I “siti memoriali” e il memento dei morti nell’era digitale

Voglio parlarvi del fenomeno nuovissimo dei “siti memoriali” di internet: è un’espressione che invento io per indicare i siti che restano attivi dopo la morte dell’autore o del personaggio di riferimento e si fanno custodi della sua memoria. Parto dal “gruppo” facebook nato a sostegno del vescovo Carlo Chenis quando esplose la sua malattia e che dura dopo la morte e fino a oggi. Poi dico qualcosa del blog di Angela Altieri che è andato avanti per tre anni con Angela scrivente e continua oggi in sua memoria. Per terzo metto il “gruppo” facebook degli amici di Francesco Alviti, morto di tumore a 22 anni, che tengono vivo il suo “profilo” da quasi tre anni.
Un nuovo memento dei defunti e nuovi registri delle condoglianze, utili a intendere come si esprima oggi la fede nella “vita del mondo che verrà”. Forse è tempo che nelle facoltà di teologia si diano tesi su questi inediti documenti della pietà. Ne ho scelti tre per segnalare come il fenomeno si attivi indipendentemente dall’età, dal ruolo e dalla notorietà di colui o colei che si vuole ricordare.

“Utilizzare facebook come una preghiera”

I miei tre “siti memoriali” sono di segno cristiano, ma ne trovi – nella Rete – di totalmente secolari, altrettanto tenaci nel tenere viva la memoria di una persona. E anche qui vi sarebbe qualcosa da studiare: la vicinanza di linguaggio e di sentimento tra chi afferma la fede nella vita eterna e chi giura su una “permanenza” che sente pur non avendo parole per dirla. Potrebbe venirne un incoraggiamento all’annuncio della “risurrezione della carne” a un’umanità che pare averne nostalgia.
«Non ho gustato il Paradiso, ma l’ho pregustato nel sorriso delle persone che mi hanno voluto bene»: è una frase del testamento del vescovo Carlo Chenis di Civitavecchia, morto di tumore il 19 marzo di quest’anno, a 55 anni. Uomo colto e cultore di amicizie, in breve tempo – è stato vescovo tre anni – aveva guadagnato l’animo di tanti con la sua pronta umanità e più ancora ne attira con quelle parole di commiato e con le altre – straordinariamente fraterne – che aveva saputo trovare per informare tutti del tumore.
E’ vicenda di tanti vescovi nostrani quella di un rinnovato legame con il popolo nella malattia: da Franceschi a Savio, da Agresti a Bello, da Bianchi a Maverna, a Boccaccio. Ma per Chenis arriva la novità di facebook che segnala la durata di quel legame oltre la morte. La notizia della malattia fa nascere il 29 dicembre 2009 un “gruppo” intitolato “Preghiamo per mons. Carlo Chenis” che parte senza alcuna pretesa, con questa “descrizione”: “Mons. Carlo Chenis, Vescovo della diocesi di Civitavecchia – Tarquinia, Salesiano, nell’ultimo periodo è provato da una grave malattia. Con questo gruppo vogliamo mostrare la nostra vicinanza, in modo particolare attraverso la preghiera”.
Scrivono ex alunni di tutto il mondo (era stato docente di filosofia teoretica all’Ateneo salesiano), collaboratori, visitatori casuali. “Bellissima iniziativa utilizzare facebook come una preghiera” lascia scritto uno di loro. Scrivono anche amici sardi ed ex parrocchiani di Ponte Mammolo, Roma.
C’è chi racconta di averlo sognato, chi di aver avuto una visione “della salvezza del vescovo Carlo da parte di San Francesco”. Chi riporta notizie dall’ospedale: “Da come l’ho visto oggi non so se arriverà a lunedì”. Chi posta notizie di agenzia sull’ultimo ricovero. Infine un visitatore annuncia il 19 marzo, alle 17,06: “Il nostro Carlo non ce l’ha fatta… poco fa è tornato alla casa del Padre. Ci guidi anche dall’alto. Ciao Carlo”.

La fede nella risurrezione detta con la lingua degli sms

Ma il “gruppo” – che parla al vescovo come si parla a un amico di facebook – non chiude, anzi aumenta. Viene modificata la “descrizione” con questo annuncio: VENERDI’ 19 MARZO ALLE 15:43 MONS. CHENIS E’ TORNATO ALLA CASA DEL PADRE, ACCOMPAGNAMOLO CON LA NOSTRA PREGHIERA… PREPARACI UN POSTO IN PARADISO… ARRIVEDERCI DON CARLO!
Con la morte i visitatori si moltiplicano. I “membri del gruppo” lievitano e oggi – metà ottobre – sono 2213. All’inizio chiedono quando saranno i funerali. Sposi da lui sposati e persone che l’avevano visto solo nelle celebrazioni, non praticanti, lettori di suoi libri. Chi manda un “ciao don Carlo”, chi ricorda il suo “infinito sorriso”, chi posta foto o video. Chi lo chiama romanamente “Ca” come si tratti di un compagno di scuola. Una ragazza gli scrive nel linguaggio degli sms: “Sappiamo ke 6 fra noi. 6 andato via senza dirci una parola”.
Io in tutto questo vedo un segno. Lo dico ai vescovi che paiono scoraggiati nel predicare il Vangelo a un mondo refrattario: vedete quanta rispondenza a uno di voi?
Angela sposa un inglese e diviene Angela Mac Donald Altieri. La fede cristiana, la malattia e la scrittura danno un mix che affascina molti nei tre anni in cui conduce un blog d’autore intitolato “Angela esiste?” nel quale si presenta così: “Romana, insegnante di italiano per scuole medie poi di lingua per stranieri, abbandono l’insegnamento per un anno sabbatico tra volontariato ospedaliero e passeggiate contemplative sulle colline umbre, torno a lavorare in un collegio per stranieri, mi innamoro e sposo un dolce ragazzo di Bath. Emigro in Inghilterra, dopo dieci anni mi ammalo e torno con marito e figlie a girovagare in Italia”.

“Ora Angela sta altrove” scrive nel blog il marito James

In quel blog leggo parole di sorella: “Mi accorgo di vivere. È un attimo di suprema felicità”. E ancora: “Questa è la ragione della mia scrittura oggi: aprire una porta, scoprire se si vede qualcosa, descrivere ciò che vedo e aspettare che faccia da risonanza nel cuore dell’altro”. E infine: “La mia preghiera è che Cristo scenda negli inferi ogni istante così che Dio, l’Uomo e il Creato, tornino a vivere insieme”.
Questa creatura vitalissima è vinta dal tumore al seno e il marito James ne dà notizia sul blog di lei il 14 gennaio 2010  con una Love Letter, una lettera d’amore, che inizia così: “Amatissima Angela mia, non ti chiamo mai così, ma da oggi il tuo nome è sulle mie labbra per sempre, come direbbe il salmista”.  E così termina: “Ora guardo le nostre figlie e so che in loro c’è il seme della grandezza della loro madre. Forse sarai l’unica santa che potrò pregare. Grazie amore mio”.
“Ora Angela sta altrove” scrive ancora James e qui la storia – o almeno il blog – potrebbe chiudersi. E invece no, in qualche modo è proprio qui che inizia. In tanti entrano nel blog e lasciano un commento: a oggi sono 177 e l’ultimo ha la data del 7 ottobre. Ci sono partecipazioni al lutto, abbracci a James e alle due bambine Emily e Giulia, ricordi del tempo felice. Scrivono amici perduti negli anni, visitatori occasionali, persone malate che hanno avuto sostegno da Angela.
Un’amica che si firma Lucia: “Un giorno dopo tanti anni l’ho incontrata davanti alla mia scuola; ero un po’ giù di corda per svariati motivi. Con semplicità mi ha portato nella vicina chiesa e mi ha detto: ‘Qui c’è un’immagine di Gesù crocifisso che mi piace tanto, guarda quant’è bello! Quando vengo da queste parti entro qui dentro a pregare. Fai la stessa cosa anche tu, vedrai che ti aiuterà sempre’. Gli occhi le brillavano di una luce speciale. Gesù ti prego consola e allevia le sofferenze delle persone che tanto lei ama”.

“Passo di qui per vedere chi ha lasciato l’ultimo fiore”

Una donna che si firma Liliana: “Ciao Angela. Non ti conosco, però guardando il tuo blog, ho già capito chi sei: sei pura luce. Il tuo blog continuerà a vivere con i nostri messaggi. E tu vivrai in noi. Noi in te e tu in noi e in Cristo”.
Un uomo che si firma “lupo selvatico”: “Già…è quasi assurdo, ma anch’io non riesco a smettere di passare di qui…per vedere chi ha lasciato l’ultimo fiore”.
Quando Angela era ancora qua dal suo blog è stato tratto un libro, un bloggy-book come si usa dire, intitolato L’era della debolezza (Le speziali editrice, Roma – 2009), che contribuisce a portare visitatori al sito.
Il terzo caso è il più semplice ma forse anche il più significativo perché ci dà uno spaccato del mondo dei ragazzi attraversato da un lampo di vita e di morte: si tratta del “gruppo” di “amici” che già si riunisce in facebook intorno al “profilo” di Francesco Alviti e che si trasforma in un sito memoriale con la morte di Francesco avvenuta il 23 febbraio 2008 per tumore alle ossa e alle meningi. Un ragazzo di conservatorio e di parrocchia, amante della musica, bravo percussionista. Una viva attestazione di serenità nel male da parte sua e dei genitori Vittoria e Pietro.
Con la morte del ragazzo il sito non chiude e da “esclusivo” per gli iscritti qual era – com’è l’uso – viene aperto a “tutti coloro che hanno e avranno per sempre Francesco nei loro cuori”. Una piccola cosa giovanile, si direbbe, una forma nuova di partecipazione al lutto. Ma in breve i visitatori divengono valanga e i “membri” salgono a 382: ora Francesco ha molti più “amici” di quand’era qua.

Qualche novità cristiana si profila nella Rete

L’ultimo messaggio è del 4 ottobre e viene da una ragazza che si firma Beatrice di Scanno: “Buon onomastico tesoro! Stamattina ho proprio pensato a te appena mi sn ricordata ke oggi è san francesco! spero ke tu stia bene lì dove sei… ti sento sempre vicino! ciao bello”.
Un’altra amica, Marisa d’Annibale, aveva lasciato queste parole: “Nulla finisce e la tua nuova vita è ancora più grande di quella che hai vissuto con tutti noi”. Un amico: “E chi ti dimentica… goditi il paradiso Francè, e aiutaci… aiutaci tanto!! CIAO BELLO. Cristiano Tabacchino”.
A sentire i ragazzi parlare così in facebook non avvertiamo qualche segno di una nuova inculturazione del Vangelo? Io sì. Chi sente con me mi segnali altri siti memoriali simili a questi e ogni tratto di novità cristiana che si fa giorno in internet.

Luigi Accattoli

Da Il Regno 18/2010

Lascia un commento