Che cosa attende e desidera l’uomo d’oggi

per il Convegno sui “Cercatori di Dio”
Associazione Laicale Eucaristica Riparatrice
Sala Pasquale Macchi – Palazzo Apostolico
Domenica 31 gennaio 2010 – ore 9,00

Spero di poter dire una parola di fiducia – da uomo a uomo – sulle attese e i desideri dell’uomo d’oggi e sulla possibilità di proporre il Vangelo di Gesù Cristo in risposta a essi. Una parola di fiducia secondo lo spirito con cui Papa Benedetto ha parlato recentemente della “vocazione dei cristiani a vivere il Vangelo in solidarietà con la famiglia umana, al passo con i tempi” (omelia di domenica 6 settembre a Viterbo). Dunque senza fuggire nel deserto, senza affannarci a ricostituire le condizioni della vita di un tempo: “Non dire: ‘Come mai i tempi antichi erano migliori del presente?’ Poiché una domanda simile non è ispirata a saggezza” (Qoèlet 7, 10).
Vorrebbe dunque essere una parola – la mia – di fiducia in Dio e nell’umanità. Io non sono pessimista sull’oggi e sul futuro, lo dico da genitore. Essere padre e madre comporta una continua e spontanea esercitazione ad accettare il tempo che viene, o quantomeno a guardarlo con gli occhi dei figli, facendo propri per quanto possibile le loro attese e i loro desideri.
Cristianamente poi, un padre è portato a meditare sulla paternità di Dio e ad aver presente la situazione creaturale – cioè di figlia – dell’umanità: non siamo soli, orfani, sperduti nell’universo, abbiamo un Padre che non ci abbandonerà! E abbiamo un fratello più grande, il primogenito tra tutte le creature, che ci ha fatto la consolante promessa “sarò con voi tutti i giorni fino alla fine dei tempi”. Abbiamo un pane di vita che ci nutre e ci conforta. Ma già la ragione, prima della fede, dovrebbe dirci qualcosa del segno di grazia della nostra epoca – e dunque dei desideri che albergano nei nostri cuori e in quelli dei nostri contemporanei – che potremmo qualificare come tempo di scoperta dell’unità della famiglia umana. Il Concilio nella Gaudium et Spes (1965) parla a lungo dell’umanità che si va unificando: “Universa familia umana in unum paulatim congregata” (paragrafo 77).
Accenno a sei attese o desideri che si accompagnano a questa scoperta dell’unità del mondo e dell’umanità, i più evidenti e quelli che forse più di altri potrebbero aiutarci a intendere le opportunità e le difficoltà che incontriamo nel nostro compito di proporre il Vangelo in risposta alle domande dell’umanità di oggi. Essi riguarderanno l’informazione, la comunicazione, la scienza, la libertà, la parità tra l’uomo e la donna, la felicità.
Sei attese dunque e sei desideri che indicano opportunità e difficoltà, come dicevo. Con la parola “attesa” stiamo più sul versante delle opportunità: essa dice innanzitutto un’aspirazione che attende d’essere esaudita, ma non pretende di predeterminare quell’esaudimento. La parola “desiderio” invece – nel linguaggio comune – segnala l’intenzione di appropriarsi comunque, anche per rapina – se necessario – di un bene intravvisto o promesso. Accennerò dunque per primi ai desideri, cercando per ognuno la via percorribile al fine di mutarlo in attesa.

Informazione globale
Il primo desiderio specifico dell’umanità unificata e globalizzata di oggi riguarda l’informazione. Ognuno vuole sapere, conoscere se possibile prima degli altri che cosa offre il mercato, le opportunità della giornata quanto ai viaggi, agli investimenti, allo shopping, al divertimento. E’ lo scatenamento conoscitivo che tanto spesso prelude allo scatenamento degli egoismi.
Ma dicevo che c’è un’altra possibile faccia di questo pianeta che può aiutarci sulla via della umanizzazione. Per la prima volta nella storia, oggi l’umanità conosce in tempo reale quello che avviene a ogni sua componente sul pianeta. Un tempo lo tsunami o il terremoto di Haiti non avremmo mai saputo che c’erano stati. Oggi sappiamo e dunque possiamo intervenire. Ne viene un dovere di corresponsabilità. Si inviano “forze di pace”, truppe di “interposizione”, si sviluppa il principio di “ingerenza umanitaria”. Ancora non sappiamo farlo, è la prima volta che ci proviamo: ma stiamo studiando il superamento delle guerre! E anche quello della fame: per la prima volta i popoli benestanti si autotassano per aiutare gli altri. Siamo quasi fermi a un livello misero di intervento, ma è meglio del niente che caratterizzava l’intera storia fino a ieri.

Comunicazione continuata
Il secondo desiderio – li elenco seguendo un ordine funzionale, o di sperimentazione pratica – riguarda la comunicazione. Qualche volta siamo stupiti del bisogno di comunicare che hanno i nostri figli: telefonini, internet a non finire, tutta quella televisione, il cinema e le librerie e i musei, le mostre e i viaggi! I forum, i blog, la mania di chattare.
Può ben capitare che per questa china ci si perda: già stiamo imparando che i più giovani facilmente incappano in nuove fissazioni e dipendenze, nascono nuove malattie. Eppure di suo la comunicazione è un bene: è contatto umano, presa sul prossimo, occasione di fraternità. Un bel segno nel senso dell’avvicinamento tra gli uomini, anche se non sempre siamo preparati al buon uso di queste potenzialità.

Il trionfo della scienza
Il terzo desiderio riguarda la scienza, ovvero la conoscenza e la cultura. Tutto si può conoscere, quasi tutto si può fare: è questa la convinzione dominante tra i nostri figli acculturati che studiano informatica, logica matematica, glottologia. Essi sperimentano una tenace resistenza soggettiva all’accettazione del mistero di Cristo e di Dio che immediatamente si esprime come obiezione al miracolo e al soprannaturale.
Qui il lato positivo della mentalità scientifica che tutti ci suggestiona sta nella spinta a una vera e approfondita conoscenza della realtà: sia quella dell’uomo sia quella dell’universo, per aiutarci a scorgere in essa la cifra dell’azione divina che l’ha posta in essere e per riconoscere il limite creaturale che è stato posto alla conoscenza e al potere dell’uomo. Questa via oggi è più aperta che mai.

Liberi liberi
Il quarto desiderio riguarda la libertà. Mi viene di dirlo con una canzone di Vasco Rossi che è stata un poco il simbolo della rivoluzione giovanile degli ultimi decenni: “Liberi liberi” (1990). Libertà innanzitutto di muoversi sul pianeta. Libertà dai muri e dalle frontiere. E’ caduto il muro di Berlino, è stata spazzata via la cortina di ferro, si sta aprendo la Cina (internet si appresta a scavalcare definitivamente la Grande Muraglia), la televisione mina nel profondo qualche muro invisibile che circonda il mondo dell’islam. Libertà planetaria dunque, ma anche libertà nella vita privata e pubblica. E’ questa la novità che più spaventa noi padri e madri e che percepiamo generalmente come troppa libertà, assenza del limite, negazione di ogni disciplina. Un grande vento che rischia di portarci via i figli.
E’ vero, l’abuso della libertà è un rischio per l’umanità di oggi. Ma prima del rischio della libertà viene il dono della libertà, che è uno dei nomi di Dio: egli non è solo bontà, bellezza e giustizia; egli è anche libertà, cioè vittoria sul limite. E noi, suoi figli, siamo chiamati a cercare e realizzare una sempre maggiore libertà. Libertà che vuol dire pienezza e Dio in noi. La verità vi farà liberi. Dobbiamo educarci al buon uso della libertà, ma dobbiamo innanzitutto lodare Dio per il suo dono, che non è stato mai così grande. Dovremmo in qualche modo intuire che il desiderio di libertà – sempre crescente – che ha l’uomo d’oggi è in definitiva un desiderio di Dio.

Maschio e femmina li creò
Il quinto desiderio riguarda la parità tra uomo e donna: per la prima volta nella storia essa oggi accenna a farsi realtà. Ne vengono conflitti nella coppia e crisi di identità ma essa è innanzitutto una realtà viva e cara, come sanno tutti i genitori che hanno in casa un figlio e una figlia. Dovremmo esultare per questa possibilità che libera da costrizioni, pone in dignità, contribuisce alla praticabile felicità di innumerevoli esseri umani. All’incontro con l’altro i nostri figli ci vanno condizionati da tanti limiti oggettivi e soggettivi, ben lo sappiamo, ma dovremmo rallegrarci per il fatto che ci vanno meglio provvisti di noi e dei nostri padri quanto a percezione e sentimento della parità tra maschi e femmine.

Il diritto alla felicità
Il sesto desiderio dell’uomo d’oggi riguarda la felicità: la “ricerca della felicità” che sempre ha mosso l’uomo nella storia. Essa che per la prima volta essa è stata affermata nel 1776 dalla Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America come “diritto alla felicità” e che ogni nostro figlio ritiene di avere a portata di mano al momento in cui compie diciotto anni.
Si potrebbe affermare che la consapevolezza – e forse anche la febbre – di quel diritto oggi è dilagata nel mondo. Ma non c’è felicità che si possa raggiungere con rito abbreviato, per negoziazione, o per rapina, donde le tremende delusioni, depressioni, apatie e suicidi che tanto più ci tormentano quanto maggiore è l’illusione di una rapida affermazione di quel “diritto alla felicità”.

Conclusione
Abbiamo indagato desideri e attese dell’umanità di oggi che si manifestano principalmente in relazione alla progressiva unificazione del mondo e dell’umanità. Ora concluderemo affermando che questa progressiva unificazione è secondo il disegno di Dio. Non è difficile a intendere per chi – come voi – si è messo alla scuola dell’Eucarestia. Abbattendo barriere, annullando distanze, stabilendo comunicazioni fino a ieri impensabili tra popoli e individui, diffondendo scienza e coscienza, ponendoci alla pari tra uomini e donne, stimolando ognuno a lottare per la sua piena affermazione, quell’unificazione ci libera da vecchie schiavitù e può aiutarci a scoprirci tutti come figli di un unico Padre.
In positivo essa pone le premesse per un balzo in avanti nelle rivoluzioni cristiane, così riassunte da Paolo: “Non c’è più giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero, non c’è più uomo né donna” (Galati 3, 28). Il mondo che esce da questo sommovimento si configura per più aspetti come un campo arato, più che mai aperto – nella caduta dei muri e delle ideologie – alla semina evangelica.
Ma – come siamo venuti dicendo – il nostro tempo porta con sé anche un’insidia, un male, un elemento nemico a volte convivente con gli apporti positivi. Ne abbiamo intravisto il segno nell’eccesso di libertà. Più precisamente e ampiamente potremmo dire che il nemico che oggi tutti ci apposta è lo scatenamento degli egoismi e l’etica dello stordimento che esso porta con sé. E si avvale – per contrastare la nostra chiamata – dei desideri che abbiamo evocato. Fa leva su di essi ma finisce spesso con il dare a essi una risposta di ubriacatura e non di sereno appagamento.
Lasciata a se stessa la cultura diffusa del nostro mondo veloce e competitivo, libero e superinformato, egualitario e perennemente connesso irride al mistero e dà per scontato che la religione vada confinata nel privato, ammette che sulla scena pubblica risuoni la sola lingua della scienza e dei diritti soggettivi, nega spazio all’accoglienza della vita, ospedalizza forzosamente il malato e il morente, chiude i disabili e gli anziani negli istituti, isola i drogati e i malati di Aids, tende a fare d’ogni deviante un carcerato e di ogni carcerato un nemico, vorrebbe relegare in quartieri cintati o rispedire al loro paese gli immigrati, esalta la ricerca della ricchezza e del potere, idolatra la soddisfazione sessuale: ed ecco i cristiani che il Vangelo chiama a contravvenire in tutto a questo sistema e modello di vita.
Nella capacità – donata dallo Spirito – di sperimentare una via alternativa alla ricerca della felicità per rapina, sta la possibilità per la comunità cristiana di indicare un’affidabile risposta evangelica alle attese e ai desideri dell’umanità di oggi.

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