Navarro-Valls su Benedetto e il “coraggio” di dimettersi

Intervista pubblicata dal “Corriere della Sera” del 12 febbraio 2013 a pagina 11 con il titolo “Mossa da innovatore ma secondo i canoni. Stare vicino a Giovanni Paolo II lo ha aiutato”

 

ROMA – “Che Benedetto XVI considerasse possibile, realisticamente e non solo teoricamente, la rinuncia di un Papa lo sapevamo bene: l’aveva detto più volte, sia da cardinale sia dopo l’elezione. Personalmente avevo poi colto una sua battuta, in occasione dell’ultimo compleanno, quando faceva 85 anni, che ora di prepotenza mi torna in mente: c’era chi gli diceva – come si usa – ‘Santità ad multos annos’ e lui ha risposto, con un sorriso schivo e quasi ironico: ‘Veramente non vorrei che fossero molti’. Dunque già in qualche modo si preparava”: è il commento di Joaquin Navarro-Valls, spagnolo, che fu portavoce vaticano dal 1984 al 2006, cioè per 21 anni con Papa Wojtyla e per 14 mesi con Papa Ratzinger.

Come valuta l’evento? Che conseguenze potrà avere un fatto così inedito?

“Inedito per la modernità, ma non per l’intera storia della Chiesa. Lo vedo come una decisione che era destinata a maturare, con un Papa o l’altro. Il cambiamento dei tempi, la loro velocizzazione e il prolungamento della vita umana pongono oggettivamente la questione della tenuta di un Papa indebolito dall’età. Benedetto XVI ha avuto il coraggio di prendere quella decisione. Non possiamo che essergli grati”.

Sarà stato un processo decisionale drammatico?

“Grave sì ma non drammatico, io penso. Considerando la padronanza intellettuale e spirituale che tutti gli conosciamo, dobbiamo pensare che sia da lì che gli è venuto il coraggio per decidere. Di certo non poteva essere una decisione leggera. Ma egli ben sapeva, per conoscenza diretta, quello che avevamo pensato e disposto i suoi due predecessori Giovanni Paolo II e Paolo VI. Dunque benchè si sia trattato, come pare evidente dalle sue stesse parole, di una decisione solitaria, non è stata però una decisione senza un confronto. Credo si possa dire che si sia confrontato con i predecessori”.

In quali termini vede questo confronto?

“Paolo VI e Giovanni Paolo II quando si videro in difficoltà con l’età e la salute affidarono ai loro collaboratori due lettere, una di rinuncia al Pontificato e un’altra su come renderla pubblica. In sostanza scelsero di rimettersi alla volontà di Dio e alla valutazione altrui. Papa Benedetto invece si è assunto la responsabilità di decidere, in piena consapevolezza, essendo perfettamente padrone di comunicare di persona la sua volontà. Qui vedo un elemento di portata storica: questa è una decisione che non tocca soltanto la biografia di Joseph Ratzinger, ma la storia della Chiesa Cattolica”.

C’era una spiritualità – nella tradizione – che insisteva sull’unicità della figura papale e sul suo esserlo “a vita”. “Un Padre è per sempre” si diceva. A questa spiritualità non si era sottratto neanche un uomo per tanti aspetti nuovo come Papa Wojtyla…

“E’ vero, in questa decisione di Papa Benedetto si manifesta un atteggiamento innovatore rispetto a quella tradizione. Credo che l’essere stato accanto al predecessore, come stretto collaboratore, anche negli ultimi mesi, i più difficili, l’abbia aiutato a scegliere. Ma credo che soprattutto gli abbia giovato la sua sicurezza in materia dottrinale, la forza della formazione teologica che gli ha permesso di distinguere efficacemente tra il portato della tradizione e il contenuto dei canoni e della dottrina”.

Non c’è anche un elemento psicologico, dell’uomo Ratzinger, desideroso di ritrovare un minimo di pace, dopo il travaglio di questi anni?

“C’è anche questo. Guardando indietro noi vediamo un cardinale che non si aspettava il Papato ma attendeva anzi di poter tornare in patria e agli studi, potrei narrare vari aneddoti su questo. Quel cardinale viene eletto e prontamente accetta, con un atto totale e completo di affidamento alla Provvidenza. Da Papa affronta problemi gravi, uno dietro l’altro, quasi senza tregua. Ma ecco che le forze si affievoliscono e quell’uomo compie la sua scelta. Mi manterrei su questa linea di interpretazione, senza andare a cercare oscuri motivi. Una rinuncia secondo i canoni, quando uno vede che ‘non ce la fa più’, come aveva detto in un libro intervista”.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

Commento

Lascia un commento