Carlo Chenis: “Da questo esilio a una maggiore vicinanza”

Ancora un vescovo in malattia e ancora un messaggio di “fraterno abbraccio” al proprio popolo, che l’accompagna fin dai giorni del primo ricovero al San Raffaele di Milano nel dicembre 2010: è Carlo Chenis, torinese e salesiano, 55 anni, vescovo di Civitavecchia-Tarquinia dal febbraio 2007. Ecco alcuni brani della lettera che ha mandato alla diocesi il 26 gennaio 2010.

Qualche notizia sul mio stato di salute.
Pochi giorni prima del Natale mi hanno riscontrato un invasivo tumore partito dal pancreas e esteso ad altri organi. Questa settimana sono entrato nel tunnel chemioterapico per tentare di arginare la malattia, per quanto clinicamente possibile. È davvero un tunnel oscuro, pieno d’imprevisti e d’incertezze. Seguendo questo mio percorso faccio esperienza del dissesto organico nel quale sono caduto. In siffatta situazione sto riscoprendo quanto complesso e mirabile sia il nostro organismo nel suo ordinario e silenzioso funzionamento (…).
Fin dal primo momento della “sentenza”, confermata due volte, sono rimasto sereno, soprattutto sotto il profilo religioso, ma anche sotto quello psicologico. Permane la progressiva debilitazione fisica e l’incerta definizione prognostica, che però non distrugge la percezione della vicinanza di tante persone benevole e l’affidamento spirituale. Chi mi sta seguendo con benevolenza umana e competenza professionale, non nega i limiti terapeutici, esortandomi a vivere ogni singolo giorno accompagnato dagli ideali di sempre rivisti nel contesto attuale (…).
Non esito dal tradurre questa esperienza [di “esilio”] in maggiore vicinanza alla Chiesa di cui sono Pastore. Vicinanza certamente reciproca, intensificabile nello sforzo comune, pensando che le opinioni diverse sono ben poca cosa se si prende in considerazione l’essenza personale ritmata dal vivere e dal morire. Davvero la debolezza è paradossale occasione per riunire le forze: forze di amicizia, di solidarietà, di amore (…).
Questa esperienza di frontiera esistenziale mi sta nutrendo di sano realismo. Se si risolverà in questo mondo, cercherò di impegnarmi ancora di più nella comunione cristiana, mediante la solidarietà condivisa. In caso contrario il Signore provvederà, poiché la sua Chiesa è costituita in una marcia a staffetta sostenuta dagli “uomini di buona volontà”.
In questi giorni posso comunicare poco, per cui non riesco dire grazie a quanti mi stanno vicino. Lo faccio con questo  messaggio rivolto a  tutti singolarmente e personalmente. Posso solo offrirvi una sofferta prece e un fraterno abbraccio.
+ Carlo Chenis

L’intera lettera è nel sito della diocesi di Civitavecchia-Tarquinia.
In Facebook si è costituito il gruppo Preghiamo per Mons. Carlo Chenis che va raccogliendo migliaia di iscritti e di messaggi.

[Febbraio 2010]

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