Un Papa nuovo. Il rito e la pedagogia del silenzio

Pubblicato dal “Corriere della Sera” del 3 giugno 2013 a p. 18 con il titolo “Il mondo prega con il Papa in silenzio per venti minuti”

CITTA’ DEL VATICANO – Celebrazione senza precedenti quella di ieri pomeriggio in San Pietro, presieduta da Papa Francesco: un’ “adorazione eucaristica in contemporanea mondiale” – era questa l’intestazione ufficiale – che si è svolta con quattro lunghe pause di silenzio e senza omelia. La “contemporanea mondiale” stava a dire che quell’ora di “adorazione”, che a Roma si è tenuta dalle 17.00 alle 18.00, si svolgeva contemporaneamente in tutte le cattedrali cattoliche del pianeta, fosse qua e là mezzanotte, o le cinque del mattino, o mezzogiorno.

La celebrazione era motivata dalla festa del Corpus Domini, che cadeva ieri ed era inserita negli eventi dell’Anno della fede indetto da Benedetto e che sarà chiuso il prossimo 24 novembre da Francesco. Per tale preghiera il Papa aveva indicato questa “intenzione”, che dice bene la sua sensibilità per le “periferie esistenziali”: “Per quanti vivono la sofferenza di nuove schiavitù e sono vittime delle guerre, della tratta delle persone, del narcotraffico e del lavoro ‘schiavo’, per i bambini e le donne che subiscono ogni forma di violenza”.

Letture bibliche, canti e preghiere scritte dagli ultimi cinque Papi hanno caratterizzato la celebrazione ma il suo aspetto più nuovo, rispetto alle liturgie papali degli ultimi decenni, era dato da due scelte ispirate al silenzio: Francesco l’ha presieduta senza parlare, vi sono state quattro lunghe pause di silenzio per un totale di 20 minuti sui 60 complessivi.

Il Papa che ha riproposto l’ “adorazione eucaristica” (cioè la preghiera silenziosa davanti all’Ostia consacrata esposta nell’ostensorio) è Benedetto XVI, che per esempio l’ha fatta inserire nelle veglie delle Giornate mondiali della gioventù: restò famosa quella del 20 agosto 2011 a Madrid, segnata dal lungo silenzio osservato in ginocchio da un milione di ragazzi. Sempre Ratzinger a partire dal 2008 volle che durante le liturgie papali si facessero pause di silenzio, in particolare dopo le letture e dopo la comunione.

Ma c’è un’originalità di Papa Francesco nella proposta del silenzio che ieri ha avuto un’altra manifestazione oltre a quella – pure nuova – dell’adorazione senza omelia: l’invito che ha fatto al termine della preghiera dell’Angelus, quando ha detto alla grande folla che riempiva la piazza: “Facciamo insieme, adesso, in silenzio, nel nostro cuore – tutti insieme – una preghiera per i caduti, i feriti e i loro familiari. In silenzio”. Il riferimento era ai militari italiani “caduti nelle missioni di pace”, con i familiari dei quali aveva celebrato la messa del mattino al Santa Marta.

Tutti ricordano come affacciandosi alla Loggia della Basilica di San Pietro subito dopo l’elezione Francesco abbia invitato a folla – prima di benedirla – a invocare su di lui “la benedizione del Signore”: “Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”, aveva detto.

Aveva poi colpito tre giorni più tardi una sua “benedizione silenziosa” ai giornalisti, a motivo della presenza tra loro di non cattolici e di non credenti: “Imparto di cuore questa benedizione, in silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ciascuno”. Sono da prevedere altri usi creativi del richiamo al silenzio da parte di Francesco, che ama rapportarsi alla folla con l’attitudine di un direttore di orchestra, dicendo a volte “gridate più forte” e altre volte “preghiamo in silenzio”.

Forse tra le intenzioni del Papa argentino nel proporre benedizioni e preghiere “silenziose” vi è anche quella di recuperare al sentimento religioso il “minuto di silenzio” che quasi ovunque nel mondo ha sostituito nelle cerimonie pubbliche, dai Parlamenti agli stadi, la preghiera rituale che una volta – nei paesi a tradizione cristiana – era affidata a un “ministro del culto”.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

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