Vincenzo Savio e il vagabondo ubriaco

Vincenzo Savio parroco salesiano a Livorno una notte del 1984 raccoglie un vagabondo ubriaco sul portone della chiesa e lo porta nel suo letto e lo cura per una settimana senza chiedergli come si chiama. L’episodio è narrato da Antonio Miscio nella biografia del vescovo Savio.

È difficile capire l’opera di Vincenzo da quando divenne parroco fino all’Episcopato senza capire che lui aveva nel cuore e nella mente come elemento primario il territorio, il luogo della incarnazione (…). Del territorio voleva appropriarsi fisicamente. Girava per le vie, di sera preferibilmente, quando poteva farlo con maggiore libertà, con la possibilità e la sorpresa di incontrare qualcuno che di giorno era più difficile incontrare e fermarsi a domandare, a fare quattro chiacchiere, lo spazzino, quello che ruscolava nei cassonetti, qualcuno semi addormentato in qualche androne, alla stazione anche, dove gironzolavano facce disperate e ragazzi più disperati ancora (…).
Con qualche sorpresa dolorosa, come quando davanti al portone della chiesa di tarda serata era venuto forse a morire o a cercare disperatamente un aiuto un vagabondo di una ventina d’anni e forse meno ancora, tedesco di lingua, febbricitante, tremante, cogli occhi semispenti, ormai rassegnati alla fine nel freddo della notte.
Vincenzo vede. Non perde tempo. Non pensa neppure di chiamare un’ambulanza, come un estraneo avrebbe fatto. A quell’ora. Le undici di sera. Apre la porta. Lo porta in camera sua. Lo fa posare sul suo letto. Lo copre. Continuava a tremare. Gli dà da bere. Lui dorme per terra su una coperta. Ogni tanto si alza a vedere, quasi a vegliare. Al mattino chiama il dottor Rossi. Termometro, la febbre calata. Le medicine. Torna il dottor Rossi. Fino a quando in una settimana, curato e rifocillato, il giovane vagabondo tedesco non si riprende e scompare, senza nome se ne va per la sua vita.
Non seppe mai nessuno di questo all’infuori del dottor Rossi e del giovane di fiducia di Vincenzo Lorenzo Mannelli, che lo racconta dopo 23 anni per la prima volta (Colloquio di Lorenzo Mannelli con Antonio Miscio a Livorno il 30 maggio 2007).

L’episodio è a p. 149 del volume di Antonio Miscio, Vincenzo Savio. La meravigliosa avventura di un vescovo sorridente, Elledici 2008, pp. 437. Mi ha regalato il volume e mi ha indicato la pagina Andrea Brutto, prete di Livorno e mio segnalatore di fatti di Vangelo. Sulla figura di Vincenzo Savio vedi altro testo nel capitolo 8 di questa pagina del blog, intitolato Celebrazione ecclesiale della propria morte.

[Marzo 2010]

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