Giovanni Fallani: “Quando arriverò verrai a prendermi?”

Giovanni Fallani (1921-1999) era un uomo semplice e schivo, trepidamente innamorato della sposa Maria che ebbe con sé per 39 anni: dal 1953 al 1992. Dopo che se ne fu andata, Giovanni visse ancora sette anni in tenace dialogo con lei, come racconta in un’ultima lettera che le scrisse con lo stesso spirito di quelle del fidanzamento: cioè nell’atteggiamento di chi aspetta il momento dell’incontro.
Dicendogli io che la sua storia d’amore andava raccontata, egli mi informò che l’aveva già raccontata in un “quadernetto”, di cui aveva fatto solo dieci fotocopie per i quattro figli (Letizia, Francesco, Guido ed Angela) e per i nipoti. L’aveva intitolato Il libro dei fidanzati. Esso contiene – mi disse – 250 citazioni “dalle lettere che ci scambiammo tra il 1951 e il 1953”. L’ultima lettera, che ha questo titolo, dice così:

Sono andato a rileggere le nostre lettere di fidanzati, e c’è voluto del tempo! Le ho anche contate: sono 587. Con questa fanno 588. Ora ci troviamo nella stessa situazione: sono ancora il fidanzato che attende il fine settimana per stringere tra le braccia la sua promessa! L’amore di cui parlano quelle lettere non è cambiato, è sempre un fuoco acceso.
Il cuore grida il suo lamento per la separazione e, insieme, la sua speranza: la rivedrò, sarà di nuovo con me con il suo corpo; e intanto ciò che amo non cessa di essere vicinissimo a me; e tu sei lì, davanti a me e mi guardi; lo so che mi guardi.
Sì, aspetto quel giorno in cui ci incontreremo ancora. Non ti so dire il giorno e l’ora dell’arrivo del treno come facevo da fidanzato, ma tu certo lo sai. Verrai a prendermi?
La morte, dunque, non ci separa, non è più forte dell’amore. Del resto, già in una lettera del 4 maggio 1952, con l’euforia dell’innamorato, ti scrivevo: “Anche se dovessimo morire (chi se ne andrà prima, io o tu? Non sappiamo), quello che proviamo l’uno per l’altro non cesserà mai. Questo amore non è racchiuso dentro la vita, questa vita, ma è – per natura sua – eterno e se piangeremo, piangeremo di tenerezza d’amore”. Condivido queste parole scritte quarant’anni fa. Nulla è cambiato nel mio cuore.
Sono anche convinto che c’è un modo per rimediare a quella scarsità di parole affettuose che si siamo scambiati negli ultimi giorni della tua vita. E il modo è quello di abbandonarmi all’onnipotenza dell’amore che, essendo appunto onnipotente, è capace di risalire il corso del tempo e di essere presente anche in hora mortis, nell’ora della morte. Ci è stato promesso che ogni lacrima “verrà asciugata”. Ogni lacrima e cioè in “ogni” tempo versata. Così lo Spirito correrà indietro nel tempo ad asciugarle tutte. Io questo domando nella preghiera. E prego insistentemente perché ti arrivi da me una tenera carezza.
Così penso che l’Eterno sempre è stato vicino a noi. Sempre ha camminato con noi, come il misterioso viandante che si unì ai discepoli sulla via di Emmaus, e ora porta queste parole a te e porta a me il tuo sguardo, così tenero che non ha bisogno di parole.

(Da Giovanni Fallani, “Il libro dei findanzati”, ciclostilato a uso familiare, pp. 87-89)

Giornalista e dirigente di associazioni cattoliche, Giovanni fu tra i promotori dell’UCSI (Unione cattolica stampa italiana), della FISC (Federazione italiana dei settimanali cattolici) e del SIR (Servizio informazioni religiose), che diresse per otto anni. Lo stimavo per quello che faceva, ma soprattutto lo amavo per l’uomo che era.
A comprendere pienamente la lettera che ho riportato con l’approvazione dei figli, possono essere utili alcune parole dette dalla figlia Letizia alla messa nell’anniversario della morte, il 21 novembre 2000: “Forse ciò che lo caratterizzava di più era l’amore per la bellezza, quindi per Dio. Innanzitutto era innamorato della bellezza della mamma, come si capisce dalle numerosissime lettere che le ha scritto e da come la guardava nelle foto che ha messo in ogni stanza della casa. Era innamorato della bellezza dei bambini e delle giovane donne simpatiche e intelligenti, come le collaboratrici che ebbe accanto nel tempo e alle quali riservava sempre una grande festa. Ci piace ricordare la sua tenerezza verso i piccoli, verso i nipoti che ha amato profondamente, che ha sempre osservato curioso e stupito, godendo dei loro gesti e dei loro entusiasmi e del loro affetto spontaneo. Era un puro di cuore, con il sorriso sulle labbra e la battuta sempre pronta”.

In memoria di Giovanni Fallani dal 2005 viene assegnato ogni anno un “Premio giornalistico FISC-SIR” che segnala giovani promettenti attivi nella stampa cattolica. Qui un video dove Letizia Fallani, figlia di Giovanni, parla del papà in data 21 dicembre 2012, a TV2000.

[Testo pubblicato dall’Eco di San Gabriele nel dicembre 2000, aggiornato nel novembre 2005 e nel dicembre 2012]

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