Presentazione del romanzo di Fernando Riderelli “Papa Pietro II. Ritratto immaginario di un Papa innovatore”

Affinità Elettive Edizioni, Ancona 2013, pp. 3010, euro 18.00
Cattedrale di San Leopardo – Osimo – Mercoledì 26 giugno2013  – ore 21,15

Questo di Riderelli è un romanzo che narra la storia di un Papa “grande traghettatore della Chiesa verso una nuova era non solo per i cristiani, ma per quanti credono in Dio, o anelano a credere in lui” (p. 9). Un romanzo che è anche un saggio sull’oggi e sul domani della Chiesa di Roma. Una futurologia cristiana dotata di straordinarie intuizioni nell’ordine della verosimiglianza, una verosimiglianza resa lampante dalle novità che sta introducendo Papa Francesco, che si viene profilando come un “Papa innovatore” ben deciso nella sua azione.
Metterò in risalto queste intuizioni e infine porrò una questione seria, che può essere intesa anche come una mia obiezione, che qui anticipo: Riderelli prospetta una radicale riforma dell’ordinamento e della vita della Chiesa cattolica, che la porta a un’inaspettata fioritura comunitaria e a un forte rilancio vocazionale; ebbene io dubito che ciò sarebbe: reputo ragionevole l’aspettativa di forti riforme; immagino che Francesco e – magari – il suo successore le realizzeranno e ritengo che esse faranno sì evangelicamente migliore la Chiesa di Roma, ma umanamente più tribolata, più povera, meno trionfante, piuttosto un piccolo gregge, un resto rispetto alle dimensioni che aveva raggiunto nell’ultimo scorcio del secondo millennio.
Qui siamo nel luogo giusto per ragionare di quest’opera, non solo perché Riderelli è osimano e non solo perché ci troviamo in una cattedrale medievale, che fornisce lo scenario meglio rispondente a ogni proiezione della Chiesa verso il futuro; ma perché Pietro II nasce in Ancona, nel 1990, con il nome di Luca Valeri;. viene eletto Papa a soli 37 anni, nel 2027 e dunque in questo momento, nell’anno di Dio 2013, egli ha 23 anni e si sta preparando a diventare prete nel Seminario Romano Maggiore.
A giugno 2013 – cioè in questo mese che ci vede qui riuniti – nel romanzo è ancora regnante Benedetto XVI ed ecco un primo sorpasso della storia sul romanzo, che mette la morte del Papa teologo al 14 settembre di quest’anno, seguita dalla rapida elezione di un Papa italiano, “finalmente un Papa italiano” (76), che si presenta come una controfigura del cardinale Gianfranco Ravasi: nel romanzo si chiama Franco Ravati, biblista e divulgatore televisivo delle Scritture, come appunto il Ravasi. E qui abbiamo il secondo e il terzo sorpasso della storia sul romanzo, che pur intelaiato della materia leggera di cui sono fatti i sogni non mette nel conto la possibilità della rinuncia papale nè l’elezione di un latino-americano. Il cardinale Ravati prende il nome di Paolo VII, si afferma come un Papa riformatore e a lui succede nel 2027 – con l’intermezzo di un Papa medio-orientale, Ismail Sharon, un ebreo divenuto cristiano ma portatore anche di elementi arabi e musulmani (“mi sento ebreo, cristiano e per certi versi anche musulmano”) che prende il nome di Paolo VIII e viene ucciso da un cecchino al primo affaccio dalla loggia di San Pietro (196) – il nostro Pietro II, riformatore per eccellenza: “Ritratto immaginario di un Papa innovatore” è il sottotitolo del romanzo.
Con questo prologo quasi scherzoso ci siamo avvicinati al tema che ho scelto per questa mia presentazione: di fornire qualche spunto per raccordare le tre figure inventate di Papi riformatori, Paolo VII, Paolo VIII e Pietro II, alla reale inventiva riformatrice di Papa Francesco.
Fornisco un rapido tracciato delle riforme attuate dai Papi sognati dal Riderelli e indico che cosa tra quei sogni mi appare realistico e ciò che mi riesce utopico.

Riforme dei Papi Paolo VII e Pietro II
Apertura della Porta Santa del Giubileo del 225 da parte di Paolo VII con i barboni di Roma (“Si censirono 4237 presenze”: pagina 179) e con gli ospiti ecumenici (177): “Chiamò a sé due barboni, un uomo e una donna e insieme batterono sulla porta santa affinché si aprisse” (179).
Iniziative giubilari “a favore di categorie discriminate come, ad esempio omosessuali, lesbiche e prostitute”; incontro del Papa con “una sorta di delegazione di atei e agnostici” (180).
“Ciò che la Chiesa possiede diviene patrimonio dell’umanità” (210, 217). Soppressione dello Ior, che termina la sua funzione nel 2030 (217, 253) e del Collegio cardinalizio (226). Abolizione dei titoli ecclesiastici tranne quello di vescovo (226).
Nuova ripartizione territoriale della cattolicità con la creazione di 12 Sedi apostoliche (222). Dal primo gennaio 2038 cessa di esistere lo Stato della Città del Vaticano (260).

Prospettive utopiche
L’dea di un aggiornamento del Credo (78, 187ss, 228: “Sarà un Concilio ecumenico a sancire quale dovrà essere il nuovo Credo”) e del Padre Nostro (131, 228).
La realizzazione di “una umana e cristiana parità” tra l’uomo e la donna comportante il “riconoscimento del sacerdozio alle donne” (170, 173). “I dati emanati dalla segreteria pontificia, relativi alle ordinazioni sacerdotali degli anni 2044/2048 registrarono un incremento del 123%. Le donne sacerdote rappresentavano il 78%” (269)
Un Concilio ecumenico Vaticano III (2041-2043) approva le innovazioni giuridiche e gli aggiornamenti dottrinali (264ss).

Veracità del sogno del Riderelli
Luca Valeri (cioè Papa Pietro II) ha visioni e opera guarigioni (16ss, 103, 113, 148, 158, 185, 297s). Porta alla conversione il killer che aveva ucciso il predecessore affermando l’intenzione di “uccidere un’istituzione che dura da troppo tempo” (205 e 206).
Nulla di ciò per fortuna – lo dico da giornalista – si è fino a oggi profilato in Papa Bergoglio. Ma c’è analogia tra un episodio di grande febbre accompagnata da delirio che segna – al diciottesimo anno – la scoperta vocazionale del futuro Pietro II e una “confessione”, intesa come sacramento della penitenza, compiuta al diciassettesimo anno dal giovane Jorge Mario Bergoglio con analoga implicazione vocazionale.
Nel romanzo il successore di Benedetto XVI viene eletto alla quinta votazione, come Bergoglio. Come Francesco, Paolo VII si limita ad “accogliere i convenuti con qualche sortita estemporanea” (181).
Pietro II viene eletto alla sesta votazione, assume un nome senza precedenti – proprio come senza precedenti è Francesco – e saluta la folla con l’appellativo di “fratelli carissimi”; si presenta come “artefice operoso delle aspettative di quanti vivono ancora in condizioni sfavorevoli a causa delle tante ingiustizie presenti in ogni angolo della terra” (200): e anche qui Francesco fa di più impegnandosi a realizzare “una Chiesa povera e per i poveri”.
I programmi del Papa immaginario e di quello reale hanno forti consonanze: “Scaccia i mercanti dal tempio e liberati di quelle sovrastrutture in distonia con la semplicità e il decoro”, dice a p. 202 un consigliere al Papa Pietro II.
Come Papa Bergoglio per questi primi mesi, così Pietro II congela le nomine (211 e 217). Come lui celebra “la messa mattutina in San Pietro o nelle chiese di Roma come un semplice sacerdote (258).
Non si presenta più rivestito di insegne pontificali che ricordano quelle degli imperatori romani ma indossa “solo un abito bianco” (272). “Il suo trono sarà l’abbraccio dei fratelli” (272). Siede su una semplice poltrona (239), non va in vacanza a Castel Gandolfo (309).

Torno all’obiezione detta all’inizio
Dicevo che molto condivido di quanto sognato da Riderelli. Un alleggerimento della Chiesa di Roma, troppo ammobiliata e imparentata a ogni destra, è anche il mio sogno. Ma a differenza del nostro autore, non so immaginare che la necessaria purificazione porti a magnifiche sorti rapidamente verificabili.
Segnalo le pagine 269s che descrivono la rifioritura cristiana ottenuta dalle riforme di governo e di vita realizzate da Pietro II: “L’evangelizzazione continuava a estendersi in ogni angolo della terra… Il fervore evangelico e umanitario coinvolse quanti vollero investire le proprie esistenze cambiando mentalità e modi di vivere. Le vocazioni sacerdotali ebbero una sollecitazione impressionante”.
Raccordando l’invenzione letteraria alla realtà, immagino di poter concludere – in parziale accordo e dissenso da Riderelli – che Papa Francesco farà buone riforme. Il suo Pontificato sarà contrastato perché saranno riforme scomode per i più. Se la Chiesa lo seguirà nel ritorno al Vangelo e nello slancio missionario che viene predicando, il suo volto sarà più somigliante a quello di Cristo ma la sua posizione nel mondo non sarà più facile. Tolti gli scandali non necessari, il mysterium iniquitatis – il mistero del male – le muoverà una guerra più spietata. Se ci sarà splendore in essa, sarà quello del martirio.

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