Brague e Scola sull’ “ateismo al capolinea”

Pubblicato da Lettura – supplemento domenicale del “Corriere della Sera” – il 5 gennaio 2014

L’ateismo ha vinto o ha perso? “Oasis”, semestrale multilingue del cardinale Angelo Scola, punta il 18° fascicolo sul destino delle religioni strattonate “tra secolarismo e ideologia”. In tanti illustrano i guai che da quel conflitto derivano sia all’ateismo sia alle religioni, ma i testi provocanti sono l’editoriale di Scola e un saggetto di Rémi Brague intitolato “L’ateismo al capolinea”.
“Questo ateismo ha fallito” afferma con invidiabile sicurezza lo studioso francese di filosofia medievale e araba che nel 2012 ebbe il “premio Ratzinger per la teologia”. Questo ateismo: cioè quello agnostico dell’Europa post-moderna, che pareva aver trionfato nella scienza e in politica, mostrando di poter spiegare il mondo e organizzare la società senza ricorrere all’ipotesi Dio. Ma per Brague quest’uomo che comprende se stesso come “essere supremo” si rivela “incapace di trovare le risposte” di cui ha bisogno, fino a quella più radicale sul “perché è bene che egli sia”. Domanda filosofica ma anche pratica, insiste lo studioso, essendo oggi l’umanità in grado di distruggere se stessa con il nucleare, l’inquinamento, la contraccezione.
L’obiezione di Brague all’ateismo è simile a quella che Papa Benedetto dal suo silenzio ha appena mandato a Piergiorgio Odifreddi in risposta al volume “Caro Papa ti scrivo” (Mondadori 2011): “L’amore, nel Suo libro, non compare e anche sul male non c’è alcuna informazione”. Tornano le grandi dispute e conviene aggiornarsi.
Luigi Accattoli

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