Quando Benedetto mi disse che rimpiangeva la “pensione”

Articolo pubblicato dal “Corriere della Sera” del 13 febbraio a pagina 3 con il titolo: “La confidenza del Pontefice: aspetto con impazienza il momento in cui potrò ancora scrivere qualche libro”

 

ROMA – Vedendo l’altro ieri in televisione il Papa triste che annunciava la “rinuncia”, mi sono tornate alla memoria le parole vive con cui in tre occasioni private l’avevo sentito invidiare chi andava in pensione: “Beato lei” mi disse una volta che gli annunciavo questa mia scadenza; e un’altra volta: “Era il mio sogno ma non è stato possibile”.

Non voglio ridurre la “grave decisione” (parole sue) di Papa Benedetto al desiderio di un po’ di pace per l’ultima stagione, so bene che ci sono – in primo piano – “le forze non più adatte” e la velocità dei tempi e forse la salute, ma vorrei richiamare alcune sue sincerissime parole sul desiderio di tornare ai libri che forse aiutano a mitigare la tensione di questi giorni.

La prima occasione è un antefatto rispetto al Pontificato: uno degli incontri occasionali per le vie di Borgo Pio, dove il cardinale Ratzinger faceva la sua passeggiata del dopo pranzo tutto solo, in abito nero e con il baschetto in testa. Era il settembre del 2001, quand’era vicino al compimento dei 75 anni che per vescovi e cardinali è l’età della pensione. Gli chiesi che pensasse del cardinale Martini che una settimana prima aveva parlato del suo “desiderio” di tornare agli studi, compiendo anch’egli quell’età: “Capisco bene quel suo desiderio, che è anche il mio. Ambedue siamo stati professori e per noi ritornare allo stato più meditativo è una cosa normale. Aspetto con impazienza il momento in cui potrò ancora scrivere qualche libro”.

La seconda occasione arriva sette anni dopo, su un volo che riportava Papa e giornalisti da Lourdes a Roma il 15 settembre 2008, ed era il mio ultimo viaggio papale: “Santità la saluto, vado in pensione”. “Lascia così giovane? Beato lei”, fu il suo commento.

Terza occasione il 23 novembre 2010. Ero tra i presentatori – in Sala Stampa Vaticana – del volume intervista del Papa con Peter Seewald, Luce del mondo (Libreria Editrice Vaticana) e don Georg dopo l’appuntamento pubblico portò tutti da Benedetto. “La ringrazio dell’impegno con cui ha letto il libro” mi disse: “Ora lei è in pensione e ha la possibilità di leggere lentamente. Era questo il mio sogno ma non è stato possibile”.

Infine una riflessione pubblica che Benedetto svolse improvvisando in tedesco nella Marienplatz di Monaco di Baviera il 9 settembre 2006, paragonandosi all’Orso di San Corbiniano, che ha sullo stemma. Orso che secondo la leggenda avrebbe sbranato la mula del santo, durante il suo viaggio sulle Alpi: “Corbiniano – disse il Papa – lo rimproverò duramente e gli mise sul dorso tutto il suo bagaglio obbligandolo a portarlo fino a Roma, dove lo lasciò libero. Nel mio caso, il Padrone ha deciso diversamente”.

Ero a Marienplatz quel pomeriggio e un collega tedesco che traduceva dal vivo le parole del Papa disse: “A Roma l’Orso di Corbiniano fu lasciato libero, me invece mi hanno messo in gabbia”. Il testo improvvisato è stato poi rivisto per l’edizione ufficiale ma non faccio difficoltà a immaginare che il mite Joseph Ratzinger a Roma – dove vive ormai da trent’anni – un poco si sia sentito in gabbia.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

Commento

  1. […] Benedetto sta tenendo l’udienza generale e lo seguo con Telepace. Per fortuna ora parla, perché la sua faccia tristissima e preoccupata con cui ascoltava la lettura nelle diverse lingue del brano biblico di apertura mi era divenuta insostenibile. Persino a me cinico giornalista. Ha ringraziato per il “sostegno tangibile” che ha avvertito “in questi giorni per me non facili”. Gli mando una carezza. In casa preghiamo quando ci mettiamo a tavola per lui e per i cardinali che dovranno eleggere il nuovo Papa. Per me in questo suo dolorante commiato ci sono anche risvolti personali di memoria. Ne ho accennato in un articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera a pagina 3 con il titolo Quando ammise di invidiare la “pensione”. […]

    13 Febbraio, 2013 - 11:05

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