Nella domenica “Rallegrati Gerusalemme” dedico ai visitatori la descrizione che il Libro di Samuele ci dà – nella prima lettura – di Davide adolescente: “Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto“. Quell’immagine aveva conquistato il Verrocchio, Donatello e Dante (Purgatorio 3, 107): “Biondo era e bello e di gentile aspetto“. Mi piace nominarli insieme e tutti lodarli per la luce nella quale hanno accolto e donato a noi la figura del più piccolo tra i figli di Iesse il betlemita.
Davide era fulvo con begli occhi e bello di aspetto
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Luigi! Ma allora si e’ sbagliato l’autore sacro: “Non guardare al suo aspetto ne’ alla sua alta statura. …xe’ non conta quel che vede l’uomo: infati l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore”.
Vabbe’, per una volta anche il buon Dio ha guardato – anche – all’apparenza!
Davide del Verrocchio
Davide di Donatello
Gli eroi sono sempre belli; quello che conta è il loro carisma. In fondo, Alessandro Magno aveva una specie di scoliosi, credo.
“L’artista vede il mondo con gli occhi di Dio”
Dante, Verrocchio, Donatello, forse ci aiutano ad intuire cosa Dio ha visto in quel ragazzo…
Con tutte le donne che poteva avere, si andò a prendere proprio Betsabea che era già sposata, e poichè correva il rischio di essere scoperto e lapidato perchè lei adultera, era incinta, fece in modo che il marito di lei fosse ammazzato in battaglia !
Per poter sposare Mical, figlia di Saul dovette uccidere 200 filistei, e portare al suocero i “200 prepuzi” ma poi la trascurò, e Saul concesse Mical in matrimonio ad un altro.
Davide sposò altre donne Abigail, e Ahionan, e in seguito divenuto Re si fece restituire anche Mical e prese pure Maaca e Agghit e Abital, infine Egla e in ultimo Betsabea. ( 2Samuele 3.2) e altre ancora.
Interessante la richiesta di Davide per la restituzione di Mical, figlia di Saul ex moglie. Fu richiesta al fratellastro Is-Bost (figlio di Saul) dopo la morte di Saul ( 2Samuele 3.14-16) : –” Inoltre, Davide mandò messaggeri a Is-Boset, figlio di Saul, dicendo: “Ridammi mia moglie Mical, con la quale mi fidanzai per cento prepuzi dei filistei”. Is-Boset dunque mandò e la prese da suo marito, Paltiel figlio di Lais. Ma suo marito camminava con lei, piangendo mentre camminava dietro di lei fino a Baurim. – “Suo marito piangeva mentre camminava dietro a lei mentre la riportavano al primo marito.” – ” E Davide continuò a prendere altre mogli a Gerusalemme, e Davide generò altri figli e figlie. “ ( 1Cronache 14.3)
C’è da dire anche che la restituzione della moglie Milcal avvenne per una ripicca a causa del tradimento di Abner generale di Is Boset in una complicata storia di rapporti sessuali che Abner aveva con la concubina di Saul dopo essere stato rimproverato da Is-Boset. (2Samuele 3.6-21).
Dopo la morte di Saul e Gionatan (altro figlio di Saul e amico di Davide) Davide avrebbe dovuto restituire il trono a Is-Boset, ultimo figlio superstite di Saul ed erede al trono ma non lo fece. Poco dopo Is-Bosset fu ucciso e Davide avrebbe quindi dovuto restituire il Regno al nipote di Saul – Mefiboset (divenuto zoppo da bambino) – unico figlio di Gionatan suo amico, (unico scampato a una strage) ma nuovamente non lo fece, sebbene avesse giurato a Gionatan suo amico (1Samuele 20.12-17) – “E tu non stroncherai la tua propria amorevole benignità dall’essere con la mia casa a tempo indefinito“.
Invece dopo aver restituito a Mefiboset (zoppo) solo il campo del nonno Saul, trasferì la proprietà a Ziba un servitore del nonno che aveva sollevato un dubbio sulla fedeltà di Mefiboset a Davide ( 2Samuele 9.2-12; 16.1-4; 19-17; 24.30)
Infine divenuto vecchio dormiva insieme ad una “vergine” (1Re 1.2) ” E la ragazza era estremamente bella”
Questa la storia senza critiche nè passioni dalla quale ciascuno può farsi un opinione.
Coloro che trovano una differenza fra l’anima e il corpo non hanno né l’una né l’altro.
OSCAR WILDE
http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=375
Peccato che Oscar Wilde non sapeva che l’anima non esiste !
Journal of Biblical Literature (vol. XVI, p. 30), C. A. Briggs, in seguito a una particolareggiata analisi dell’uso di nèfesh, osservava: “Anima nell’uso che se ne fa attualmente . . . dà di solito un’idea molto diversa dal significato di ??? [nèfesh] in ebraico, ed è facile che l’incauto lettore fraintenda”.
Nel presentare una nuova traduzione della Torà o primi cinque libri della Bibbia (edita dalla Jewish Publication Society of America) il capo redattore, H. M. Orlinsky dell’Hebrew Union College, ha affermato che il termine “anima” era stato in effetti eliminato da quella traduzione perché “il termine ebraico qui è ‘nefesh’”, e ha aggiunto: “Altri traduttori hanno interpretato che significhi ‘anima’, il che è completamente inesatto. La Bibbia non dice che abbiamo un’anima. ‘Nefesh’ è la persona stessa, il suo bisogno di cibo, il sangue che scorre nelle sue vene, il suo stesso essere”. — The New York Times, 12 ottobre 1962.
La New Catholic Encyclopedia dice: “Nepes [nèfesh] ha un significato molto più ampio del nostro termine ‘anima’, poiché significa vita (Es 21.23; Dt 19.21) e le sue varie manifestazioni vitali: respiro (Gn 35.18; Gb 41.13[21]), sangue [Gn 9.4; Dt 12.23; Sl 140(141).8], desiderio (2 Sm 3.21; Prv 23.2). L’anima nell’AT non significa una parte dell’uomo, ma l’intero uomo: l’uomo come essere vivente. Similmente, nel NT significa vita umana: la vita di un singolo soggetto cosciente (Mt 2.20; 6.25; Lc 12.22-23; 14.26; Gv 10.11, 15, 17; 13.37)”. — 1967, vol. XIII, p. 467.
Una traduzione cattolica, The New American Bible, nel suo “Glossario dei termini di teologia biblica” (pp. 27, 28), dice: “Nel Nuovo Testamento, ‘salvare la propria anima’ (Mc 8:35) non significa salvare una parte ‘spirituale’ dell’uomo, contrapposta al ‘corpo’ (nel senso platonico) ma l’intera persona, a sottolineare il fatto che la persona vive, desidera, ama e vuole, ecc., oltre a essere concreta e fisica”. — Edizione a cura di P. J. Kenedy & Sons, New York, 1970.
Gioab.
Geniale la massima di Oscar Wilde. Grazie discepolo. Il corpo è inseparabile dall’anima e dallo spirito. Tant’é vero che quando avviene non si ha più un essere umano ma un cadavere… E mio figlio, a tre o quattro anni, di fronte allo sbrigativo accennare da parte mia all’anima che vola in cielo dopo la morte, mi ribatteva che no, lui non ne voleva sapere di non portarci anche il corpo… Grande, no? I bambini nella loro semplicità colgono verità di fede che noi adulti tendiamo a dimenticare con troppa facilità…
Davide
Le sculture sono meravigliose, meno mi piace la testa mozzata: il segno di una violenza di cui è intrisa buona parte del Vecchio Testamento e che è stata superata dal Nuovo, almeno per il fatto che oggi siamo consapevoli che è un’altra la legge da cui lasciarsi guidare.
Tre ai quali era possibile tradurre in un’immagine lo splendore del Re: anche solo quella di un ragazzo, di un piccolo, “biondo-bello-gentile”.
Tre che riconoscevano subito ciò che è “biondo-bello-gentile” nei figli della luce.
Tre grandi a cui non era ignoto il senso della bellezza e a cui non era mai uscito dalla mente il versetto biblico che insegna a discernerlo. Perché possiamo anche avere occhi e non vedere bellezza alcuna.
Loro tre, invece, la bellezza la vedevano e la sapevano far vedere anche a noi.
E, guarda caso, erano tutti e tre fiorentini.
Intendo, per “fiorentini”, gli abitanti di una regione dello spirito ora quasi disabitata. Abbandonata (deserta).
Sì, capisco quello che vuoi dire, Leopoldo, e lo condivido anche se io leggo, nella violenza della “testa mozzata”, lo sforzo terribile che ci costa, ogni minuto, il tagliare via da noi “l’uomo vecchio”.
“segno di una violenza di cui è intrisa buona parte del Vecchio Testamento e che è stata superata dal Nuovo,”
(Luca 19.27) “Inoltre, questi miei nemici che non volevano che io divenissi re su di loro conduceteli qui e scannateli davanti a me’”
(2 Tessalonicesi 1:9) “Questi stessi subiranno la punizione giudiziaria della distruzione eterna dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua forza,
(1Tessalonicesi 1.7-8) “Il Signore Gesù dal cielo con i suoi potenti angeli in un fuoco fiammeggiante, allorché recherà vendetta su quelli che non conoscono Dio e su quelli che non ubbidiscono alla buona notizia intorno al nostro Signore Gesù”
(Rivelazione 19:15) E dalla sua bocca esce una lunga spada affilata, affinché colpisca con essa le nazioni, ed egli le pascerà con una verga di ferro. E calca lo strettoio del vino del furore dell’ira di Dio Onnipotente.
Non pare così superata. Non pare proprio !
“Nella Bibbia è scelto sempre il secondo e non il primo. Nel caso di Davide, poi, egli è l’ultimo tra i figli di Iesse. Viene scelto Giacobbe e non Esaù il potente, che per primo era uscito dalla madre nel parto gemellare. E Giacobbe non è neanche una figura esemplare dal punto di vista morale. Non è scelto Aronne ma Mosè che era tardo di lingua e balbuziente. Anche Geremia al momento della chiamata si considera troppo giovane e disabile a parlare. Il Signore vuol confondere i potenti e i sapienti scegliendo chi è ultimo agli occhi del mondo“: così ieri il cardinale Gianfranco Ravasi a Frontiere dello Spirito, commentando la prima lettura della messa del giorno.
Sì, dice bene, il cardinale. Questa volta, però, a differenza di quanto mi avviene di solito, trovo che vadano più a fondo le parole di un laico: il laico che, ricordando la prima lettura della messa di ieri, citava – insieme con il Verrocchio e Donatello- anche Dante, Purgatorio 3,107.
Perché “più a fondo”?
Perché lì Dante è riuscito ad accogliere e a mostrarci nella luce non solo “la figura del più piccolo tra i figli di Jesse il betlemita” ma addirittura colui che era, “agli occhi del mondo”, il più peccatore di tutti, accusato -e probabilmente con ragione- di ogni nefandezza e da tutti creduto dannato. Proprio per descrivere lui, peccatore pentitosi -“piangendo”- di essere stato tale, proprio per darci il ritratto veritiero di lui, Dante usa la frase con cui la Scrittura presenta il piccolo Davide: “Erat autem rufus et pulcher aspectu decoraque facie” (ISam.16,12): “biondo era e bello e di gentile aspetto”.
“Poi sorridendo disse: ‘Io son Manfredi’ “.
Sorridendo. Salvo.
Alla sua bellezza, pari a quella del giovane Davide, Dante aggiunge la luce di questo sorriso insondabile .
Mi dispiace per Ravasi. Con questo, Luigi, non è che sto diventando “laicista”.
“Il Signore vuol confondere i potenti e i sapienti scegliendo chi è ultimo agli occhi del mondo“: così ieri il cardinale Gianfranco Ravasi”
Caro Luigi secondo te cosa vuol dire il prelato ? vuol essere un ex falso quodlibet ? O vuole significare che il cattolicesimo è la più povera. la più incapace, la più handicappata e limitata delle religioni ?
Beh, forse qualche ragione ce l’ha ! Non credi ? Secondo me qualche confusione l’ha fatta lui.
“« È impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e sotto il medesimo riguardo»” Aristotele.
Fiorenza buonanotte…