Bagnasco a Berlusconi: “Irresponsabilità”

Articolo pubblicato da LIBERAL l’11 dicembre 2012 a pagina 3 con il titolo LA CHIESA SI E’ SCHIERATA CON IL PROFESSORE

 

L’ufficialità della Chiesa italiana prende malissimo la candidatura a premier di Silvio Berlusconi in chiave antieuropea e a demolizione dell’operato del governo Monti: il cardinale Bagnasco ha parlato ieri – in un’intervista al “Corriere della Sera” – di “irresponsabilità”, ovviamente senza nominare l’ex premier ma svolgendo argomenti che lo scorso fine settimana erano stati anticipati dal direttore di “Avvenire” e dal direttore del “Tg2000” con esplicito riferimento a Berlusconi.

“Irresponsabilità” ha detto dunque il presidente dei vescovi. “Una decisione dirompente e sen­za vero motivo” aveva scritto “Avvenire” venerdì. “Malinconico miope meschino” erano stati gli aggettivi usati dal telegiornale della Tv della Cei diretta da Dino Boffo. Credo che mai gli uomini di Chiesa abilitati a commentare l’attualità politica abbiano espresso una condanna più diretta verso una scelta elettorale da parte di un nostro politico. Ne deduco che arriverà altra grandine.

“Non si può mandare in malora i sacrifici di un anno, che sono ricaduti spesso sulle fasce più fragili. Ciò che lascia sbigottiti è l’irresponsabilità di quanti pensano a sistemarsi mentre la casa sta ancora bruciando”: queste le parole accese dette da Bagnasco al “Corriere della Sera”.

Bagnasco parla anche dell’antipolitica e invita a non “sottovalutarla”, perché “non si tratta di un atteggiamento momentaneo e solo umorale che si supera in virtù di formule a effetto, grazie a cosmesi solo esterne: la richiesta corale di riforma della politica, pur essendo un processo complesso, richiede inevitabilmente anche la riforma dei partiti e del personale politico”. Le “cosmesi solo esterne” dicono da sole a chi pensi mai il cardinale di Genova.

“Avvenire”, nell’editoriale firmato venerdì dal direttore Marco Tarquinio, puntava il dito sulle “convulsioni antigovernative che hanno accompagnato il ri­torno in scena di Silvio Berlusconi” e anticipava il ragionamento del cardinale Bagnasco sui sacrifici che ora rischiano di risultare vanificati: “Gli italia­ni ne hanno fatti a iosa in questo anno di severa e sobria ‘cura Monti’, sop­portandone le conseguenze e vedendo­ne i primi frutti. La mossa destabilizza­trice decisa ieri ha già cominciato a sacrificare i sacrifici di tutti”.

In aggiunta “Avvenire” aveva anche mosso a Berlusconi l’accusa di “sacrificare la prospettiva di una riaggregazione dell’area po­litica che si richiama al popolarismo europeo tesa a garantire l’altro ed essen­ziale perno a un sistema bipolare ora sbilenco”. Questa seconda accusa potrebbe essere ripresa nei prossimi giorni dai portavoce dell’ufficialità cattolica nell’accompagnamento delle iniziative delle forze centriste che non hanno ancora scelto la strategia riaggregativa in vista delle elezioni.

Il commento più aspro di parte cattolica al ritorno di Berlusconi è quello espresso giovedì scorso da “Tg2000” che ebbe a definirlo “incomprensibile ma non inatteso” e che così lo interpretò: “Il sospetto è che si tratti di un’azione volta a garantirsi nel prossimo Parlamento un manipolo di sostenitori ad personam”. Le parole di Bagnasco sull’irresponsabilità di chi “pensa a sistemarsi” mentre la casa brucia si legano perfettamente a queste righe.

“Dà malinconia – aggiungeva con parole taglienti il direttore dell’emittente della Cei – che una vicenda ventennale abbia un epilogo tanto miope per non dire meschino”. Seguiva una specie di invito ai singoli esponenti del Centrodestra a non seguire Berlusconi nella sua meschina miopia: “Se i singoli parlamentari non sapranno farsi carico oggi e nelle prossime elezioni degli interessi del Paese evitino, per la presentabilità di loro stessi, di esporsi al giudizio degli italiani”.

Va detto che questa convergente demolizione del “malinconico” rilancio berlusconiano non era affatto imprevedibile e c’è da scommettere che un uomo accordo come Gianni Letta ne abbia documentatamente preavvertito il cavaliere alla vigilia della decisione di “correre per vincere”.

Il cardinale Angelo Bagnasco aveva infatti parlato chiaro contro la ricandidatura di Berlusconi, sempre senza farne il nome, il 24 settembre scorso, ad apertura del Consiglio permanente dell’episcopato, in un momento in cui il Cavaliere scalpitava più che mai. Già allora, come di nuovo ieri nell’intervista al “Corriere della Sera”, Bagnasco aveva argomentato che non è pensabile prepararsi alle elezioni “con operazioni di semplice cosmesi”, immaginando di recuperare rispetto all’onda montante dell’antipolitica con le “consuete mosse ad affetto”.

Ma in quella prolusione vi erano state anche altre e più puntuali allusioni a Berlusconi proposte in un’unica argomentazione tutta mirata alla scadenza elettorale. “La politica richiede non solo buona volontà, ma capacità di visione, competenza, e quella coerenza personale che rende presentabili agli occhi della Nazione e del mondo”, aveva detto per esempio il cardinale.

L’accenno alla “presentabilità” agli occhi della nazione e del mondo era il sigillo dell’intera argomentazione. Al Berlusconi tentato di ripresentarsi, la presidenza della Cei mandava a dire che per compiere quel passo occorreva essere moralmente e politicamente “presentabili”, mentre le liste da sottoporre all’elettorato dovevano “irrobustirsi con soggetti non chiacchierati”.

Una pagina più avanti, nella prospettazione del lavoro da compiere per una messa in sicurezza durevole del Paese e dei suoi conti, il cardinale – sempre nella prolusione di settembre – era tornato ad alludere criticamente a chi vorrebbe fare a meno dell’Europa, o sfidarne le indicazioni: e tra questi Berlusconi, si sa, è in prima fila. La crisi – aveva argomentato Bagnasco – è “di sistema” e non può essere affrontata “con formule facili o peggio propagandistiche”; né sarebbe pensabile “un affronto puramente nazionale” e risulterebbe “illusorio e suicida” pretendere di prescindere dal “contesto europeo e mondiale”; nel quale anzi “bisogna saper stare con competenza e autorevolezza riconosciuti”. Cioè alla Monti e non alla Berlusconi.

 

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

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