Un Papa nuovo. Perché Bergoglio parla in parabole

Pubblicato dal “Corriere della Sera” del 24 giugno a pagina 25 con il titolo «Dal “Dio spray” ai cristiani “inamidati”. Le metafore del Papa»

“Valori avariati” ha detto ieri Francesco e li ha paragonati al “pasto andato a male”: ha cioè svolto una mini-parabola, o una metafora, una delle tante che ha proposto da quando è Papa. La “Chiesa babysitter”, il “dio-spray”, il confessionale che “non è una tintoria”, le suore che devono essere “madri e non zitelle”; i “cristiani da salotto”, quelli “inamidati” e quelli “da museo”; la “preghiera di cortesia” e il “collirio della memoria”, la vita cristiana che “non è una terapia terminale”; la tentazione del “progressismo adolescente” e quella di “addomesticare le frontiere”, o di “pettinare le pecorelle”, o di imporre una “dogana pastorale”: il repertorio immaginifico del Papa argentino è ormai ampio.

Dell’attitudine a parlare in parabole egli ha fatto un programma e non si tratta soltanto di un’abilità che gli viene dagli studi e dalla frequentazione della Bibbia. E’ stato infatti insegnante di lettere, ammiratore e amico del poeta Jorge Louis Borges (che una volta invitò nel liceo dove insegnava), da cardinale ebbe pure a scrivere – nel 2002 – un saggio sul Martin Fierro di José Hernàndez, che è una miniera di metafore.

Altra fonte della vocazione parabolica del suo linguaggio è la frequentazione delle Scritture sui cui il gesuita Bergoglio ormai da 54 anni si “esercita” secondo il metodo ignaziano, dettato cioè da Ignazio di Loyola, che prevede – tra i momenti degli Esercizi Spirituali – quello di “vedere le persone presenti” a un episodio biblico e quello di “udire quel che dicono”. E si sa che le Scritture ebraiche e cristiane sono piene di metafore e di parabole.

Bergoglio questo bagaglio letterario e biblico accumulato negli anni lo sviluppa intenzionalmente: in più occasioni – prima dell’elezione – ha insistito sull’importanza di utilizzare “l’immaginario teologico” a fermento dell’immaginario sociale: in vista cioè di una possibile nuova vita associata. Nel testo Dio vive nella città, che è del 2011 [compreso nell’antologia Solo l’amore ci può salvare, tradotta ora dalla Libreria Editrice Vaticana], egli invita ad “approfondire l’immaginario evangelico della città per proporlo in tutta la sua ricchezza alla città attuale al fine di motivare un agire comune guidato dalla carità”.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

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