Ancora su Benedetto e Giovanni Paolo

Intervista a cura di Ilaria Graziosi pubblicata dal “Corriere dell’Alto Adige” il 15 maggio 2011

Milioni di persone il 1° maggio hanno assistito alla beatificazione di Giovanni Paolo II, un papa molto amato da tutto il mondo. Quali sono, se ci sono, le caratteristiche che l’accomunano a Benedetto XVI?

C’è tra i due una continuità di opera: ambedue tessono la stessa tela. Prima l’uno essendo al servizio dell’altro e poi assumendone il ruolo. Ma facendosi scrupolo di dare pienezza di esecuzione a molte delle intuizioni del predecessore: come lui visita sinagoghe e moschee, convoca una giornata interreligiosa ad Assisi. Si tratta di un’applicazione frenata del Vaticano II che li caratterizza ambedue e che era stata già impostata da Paolo VI nella seconda parte del Pontificato, a partire cioè dal 1968 e dall’Humanae vitae.

E le differenze invece?

Giovanni Paolo è un Papa dalla formazione non ecclesiastica e non clericale. Diventa prete da adulto, ha un’esperienza di convivenza con ragazzi e ragazze nella scuola e nello sport, nel gruppo teatrale. Il secondo dato è l’età. L’uno diventa Papa all’età in cui l’altro festeggiava i vent’anni di pontificato. Abbiamo un ventennio di attività papale di Giovanni Paolo compiuto in età “giovanile” rispetto a quello tutto “anziano” di Benedetto. Benedetto si interroga sul fatto di essersi dovuto assumere quest’onere quando pensava di andare in pensione.

Lei parla di una comune “applicazione frenata” del Concilio, ma ci sono differenze tra i due nel condurre questa strategia?

In Benedetto c’è una maggiore preoccupazione di raccordo con la tradizione in campo liturgico e dottrinale. Giovanni Paolo non aveva questa sensibilità. Gli andava benissimo la liturgia rinnovata e amava qualche azzardo di linguaggio nella predicazione. Già da cardinale Ratzinger discuteva l’opportunità di fare concelebrazioni numerose e di usare un linguaggio troppo libero, poniamo nel dialogo con le altre religioni. Ma accanto a questi elementi di maggiore severità abbiamo casi in cui Benedetto è più libero di Giovanni Paolo: ad esempio, sulla morale sessuale. Non parla mai di rapporti prematrimoniali, di contraccezione e simili e già da cardinale riteneva che si era detto troppo e troppo spesso su questi argomenti.

Lei una volta ha dichiarato che Benedetto XVI è un Papa che parla più alla Chiesa che al mondo. Che cosa intende di preciso?

Giovanni Paolo era un Papa missionario e andava in tutto il mondo e parlava a tutti gli uomini, mentre Benedetto è un Papa teologo che si propone di aiutare la Chiesa a concentrare la sua attenzione sulla figura di Gesù e sulla propria conversione al Signore. Naturalmente ambedue fanno le due cose, ma c’è una diversa priorità: Wojtyla parlava nove volte al mondo e una volta alla Chiesa, Ratzinger nove volte alla Chiesa e una al mondo. Nel secondo c’è una riduzione in quantità ed enfasi della predicazione della pace e della giustizia che va insieme a una maggiore concentrazione nell’annuncio della fede e nella presentazione della figura di Gesù.

Papa Ratzinger ha dedicato il suo ultimo libro alla figura di Gesù, ed è proprio per parlare di questo che lei viene a Merano mercoledì prossimo. Come appare la figura di Gesù nelle pagine di Benedetto XVI?

E’ un Gesù ricostruito sia attraverso i criteri dell’interpretazione storica che sottopone a critica le fonti sia attraverso quelli dell’interpretazione teologica, che dà fiducia ai Vangeli. Egli ha cercato – e io credo che il suo tentativo sia riuscito – di presentare una figura di Gesù come persona viva e con la quale sia possibile un incontro pur nella lontananza dei tempi.

Lei è giornalista da tanti anni. Come è cambiato, nel tempo, il modo di trattare la notizia religiosa?

Si è passati da un’interpretazione a dominante politica a un’interpretazione in funzione dell’audience: guidata cioè dalla ricerca dell’effetto, dell’attrazione, della spettacolarizzazione. Sono ambedue ottiche deformanti. Non so dire quale sia peggiore. Vale comunque la pena dare il meglio in questa impresa dell’informazione religiosa, sia ieri sia oggi.

 

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