Il Conclave come il luogo delle sorprese

Pubblicato dal “Corriere della Sera” il 24 febbraio a pagina 5 con il titolo “Crolli emotivi e effetti slavina: momenti chiave dell’elezione”.

 

Come suggerisce la parola stessa i Conclavi sono spesso sorprendenti: “conclavisti” infatti vuol dire “chiusi a chiave” e chi sta chiuso è pressato a fare presto. Nel Conclave non c’è concertazione collettiva, ma solo consultazione personale. I Conclavi dell’ultimo secolo sono durati un giorno o due, al massimo cinque (quello di Pio XI, nel 1922) e in quelle poche ore dei pasti o della notte nessuno riesce a consultare l’insieme.

Con la normativa attuale si fanno due scrutini al mattino e due al pomeriggio, senza intervallo tra l’uno e l’altro. Se nel primo si profila un candidato forte, ognuno degli elettori deve decidere “in coscienza” se votarlo o cercare di contrastarlo convergendo su un nome alternativo, ma non può concertare con nessuno la sua scelta.

Il segreto è strettissimo e si hanno solo indiscrezioni ma pare che all’ultimo Conclave, quello del 2005 che elesse il cardinale Ratzinger al quarto scrutinio, sia stato il crollo emotivo dell’argentino Bergoglio ad accelerare l’elezione del Papa tedesco: qualcosa di simile a quanto immagina il film di Moretti Habemus Papam (2011). Durante la pausa del pranzo l’argentino, che aveva avuto – pare – 40 voti al terzo scrutinio disse ai sostenitori che era folle votare lui invece che Ratzinger e una parte di quelli al quarto scrutinio andarono su Ratzinger.

Benedetto si affacciò alla Loggia della Basilica di San Pietro con un maglione nero sotto la veste bianca, tanto quell’elezione così veloce l’aveva colto di sorpresa. Il cardinale belga Dannels dirà ai giornalisti: “Abbiamo capito che i tempi non sono maturi per un Papa latino-americano”.

Un patema simile, alla Moretti, l’aveva vissuto il cardinale Luciani nel primo dei due Conclavi del 1978, nel quale era stato eletto – anche lui – con quattro scrutini in poco più di 24 ore di “chiusura a chiave”. Aveva avuto 23 voti al primo scrutinio, risultando secondo dietro a Siri che ne aveva ottenuti 25. Ma al secondo era salito a 53 mentre Siri scendeva a 24: quand’uno sale molto e l’altro cende, anche solo di un voto, si attiva il fenomeno slavina. Al terzo il Patriarca di Venezia ne aveva ottenuti 70 e al quarto era stato eletto con 98.

“Dopo il terzo scrutinio, mi sarebbe piaciuto scomparire senza dare nell’occhio” confiderà il Papa dei 33 giorni. Quando i suoi voti superarono il quorum degli 89 voti – racconterà il cardinale spagnolo Tarancon – “ci alzammo in piedi ad applaudire, ma non lo vedemmo: stava rannicchiato sulla sua sedia, si era fatto piccolo, piccolo; voleva quasi nascondersi”. La leggenda vuole che decisiva per la sua elezione sia stata l’assicurazione, data (ma da chi?) tra il terzo e il quarto scrutinio, che il cardinale Benelli – suo “grande elettore” – non sarebbe divenuto Segretario di Stato.

La sorpresa totale si ebbe al secondo Conclave del 1978, quello che elesse il cardinale Wojtyla a soli 50 giorni dall’elezione del cardinale Luciani. Giovanni Paolo II viene eletto all’ottavo scrutinio, con 99 voti su 111: avrebbe avuto 11 voti al sesto scrutinio, 47 al settimo e 99 all’ottavo. I primi cinque scrutini erano stati dominati dai cardinali Siri e Benelli, arrivati – pare – a 48 e 30 voti. Il passaggio a un non italiano era stato preparato, nella notte, dal cardinale austriaco Koenig con l’aiuto dello statunitense Krol, del tedesco Ratzinger e dell’italiano Pellegrino.

Il cardinale Koenig ebbe a narrare della travagliata conversazione che si trovò a fare in quella notte con il primate di Polonia cardinale Wyszynski: gli prospettò l’opportunità di “uscire dall’Italia” e di “andare in Polonia” ma l’anziano primate immaginò d’essere lui il prescelto e gli rispose asciutto “io sono insostituibile in Polonia”. Koenig non ebbe il coraggio di dirgli che si puntava a eleggere Wojtyla.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

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