“Bailar dopo aver adorato Gesù”

Che cosa ci insegnano i due milioni di Madrid

 

Per la prima volta non sono stato alla Giornata mondiale della Gioventù (Madrid 16-21 agosto) e proprio per questo ne voglio scrivere: per indagare su come la puoi vedere da lontano. Il giornalismo infatti è narrazione di cose viste o ascoltate, distinguendo le une dalle altre. Ho riletto le cronache cercando le battute dei partecipanti, ho mandato e-mail, ho invitato i visitatori del mio blog a un passa parola che funziona sempre. Ma l’inchiesta ha avuto un avvio aureo: domenica 28 agosto ero a una “settimana delle famiglie” a Colle Val d’Elsa e ho potuto parlare con quattro ragazzi di Siena appena tornati e pieni di racconti: Gabriele 16 anni, Anna 17, Costanza e  Andrea 18.

 

“Non conosci nessuno

e non hai paura di niente”

Gabriele: “Mi è piaciuto tantissimo essere là e certamente andrò a Rio tra due anni. Soprattutto l’incontro con gli altri ragazzi: non conosci nessuno ma sai che tutti hanno lo stesso obiettivo e non hai paura di niente. Il silenzio dell’adorazione mi ha fatto venire i brividi. C’è il casino e la stanchezza, ma quel fatto di essere in tanti ti aiuta. Ho capito che dopo la messa mi sento meglio”.

Costanza: “Sono tornata stanca morta ma con una contentezza che non può essere vana. Sembravamo veramente tutti fratelli. Ti scambiavi un braccialetto o una fotografia con una spontaneità che in altri luoghi te la sogni. Quando sono venuti in mezzo a noi gli indignados non sapevamo che fare e gridavamo VIVA IL PAPA per farli scappare. La notte è stato ganzo vedere che il papa non se ne andava benchè piovesse. Qualcuno che va lì per divertirsi c’è. Ma c’è anche chi cambia e infine condivide”.

Anna: “La disorganizzazione c’era e come! Abbiamo dovuto pagare dove non era previsto e da Livorno a Barcellona in così tanti su quella navicella è stato proprio brutto. Ma c’era un’amicizia che ti ripagava. Magari per Siena incontri uno che conosci e non lo saluti, lì invece non sapevi il nome di nessuno ma potevi trattare tutti come fratelli. Abbiamo fraternizzato con ragazzi ebrei e palestinesi, una trentina, che erano venuti insieme. Tra le catechesi mi ha colpito quella di un vescovo albanese che ha raccontato la sua ‘conversione’ nata dal contatto con i disabili”.

Andrea: “C’era il fatto che lì alcune parole diventavano vere. Un seminarista durante una catechesi ha citato il Salmo che dice ‘Tutti i popoli serviranno il Signore’ e lì questo si vedeva perchè venivamo da tutto il mondo. Anche il silenzio dell’adorazione era vero. Così ti rendi conto che essere cristiano è gioioso e bello. Poi balli con trecento persone e mangi la ‘paella multitudinaria’ trasportata da una gru e non manca il divertimento. ll mio rapporto con Dio è migliorato. Ho scoperto che andare a messa non mi pesa”.

Il racconto è sempre colorato. Più ardue sono le domande sui frutti: che ne hai portato? Già il papa in aereo aveva detto “certamente molto si perde” ma qualcosa “cresce in silenzio”.

Claudia, 16 anni, di Chiavari: “Un particolare che mi ha colpito molto è stato il silenzio assoluto di tutti all’adorazione. E’ stata davvero l’occasione per fermarsi e affidare a Gesù quello che avevamo nel cuore”.

Pietro, 18 anni, di Milano: “Mi sembra d’aver scoperto che non sono solo”.

Chiara, 19 anni, di Chiavari: “Tornata a casa, mi porto dietro un bagaglio pieno di esperienze profonde, di emozioni, di amicizia che mi faranno crescere”.

 

“Cercavo una parola buona

per il mio futuro”

Luisa, 20 anni, Reggio Calabria: “Adesso porto dietro un bagaglio più grande dello zaino che avevo in spalla ma più leggero. Contiene le parole che ho udito, gli sguardi che ho incrociato, le mani che ho stretto. Cerco di farne tesoro per trasmettere agli altri la gioia di essere Chiesa che questa GMG mi ha insegnato”.

Angela, 22 anni, di Reggio Calabria: “È stata una bella opportunità per vivere concretamente la mondialità, un concetto che prima rappresentava per me soltanto un’idea vaga”.

Emilia, 27 anni, milanese (era già stata a Colonia nel 2005): “Sono partita con la certezza che avrei udito una parola buona per il mio futuro. In più di un’occasione l’ho avvertita, ma credo di aver capito quale fosse solo nel mezzo del temporale del sabato sera e, poco dopo, durante una conversazione con un alcuni ragazzi bavaresi”.

Paola, 36 anni, del Cammino Neocatecumenale, alla sua quinta Giornata segnala che a Madrid “i giovani del Cammino erano circa un quarto del totale: “Quando ti trovi in mezzo a due milioni di persone all’inizio ti senti un po’ spaesato, ma subito ti accorgi che quella Babele in realtà parla con una voce sola”.

Questa è stata anche la prima GMG 2.0, come si esprimono i cultori dei nuovi media, cioè della Rete interattiva: andrebbe visto il linguaggio giovane con cui è stata e continua a essere raccontata nella blogsfera e nelle galassie di Twitter, Youtube e Facebook. La “connessione” all’evento non cessa con la Giornata ma si propaga nelle “amicizie” che ne sono derivate. Ecco tre messaggi che ho preso dalla finestra intitolata Racconta la GMG con un sms del sito della diocesi di Vicenza:

 

“Incontrare il papa

non era la mia priorità”

Sono Jenny nel pullman c.1! sono felice di essere stata alla Gmg! Anche se io non ho espresso le mie opinioni per la mia timidezza ho provato dentro di me una emozione forte a pregare il Signore assieme ai miei nuovi amici! Oggi ad Arles durante la S.Messa Don Andrea mi ha colpito moltissimo, è grande! Siamo grandi tutti noi! – Mai un titolo più azzeccato x una jmj… Sopratutto x l’emozionante veglia: FIRMES EN LA FE! – Bailar dopo aver adorato gesù nell’eucarestia è esplosivo.

Affiora nel racconto dei ragazzi – specie dei più giovani – molta interrogazione soggettiva e una buona disponibilità a ricevere. Non c’è un grande interesse di partenza alla Chiesa e neanche al papa, sì invece alla figura di Gesù e alle domande sulla fede.

Francesca, 19 anni, di Firenze: “Incontrare il papa non era la mia priorità. Alla comunione abbiamo condiviso un’unica ostia, spezzata in tanti frammenti. Ho pianto”. Chiara, 17 anni, di Nomadelfia: “Vorrei che la mia fede provenisse dal mio cuore”. Cosimo, 18 anni, di San Vito dei Normanni: “Cerco una fede più solida”. Alessandro, 18 anni, di Cagliari: “Sono qui come un libro bianco su cui spero di poter leggere parole importanti”. Letizia, 19 anni, di Verona: “Cerco un contatto più profondo con Gesù”. Francesco, 20 anni, di Barletta: “Cerco innanzitutto un rafforzamento della mia fede”. Alessio, 22 anni, di Genova: “Sono qui per curiosità, ma non superficiale e cerco degli spazi per il mio personale percorso di fede”. Yaba, 22 anni, di Lecco: “Sono aperta e disponibile: potrei tornare a casa delusa, potrei ritrovare la fede”. Chiara, 23 anni, di Roma: “Spero di ricevere un raggio di luce che illumini il mio futuro”. Leonardo, 23 anni, di Concorezzo, Monza: “Cerco le stesse emozioni che ho già provato a Colonia nel 2005 e in più sento il bisogno di rafforzare la mia fede”.

 

“Hanno colto in Benedetto

il desiderio di stare con loro”

Si direbbe che tra questi ragazzi non vi sia disputa sul papa, né il bisogno che hanno tanti adulti di paragonare il papa tedesco a quello polacco. Età media 22 anni, hanno conosciuto solo Benedetto e apprezzano “la dolcezza con cui parla” (Davide, 17 anni, di Genova), “le parole mai scontate” (Maria, 22 anni, Lainate), il fatto che “mette se stesso sempre in secondo piano” (Fabio, 21 anni, Catanzaro).

Don Alberto di Chiavari: “Il Papa ha lasciato ai giovani parole chiare che sono state recepite. Hanno colto nel Papa (seppure non risulti a loro troppo ‘simpatico’) la fiducia nei loro confronti e il desiderio di stare con loro, un modo bello di proporre mete ‘alte’ e di mettersi in ascolto della loro vita”.

Padre Stefano Liberti, Roma: “Non ho visto masse di giovani in devota preghiera o particolarmente attenti ad ascoltare vescovi e papa. Eppure erano tanti, bravi, pieni di vita, venuti da tutto il mondo, capaci di coniugare fede e divertimento, amicizia e preghiera, essere Chiesa ed essere giovani”.

Don Marco di Ales-Terralba: “La GMG è stato un gran marasma di gente… un po’ come il passaggio del Mar Rosso. Che resterà?Forse ogni ragazzo dovrebbe fare quest’esperienza una volta sola nella vita, proprio come il passaggio del Mar Rosso, e dopo fare memoria delle “cose grandi” (se ci son state) che il Signore ha fatto per lui”.

Don Massimo, di Siena: “Era la settima volta che andavo. Ci trovo due pregi: ti rendi conto della Chiesa universale ed è una testimonianza per il Paese che accoglie. Stavolta c’era scarsa organizzazione ed è mancata l’accoglienza nelle famiglie”.

 

“Catechesi lunghe

e spesso ingessate”

Alla domanda “se vi sia qualcosa da cambiare” don Alberto e il padre Stefano – già nominati – puntano sulle catechesi: “Dipende da quanto il vescovo-catechista riesce a coinvolgere, e non sempre avviene. Non potrebbero essere affidate anche a sacerdoti o laici a contatto con i ragazzi?”; “Le catechesi erano lunghe e spesso ingessate: non possono parlare un linguaggio più comprensibile per i giovani?

C’è anche una partecipazione orante alla Giornata, di chi è lontano. Tutti i giorni alla messa del mattino nella casa di vacanza che mi ero scelto si ricordavano “i ragazzi che sono a Madrid”. Ho ascoltato un messaggio del cardinale Martini, già catecheta di tanti appuntamenti, che dal suo Parkinson prometteva ai partecipanti attraverso Radio Mater di “fare da intercessore presso Gesù”. Capitando a Monte Sole ho pregato con il priore don Athos – nella cappella che già custodì la pisside del martire don Marchioni – “per i ragazzi che sono a Madrid e per quelli che non sono potuti andare perché a tutti arrivi un dono dello Spirito che li aiuti nel discernimento della vocazione”.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

Commento

  1. […] C’è anche una partecipazione orante alla Giornata, di chi è lontano. Tutti i giorni alla messa del mattino nella casa di vacanza che mi ero scelto si ricordavano “i ragazzi che sono a Madrid”. Ho ascoltato un messaggio del cardinale Martini, già catecheta di tanti appuntamenti, che dal suo Parkinson prometteva ai partecipanti attraverso Radio Mater di “fare da intercessore presso Gesù”. Capitando a Monte Sole ho pregato con il priore don Athos – nella cappella che già custodì la pisside del martire don Marchioni – “per i ragazzi che sono a Madrid e per quelli che non sono potuti andare perché a tutti arrivi un dono dello Spirito che li aiuti nel discernimento della vocazione”. – E’ la conclusione in coda di pesce di un mio lungo articolo in forma di inchiesta pubblicato dalla rivista “Il Regno” sulla Giornata mondiale della gioventù che si fece a Madrid in agosto e per il quale avevo chiesto aiuto ai visitatori. Lo si può leggere nella pagina COLLABORAZIONE A RIVISTE elencata sotto la mia foto dove ha questo titolo: Bailar dopo aver adorato Gesù. […]

    23 Novembre, 2011 - 0:20

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