnamento ‘sulla Chiesa’ (e la recente nota Levada-Amato approvata da Benedetto XVI ) sostanzialmente…nihil sub sole novi:

    “Noi crediamo nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, edificata da Gesù Cristo sopra questa pietra, che è Pietro. Essa è il Corpo mistico di Cristo, insieme società visibile, costituita di organi gerarchici, e comunità spirituale; essa è la Chiesa terrestre, Popolo di Dio pellegrinante quaggiù, e la Chiesa ricolma dei beni celesti; essa è il germe e la primizia del Regno di Dio, per mezzo del quale continuano, nella trama della storia umana, l’opera e i dolori della Redenzione, e che aspira al suo compimento perfetto al di là del tempo, nella gloria (24). Nel corso del tempo, il Signore Gesù forma la sua Chiesa mediante i Sacramenti, che emanano dalla sua pienezza (25). È con essi che la Chiesa rende i propri membri partecipi del Mistero della Morte e della Resurrezione di Cristo, nella grazia dello Spirito Santo, Che le dona vita e azione (26). Essa è dunque santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacché essa non possiede altra vita se non quella della grazia: appunto vivendo della sua vita, i suoi membri si santificano, come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati e nei disordini, che impediscono l’irradiazione della sua santità. Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui peraltro ha il potere di guarire i suoi figli con il Sangue di Cristo ed il dono dello Spirito Santo.

    Erede delle promesse divine e figlia di Abramo secondo lo spirito, per mezzo di quell’Israele di cui custodisce con amore le Scritture e venera i Patriarchi e i Profeti; fondata sugli Apostoli e trasmettitrice, di secolo in secolo, della loro parola sempre viva e dei loro poteri di Pastori nel Successore di Pietro e nei Vescovi in comunione con lui; costantemente assistita dallo Spirito Santo, la Chiesa ha la missione di custodire, insegnare, spiegare e diffondere la verità, che Dio ha manifestato in una maniera ancora velata per mezzo dei Profeti e pienamente per mezzo del Signore Gesù. Noi crediamo tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata, e che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelata sia con un giudizio solenne, sia con il magistero ordinario e universale (27). Noi crediamo nell’infallibilità, di cui fruisce il Successore di Pietro, quando insegna ex cathedra come Pastore e Dottore di tutti i fedeli (28), e di cui è dotato altresì il Collegio dei vescovi, quando esercita con lui il magistero supremo (29).

    Noi crediamo che la Chiesa, che Gesù ha fondato e per la quale ha pregato, è indefettibilmente una nella fede, nel culto e nel vincolo della comunione gerarchica. Nel seno di questa Chiesa, sia la ricca varietà dei riti liturgici, sia la legittima diversità dei patrimoni teologici e spirituali e delle discipline particolari lungi dal nuocere alla sua unità, la mettono in maggiore evidenza (30).

    Riconoscendo poi, al di fuori dell’organismo della Chiesa di Cristo, l’esistenza di numerosi elementi di verità e di santificazione che le appartengono in proprio e tendono all’unità cattolica (31), e credendo alla azione dello Spirito Santo che nel cuore dei discepoli di Cristo suscita l’amore per tale unità (32), Noi nutriamo speranza che i cristiani, i quali non sono ancora nella piena comunione con l’unica Chiesa, si riuniranno un giorno in un solo gregge con un solo Pastore.

    Noi crediamo che la Chiesa è necessaria alla salvezza, perché Cristo, che è il solo Mediatore e la sola via di salvezza, si rende presente per noi nel suo Corpo, che è la Chiesa (33). Ma il disegno divino della salvezza abbraccia tutti gli uomini: e coloro che, senza propria colpa, ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, ma cercano sinceramente Dio e sotto l’influsso della sua grazia si sforzano di compiere la sua volontà riconosciuta nei dettami della loro coscienza, anch’essi, in un numero che Dio solo conosce, possono conseguire la salvezza (34).

    Noi crediamo che la Messa, celebrata dal Sacerdote che rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel sacramento dell’Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e dei membri del suo Corpo mistico, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il pane e il vino consacrati dal Signore nell’Ultima Cena sono stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue che di lì a poco sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso modo il pane e il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel Sangue di Cristo gloriosamente regnante nel Cielo; e crediamo che la misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire come prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e sostanziale (35). ”

    Dalla Professione di Fede di Papa Paolo VI davanti alla Basilica di San Pietro il 30 giugno 1968

    http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/motu_proprio/documents/hf_p-vi_motu-proprio_19680630_credo_it.html

    17 Luglio, 2007 - 0:25
  89. Luisa

    Beh…sapete , se, salvo con il senso dell`humour stento a riconoscermi in una moralista, che essa sia intera , semi o altro, non ho invece nessuna difficoltà davanti alle conoscenze enciclopediche di Syriacus …di considerarmi un`ignorante , senza il “quasi”, un`ignorante enciclopedica !
    E cresce la mia curiosità…..sull`identità di Syriacus, anche se so , accetto che essa resterà insoddisfatta.
    Così posso lasciar libero corso alla mia immaginazione…e di immaginazione ne ho tanta, da rivendere!

    Grazie Syriacus , da lei sto imparando, lei stimola il mio desiderio e bisogno di conoscenze, la mia istruzione tout court!

    Un caro saluto, Luisa

    17 Luglio, 2007 - 7:10
  90. Syriacus

    Beh, Luisa, le dirò che, di formazione, non sono un umanista…Come studi curricolari (con libertà però di sbrigliare le passioni più disparate nel tempo libero…) appartengo (indegnamente) alla stessa schiatta di Primo Levi, Elias Canetti, Alexander Borodin e…Angela Merkel, Oscar Lafontaine (e, pensate, addirittura anche Margaret Thatcher e financo il Cardinale Arcivescovo di di Saint Andrews and Edinburgh, O’Brien) .

    17 Luglio, 2007 - 12:26
  91. “Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio»”.

    Avete scritto 95 post per sfoderare le vostre conoscenze, per esibire la vostra cultura, per dire che il rito tridentino è ottimo – perchè siete più papisti del Papa – o che è pessimo – perchè siete dei nostalgici – ma nessuno di voi ha ricordato che il Cuore vivo della celebrazione Eucaristica, non importa in quale lingua o con quale rito, è Cristo che si fa Corpo e Sangue per noi.
    Buttatemi i vostri accidenti o ignoratemi – cosa che accade praticamente sempre – ma almeno riconoscete di aver messo da parte Cristo, come se Egli sia solo di contorno alla Santa Messa, per farvi belli e intelligenti e preparati e papisti e cattolici con i vostri giudizi pro o contro la Messa in Latino.
    Anche io preferisco il Messale di San Pio V, ma potrei anche andare a Messa in Africa, non capire una parola di ciò che dice il celebrante eppure sudare, tremare, emozionarmi, commuovermi davanti al Santissimo, davanti a quella particola che diventa dono d’amore, davanti a quel pezzo di pane che per me, e per voi, e per tutti, diventa il Corpo e il Sangue di Cristo.
    Proprio domenica ho assistito ad una bella scena: una coppia di stranieri – dalla lingua ho capito che erano polacchi – entrati in Chiesa spaesati, senza capire evidentemente una parola di quello che diceva il prete, ma che quando è stato il momento della Comunione, benchè fossero sprovvisti di banco, si sono inginocchiati per onorare la Mensa del Signore.
    Il Santo Padre ci ha davvero fatto un grande dono con la liberalizzazione del Messale di Pio V, ma chi si sofferma solo lingua o sulla liturgia fa un grande torto a Cristo.
    Per assurdo, il sacerdote potrebbe essere anche muto o io sordo, e non me ne importerebbe: l’Eucarestia non si accoglie nè con la bocca nè con le orecchie, ma con mani pulite e cuore puro.
    Sì, è l’Eucarestia, Gesù che viene in mezzo a noi, l’essenza della Messa, e non la lingua in cui viene celebrata o la liturgia con cui viene officiata.
    Lo Spirito, come avete letto all’inizio del mio commento, diede il potere agli apostoli di esprimersi in tutte le lingue…e in tutte le lingue viene celebrata la Messa…perchè al centro della vita del cristiano ci deve essere la Parola che viene da Cristo, e questa parola deve essere comprensibile a tutti e a ciascuno…perchè la Parola è Cristo stesso…perchè il Verbo si è fatto Carne…perchè Cristo parla a tutti e attraverso tutti coloro che lo ama…perchè si può andare anche a Messa e non capire una virgola di ciò che dice o fa il sacerdote se poi realmente si riconosce che il Cuore di tutto è l’Eucarestia.
    Saremo giudicati in base all’Amore…ma anche in base a come abbiamo accolto l’Agnello di Dio che toglie i peccati del Mondo…e certamente non saremo giudicati sul rito che abbiamo preferito in Chiesa: quando è presente lo Sposo, è festa a prescindere, non importa che musica suoni l’orchestra.
    Molti di voi mi hanno deluso, ma so che ciò non importa loro e non interessa comunque a nessuno
    Saluti
    Gianluca

    17 Luglio, 2007 - 12:28
  92. Luigi Accattoli

    Gianluca un bel saluto! La conduzione di un blog è capricciosa e capricciosi ne sono gli avventori. Checchè tu legga o non legga non te la prendere. C’è sviluppo con la richiesta formata che hai presentato – se ricordo giusto – a due sacerdeoti della tua città? Luigi

    17 Luglio, 2007 - 16:03
  93. Luisa

    Beh, Gianluca, a me interessa la tua opinione ,sapere se ti ho delusa e se sì perchè.
    Non credo, personalmente di aver dimenticato Cristo, anzi tutta la mia riflessione è ,oserei dire, Cristocentrica.
    Ho espresso la mia difficoltà a partecipare a liturgie nelle quali vivevo Cristo, messo in disparte, come un grande dimenticato,ho sottolineato la volontà del Santo Padre di non anteporre nulla a Cristo.
    Ma ,diversamente da te, ammetto che la forma della liturgia, nel senso della sua bellezza, che dovrebbe riflettere La Bellezza, che sia con il messale di Giovanni XXIII o di Paolo VI, ha per me dell`importanza.
    Forse, anzi sicuramente, sono ancora immatura nella mia fede,ma Benedetto XVI ha riconosciuto le sofferenze di coloro che hanno subito certi abusi liturgici e le sue parole sono state per me di grande consolazione !

    17 Luglio, 2007 - 16:50
  94. Syriacus

    “Buttatemi i vostri accidenti o ignoratemi – cosa che accade praticamente sempre – ma almeno riconoscete di aver messo da parte Cristo, come se Egli sia solo di contorno alla Santa Messa, per farvi belli e intelligenti e preparati e papisti e cattolici con i vostri giudizi pro o contro la Messa in Latino.
    Anche io preferisco il Messale di San Pio V, ma potrei anche andare a Messa in Africa, non capire una parola di ciò che dice il celebrante eppure sudare, tremare, emozionarmi, commuovermi davanti al Santissimo, davanti a quella particola che diventa dono d’amore, davanti a quel pezzo di pane che per me, e per voi, e per tutti, diventa il Corpo e il Sangue di Cristo.
    Proprio domenica ho assistito ad una bella scena: una coppia di stranieri – dalla lingua ho capito che erano polacchi – entrati in Chiesa spaesati, senza capire evidentemente una parola di quello che diceva il prete, ma che quando è stato il momento della Comunione, benchè fossero sprovvisti di banco, si sono inginocchiati per onorare la Mensa del Signore.”

    Guarda, Gianluca, come si dice nella battaglia navale… almeno con me…’acqua’ (poi , pensa quel che vuoi…) . Vada per il… ‘papista’ (e vabbè, però: mai stato nè un papa-boy, nè un ammiratore di De Maistre ) …Però, l’esempio che tu hai fatto, non mi scuote/trova impreparato più di tanto : vedi, io sono fidanzato con una polacca, e quando sono sù a Danzica, in chiesa (dove lei si lascia ‘trascinare’ per amore, diciamo, visto che è una battezzata ma mangiapreti…) ci vado , la domenica …Il mio polacco non va molto oltre , per ora, ‘buongiorno/buonasera, ti amo, arrivederci…’, ma all’Elevazione capisco annh’io, al momento giusto, che Qualcosa è successo, e che Qualcuno è presente fra noi, il Suo Corpo sulla mensa.

    Detto questo… cordiali saluti.

    Stefano

    17 Luglio, 2007 - 18:15
  95. A Luigi: è sempre un piacere interloquire con te! Rispondo subito alla tua domanda: i due sacerdoti hanno ribadito che non celebreranno mai con il Messale di San Pio V. Per amor di Chiesa, non ho voluto fare polemiche e ricorrere al Vescovo, anche se dalla mia avevo la firma di altri 105 richiedenti. Già immagino cosa sarebbe successo: i giornali locali avrebbero parlato della “disputa” e ci sarebbe andata di mezzo la nostra Madre Chiesa.

    17 Luglio, 2007 - 18:42
  96. LEONE

    SCUSATE CARI AVVENTORI DEL BLOG, capisco che l’articolo di Enzo Bianchi possa anche un poco darvi fastidio ma penso che sia molto molto interessante e meriterebbe qualche riflessione.
    Personalmente lo condivido in gran parte.

    17 Luglio, 2007 - 20:32
  97. Leonardo

    Io no.

    (Che, a proposito, è il titolo di un bel libro di memorie di Joachim Fest che sto leggendo in questo momento: lo consiglio come testimonianza di come si potesse non essere nazisti nella Germania di Hitler).

    17 Luglio, 2007 - 22:03
  98. LEONE

    Nessun problema, una maggior pluralità di opinioni nella Chiesa non sui dogmi della fede ma su altri argomenti che non lo sono sarebbe legittima ed auspicabile.
    Se non sbaglio uno degli elementi ancora da applicare del Concilio mi pare che sia un governo più collegiale della Chiesa, spero che quelli che vogliono la Messa in latino, che non mi scandalizza, ma lo ritengo un aspetto non primario non vogliano boicottare il Concilio, che è poi il succo del discorso di Enzo Bianchi.

    18 Luglio, 2007 - 6:01
  99. fabrizio

    Per Leone: rientri dalle ferie e ci segnali un articolo di Enzo Bianchi che è già uno dei testi di riferimento delle discussioni di questi giorni, e ti stupisci se nessuno lo commenta ulteriormente?

    18 Luglio, 2007 - 7:43
  100. A Luisa: non hai nulla da giustificarti, tantomeno con me. Mi pongo solo una domanda quando leggo alcuni tuoi commenti, molto simili a quelli di altri utenti: cosa ne sarà della tua Fede quando, tra 100 anni, il Papa non si chiamerà più Benedetto XVI? Faccio un esempio: apprendo che ti sei attivata per avere il messale di San Pio V. Lo hai fatto solo perchè il rito è stato liberalizzato dal Papa o perchè ti piace il latino? Scommettiamo che non ti saresti interessata al problema se non fosse stato il Papa a porlo? Ripeto: a me il rito di San Pio V piace da piccolo, tant’è che il latino ho iniziato ad impararlo nella Chiesetta in cui si diceva la Messa in latino che frequentavo con mio nonno. Ma nessuno in questo blog si è soffermato sul punto essenziale della Messa: l’Eucarestia. Nel rito di San Pio V, si prende in ginocchio, nel messale post-conciliare si può prendere anche in piedi o nelle mani. La differenza di fondo è questa, eppure vi siste confrontati sui vostri gusti in materia di liturgia, avete sfoggiato conoscenze da accademici, avete fatto a gara a chi fosse più preparato; ma nessuno che abbia detto: “Ok, ora sarà più facile avere la Messa in latino, ma per me l’importante è accostarmi al Santissimo”.
    Cara Luisa, è solo una semplice osservazione; l’osservazione di un povero asino che si arrabbia quando vede trascurare il Padrone.
    Un caro saluto, lo sai che ti apprezzo
    Gianluca

    18 Luglio, 2007 - 12:41
  101. Caro Gianluca,
    io spero che, se ci accade di concentarci su certi particolari, questo avvenga nella consapevolezza che le cose fondamentali sono condivise tra noi.

    18 Luglio, 2007 - 12:53
  102. fabrizio

    Anche io sono convinto che le cose fondamentali, e in questo caso la centralità dell’Eucarestia, siano condivise e implicite, anche quando non emergono direttamente.

    18 Luglio, 2007 - 13:00
  103. Luisa

    A Gianluca, non so dove hai letto che mi sono attivata per avere il messale di PioV Mi confondi con qualcun` altro ma non è un problema. Il messale di Pio V versione, Giovanni XXIII , l`ho da sempre , l`ho conservato come si conservano le cose preziose e importanti. Mi ha accompagnato a lungo.
    Come sarà la mia fede quando il Papa non sarà più Benedetto XVI ? Dalla tua domanda si deduce che la mia fede potrebbe essere legata esclusivamente alla persona di Papa Benedetto. Mi sono posta anch`io questa domanda ma ho la speranza, la fiducia che la mia ri-conversione va ben al dilà di un semplice attaccamento ad una persona. Lo so e lo sento, è una cosa molto personale, che difficilmente si spiega a parole.
    Papa Benedetto mi accompagna giorno dopo giorno, sul mio cammino , oggi questa è la mia realtà.
    Quanto all`Eucaristia ti ripeto che è appunto il punto centrale da me sollevato e senza grande cultura, perchè è semplicemente stato il punto di maggior sofferenza per me , che ha causato il mio allontanamento dalla pratica, perchè appunto non sentivo più la SUA presenza nella liturgia, ridotta a spettacoli con animazioni varie , dove si dimenticava CHI si celebrava , CHI si incontrava e CHI si riceveva.
    Un caro saluto, Luisa

    18 Luglio, 2007 - 13:37
  104. A Luisa: è vero che la liturgia viene spesso stravolta e deturpata “al limite del sopportabile”, come ha scritto il Santo Padre Benedetto XVI; ma è anche vero che per imposizione delle mani del sacerdote, sia pure durante una Messa trasformata in uno show da baraccone (cosa gravissima), vi è sempre il dono dell’Eucarestia. E poi è ovvio che gli abusi in materia liturgica vi possono essere sia con il messale di San Pio V, sia con quello più comunemente conosciuto come quello di Paolo VI. Cioè, non è detto che con il rito tridentino scompaiano gli eccessi di qualche sacerdote. Dunque, siamo chiari: si dice che si preferisce il messale di San Pio V solo perchè lo ha liberalizzato questo Papa (che io amo e che per me è come un padre non solo nella Fede), senza che si sia capito che non vi è alcuna differenza sostanziale tra i due riti esistenti in quanto in entrambi il Cuore della celebrazione non è la lingue, non è il modo di pregare, non è la posizione del celebrante sul presbiterio, ma l’Eucarestia. In più, Luisa, fammi guadagnare la fama di novello Siri che mi ha affibiato una volta Luigi Accattoli, dicendoti che la nostra Fede non può fermarsi ad un Papa ma alla Parola che Egli ci trasmette. E la Parola è Cristo ed è di Cristo. Pensa se i milioni di giovani che hanno amato Giovanni Paolo II avessero ragionato come te: con la morte di Wojtyla e l’elezione di Ratzinger la Chiesa avrebbe perso milioni di fedeli in tutto il mondo. Se conosco un po’ il pensiero di Benedetto XVI, ti dico che il Papa per primo non apprezzerebbe certi discorsi. Certo, io amo Benedetto XVI forse più della mia stessa vita, lo venero già come uno dei più grandi Dottori della Chiesa, è il Papa con cui ho parlato e sorriso, è il Papa del mio conforto quotidiano, ma tra 100 anni, quando Lui non ci sarà più, amerò forse in modo diverso il Papa ma lo amerò comunque e comunque la staffetta tra Papi non mi allontanerà da Dio, da Cristo, ma anzi mi ci avvicinerà perchè ancora una volta vedrò come il Signore ci ama mandandoci la giusta guida in Terra.
    Dimenticavo: scusa per le inesattezze che ti riguardano, avrò fatto confusione, ma il mio concetto rimane lo stesso. Mi rivolgo a te perchè è con te che ho un minimo di rapporto, mentre le “nuove leve” del blog non li conosco abbastanza per avviare un contraddittorio.
    A Luca Grasselli: ci mancano le tue e-mail, quando tornerai a farci le pulci? prendo il tuo silenzio come un segnale positivo?
    A fabrizio: Giuda credeva fosse implicito che Gesù fosse un condottiero, una sorta di generale pronto a mettersi alla guida di truppe militari, eppure sai che le cose stavano diversamente. Ciò per dire che nel rapporto con Gesù mai nulla è sottinteso, se non il Suo amore.
    Saluti a tutti
    Gianluca

    18 Luglio, 2007 - 14:17
  105. Riporto al volo un aneddoto di San Francesco raccontato da San Bonaventura. Ebbene, Francesco soleva dire che se avesse incontrato contemporaneamente San Pietro e l’ultimo sacerdote lussurioso e giocatore d’azzardo della terra, avrebbe baciato la mano al secondo e non al primo in quanto tra i due solo il prete avrebbe avuto il potere di trasformare il pane in Corpo di Cristo. Questo per dire e ribadire che il centro di tutto è l’Eucarestia.
    Di nuovo saluti

    18 Luglio, 2007 - 14:21
  106. Andrea Carradori

    Sono , con orgoglio, un figlio del Concilio Vaticano II e ho sempre servito, come ho potuto, da “servo inutile” la Chiesa che mi è madre, maestra e guida.
    Quando posso completo la mia posizione spirituale partecipando all’antica Liturgia romano ( che può essere anche celebrata nella lingua corrente, come avveniva quando ero piccino).
    Non mi interessano le disquisizioni linguistiche posso anche fare a meno del latino ma della Santa Messa con il rito romano antico no ! Questo per chiarire la mia posizione liturgica.
    Frequentando alcune comunità lontane dalla mia Regione, dove gli Indulti di Giovanni Paolo II si erano “smarriti” fra le carte delle varie Curie, assieme ad una petizione di 350 fedeli, ho trovato comunità ecclesiali vive e giovani.
    Ho trovato giovani, bambine e bambini che fra mille difficoltà frequentavano la Santa Messa, con il rito romano antico, in chiese brutte e scomode inginocchiati su banchi anatomicamente terribili.
    Dopo anni di sofferenza, di esclusioni a catena e di vani miei appelli allo “spirito del Concilio” è arrivato l’atteso Motu Proprio preannunciato dallo stupendo “preludio” del Discorso del Santo Padre alla Curia Vaticana del Natale 2005.
    Dopo la lettura di quel discorso sono scoppiato a piangere : l’ermeneutica della continuità era stato l’argomento costante che avevamo invocato da decenni.
    “Sunt lacrimae rerum” nel nome dell’innocente Concilio avevano distrutto altari antichissimi e stupendi, nel nome dell’innocente Concilio avevano sciolto Cappelle musicali pregevoli ed antiche, nel nome dell’innocente Concilio stavano cercando di affermare che la Messa antica era proibita.
    Il Motu Proprio rende giustzia a Paolo VI, che non ha mai abrograto la Messa antica, e soprattutto completa finalmente il piano pastorale di Giovanni Paolo II che “dalla finestra” avrà esultato con noi e per noi.
    Quelli che, alla Malloni, alla Bianchi, alla Coletti, alla Platti non vogliono gioire nel Signore per il Motu Proprio non solo non vogliono esprimere quella necessaria dose di amore che pretendiamo nel nome della stessa confessione di fede ma non vogliono fare nulla per elevarsi ad una dimensione sacrale e celeste.
    La Messa nel rito romano antico, unita con amore ed ermeneutica di continuità alle nuove espressioni liturgiche, non solo ci santificherà ma ridarà nuovo impulso e nuova linfa alla musica sacra, all’arte sacra, allo zelo liturgico e religioso, allo slancio missionario e alla riedificazione cum e pro Ecclesia, del regno sociale di Cristo.
    Zelus domus tuae comedit me !
    Allora lasciamoci trascimare dal torrente impetuoso di grazia che la Messa antica per millenni ha inondato nel mondo e nei fedeli : lo sanno bene coloro che sono nemici di Cristo e della Chiesa…
    Che il Signore benedica noi “servi inutili” che sognano un mondo nuovo nel nome anche della bellezza liturgica e della devozione !

    18 Luglio, 2007 - 14:23
  107. Syriacus

    E’ curioso come, leggendo le parole di Gianluca “…è anche vero che per imposizione delle mani del sacerdote, sia pure durante una Messa trasformata in uno show da baraccone (cosa gravissima), vi è sempre il dono dell’Eucarestia.” , mi sia subito saltato alla mente il medesimo aneddoto da lui citato nel suo successivo commento. Credo d’averlo letto, forse lievemente riassunto o parafrasato, molto tempo fa, alle superiori, nel libro di Franco Cardini su San Francesco, e il fatto che non me lo scordi mai penso sia significativo di quanta Verità contenga. (Fra l’altro, dello stesso libro, non scordai mai la chiosa di Cardini a commento della obbedienza di Francesco rispetto alla gerarchia , o qualcosa di simile… ; più o meno: ‘chi tace, non è detto che necessariamente acconsenta: semplicemente, tace’ . )

    Tornando al Francesco che, umilmente e obbedientemente, bacia le mani ad una sacerdote (il quale, per quanto moralmente ‘indegno’, è pur sempre diventato , mediante il sacramento dell’Ordine, ‘ontologicamente’ “sacerdos in aeternum , secumdum ordinem Melchisedech” ), anche a me è capitato di menzionarlo – a livello, diciamo, ‘apologetico’- non tanto al fine di ribadire la centralità dell’Eucaristia (…e ci mancherebbe altro!) , ma di come un caposaldo irrinunciabile della dottrina della Fede cattolica (e non solo) sia *il sacerdozio ministeriale* .

    Con in mente ciò, e non solo, ecco un brano dalla lettera ai Sacerdoti, scritta per il Giovedì Santo del 1997 da…Giovanni Paolo II :

    « 3. Iesu, Sacerdos in aeternum, miserere nobis!

    Questa invocazione è tratta dalle Litanie a Cristo Sacerdote e Vittima, che venivano recitate nel Seminario di Cracovia il giorno prima dell’Ordinazione sacerdotale. Le ho volute porre in appendice al libro Dono e mistero, pubblicato in occasione del mio giubileo sacerdotale. Ma voglio porle in evidenza anche nella presente lettera, poiché mi sembrano illustrare in modo ricco e profondo il sacerdozio di Cristo e il nostro legame con esso. Sono basate su testi della Sacra Scrittura, in particolare sulla Lettera agli Ebrei, ma non soltanto. Quando, ad esempio, preghiamo: Iesu, Sacerdos in aeternum secundum ordinem Melchisedech, riandiamo idealmente all’Antico Testamento, al Salmo 110[109]. Sappiamo bene che cosa significhi per Cristo essere sacerdote al modo di Melchisedech. Il suo sacerdozio si è espresso nell’offerta del proprio corpo, ” fatta una volta per sempre ” (Eb 10,10). Essendosi offerto in sacrificio cruento sulla croce, Egli stesso ne ha istituito la ” memoria ” incruenta per tutti i tempi, sotto le specie del pane e del vino. E sotto tali specie Egli ha affidato questo suo Sacrificio alla Chiesa. Così dunque la Chiesa — e in essa ogni sacerdote — celebra l’unico Sacrificio di Cristo. »

    http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/letters/documents/hf_jp-ii_let_19970316_priests_it.html

    ——-
    Stefano

    18 Luglio, 2007 - 15:22
  108. Syriacus

    SCUSATE: avviso di lapsus: volvo scrivere “SACERDOZIO SACRAMENTALE” !

    18 Luglio, 2007 - 15:27
  109. fabrizio

    A Gianluca: tra 100 anni ho idea che non solo non ci sarà più Benedetto XVI, ma tutti noi con lui.
    Scherzi a parte, sottoscrivo quasi tutto il tuo commento, ma con una differenziazione che per me è fonte di grande sofferenza.
    Tu scrivi: “Pensa se i milioni di giovani che hanno amato Giovanni Paolo II avessero ragionato come te: con la morte di Wojtyla e l’elezione di Ratzinger la Chiesa avrebbe perso milioni di fedeli in tutto il mondo.”
    Se vogliamo dirci le cose come stanno, purtroppo quello che tu proponi come paradosso è proprio quello che sta succedendo. C’è una disaffezione dei giovani verso il papa prima neanche immaginabile, e questo perchè l’operazione di demolizione quotidiana sta producendo i suoi effetti, nonostante tutti i nostri piccoli o grandi tentativi di far emergere il vero messaggio di Benedetto.
    Sono però altrettanto sicuro che la Chiesa sarà più forte anche di questo.

    18 Luglio, 2007 - 16:02
  110. Syriacus

    Di recente mi ha agghiacciato la fidanzata, non credente, di un mio amico che, con leggerezza, ha giocato sul nome del papa, apostrofandolo con un ‘maledetto’ . E molti altri giovani non cattolici non si discostano molto: ne hanno fatto una specie di ‘babolina vodoo’ del cattolicesimo così detestato, e ora ci si divertono a conficcarvi ogni possibile acuminato insulto… Anche molti cattolici però, specie giovani, non sono proprio entusiasti. Cattolici di quello che in in inglese si dice ‘mainstream’ . Ricordiamoci però che Ratzinger ha a più riprese quasi teorizzato una Chiesa per coì dire ‘snellita’, dei ‘pochi ma buoni’…

    18 Luglio, 2007 - 16:24
  111. Luisa

    Facendo astrazione dal fatto che state discutendo a partire da un mio sedicente ragionamento…che Gianluca mi attribuisce , e nel quale mi sembrava aver spiegato non riconoscermi….vorrei domandarti Fabrizio su che cosa basi la tua affermazione della disaffezione nei confronti del Santo Padre.
    Contrariamente a te ho l`impressione di un affetto sempre crescente verso Benedetto XVI. I portali su Internet consacrati al Papa, sempre più numerosi, non solo in Italia, sono animati da giovani, quando ho la gioia di essere a Roma questo affetto lo sento palpabile,mi sembra che vi sono giovani che sentono il bisogno del messaggio chiaro del Papa, che hanno bisogno di sentire parole forti, poter riferirsi al pensiero forte del Papa, mi sembra che dovunque sia andato Benedetto XVI, con il suo stile, la sua personalità è riuscito a entrare in contatto con i giovani, è, scusatemi se oso, un professore che ama i suoi studenti e sa parlare loro, solo che adesso il professore teologo è diventato Papa e mette il suo talento al servizio della Parola che è chiamato a trasmettere.
    Quello che scrivi Fabrizio mi preoccupa, puoi dirmene un pò di più ?

    18 Luglio, 2007 - 16:24
  112. Mattia

    Finalmente posso di nuovo collegarmi a internet… 🙂
    Mamma mia! 118 commenti…
    Non li ho letti tutti, poi soprattutto sulla messa in latino non posso dire praticamente nulla, visto che non l’ho mai conosciuta…conosco il latino, perchè frequento il classico, e sinceramente, pur non capendo tutto, non mi dispiacerebbe ascoltare la messa ogni tanto in questa lingua…
    Sul Papa posso dar ragione un pò a tutti..ci sono state delle osservazioni che mi hanno fatto riflettere, soprattutto quella riguardante la fede una volta che Benedetto XVI non ci sarà più..ora come ora non ci voglio pensare…quando verrà il momento affronterò l’argomento…
    Per il momento, sono apposto così 😉
    Un saluto a tutti…

    18 Luglio, 2007 - 16:41
  113. fabrizio

    Luisa, ho descritto solo quello che riscontro nella mia realtà quotidiana, che mi auguro non sia rappresentativa dell’Italia e del mondo, ma purtroppo temo invece di si.
    .
    Tutto quello che dici sul fascino di papa Benedetto è verissimo, ma rimane un fenomeno di nicchia.
    Secondo me papa Benedetto ha polarizzato l’atteggiamento dei cattolici, in particolare i giovani ma non solo. Quasi tutti quelli che approfondiscono per davvero il suo messaggio ne sono affascinati ( e non è un caso che le piazze sono sempre piene), ma la grande maggioranza di giovani, pure praticanti, rimane vittima dell’opera di demolizione operata dalla società e dai media (Luigi non me ne voglia, sa che non mi riferisco a lui), in cui i pur tanti siti cattolici che sono nati rappresentano solo delle gocce nel mare.

    In questo senso la lunghezza del pontificato di Giovanni Paolo II aveva sicuramente attenuato questi fenomeni. Quasi nessuno (me compreso) seguiva così scrupolosamente il suo magistero come avviene oggi con Benedetto, ma tra i cattolici c’era un atteggiamento di fondo di affetto e di rispetto che oggi non ce lo sognamo neanche. Anche allora c’erano i dissidenti e i critici, ma rimaneva un fenomeno di nicchia.

    Spero di essermi spiegato, e mi piacerebbe sapere se anche nelle altre parti d’Italia sta avvenendo la stessa cosa.

    18 Luglio, 2007 - 18:26
  114. A Syriacus: complimenti per la memoria e per le letture!
    A fabrizio e Luisa: sul discorso dei giovani, sono pienamente d’accordo con Luisa. Un mio amico docente universitario di psichiatria mi dice sempre che in un’epoca priva di valori come questa, il Papa rappresenta un valore anche per chi non crede ed è uno dei pochi punti di riferimento che hanno i giovani.
    Saluti

    18 Luglio, 2007 - 18:26
  115. fabrizio

    Speriamo che abbiate ragione voi..e sapere che quello che toccate con mano è diverso dalla mia esperienza diretta non può che riempirmi di gioia.
    Da chi ha avuto la forza di arrivare fino al commento 122 mi aspetto altre testimonianze (mi auguro altrettanto rassicuranti).

    18 Luglio, 2007 - 18:42
  116. LEONE

    Per Fabrizio:
    mi sono letto tutti i messaggi ma di commenti al testo di Enzo Bianchi che vertevano sui temi da lui elencati non ho trovato molto.
    Per quelli che pensano che basti la messa in latino per rilanciare la fede mi auguro di sbagliare ma penso che non sarà così.
    Sul fatto che ci siano delle voci in disaccordo, se questo è leale, onesto e sincero ben venga, ne guadagneremo tutti.
    Sul Concilio come elemento di continuità nella vita della Chiesa, mi ricordo di un incontro con Mons. Bettazzi che memore e partecipe di esso ci disse che era in continuità sui dogmi di fede, ma era di discontinuità sulla pastorale e penso anche sulla Liturgia, come qualcuno più preparato di me ha ben ricordato.
    Concordo poi sul fatto che di fondamentale nella liturgia è il ricordo di Gesù Eucaristico, che è la cosa più importante della Messa
    Di positivo penso che rimanga che pur con opionioni diverse si riesca a dialogare sulla fede che è più importanmte anche delle nostre pur legittime posizioni.

    18 Luglio, 2007 - 18:58
  117. Luigi Accattoli

    A Carradori. Benvenuto nel blog e scusi la lentezza con cui ho “moderato” il suo primo commento: sono in ferie e leggo la posta e aggiorno il blog solo due volte al giorno. Penso di poter condividere tutto quello che ha scritto, specie quando ha accennato a comunità con giovani e bambini legate all’uso antico del rito romano: è una realtà che conosco e l’ho descritta con simpatia quando mi trovai a fare la cronaca del pellegrinaggio giubilare a Roma della Fraternità lefebvriana nell’agosto del Duemila. Sarei più cauto di lei nella critica a chi la pena diversamente (Melloni, Bianchi e altri): i visitatori del blog sanno che questa è la mia fissazione maggiore. Mi esprimerei poi diversamente quanto al fiume di grazia che non è legato alla messa antica ma alla messa – e qui Gianluca ha detto vigorosamente quanto anche io penso (meno la domanda a Luisa su che cosa le potrà succedere quando ci sarà un altro papa: conosciamo bene da tempo la fermezza cristiana della nostra amica). Ma caro Andrea queste sono minuzie. Condivido con lei la contentezza per il Motu proprio e per l’interpretazione “nella continuità” del Vaticano II. Eppoi lei oggi arriva nel blog e oggi si fa festa. A domani la disputa. Luigi

    18 Luglio, 2007 - 21:11
  118. Diego Ruggiero

    Per LEONE: le critiche di padre Bianchi sono molto condivisibili soprattutto per il tono usato.
    In quelle parole ho potuto ben vedere quella “differenza cristiana” che vede la Chiesa come Chiesa di dialogo.
    Padre Bianchi, cito a memoria, nel suo libro afferma che “una chiesa che non si mostra capace di dialogare al suo interno non è credibile: è questione di semplice coerenza” .
    Penso che questo articolo di Bianchi sia un ottimo esempio di questo dialogo nella Chiesa.
    Più oltre continua: “la chiesa non ha nulla da perdere ma tutto da guadagnare se riesce a mostrare che il prendere la parola prima che essere un rischio (io aggiungo anche un dititto) è una RESPONSABILITA'”
    E finisce dicendo che “chi esercita il diritto di parlare e chi ha compito di conferire ordine all’esercizio della parola siano entrambio servi della parola e dalla comunione”.
    Miglior commento alle parole di Enzo Bianchi non poteva esserci!

    18 Luglio, 2007 - 21:23
  119. Syriacus

    Premesso che la Messa è sempre Messa, ma tenendo anche presente -almeno a mio avviso- che l’esaltare questa o quella ricchezza specifica di una certa Liturgia -incluse quelle di S.Giovanni Crisostomo , San Basilio e , diciamo così, S.Ambrogio e Sant’Isodoro- può essere positivo nell’enumerare i diversi approcci, nella loro diversità di tempo e di luogo, del Popolo cristiano al medesimo Mistero (e Dono) … Ecco , per gli estimatori/conoscitori del Messale Latino-Gregoriano-Tridentino , queste parole dal Journal (diario) di
    Paul Claudel (noto scrittore e diplomatico francese, 1868-1955), scritte nel febbraio del 1936 , circa il primo versetto del Salmo 42, parte integrante delle cosiddette Preghiere ai piedi dell’Altare (*), incipit della prima parte della Messa (quella ‘dei Catecumeni’) :

    “A la Messe, je réalise tout à coup le sens du premier verset du psaume introductif Judica me . Il ne s’agit pas des autres… c’est de moi-même qu’il s’agit de me dégager . C’est moi qui suis la gens non sancta …plein de mensonges et de subterfuges. A la place de cet homme malpropre et superficiel, Seigneur, dégage l’homme vrai et droit.”

    (Dedicato in special modo alla ‘Latin lover’ e cattolica extra-ordinaria 😉 Luisa)

    (*) [ «Sacerdos paratus cum ingreditur ad Altare, facta illi debita reverentia, signat se signo crucis a fronte ad pectus, et clara voce dicit:

    In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.
    Deinde, junctis manibus ante pectus, incipit Antiphonam: Introibo ad altare Dei.
    Ministri respondent: Ad Deum qui lætificat juventutem meam.
    Postea alternatim cum Ministris dicit sequentem

    Ps. XLII, 1-5

    Judica me, Deus, et discerne causam meam de gente non sancta: ab homine iniquo et doloso erue me.
    M. Quia tu es, Deus, fortitudo mea: quare me repulisti, et quare tristis incedo, dum affligit me inimicus?
    S. Emitte lucem tuam et veritatem tuam: ipsa me deduxerunt et adduxerunt in montem sanctum tuum, et in tabernacula tua.
    M. Et introibo ad altare Dei: ad Deum qui lætificat juventutem meam.
    S. Confitebor tibi in cithara, Deus, Deus meus: quare tristis es anima mea, et quare conturbas me?
    M. Spera in Deo, quoniam adhuc confitebor illi: salutare vultus mei, et Deus meus.
    S. Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto.
    M. Sicut erat in principo, et nunc, et semper: et in sæcula sæculorum. Amen.

    S. repetitur Antiphonam: Introibo ad altare Dei.
    R. Ad Deum qui lætificat juventutem meam.

    Signat se, dicens:

    V. Adjutorium nostrum in nomine Domini.
    R. Qui fecit cælum et terram. » ]

    18 Luglio, 2007 - 23:13
  120. angela

    sarebbe bello se in chiesa pensassimo a Dio piuttosto che ai preti!

    19 Luglio, 2007 - 7:52
  121. Luisa

    Caro Syriacus, aprire il computer, e leggere Claudel ! Che regalo!
    Quante volte nelle mie preghiere, direi che è la mia Domanda, chiedo al Signore di liberarmi,spogliarmi del mio orgoglio, de me dépouiller de mon orgueil, quell`orgoglio che mi fa troppo spesso credere che ce la farò da sola ,che mi impedisce di chiedere il Suo aiuto!
    Combattere, sempre combattere, spesso contro se stessi, e finalmente deporre le armi, ai Suoi piedi,e lasciarsi andare nel Suo amore,farGli fiducia, lasciarLo guidare la nostra vita!
    “Homine inique et doloso”, leggo la Santa scrittura come un messggio che mi è personalmente indirizzato, ho una lettura “psicologica”, mi è stato a lungo difficile per non dire impossibile masticare e ancor meno digerire certi Salmi.
    Cocn Papa Benedetto mi sono riconciliata anche con i Salmi, Sant Agostino mi aiuta. Come Claudel ho subito tradotto l` infedeltà l`”inique et doloso”, come contenuti che mi appartengono e di cui devo liberarmi.Prenderne coscienza per poter confrontarsi e con il Suo aiuto liberarsene.
    Che cammino lungo, alle volte doloroso, sempre in salita, ma quando si arriva su una pianura che pace, è solo una sosta ma quanto serena e necessaria fonte di coraggio per continuare!
    Grazie Syriacus per avermi permesso di cominciare la mia giornata con questa riflessione! Un caro saluto. Luisa

    19 Luglio, 2007 - 8:20
  122. A me sembra che anche molti giovani cattolici, anche praticanti nonché impegnati in parrocchia, si fermino al “mainstream” mediatico e, anche, all’idea di un papa molto conservatore e “di destra”, con conseguenti ripulse ed entusiasmi a seconda delle posizioni ecclesiali e, più spesso, politiche. E spesso senza distinguere il Papa dalla Chiesa italiana o dalla Chiesa tout court.
    Mi sembra che pochi trovino il tempo per approfondire e si lascino interrogare con onestà intellettuale dal messaggio di Benedetto XVI. Probabilmente perché si tratta di un ragionamento più complesso e meno emotivo di quello di Giovanni Paolo II, di cui alcuni concetti e immagini rimanevano sicuramente impressi.
    Ovviamente il mio è un punto di vista limitato, ma è quello che ho. Se altri hanno attorno realtà diverse, questa è quella che vedo.

    19 Luglio, 2007 - 16:21
  123. Luisa

    ll carisma della parola di Benedetto XVI è indiscutibile e penso indiscusso. Quello che mi colpisce particolarmente è la sua capacità di mettere in immagini concetti complessi .
    Le immagini non solo belle, ma anche sorprendenti, forti che spesso usa , non possono che colpire e penso che i giovani siano particolarmente sensibili a questo modo comunicativo.
    Poi le parole di Papa Benedetto devono arrivare alle orecchie o poste sotto gli occhi dei giovani.
    Non sono certo i quotidiani che danno loro questa possibilità, non so come funzionano le parrocchie, non so se i bollettini parrocchiani riportano i messaggi del Papa, se i sacerdoti, le trasmettono, le integrano nelle loro omelie, senza poi dimenticare il ruolo fondamentale della famiglia.
    È chiaro che i giovani sommersi da tante sollecitazioni mediatiche, devono già aver voglia o sentire il bisogno di ascoltare o leggere il Papa,interessarsi ai suoi messaggi contro-corrente, anti-conformisti, ma io resto persuasa che si farà sempre più vivo il bisogno di ricorrere a questo punto di riferimento sicuro che è il Magistero di Benedetto XVI….questi giovani sono una minoranza? Che importanza, l`importante è che esistino.

    19 Luglio, 2007 - 16:55
  124. fabrizio

    Io e Luca quindi osserviamo la stessa cosa. Non sono così d’accordo che i ragionamenti di Benedetto siano più complessi di quelli di Giovanni Paolo II, (ad esempio i suoi discorsi in occasione della GMG di Colonia erano allo stesso tempo straordinari e di facile comprensione), credo che sia proprio un problema di mancato approfondimento.
    Riguardo alle domande di Luisa, da quello che vedo mi sembra di notare che Benedetto non sia molto aiutato dai sacerdoti, che nelle loro omelie continuano riferirsi molto più spesso a Giovanni Paolo II che non a lui.

    21 Luglio, 2007 - 10:03
  125. Luisa

    Ed è questo, caro Fabrizio, che mi inquieta maggiormente, il constatare che Benedetto XVI non è aiutato nel suo sforzo di formare le nostre coscienze dalla base, da coloro che sono a diretto contatto con i fedeli.

    21 Luglio, 2007 - 12:07
  126. Mah…se pure i sacerdoti parlassero per assurdo solo del Magistero di Giovanni Paolo II, non per questo li considererei degli apostati o degli eretici…
    Siamo ai soliti paragoni tra i due Papi, che infastidiscono quando partono dai sostenitori di Wojtyla e sono ammessi quando partono dai fans di Ratzinger.
    Ormai certi pseduo-cristiani li chiamo fans e non fedeli, perchè loro hanno fatto del Papa un idolo e non il Pastore delle anime e delle coscienze.
    Mah… Signore pietà di noi!

    21 Luglio, 2007 - 12:19
  127. Maria Grazia

    Il fatto che il Papa non sia aiutato dai sacerdoti è un dato che possiamo riscontare dappertutto.Nessun prete ha mai parlato in mia presenza del libro su Gesù o dei messaggi di Papa Ratzinger.Per la verità non viene molto citato nemmeno Giovanni Paolo II.
    Io,caro Gianluca,non parlerei di fans ma di fedeli che si sono riavvicinati alla Chiesa grazie a Benedetto XVI:le motivazioni sono le più varie ma il fenomeno esiste.Per esempio io ero alla ricerca di chi mi spiegasse per bene certi concetti e mi aiutasse a coniugare fede e ragione.Il fideismo non fa per me.
    Come dice Luca molti si fermano allo stereotipo mediatico e non approfondiscono il messaggio di questo Papa,ma proviamo a chiederci a chi si rivolge Benedetto XVI.Non ci vuole nè stupire nè commuovere,anche se poi lo fa ugualmente,ma vuole convincerci della bontà di Cristo.
    Da quello che posso notare non si rivolge tanto ai ragazzini ma ad una fascia di età che va dai venticinquenni-trentenni-quarantenni che cercano risposte e non emozioni.Lì fa breccia in modo sorprendente ed è lì che deve insistere perchè quella è l’età della fede matura e sono questi giovani quelli che hanno dei figli piccoli da educare.
    Saluti MG

    21 Luglio, 2007 - 13:26
  128. fabrizio

    Luca scrive: “Siamo ai soliti paragoni tra i due Papi, che infastidiscono quando partono dai sostenitori di Wojtyla e sono ammessi quando partono dai fans di Ratzinger”
    Niente di tutto questo. Nello spirito descritto stupendamente da Leonardo qualche tempo fa, io sono stato woitiliano quanto ora sono ratzingeriano (aggettivi che peraltro odio) e un giorno, chissà, sarò…vitalianiano.
    E non sono mai stati montiniano solo per…limiti d’età.

    Il mio non era un paragone tra i due papi, cosa che ritengo inutile, ma semmai tra l’approccio che hanno la maggior parte dei cristiani, sacerdoti compresi, con i due papi. E questo per rispondere ad una constatazione di Gianluca che mi sembrava illusoria, cioè che l’atteggiamento dei giovani verso Benedetto è lo stesso di quello che avevano con Giovanni Paolo.

    21 Luglio, 2007 - 14:18
  129. Luisa

    Non penso, caro Gianluca,che il tuo post mi era personalmente indirizzato, ma mi permetto di rispondere a nome di coloro che forse si sono sentiti offesi o semplicemente presi di mira dalle tue parole.
    Non è la prima volta che esprimi un giudizio severissimo, apocalittico, definitivo su coloro che esprimono con forza il loro affetto per Benedetto XVI, l’ importanza che il Magistero del Papa ha nella loro vita.
    Mi sono personalmente a più riprese svelata ,confidando quanto Papa Benedetto,successore di Pietro, è diventato la mia guida fidata e sicura, quanto è buono e bello essere nell`ombra di Pietro.
    Penso sia il caso per molti,e vedere ridotto quello che è ben più che un affetto a un fanatismo, fan dopotutto non è che la riduzione di fanatismo, ad un essere pseudo-cristiani , potrebbe risultare offensivo.
    È la tua opinione e sei libero di averla, permettimi solo di dirti che non sono d`accordo con te.
    Forse ,caro Gianluca, che ti considero un pseudo-cristiano, un fan di Papa Benedetto perchè gli consacri gran parte del tuo tempo con Petrus ?
    No, anzi, ti sono profondamente riconoscente, per aver dato la luce a questo magnifico giornale on-line che leggo ogni giorno con interesse.
    Allora non creiamo distinzioni laddove non ve ne sono, tu fai il tuo lavoro come giornalista, e conosco la tua emozione ad ogni volta che incontri il Santo Padre, io ed altri come me , che questa fortuna non l`avranno probabilmente mai, amiamo Papa Benedetto, lo seguiamo , gli siamo riconoscenti , ci permettiamo di farlo sapere , di esprimere con i nostri poveri mezzi il nostro affetto.
    Infine,come ho sovente scritto, per me Giovanni Paolo e Benedetto avanzano insieme mano nella mano …è così che io li vivo giorno dopo giorno sul cammino della mia vita……allora i paragoni …très peu pour moi !
    Un caro saluto, Luisa

    21 Luglio, 2007 - 15:36
  130. Mattia

    Non è vero che i giovani hanno un rapporto diverso con Papa Benedetto…da subito si è ricreato quel “feeling” che c’era tra loro e Papa Wojtyla…certo, è normale che non tutti siano affascinati dalle parole e dai messaggi che rivolge loro Ratzinger (a volte anche colpa dei media o perchè chiusi con Wojtyla)…però la sostanza è rimasta…guardate alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, nel 2005…io c’ero (mi sono iscritto il 23 aprile, all’indomani della sua elezione!!), e ho potuto vedere con i miei occhi una marea di miei coetanei arrivati li sapendo che ad attenderli ci sarebbe stato non Giovanni Paolo II, ma Benedetto XVI…agli incontri con i giovani polacchi…brasiliani…della sua diocesi di Roma, in preparazione alle ultime due GMG diocesane….ad Assisi…e tanti altri giovani che ogni mercoledì vanno all’udienza (testimone oculare anche per questo, ci sono stato a marzo..stupendo..)…vogliamo dimenticare i 300.000 giovani italiani (queste le stime, e io sarò uno di quelli!!) che lo incontreranno a Loreto, l’1 e il 2 settembre?!…i 500.000 che lo accoglieranno a Sydney l’anno prossimo?!…:)
    Poi, per quanto riguarda la “venerazione” per il Papa al di là dell’essere Pastore Universale della Chiesa, sottoscrivo ogni singola parola dell’ultimo post di Luisa (complimenti!! Ne sai troppo.. 😉 )
    Un saluto a tutti…

    21 Luglio, 2007 - 16:19
  131. Luisa, esprimo giudizi apocalittici perchè apocalittica è l’ipocrisia di certi pseudo-cattolici che anzichè guardare a Cristo mediante il Magistero del Papa, guardano al Papa mediante la Parola di Cristo. Ho la presunzione di pensare che non esistano papisti più papisti di me sulla faccia della terra; malgrado ciò, sia pure nei miei limiti, nella convinzione che ciò non basti a salvare la mia povera anima, cerco di fare del Papa la mia lente di ingrandimento verso Gesù. Pietà di me, Signore! Quale sarà il mio posto dopo questa vita? Il Purgatorio? L’inferno? Il Paradiso certamente no, purtroppo! Come vedi, Luisa, io giudico e condanno in primo luogo me; mi permetto, pur non avendone alcuna autorità, di essere severo con gli altri, perchè sono anzitutto severo con me stesso. Ma non posso accettare, da cristiano e da amante del pensiero di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, che persone che dicono di essersi avvicinate al cattolicesimo grazie a Lui, non trovino mai un solo secondo per parlare di Gesù, di Maria, delle Scritture. Al contrario, trovano il tempo di dire quanto è bravo e quanto è bello ciò che dice e ciò che fa il Papa. Ma il centro di tutto è la Fede. “Io amo il Papa perchè mi avvicina alla Fede”, scrive qualcuno. Bene, benissimo. E allora per una volta che si parli di ciò che dice il Papa sulla Fede o sulla Fede stessa, senza cadere nell’idolatria. Il Papa vuole cattolici adulti nella Fede ma con l’ingenuità dei bambini; in qualcuno riscontro spesso l’ingenuità di sentirsi un cattolico solo perchè ama il Papa.
    Gianluca

    21 Luglio, 2007 - 16:47
  132. fabrizio

    Mattia, non è solo una questione di numeri, anzi i numeri possono essere anche un indice della polarizzazione che si è creata.
    Questa sera parteciperò ad un incontro di giovani in cui dovrò pesare attentamente ogni riferimento al papa perchè so di camminare sulle uova. E non sto parlando di comunità di base, ma di giovani che non facevano fatica a riconoscersi in Giovanni Paolo II e ora sono pieni di pregiudizi su Benedetto, mentre è del tutto evidente, come dice Luisa, che Giovanni Paolo e Benedetto avanzano insieme mano nella mano verso Cristo.
    Mi accorgo che sto cominciando a ripetermi..di questo passo posso arrivare al commento n.200 ed oltre, per cui mi fermo.

    21 Luglio, 2007 - 17:00
  133. Mattia

    A Fabrizio: si, lo so che non è solo una questione di numeri…però comunque contano perchè se a un giovane non fosse piaciuto Ratzinger e avesse avuto numerosi pregiudizi nei suoi confronti di certo non sarebbe venuto a Colonia (con tutti i disagi e le fatiche che quel viaggio comportò) a sentire le sue parole…certo, qualcuno che ha preso la GMG come vacanza c’è sicuramente stato (anche nel mio gruppo…e pure io all’inizio son voluto partire non solo per vedere il Papa, ma anche per farmi qualche giorno lontano dal mio paese!! 😉 ), non solo per Colonia, ma anche per le altre edizioni…e di sicuro, certi miei amici che ODIANO il Papa, non avrebbero mai pensato di spendere non pochi soldi per andare a vederlo!!..
    Secondo me, se posso un consiglio, se ti va e se c’è la necessita di riferirti a Benedetto XVI e al suo magistero fallo senza problemi…non preoccuparti di cosa pensano loro…magari alcuni si stupiranno che certe frasi non le abbia pronunciate Papa Wojtyla ma Papa Ratzinger!! 😉
    Un saluto…

    21 Luglio, 2007 - 17:30
  134. Maria Grazia

    Spetta a noi spazzare via i pregiudizi che i media hanno cucito su Benedetto.Il magistero di Papa Ratzinger non si discosta da quello del suo predecessore sui temi etici nonostante tutto ciò che si sente dire in giro a sproposito.
    Una curiosità Fabrizio:che età hanno questi giovani?
    Saluti MG

    21 Luglio, 2007 - 17:35
  135. Luisa

    Gianluca, quanto è bella la tua espressione “lente di ingrandimento verso Gesù”…!
    È questa la forza del Magistero di Papa Benedetto, quella di condurre il nostro sguardo a Gesù, di incoraggiarci a mettere Gesù al centro della nostra vita.
    Non sono certo suoi gesti a farlo amare, è la sua persona così coerente con il suo messaggio, così trasparente, talmente trasparente da cancellarsi per mostrare solo e sempre Cristo ,è la sua verità al servizio della Verità.
    Attraverso Papa Benedetto ci avviciniamo a Cristo. E non è poco.

    21 Luglio, 2007 - 17:36
  136. fabrizio

    Maria Grazia, in effetti il termine giovani è un po’ improprio, nel caso specifico 25-40 anni.
    MG e Mattia, vi assicuro che ci sto mettendo (quasi) tutto me stesso per diffondere nei miei ambienti il vero messaggio di Benedetto.
    Un caro saluto
    Fabrizio

    21 Luglio, 2007 - 17:43
  137. E allora, Luisa, prendiamoci per mano e camminiamo verso Gesù lungo la via indicata dal Papa:-)

    21 Luglio, 2007 - 17:45
  138. Luisa

    Oh sì ,non conosco cammino più bello, sicuro e luminoso!

    21 Luglio, 2007 - 18:31
  139. Mattia

    Un lieto fine ci voleva proprio… 🙂
    Viva Gesù!
    Viva la Chiesa!
    Viva il Papa!

    21 Luglio, 2007 - 18:54
  140. E vissero tutti felici e contenti…
    Quanto mi detesto quando sono banale! Volevo solo dire: si cammina verso Gesù accompagnati dal Papa e non verso il Papa accompagnati da Gesù. Anche se, in effetti, le due cose non si escludono.
    Buona domenica a tutti, con l’augurio di riconoscere Gesù nel prossimo!

    21 Luglio, 2007 - 18:58
  141. bianca

    Gianluca ha naturalmente ragione ma, se è vero quel che dice Fabrizio, i fans di Papa Benedetto sono veramente pochi.
    E allora perchè prendersela così tanto per un fenomeno così limitato?
    Poi, è logico che se qualcuno porta la sua testomianza, mi pare il minimo che qualcun’altro si senta sollecitato a portare la sua.
    Non ne parlerei altrimenti, perchè detesto i confronti ma, se qualcuno inizia il gioco e mi dice che i giovani di sua conoscenza non amano Papa Benedetto, non trovo nulla di male nel dire che personalmente non sono Matusalemme e al contrario di loro lo seguo con stima e con affetto. E questi sentimenti nei confronti della sua persona non credo tolgano nulla al mio cammino verso Gesù Cristo. E’ un cammino molto razionalizzato e costellato di dubbi il mio e forse è per questo che non trovo limitante la sua scarsa immediatezza emotiva e gestualità ma questo non vuol dire che ne abbia fatto un idolo o che non sia in grado di riconoscere la grandezza di chi lo ha preceduto e che ha accompagnato nella loro crescita più generazioni di fedeli . Se i Papi sono uomini, evidentemente il Signore si serve anche dei loro carismi per agire sugli altri uomini.

    21 Luglio, 2007 - 21:12
  142. bianca, grazie di cuore per il sostegno e per quel “naturalmente”:-)
    Quanto al rapporto tra i giovani e il Papa, credo solo che sia cambiato l’approccio. Con Giovanni Paolo II, i giovani ballavano e cantavano; pregavano e suonavano; con Benedetto XVI, sono chiamati a riflettere di più, ad essere più austeri, oserei dire meno “folkloristici”, e avvertono al tempo stesso sia l’essere più introverso di Ratzinge rispetto a Wojtyla, ma anche i suoi grandissimi slanci d’umanità. Vedrete che Sidney 2008 – a cui andrò da vivo o da morto – consacrerà anche Benedetto come il Papa dei giovani.

    21 Luglio, 2007 - 23:11
  143. fabrizio

    Faccio solo un’ultima puntualizzazione: non intendevo dire che tanti giovani non amano Benedetto perchè è diverso da Giovanni Paolo II, ma perchè sono “ingannati” da un’aggressione mediatica a mia memoria senza precedenti.
    Nonostante questo, sono anch’io convinto che a Loreto e a Sidney saranno tantissimi (e con il cuore ci sarò anch’io).
    Ma un conto sono le GMG, un conto è l’universo dei giovani cattolici. Il popolo delle GMG seguiva Giovanni Paolo II, segue Benedetto e seguirà il prossimo, ma qualche anno fa chi non andava alle GMG non aveva la stessa avversione che sente oggi verso il papa.

    22 Luglio, 2007 - 9:44
  144. Mattia

    Anch’io voglio andare a Sydney…
    Ma ho l’esame l’anno prossimo in quel periodo… 🙁

    22 Luglio, 2007 - 13:59
  145. Luisa

    Mi sembra leggendoti ,Fabrizio, che fai una distinzione fra i giovani della GMG o meglio il popolo delle GMG che seguivano e seguono il Papa e l`universo dei giovani cattolici che non andavano alle GMG che nutrono avversione verso il Papa.
    Se ho capito bene,la tua conclusione o constatazione mi sembra lapidaria, generalizzante(?) e forse riduttrice.
    Che ci siano giovani ben installati nel relativismo etico e religioso, o che semplicemente penano a seguire il Magistero di Benedetto XVI è normale e previsibile,che essi si attacchino alla persona del Papa odiandolo o prendendolo in avversione, denota ben altro .
    Quali sono i loro argomenti? Che cosa li spinge a nutrire tali sentimenti negativi?
    Non è certo Benedetto XVI, persona umile,dolce e serena che queste persone avversano, ma quello che egli rappresenta, e la fermezza con laquale egli ci ricorda la nostra identità, da dove veniamo e chi siamo.
    Lo avevamo un pò dimentcato.

    22 Luglio, 2007 - 14:05
  146. Maria Grazia

    L’aggressione mediatica è senza dubbio senza precedenti e anche la volontà di occultare la carica umana di Papa Benedetto.Può darsi che tanti giovani non accettino la parola chiara e decisa di Ratzinger.Però io ho una domanda:perchè non avvervano Papa Wojtyla con la stessa determinazione se insisteva sugli stessi concetti?E’ solo colpa della stampa e della televisione oppure la comunicazione è diversa?Qualcuno dice che oggi la Chiesa abbia difficoltà a comunicare.Secondo me non è vero.Semplicemente parla più chiaro e lo fa per bocca dello stesso Papa senza compromessi e giri di parole.Forse avevamo dimenticato questo modo di comunicare che può non piacere ai filosofi del buonismo ma che ci fa riflettere e ci costringe a interrogarci e a prendere una posizione chiara.
    Saluti MG

    22 Luglio, 2007 - 15:12
  147. fabrizio

    Luisa, quasi ogni constatazione è di per se lapidaria, generalizzante e riduttrice…e anche le mie non si astengono da questo difetto.
    Io intendevo che non tutto si può ridurre ai numeri delle GMG, pur importanti ed ai quali ho portato il mio mattoncino a Parigi97 e a Roma2000. Al di là dei numeri, noto una disaffezione/avversione diffusa che prima non c’era.
    Sulle cause di questa situazione possiamo discuterne per giorni e giorni, io mi limito a fotografare quello che osservo e sento.
    Poi, mi ripeto, io ho una visuale molto limitata dell’universo cattolico e mai la estenderei al resto del mondo.
    Con ciò, non mi piace avere una visione troppo negativa e mi convinco che passerà anche questo.

    22 Luglio, 2007 - 15:29
  148. Mattia

    Fabrizio, com’è andato alla fine l’incontro di ieri sera?

    22 Luglio, 2007 - 15:37
  149. Maria Grazia

    Avversione e disaffezione?Ma il messaggio dei due Papi non è lo stesso?

    22 Luglio, 2007 - 16:04
  150. fabrizio

    Luisa: era un incontro molto pratico di programmazione di attività, e non si è toccato l’argomento.

    Maria Grazia: ho già cercato di spiegare che il diverso atteggiamento verso Benedetto rispetto a Giovanni Paolo prescinde dal messaggio dei due papi, che è naturalmente lo stesso.

    22 Luglio, 2007 - 16:27
  151. Maria Grazia

    Se il messaggio è lo stesso,c’è o c’è stato un problema di comunicazione di cui Papa Benedetto paga le conseguenze.A me piace molto che Papa Benedetto non deleghi ai suoi collaboratori i temi più spinosi,ma se ne assuma in pieno la responsabilità.I media se la prendevano con lui quando era cardinale e fanno lo stesso,e di più,ora che è Papa.
    Ricordate la Dominus Iesus?Il cardinale Ratzinger fu sottoposto al fuoco incrociato di tutti,finchè il Papa non intervenne e si assunse la paternità del documento.Allora magicamente le polemiche cessarono.
    Saluti
    MG

    22 Luglio, 2007 - 16:38
  152. fabrizio

    Chiedo scusa a Mattia, la mia risposta era indirizzata a lui e non a Luisa.

    22 Luglio, 2007 - 17:21
  153. Luisa

    Posso immaginare benissimo che quei giovani che andavano da Papa Giovanni Paolo come ad una festa con canti, danze, voliamoci tutti bene, il cuore in festa ,pieno di emozioni allegre e festive, devono sentirsi un pò spiazzati ….con Benedetto, niente o poco spettacolo, emozioni meno primarie, immediate, ascolto, silenzio, meditazione.
    Cristo posto al centro, come con Giovanni Paolo, stesso messaggio,così sovente ripreso da Papa Benedetto con il suo carisma.
    Allora chi amava Giovanni Paolo attraverso un`immagine , alla stessa maniera oggi rifiutano Benedetto XVI attraverso un`immagine, ambedue le immagini, create, coltivate, alimentate dai media.
    Fiducia, io ho fiducia nei giovani e nella loro saggezza.

    22 Luglio, 2007 - 17:42
  154. Mattia

    Eppure a me lo stile di Ratzinger e dei suoi incontri con i giovani suscita più emozioni…Cioè, per me la veglia della GMG di Colonia, a Marienfield, con poco spettacolo, più meditazione, quasi completamente diversa da quella della GMG di Roma, con l’adorazione eucaristica a conclusione, è stata a dir poco straordinaria…non solo perchè è stata la mia prima esperienza, ma anche perchè ha risposto significativamente a dei miei bisogni e a delle mie attese…e non ha colpito solo me, ma la maggior parte (per non dire tutti!) dei giovani presenti in quella spianata..tant’è che Papa Benedetto è rimasto stupito e commosso dal silenzio assoluto dei giovani davanti a Gesù Eucaristia, e più volte l’ha ricordato nei suoi discorsi..
    Poi, un pò di spettacolo anche negli incontri di Benedetto XVI con i giovani all’infuori della GMG c’è stato…tipo quello in Brasile, nello stadio di San Paolo, quando alcuni giovani hanno esaguito delle (bellissime e coinvolgenti) coreografie ispirate alla cultura del luogo…
    Spettacolo e meditazione, preghiera e riflessione…tutto per Cristo, sempre al centro di ogni incontro e di ogni discorso del Papa, che lo indica ai giovani, quale vero e unico modello da seguire!
    Sarà così a Loreto, a Sydney e dappertutto… 😉
    Fabrizio, non fa nulla, l’ho immaginato…grazie!
    Un salutone a tutti…

    22 Luglio, 2007 - 20:23
  155. Luisa

    Grazie Mattia per la tua testimonianza di fede così viva e gioiosa!

    Un salutone anche a te !

    22 Luglio, 2007 - 20:53

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