Sull’anima e su Dio

Intervista pubblica al cardinale Ruini per il ciclo dell’arcidiocesi di Ancona “Le giornate dell’anima”

Aula Magna Ateneo “Guido Bossi” (Polo Monte Dago) – Ancona – giovedì 2 maggio 2013 – ore 17,30

 

E’ possibile parlare oggi di Dio e di anima, dell’anima che è in ognuno di noi, ed è possibile parlarne con il linguaggio della tradizione cristiana? Se ne parliamo con questo linguaggio gli uomini e le donne di oggi ci capiranno? E noi, che siamo donne e uomini di oggi, capiremo noi stessi?

E’ necessaria per esempio la parola “anima” a un cristiano di oggi, se l’umanità contemporanea fa difficoltà a intenderla, se non addirittura ad accettarla? Non basta la parola “risurrezione” per parlare del destino eterno al quale siamo chiamati? Se Gesù non aveva bisogno della parola “anima”, perché ne abbiamo bisogno noi?

L’umanità di oggi non ha qualche ragione di ribellarsi all’idea di “anima” che ci viene dalla tradizione cristiana, dal momento che questa ha tanto insistito a parlare delle anime separate dal corpo e della salvezza delle anime come più importante di quella del corpo?

Lei Eminenza da quando ha lasciato gli incarichi postorali – nel 2007 la presidenza della Cei e nel 2008 il Vicariato di Roma – si è dedicato a una grande impresa di studio e di divulgazione, che è sboccata nella pubblicazione di un grosso volume su “le parole della fede e il cammino della ragione”, come suona il sottotitolo mentre il titolo è “Intervista su Dio”. Si tratta di un’opera di grande impegno, che si potrebbe paragonare alle “Controversie” (Disputationes de controversiis christianae fidei) del cardinale Roberto Bellarmino (1581-1593), per evocare un classico; o al libro intervista del cardinale Ratzinger “Dio e il mondo” (San Paolo 2001). Quel suo volume, eminenza, è all’origine dell’incontro di questa sera. Come mai, arrivato agli anni del riposo, lei si è imbarcato in un’impresa forse più faticosa di quelle che aveva compiuto nella giovinezza e nella maturità?

Lei in quel libro si pone tutte le possibili domande – o almeno le principali – sull’esistenza di Dio e sulla possibilità della mente umana di arrivare a Dio, sul perché Dio resti nascosto, si direbbe inaccessibile, all’occhio dell’uomo; e risponde a una a una a tutte le obiezioni, o almeno alle principali, che sono state formulate in questo nostro tempo che è pieno di resistenze e di lontananze rispetto a Dio. E’ soddisfatto delle risposte che ha potuto raggiungere?

Con questo volume lei si proponeva – come dice a pagina 277 – di “presentare in maniera intellettualmente onesta Dio a tutti”. In particolare – afferma a pagina 11 – intende “presentare le motivazioni razionali della fede in Dio”. Pensa di esserci riuscito?

Il volume è nelle librerie dall’agosto scorso ed è stato ben diffuso dalla Mondadori che l’ha pubblicato. Ha esperienza di lettori non credenti che l’abbiano letto e ne siano restati convinti? Non dico convertiti, ma convinti, persuasi della ragionevolezza di quanto lei in queste pagine è venuto proponendo?

Rifacendosi alle cinque prove dell’esistenza di Dio che sono in Tommaso d’Aquino, lei propone tre vie di cammino verso Dio, le chiama anche “percorsi”, che qualifica come “percorso dell’essere”, “percorso della conoscenza della natura”, “percorso della libertà”. Già a sentire questo linguaggio abbiamo l’impressione che lei – che è maestro in Israele – si sia impegnato a discutere con i filosofi o quantomeno con gli opinionisti colti della nostra vita pubblica, con gli Scalfari, con i Cacciari: ma la comune umanità? Come pensa di parlare alla comune umanità?

Prendiamo il “percorso dell’essere”, il più filosofico – forse – dei tre che lei prende in considerazione. Se qualcosa esiste, invece del nulla, ci dev’essere un fondamento per l’esistenza di quel qualcosa e l’ultimo fondamento non può che essere Dio… più o meno è questo il suo percorso… provi a renderlo comprensibile a chi non ha mai letto un libro di filosofia…

Facciamo lo stesso esperimento con il percorso della “conoscenza della natura”, che si basa sul fatto che la materia e l’universo si rivelano intelligibili, a noi comprensibili e dunque – lei argomenta – ci dev’essere una spiegazione a questa rispondenza delle intelligenze… tra la nostra ragione e l’intelligibilità del reale…

Infine il “percorso delle libertà” – e cioè: da dove viene il mio libero arbitrio, il fatto che l’uomo sia l’unica creatura non completamente determinata da leggi fisiche e psichiche, capace di decisioni… dunque somigliante a Dio… capace di Dio…

Alla pagina 269 lei scrive: “In futuro, se il Signore mi darà ancora vita, penso di dedicarmi a comunicare in altre forme quello che nel libro ho messo per iscritto”: a che cosa allude con queste parole? Pensa a comunicare con la conversazione, come abbiamo fatto in questo nostro incontro?

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