Maria Antonia Salvini Amadei «Ti aspetterò e preparerò l’incontro meglio che per le nostre nozze»

Antonia ricapitola e porta a compimento – nel suo testamento – la sacra conversazione che ha condotto con la famiglia e la comunità d’appartenenza, negli ultimi dieci anni della malattia. Il testamento è del 3 luglio 1992. Antonia morirà un anno dopo a Fidenza (Parma), dov’era nata 55 anni prima.

 

Perdono! Grazie! A sigillo della mia esistenza terrena pongo queste due parole amate da sorella Maria, la Minore, che bene esprimono il mio attuale stato d’animo. Riguardo alla mia vita non ho nulla di cui vantarmi perché quello che ho e che sono lo devo alla grazia di Dio che ha guardato alla mia pochezza e mi ha amato di un amore particolare. Se mai molto ho da farmi perdonare per la resistenza alla sua chiamata e per tutti i tentativi di svicolare […]

Nel suo disegno misterioso Dio Padre ha voluto che io percorressi la strada della sofferenza ma MAI mi ha lasciata sola (ci ha lasciati soli) e sempre ha manifestato la sua presenza e il suo sostegno e finanche la sua forza taumaturgica; sempre suscitando speranza e conducendomi piano piano verso quella docilità che spero ardentemente sarà totale al momento dell’incontro. Voglio qui testimoniare la PREVENIENZA dell’amore di Dio. Ogni qualvolta mi chiedeva un ulteriore passo nella malattia e una conseguente rinuncia, il suo amore si manifestava in grazie precise che suscitavano in me gioia e commozione. A volte era il capire in modo speciale un passo della Scrittura, a volte la dimostrazione di affetto di vecchi e nuovi amici; la cura dei miei cari; la scoperta della capacità di tenerezza di mio papà; il linguaggio delle icone; le tante preghiere per me; la gioia di chi mi incontrava fuori di casa; il comprendere il dono di appartenere a una comunità… e non è tutto!

Il dono più grande è Gesù Cristo e la sua salvezza! Ed io ho incontrato chi mi ha fatto conoscere e amare Gesù per cui ora possono sperare nella sua salvezza. Molto devo alle persone che il Signore ha posto sul mio cammino: sono tante e mi è impossibile nominarle tutte, ma tutte ho nel cuore perché tutte mi hanno testimoniato l’amore di Dio Padre per le sue creature.

La mitezza, la semplicità, la determinazione e la coerenza, la fedeltà e la sapienza del cuore; il discernimento, la docilità, lo spirito di sacrificio e la preghiera, il servizio e la condivisione, io ho visto incarnati attorno a me a vantaggio di tutti. Fra tutti ricordo: don Lino per primo, padre e fratello nella fede, che dalla mia adolescenza mi ha aiutato a scoprire il senso della vita e a intravedere la bellezza di un SI’ senza paura.

Giancarlo, mio sposo fedele, mite, forte e semplice; senza alcuna pretesa per sé. A lui devo il sostegno nella sequela a Cristo; il richiamo ad andare oltre il nostro piccolo contingente e l’apertura verso orizzonti più larghi con l’occhio fisso alla meta del Regno. Quanto gli debbo. Il Signore che veglia sul giusto lo ricompensi abbondantemente. I miei figli carissimi Paolo e Bianca […], che mi hanno fatto sentire tanto amata.

Ricordo […] gli amici del «gruppo famiglie». Ad essi aggiungo gli amici a distanza» dell’ultima ora: P. David M. Turoldo; la sua poesia, la sua morte hanno segnato profondamente la mia vita e hanno suscitato in me il desiderio di «morire in piedi» come lui. Le sorelle dell’Eremo francescano di Campello con la scoperta della fondatrice sorella Maria la Minore. Quanto ritrovo nel loro spirito di miei aneliti e desideri! Grazie al Signore perché me le ha fatto conoscere e perché esse hanno accettato di divenire mie compagne di via. E le amiche che sono passate per la mia stessa tribolazione e mi hanno preceduto nell’Incontro: A. Maria, M. Eugenia, Ludovica Pinetti. La nostra malattia si è illuminata delle scambievoli confidenze e luci particolari che ognuna riceveva.

Ed ora i saluti […]. Anche qui come faccio a ricordare tutti?… Saluto Giancarlo: quanto mi mancherà! Lo aspetterò senza stancarmi e preparerò il nostro incontro meglio che per le nostre nozze (…) Saluto gli amici del Gruppo Condivisione; mi hanno donato amicizia, la bella giornata di S. Martino, la gioia di sentirmi viva anche se handicappata. Saluto gli amici del gruppo famiglie (dei tre gruppi). A loro domando perdono se con i miei interventi sulla malattia li ho forse angustiati. Saluto gli anziani della comunità: hanno seguito con trepidazione la mia malattia, hanno gioito di ogni miglioramento, hanno tanto pregato.

Saluto i giovani, in modo particolare quelli che ho avuto nel gruppo. A loro dico: rompete ogni indugio e decidetevi per Cristo! Saluto la comunità tutta, tutti quelli che hanno pregato per me e alle mie preghiere si sono affidati.

Saluto il C.I.F., la mia Fidenza; la creazione tutta. Come è duro pensare di non godere più del sole, del verde, di un fiore, di un tramonto. Ma chissà poi se sarà così. Magari in Cristo sarò in grado di gustare meglio tutto questo splendore. Io aspetterò tutti.

Perché l’attesa non sia troppo lunga invito tutti a pregare con le parole dell’Apocalisse in comunione di intenti con la Creazione e l’Umanità redenta: «Lo Spirito e la Sposa dicono: “Vieni!” Chi ascolta ripeterà: “Vieni!” …Chi attesta queste cose dice: “Sì, verrò presto!” Amen.» Vieni Signore Gesù. La grazia del Signore Gesù sia con tutti noi. Credetemi: la venuta del Regno è l’unica cosa che convenga veramente a tutti. Io credo fermamente che quando sarà l’ora lo Spirito mi solleverà per pormi sulle braccia di Cristo che mi offrirà al Padre. Io spero fermamente che da allora abiterò nella Trinità per sempre. E’ questo l’Incontro che io aspetto! La vergine di Korsun mi accompagni fino alla meta; le persone care che mi hanno preceduto, gli Angeli e i Santi che in vita ho invocato vengano ad accogliermi.

 

“Maria la minore” è la fondatrice dell’Eremo francescano di Campello, che Antonia frequentava. Da segnalare il richiamo a padre Turoldo, amico dell’ultima ora che ha suscitato in lei il desiderio di morire in piedi.

Antonia mi appare come uno dei cristiani più consapevoli del nostro tempo. Con genio femminile trasforma in celebrazione ogni aspetto della vita quotidiana: “ogni volta che mi vedete a messa, o alla lettura biblica, o in giro a fare la spesa sappiate che è una vittoria del bene sul male”, confida quando ancora può muoversi alla sua Comunità di San Michele. L’invocazione del Regno con cui chiude il testamento e la promessa di preparare l’incontro con lo sposo me la fanno amare come l’avessi conosciuta.

 

Il testamento di Maria Antonia Salvini Amadei è alle pp. 21-25 del volume “Frammenti. Maria Antonia Salvini Amadei”, Centro italiano femminile, Fidenza 1995, pp. 98. Questo mio profilo era apparso nel primo dei miei volumi intitolati Cerco fatti di Vangelo (SEI 1995). Il 28 ottobre 2012 essendo io a Fidenza per una conferenza, a cena nel seminario mi è stato presentato il don Lino che Maria Antonia loda come “padre e fratello” nel quarto capoverso del testamento che ho qui riportato. Egli è da tempo colpito dal Parkinson e tremando e a scatti mi ha ricordato Maria Antonia narrata nel mio libro e mi ha detto con memore gratitudine: “Era mia parrocchiana”.

 

[ottobre 1995 – con aggiornamento in nota dell’ottobre 2012]

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