Sabina Santilli cieca e sorda riesce a “bisticciare con tutti”

Il Giovedì Santo sera gettai intorno l’ultimo sguardo nella camera; la mattina dopo udii l’ultimo grido, seguito da una sbattuta di porta: da allora niente più. Troppo lungo sarebbe descrivere il salto dalla luce all’ombra. Mi ritrovai rinchiusa in me stessa come un eremita nel mezzo della società, sola con le mie idee e i miei capricci”: chi parla così è Sabina Santilli (1917-1999), cieca e sorda dall’infanzia, eroica rivendicatrice dei diritti e delle possibilità dei cieco-sordi.
Figlia di contadini a San Benedetto dei Marsi, nel Fucino, a 7 anni diventa sorda e cieca a causa di una meningite e tale resta per tutta la vita: una vita straordinariamente ricca di viaggi e di corrispondenza, di attività associative e di iniziative pubbliche, di piccole invenzioni e suggerimenti per facilitare la comunicazione e il lavoro ai menomati come lei. Con grandi sacrifici la famiglia la fa studiare a Roma e a Firenze. Apprende cinque lingue e tutte le tecniche di comunicazione per ciechi e sordi. Diviene bravissima nella dattilografia. Studia la condizione dei non vedenti e non udenti nei diversi paesi del mondo e propone iniziative legislative in loro aiuto in Italia. Nel 1964 fonda la Lega del Filo d’Oro, che si occupa di riabilitazione e inserimento nella società dei sordo-ciechi, ha sede a Osimo (Ancona) e sarà resa famosa dalle campagne promoziona lidi Renzo Arbore. Nel 1976 fonda la rivista bimestrale per cieco-sordi in braille “Voce nostra” che dirige per molti anni.
Per l’insieme della sua opera Sabina nel settembre del 1994 riceve l’onorificenza di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana dal Presidente Oscar Luigi Scalfaro.Nel 1987 aveva ricevuto da Giovanni Paolo II il riconoscimento della Santa Sede per meriti sociali “Pro Ecclesia et Pontifice”. Fino al 1982 è consulente dei sordo-ciechi a Roma, nella sede dell’Unione Italiana Ciechi.
Ascoltiamo ancora da lei come racconta i primi passi del proprio riscatto comunicativo, nella scuola romana Regina Margherita di Savoia diretta allora dal fondatore Augusto Romagnoli, pioniere della pedagogia per ciechi e sordi:
Il Direttore, che mi seguiva da vicino con affetto e interessamento paterno, mi fece presto apprendere l’alfabeto digitale (inviatogli dallo stesso inventore), alfabeto a dattilografia sulla mano, molto semplice, e rapido, il quale mi rese la conversazione assai spigliata a corrente. Tanto più che il Direttore diede disposizioni perché possibilmente tutti nell’istituto imparassero a parlarmi; potevo così conversare, giocare, bisticciare con tutti, come gli altri. Avendo poi quasi contemporaneamente imparato il sistema di scrittura Braille, a scuola potei seguire normalmente il corso allo stesso ritmo a con gli stessi programmi scolastici degli altri.
Da adulta trova molte porte chiuse alle sue iniziative, sia nella politica sia nelle associazioni: “Di fronte a una problematica così complessa nessuno si sentiva preparato, o forse non avevo voce in capitolo neppure io? Ma esistevano queste vite, esisteva l’imperativo del loro bisogno, superiore senza dubbio a quello degli altri minorati”.
“Esistevano queste vite”: è la protesta cristiana in cui Sabina mette tutta se stessa. Svolge anche attività ecclesiale nella sua terra di Abruzzo, è assidua ai convegni e fonda un gruppo di volontari parrocchiali. Il vescovo di Avezzano Biagio Terrinoni (1977-1990) la fa conoscere nel 1987 a Papa Wojtyla, presentandola con una sua lettera come “donna di fede e di carità” e come “la nostra Madre Teresa di Calcutta”.

Nel sito dell’Associazione Lega del Filo d’oro alla voce Associazione e poi Breve storia si può vedere una foto di Sabina Santilli e trovare informazioni sulla sua opera. Qui è consultabile on line un’antologia della biografia di Sabina scritta dalla sorella Loda Santilli, Una italiana cieca e sorda, editrice Casa Gastaldi, Milano1968, dalla quale ho tratto le citazioni del mio profilo.

[Maggio 2010]

Lascia un commento