Dopo Assisi. Largo agli agnostici

Pubblicato da LIBERAL il 29 ottobre 2011  con il titolo

“Così salverò gli agnostici”

La loro presenza è stata la vera novità di Assisi

 

All’indomani della quarta Giornata di Assisi per la pace conviene guardare alle novità che – secondo il costume di Papa Benedetto – sono maggiori di quanto appaiano. La preghiera silenziosa innanzitutto: quasi un passo indietro delle religioni sulla scena del mondo, ora che si sono fatte consapevoli del loro conflitto. Poi la presenza dei non credenti e la connessa mano tesa del Papa al “mondo in espansione dell’agnosticismo”.

E’ la seconda volta in poco più di un mese che Benedetto parla con apprezzamento degli agnostici che sono in ricerca: l’aveva già fatto il 25 settembre dalla Germania. Conviene fare attenzione quando il Papa teologo torna su un’idea e ne svolge una nuova applicazione. Vuol dire che sta lavorando sul tema, che magari ritroveremo – domani – in un documento o atto maggiore del Pontificato.

I quattro “non credenti” invitati ad Assisi erano subito apparsi, fin dall’annuncio, interlocutori significativi a dispetto del numero: stavano a indicare un ampliamento della convocazione, quantitativamente ristretto ma simbolicamente largo. Ed ecco che dopo aver ascoltato l’interpretazione di quell’invito dalla bocca dello stesso Benedetto – durante l’assemblea di apertura della Giornata, in Santa Maria degli Angeli – dobbiamo dire che quella presenza simbolica era intenzionalmente ancora più importante di quanto avevamo arguito dalle “note” preparatorie.

Dopo aver parlato della violenza che viene dall’abuso della religione – di chi cioè accampa ragioni religiose per muovere guerra – e dalla negazione della religione, per questo ha citato i totalitarismi del secolo scorso, Benedetto ha motivato a lungo l’invito rivolto ai rappresentanti di “un altro orientamento di fondo” che “esiste nel mondo in espansione dell’agnosticismo: persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla ricerca di Dio”.

Queste parole di un uomo che è a sua volta in ricerca – e che tenta di descrivere un fenomeno, come quello dell’agnosticismo, ancora poco trattato dalla predicazione dei Papi – inducono a ricordare la riflessione già svolta da Benedetto durante un’omelia tenuta a Freiburg im Breisgau in occasione del viaggio di un mese addietro in Germania. “Agnostici – aveva detto allora – che a motivo della questione su Dio non trovano pace (…) sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli di routine”.

C’è da dire che abbiamo un Papa inquieto, che si lascia continuamente interrogare dalle ragioni della non credenza. Egli cerca negli agnostici degli interlocutori nella ricerca di Dio, se non degli alleati nella resistenza all’aggressività dell’ateismo conclamato, che avverte in crescita. Ha detto l’altro ieri che i “cercatori della verità” che si collocano nell’area dell’agnosticismo “tolgono agli atei combattivi la loro falsa certezza, con la quale pretendono di sapere che non c’è un Dio, e li invitano a diventare, invece che polemici, persone in ricerca”.

Dunque ad Assisi non c’erano soltanto le religioni mondiali, ma c’era anche – idealmente – l’intera umanità che si interroga su Dio. E come Giovanni Paolo nel 1986 aveva chiamato le religioni a un impegno comune per la pace, così ora Benedetto ha chiamato a esso sia le religioni sia gli “uomini di buona volontà”, per usare un’espressione evangelica che fu cara a Giovanni XXIII.

Ora ci è più chiaro come tra i responsabili curiali dell’evento di Assisi non vi fossero soltanto – come già 25 anni addietro – gli organismi che si occupano della Giustizia e della Pace, del dialogo ecumenico e di quello interreligioso, ma anche il Consiglio per la Cultura. E questo ampliamento della ricerca degli interlocutori lo possiamo vedere in connessione il programma del Cortile dei Gentili, affidato a quello stesso dicastero.

Quanto alla preghiera affidata a un “tempo di silenzio”, di sicuro Benedetto è stato mosso a tale scelta dall’avvertenza – che egli ha fortissima – che la preghiera in comune delle varie religioni sia un atto rischioso. Egli è anche convinto – lo disse più volte da cardinale – che siano da evitare anche il pregare nello stesso luogo o in contemporanea, seppure in luoghi separati: tutte forme che si erano sperimentate nelle precedenti giornate di Assisi (1986, 1993, 2002).

Ma quella preghiera condotta nel silenzio e nella discrezione – in obbedienza al comando di Gesù: “Quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto” (Matteo 6) – a mio parere ha anche altre motivazioni, nella proposta papale. Ci vedo una similitudine con la preoccupazione manifestata tante volte da Benedetto perché si osservino momenti di preghiera silenziosa persino durante le liturgie di massa e perché si recuperi il momento dell’adorazione condotta facendo tacere ogni voce, di cui si è avuta una forte esperienza in occasione della veglia dei giovani nella Giornata di Madrid, il 20 agosto scorso. E ci vedo una scelta di discrezione verso il mondo dei non credenti.

Abbiamo visto che ad Assisi stavolta non c’erano solo i “credenti” e dunque sarebbe stato indiscreta – nei loro confronti – una qualsiasi forma di preghiera collettiva e proclamata. Ma forse il Papa voleva che si fosse discreti non solo verso i non credenti invitati all’appuntamento ma anche nei confronti del più vasto mondo secolare, al quale comunque si intende fare appello con un evento come questo.

E’ come se proveniente da quel mondo il Papa teologo avvertisse una domanda come questa posta ai “religiosi”: “Come pensate di poter entrare in contatto con il divino? Lo farete con le cento forme delle vostre discordanti tradizioni?” A questa domanda sottesa a un tale raduno, Benedetto a mio parere ha voluto dare una risposta fattuale con quella modalità della preghiera svolta nel segreto di una stanza: “Il contatto con Dio lo cerchiamo nel segreto del cuore, ponendoci in silenzio di fronte al suo mistero”. E’ infatti nella preghiera del cuore che tutte le fedi si possono davvero incontrare.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

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